martedì 24 ottobre 2017

LA TENTAZIONE ESTREMA … il suicidio adolescenziale.

LA TENTAZIONE ESTREMAil suicidio adolescenziale.


uesto ventunesimo secolo non “regala” solo disastri ambientali, conflitti nelle relazioni umane, drammi e guerre, ma vede svilupparsi - in tutti i paesi industrializzati e non - anche un fenomeno sociale a dir poco inquietante: un numero sempre crescente di giovani mette la propria vita a repentaglio, e questo in proporzioni mai raggiunte. Tale gesto, in alcune aree geografiche, supera gli incidenti stradali come numero di decessi annuali (gli incidenti stradali e il suicidio rappresentano oggi le due cause principali di morte giovanile). Questa situazione drammatica disorienta in quanto contrasta nettamente con la felice considerazione secondo cui, in questo fantasticoperiodo storico, il comfort materiale e le aspettative di vita non hanno mai conosciuto un simile benessere (progresso)

gni suicidio o tentato suicidio è sicuramente espressione di una vicenda drammatica che si concretizza sulla scena di una profonda disperazione interiore. Il dramma del suicidio adolescenziale, sempre complesso ed enigmatico, oltre a sfuggire in gran parte alla coscienza stessa del soggetto, si intreccia e si presta continuamente a svariate spiegazioni: fattori personali, familiari, malattia, precarietà delle condizioni sociali, perdite affettive, convinzione di essere trascurati o abbandonati, percezione di un’immagine alterata di sé nello sguardo altrui



nche abitudini, modi di fare e comportamenti devianti, rigorosamente connessi fra loro come etilismo (in termini moderni binge drinking), tossicomania, bulimia e anoressia, possono essere una ulteriore tentazione all’azione estrema.

onostante vi siano diverse ipotesi interpretative, un’infinità di moventi possibili, rimane sempre, in ogni caso, impossibile identificare a posteriori una causa scatenante univoca. E’ bene comunque precisare, proprio per evitare preconcetti particolarmente diffusi, che nessun fenomeno sociale (o psichico) preso singolarmente (isolatamente) non può rendere conto o spiegare completamente tale condotta autosoppressiva. Infatti, un evento doloroso può rappresentare, come in qualsiasi altra persona, un fattore scatenante o aggravante, ma mai la causa esclusiva di un gesto così cruento. 

e turbolente dinamiche relazionali che caratterizzano l'adolescenza - connesse al mondo psico - ormonale - sociale pieno di conflitti, incertezze, tensioni, ansia per il futuro, bisogno di autonomia e rassicurazioni - sono sempre le prime ad essere prese in considerazione (caratteristiche tipiche di questa fase evolutiva). Trasformazioni che, come vedremo, comportano mutamenti a diversi livelli: fisici, sociali e psicologici. Fanno la loro comparsa i caratteri sessuali secondari, entra in campo, in punta di piedi, la complessa capacità riproduttiva (identità sessuale): freni”, “richiami” e “controlli” la fanno da padroni.



olti atteggiamenti, inoltre, iper - protettivi da parte dei familiari vengono speso vissuti come ostacoli a sviluppare la propria identità e quindi combattuti strenuamente e in casi estremi con comportamenti insani, atti di vandalismo oppure tentativi di suicidio. Non è una cosa semplice, molte sono le ansie, le frustrazione, le ribellioni e i vari tormenti connessi a questo fenomeno; un gran bisogno di indipendenza domina la scena. Tale libertà di agire in autonomia, però, viene percepita, da parte del soggetto, come una “perdita” delle sicurezze che, nel tempo, si sono costruite e rinforzate - più o meno bene - attraverso le dinamiche familiari … ecco, allora, che si fa strada un vivace conflitto, un profondo timore e dubbio, quell'eterna tensione dentro se stessi che si manifesta attraverso l'indecisione … tutti stati emotivi che caratterizzano questo grande e importante momento evolutivo; prende corpo una oscura e complessa difficoltà ad effettuare questi importanti cambiamenti, questo passaggio dall'adolescenza all'età adulta: costruire gradualmente un pensiero autonomo. 


