Stress: un “compagno” di viaggio scomodo.
e ragioni del malessere o del benessere quotidiano sono riconducibili al vissuto di ogni singolo individuo. Ogni evento della vita di ciascuno di noi può essere, infatti, interpretato come il risultato della propria storia individuale, familiare, sociale, ambientale e culturale. Il senso di soddisfazione soggettivo è uno dei principali obiettivi dell’uomo e la gestione individuale dello stress rappresenta il più importate nodo da sciogliere per raggiungerlo. Stare bene, comunque, non vuol dire che tutto procede a gonfie vele, non avere assolutamente nulla, ma significa semplicemente ricerca continua di una condizione di soddisfazione … un impegno persistente per raggiungere e conservare una stato profondo di vigore e prosperità. L’uomo “sano” non vuole solo vegetare, ma essere parte attiva nel suo mondo … per i più “forti” è un modo creativo, libero e divertente rivolto ad organizzare, progettare e gestire la vita. Il suo comportamento, il suo stile di vita, le sue gratificazioni, l’immagine che ha di se stesso, dipendono dal modo in cui si inserisce con la propria capacità di progettare e realizzare l'esistenza … guai lasciarsi influenzare passivamente dal mondo esterno, che sia la vita a comandare, ma crearla con le proprie mani.
a vita è trasformazione è dinamismo: un processo conoscitivo che inizia alla nascita e termina alla morte. Il mondo dell’uomo non è statico, non lo è la realtà in cui è inserito, non può esserlo il suo vissuto esistenziale. L’uomo deve, quindi, anche nei momenti più difficili, adattarsi, conservare il proprio equilibrio interiore e essere in grado di affrontare la realtà in modo adeguato: controllare le diverse circostanze della vita. In teoria la capacità dell’uomo di adattarsi spiritualmente e psichicamente è quasi illimitata, proprio perché egli riesce a progettare, a organizzarsi, a superare molto spesso - a volte con grande soddisfazione - le difficoltà che ogni giorno si presentano ... a utilizzare al meglio le risorse di cui dispone. Ha la consapevolezza, comunque, che a volte, lottare contro lo stress è veramente un’impresa difficile. E’ mia convinzione che quanto più parleremo semplicemente di noi stessi, in modo “costruttivo”, tanto più ci sarà facile agire secondo ciò che diciamo in modo più coerente possibile. Psicologicamente, siamo tutti dei giganti - spesso, purtroppo, con i piedi di argilla - che dormono. Siamo in grado di capire i nostri bambini meglio di quanto sappiamo trattarli.
volte, presuntuosamente, siamo perfino in grado di comprendere noi stessi meglio di quanto sappiamo trattarci. La difficoltà sta nel fatto che eccediamo nell’esercitare l’intelletto, anziché sentire ed agire … comprendere e conoscere intimamente le proprie fantastiche e preziose sensazioni. Comprendiamo quanto apprendiamo, ma ciò che "conosciamo", il più delle volte, ci rimane ossessivamente nella mente, più come rifiuto tossico, che tradursi in un comportamento gioioso e soddisfacente (un esempio concreto si verifica quando affrontiamo lo stress). La cosa fondamentale è che, per poter raggiungere il potere di azione, la nostra introspezione deve essere condotta da svariate angolazioni … guardare la realtà da prospettive diverse. Lo scopo di questi “articoli”, quindi, è quello di offrire - senza “insegnare” niente a nessuno - un piccolo stimolo per riflettere e fare qualcosa di “importante” su noi stessi; fare qualcosa e farlo i modo vario ma, soprattutto, attraverso il contributo di diverse “conoscenze” e appropriate strategie.
eniamo al “cuore” dell'articolo, ma cos’è realmente lo stress.
La chiave per comprendere che cosa sia lo stress è il concetto di “adattamento”. Questo concetto è la risposta che l’organismo adotta quando si trova di fronte ad una novità. Che la qualità dello stimolo sia piacevole o spiacevole è indifferente: l’effetto stress è relativo al grado di novità che rappresenta per l’individuo e ai conseguenti meccanismi fisiologici che vengono messi in atto per adattarsi alla nuova situazione. La notizia di aver vinto qualche milione di € genera infatti nella persona lo stesso grado di stress della notizia di essere licenziati ... lo stesso bombardamento biochimico. In un primo momento questo può sembrare paradossale, ma se riflettiamo meglio ci accorgiamo che entrambi i fatti modificano profondamente la realtà fisiologica dell’individuo costringendolo a un notevole cambiamento delle sue abitudini di vita. Le condizioni di vita e i progetti per il futuro devono essere modificati per rispondere alla nuova realtà.
o stress, comunque, non è di per sé né positivo, né negativo: la vita con il suo procedere costante costringe l’uomo a un processo di adattamento continuo a tutte le novità e ai vari cambiamenti che via via si presentano. Non solo, ma una totale mancanza di stress è dannosa per l’essere umano. Un individuo, ad esempio, posto in una cella di isolamento, separato completamente dal mondo reale, non solo sarà disorientato, ma vivrà dei momenti di inquietudine di natura fisica e psichica, sperimenterà un diffuso senso di amarezza e sconforto, ansia e profonda angoscia a non finire.
iò che oggettivamente percepiamo, quando questo accade, è accelerazione del respiro, aumento della sudorazione e aumento del battito cardiaco. Siamo pronti cioè a reagire al pericolo che ci assale o vissuto come “minaccia”. Quando l’allarme è finito cessa anche la produzione di questi ormoni che vengono poi pian piano smaltiti dall’organismo. Ma immaginiamo ora che l’allarme venga attivato in modo continuativo: un sorpasso pericoloso, un ritardo che ci costringe a correre, immagini emozionanti di un film che ci turbano e così via; a ogni allarme un po’ di quegli ormoni verranno messi in circolo, ma data la frequenza con cui questo accade l’organismo non riuscirà più a smaltirli, ad eliminarli dal flusso sanguigno completamente. In breve, ci troveremo, di conseguenza, sovreccitati e pronti a scattare anche quando non sia necessario … siamo di front ad un'azione esagerata e sproporzionata alla situazione reale. Essendo, quindi, sempre eccitati, perennemente in tensione, avremo poi difficoltà nel riuscire ad addormentarci, a digerire bene, a sederci un momento a riposare e a riflettere.