ICORDIAMOLO che questi fanciulli - anche se sono dei veri campioni nel provocare e bravi acrobati nel manipolare - non sono demoni, desiderano l’indipendenza ma nel contempo la temono, vogliono solo sperimentare la vita autonomamente, con le loro reali capacità, verificare fino a che punto possono spingersi, conoscere quali sono i limiti e le loro risorse. ATTENZIONE, però, a non sottovalutare mai la durata e l'intensità del fenomeno in atto … sono tutti segnali che vanno considerati SEMPRE a rischio, molto, molto significativi e importanti. La cosa certa è che prima di passare all’atto, come ogni essere umano in pericolo, il giovane lancia segnali di sconforto (anche di rottura: fuga, nervosismo con esplosioni improvvise, insonnia, violenza, aggressività fuori luogo, ubriachezza) difficili quasi sempre, purtroppo, anche per i più esperti, da decodificare. Il segnale è sempre mascherato perché il giovane non vuole esporsi, teme in maniera esagerata la critica, di essere umiliato, magari di non essere capito completamente da parte dell'adulto e, quindi, ridicolizzato o addirittura di essere considerato sciocco, ingenuo, inadeguato, stupido, bizzarro, infantile … se non pazzo. Lo sviluppo e l’estendersi, pertanto, di questi segnali indicano non la certezza ma, sicuramente, un alto rischio di passaggio all’atto.



TTENZIONE
, comunque, a tutte quelle frasi fatte, elargite, spesso, anche da rispettabili professionisti: “Vede signora, se il fanciullo si ritira nella sua stanza è perché ha le sue “necessità” fisiologiche”. Non sempre, purtroppo, è così. E' vero, in questo periodo evolutivo ci sono specifiche, urgenti “esigenze” e abbondanti “frenesie” corporee, ma anche tanti momenti di sbandamento in cui, non di rado, si covano terribili pensieri … una meditazione funesta facilitata dall'abbandono e dalla solitudine. Questo non significa che dobbiamo violare continuamente la privacy altrui ma, semplicemente, essere più sensibili, disponibili e attenti a queste delicate situazioni. 


ICORDIAMOLO, un occhio attento, sereno e lucido prende atto dei problemi, ma non è mai invadente, non esagera e nemmeno ingigantisce, è solo realista. Sapere comunque che una certa inquietudine e profondi sconvolgimenti psicofisici danno vita ad una adolescenza movimentata e confusa non significa per questo che alcune sofferenze non possano essere contenute, superate e risolte (A. Adler nei suoi bellissimi “Principi di psicologia individuale” ne fa il suo cavallo di battaglia a livello psicoterapeutico). Contrariamente a quello che si pensa, proprio perché è un processo evolutivo anche costruttivo e non solo di sofferenza, molti giovani in crisi riescono ad uscire “rinforzati” da tale situazione di smarrimento (a volte da soli, altre volte con l'aiuto dei genitori, altre volte ancora con un esperto che conosce le dinamiche emotive adolescenziali). NO a troppe attenzioni, diamo il tempo necessario perché possano trovare, attraverso le diverse fasi di assestamento, un loro equilibrio.


O permissivismo, ma comprensione e fermezza, MAI derisione. MAI saltargli addosso o aggredirlo solo perché ha fatto scelte che non combaciano con le nostre che, in fondo in fondo, vorremmo fare per lui ... solo perché il suo percorso di vita non coincide con il nostro … aiutiamolo a diventare ciò che è realmente. PREPARIAMOCI ad insegnare, ma anche ad apprendere e conoscere la sua spensieratezza, il suo entusiasmo, la sua energia e, se non la spegniamo, la sua voglia di vivere ... il suo meraviglioso mondo “incantato”. 



timoliamolo ad essere autonomo, dandogli la possibilità di scegliere, decidere e affrontare i problemi quotidiani con le sue vere risorse, in piena libertà (sempre però nel rispetto dell'altro), in modo tale che possa sperimentare direttamente, come la vita chiede, benessere oppure malessere, conoscere la vittoria ma anche la sconfitta, ma soprattutto saperlo ASCOLTARE, ASCOLTARE e ASCOLTARE ancora. NO solo beni materiali e voluttuari, ma CONDIVISIONE e VICINANZA. Un altro aspetto significativo negli adolescenti che tentano il gesto estremo - pur essendo sempre un atto di non lucidità - è quello di non appartenere ad un quadro clinico specifico, particolarmente grave. E’ raro, infatti, trovare la vera follia psicotica in questi fanciulli; è presente, sicuramente, un meccanismo psichico, bizzarro, morboso, privo però di analogie con il disturbo mentale. E’ indubbio, comunque, che molti di essi presentano - più frequentemente di quanto in genere non si pensi - disturbi accentuati di natura ansiosa e depressiva da richiedere, a volte, immediate cure specialistiche; oppure fastidiosi disturbi psicosomatici, spesso confusi con vere e proprie malattie organiche, somatizzazioni come: cefalea, dermatiti, stanchezza. insonnia, nausea, vomito, sinusiti, problemi intestinali e respiratori, dolori diffusi alla schiena, alle articolazioni, all'addome, difficoltà a deglutire. 


ali condizioni fisiologiche mascherate, molto spesso, vengono sottovalutate ed etichettate grossolanamente come momenti passeggeri stressanti piuttosto che angosce e sentimenti depressivi profondi (non sempre sono percepite come segnali d’allarme che precedono la crisi). Un atteggiamento non solo è dannoso per la reale presa di coscienza di questo grave problema ma, soprattutto, perché esclude un adeguato e tempestivo consulto medico - psicologico. Il fanciullo, senza dare consigli a nessuno, deve essere accettato così per ciò che è veramente, e non per quello che vorremmo che fosse ... questa è la prima mossa per stimolare un rapporto felice e sereno … per evitare situazioni complesse e, soprattutto, brutte “sorprese”.

Risultati immagini per fiabe per bambiniCosa fare. L’incomunicabilità, il malessere, l’estraneità del proprio corpo, i rapporti conflittuali in famiglia sono stati d’animo con cui tutti gli adolescenti, in misura più o meno intensa, volenti o nolenti, sono costretti a sperimentare … scendere a patti durante il loro percorso evolutivo. Ma in alcuni casi, purtroppo, la strada travagliata verso quella età definita “adulta” conosce, come già evidenziato più volte, anche comportamenti lesivi ed autolesivi, che vanno dalle fughe, alle condotte violente, alla tossicodipendenza fino alla tentazione estrema di togliersi la vita. Gli stessi adulti, il più delle volte assistono impotenti ed increduli a questi drammatici lenti naufragi, senza sapere come affrontare il problema che, per nessuna ragione, si dovrebbe drammatizzare ma nemmeno banalizzare o sottovalutare. E' necessario mettere a fuoco (discutere) le dinamiche interpersonali senza eccessive ed inutili colpevolizzazioni: ascoltare senza esprimere giudizi di valore e nemmeno esercitare volontà di censura, ma nemmeno una eccessiva e distruttiva condiscendenza … oppure quelle frasi colpevolizzanti che non portano da nessuna parte Te l'avevo pur detto che non si doveva fare” … comprensione ma, soprattutto, fermezza e determinazione. In breve, valutare con estrema lucidità la possibilità di un intervento personale o la necessità di una terapia qualificata o specialistica. 


n presenza di manifestazioni particolarmente drammatiche, gli adulti non devono mai rimanere inerti, GUAI isolarsi; anche se la tentazione di scomparire o girarsi dall'altra parte è molto forte, perché è una situazione non solo drammatica e destabilizzante, ma profondamente dolorosa. … in un attimo viene resettata tutta una vita: va in frantumi passato, presente e futuro. Nessun ragazzo in difficoltà sarà sorpreso (o rifiuterà) se gli si comunica l’inquietudine suscitata dal suo comportamento o dalle sue parole; non è uno sciocco tantomeno uno psicotico, ha sempre un buon rapporto con la realtà per cui sarà ben felice, seppur con una certa titubanza iniziale, farsi aiutare a portare la pesante valigia” della vita. Esplorare i fattori critici, le origini, evidenziare i segnali d’allarme che precedono le crisi, illustrare le tipiche reazioni dell’ambiente familiare non può far altro che stimolare nuovi modelli di relazione, instaurare un nuovo clima di confidenza comunicativa e salutare. Una problematica complessa come quella del suicidio adolescenziale non può accontentarsi di risposte semplicistiche. Il compito principale, pertanto, sarà quello di “accompagnare” (condurre) l’adolescente a scoprire (cogliere) il significato della sua drammatica sofferenza: si possono trovare soluzioni solo su ciò che si è compreso … si è consapevoli. In questo modo, sapere di che cosa si soffre non soltanto placa l’angoscia che ne deriva, ma soprattutto fornisce efficaci strumenti terapeutici e ottime alternative alla rassegnazione e alla disperazione.

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QUESTA BREVE ESPOSIZIONE HA SCOPO SOLO INFORMATIVO E NON CURATIVO. IL FINE DI QUESTO LAVORO (come ogni articolo pubblicato) E’ QUELLO DI INFORMARE, “TOCCARE” QUANTE PIÙ’ MENTI POSSIBILI IN MODO TALE CHE OGNI SINGOLO INDIVIDUO POSSA ESSERE STIMOLATO AD APPROFONDIRE (se lo desidera) I VARI ARGOMENTI TRATTATI E, QUINDI, ESSERE IN GRADO DI FARE SCELTE IL PIÙ’ POSSIBILE MIRATE, RESPONSABILI E CONSAPEVOLI PER IL PROPRIO BENESSERE. RIFLETTERE, SCEGLIERE E DECIDERE LIBERAMENTE … PER CRESCERE.

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