i entra in una specie di circolo vizioso in cui l’eccitazione ci impedisce di riposare e ci porta all’azione, e l’azione a sua volta ad altro movimento inutile, ad altro stress e, quindi, ad ulteriore confusione ed eccitazione. Comunemente chiamata “risposta di lotta o fuga”, la reazione del corpo alla sfida o al pericolo, consiste in una complessa catena di cambiamenti fisici e biochimici che riguardano l’interazione tra cervello, sistema nervoso e numerosi ormoni. Come risultato il corpo è in possesso di tutta l’energia disponibile per rispondere alla situazione. Importa davvero poco che si tratti di un pericolo mortale, della partecipazione a una gara o del dover affrontare una scadenza del mutuo; in risposta allo stress, l’adrenalina (l’ormone secreto dalle ghiandole surrenali che agisce sulla circolazione, sulla respirazione e sul metabolismo), l’aumento della pressione sanguigna, del ritmo cardiaco e dell’immissione di ossigeno nel sangue che fluisce verso i muscoli, si combinano in modo da fornirci la forza, l’energia e la lucidità mentale di cui abbiamo bisogno per dare il meglio di noi stessi. Anche altre parti del corpo sono coinvolte nella risposta. Il sistema digestivo si blocca (e questo spiega perché lo stress può provocare l’ulcera), la pelle suda, i muscoli si tendono per prepararsi all’azione. Inizialmente l’eccitazione scatta nell’ipotalamo (un minuscolo grappolo di cellule alla base del cervelletto che controlla tutte le funzioni automatiche del corpo). Qui una complessa catena di reazioni nervose e di impulsi chimici attiva il sistema simpatico, che provoca un certo numero di alterazioni in tutto il corpo. Ricerche recenti sull’interazione tra mente e corpo hanno dimostrato che il nostro corpo può entrare in uno stato di allarme in modo a noi del tutto sconosciuto (inconscio), a causa del nostro atteggiamento psicologico ed emotivo nei confronti dello stress. Emozioni anticipatorie, come impazienza, gelosia, ansia, collera e paura, possono produrre gli stessi impulsi nervosi e le stesse reazioni chimiche prodotte da una situazione concreta e drammatica. L’ipotalamo riceve e smista i messaggi da varie parti del cervello, così esso continua a preparare il corpo all’azione, anche se quest’azione non avrà mai luogo, consentendo quindi l’accumulo della tensione muscolare e delle sostanze chimiche non scaricate.
Riflessi nervosi. Mangiarsi le unghie, stringere i pugni, serrare le mascelle, digrignare i denti, assumere una posizione curva, torturare la pelle del viso o tormentare le cuticole (pellicine attorno alle unghie), toccarsi velocemente con una certa insistenza i capelli.
Malattie legate allo stress. Asma, mal di schiena, disordini digestivi, mal di testa emicranie, disturbi del sonno, dolori muscolari diffusi, disordini sessuali, eruzioni cutanee.
Cambiamenti d’umore. Ansia, depressione, frustrazione, senso di impotenza, collera e ostilità abituali, sensazione di non farcela e di non avere più niente davanti a sé, impazienza, irritabilità, irrequietezza.
Comportamento. Aggressività, fare diverse cose contemporaneamente, impressionanti esplosioni emotive, non terminare le attività iniziate, lasciare i lavori incompiuti, reazioni - verso se stessi e a tutto ciò che sta intorno - sproporzionate, parlare eccessivamente forte o troppo velocemente.
Hai … fretta! Ecco una serie di domande alle quali è bene rispondere attentamente per comprendere questo fenomeno psicofisico piuttosto insidioso ed invalidante. I quesiti servono, infatti, a stimolare in chi legge un'approfondita e una proficua riflessione sul proprio stato di frenesia, di confusa ed esagerata “accelerazione” esistenziale:
i accorgi di parlare troppo velocemente? Metti fretta agli altri mentre parlano, interrompendoli di frequente con frasi del tipo “Certamente”, “Certo che sì”, “Bene, bene”, “Mmmmm, io ...” o completando in anticipo le loro frasi?; Sei infastidito dal dover fare la fila?; Pensi di aver abbastanza tempo per fare tutto?; Non sopporti di perdere tempo?; Consumi i pasti troppo in fretta?; Ti accorgi di correre troppo con l’auto?; Tenti di fare più di una cosa alla volta?; Ti rende nervoso vedere una persona che lavora al rallentatore, con eccessiva lentezza, che gira apparentemente a vuoto?; Ti sembra di aver poco tempo per rilassarti e goderti una giornata in santa pace?; Ti consideri troppo impegnato?; Batti i piedi ritmicamente o tamburelli con una certa insistenza le dita su ogni cosa che incontri?; Mentre parli pensi ad altre cose?; Detesti oziare dopo i pasti?; Cammini con passo veloce, sguardo acuto, penetrante e indagatore?; Ti irriti se ti fanno aspettare?; Detesti perdere tempo negli sport e nei giochi? Ti rendi conto di stare con i pugni chiusi o con le mascelle e il collo contratti?; Ti accorgi che stai facendo piani per l’attività futura?; Sei una persona competitiva?
Lo stress, come abbiamo evidenziato più volte, è la risposta che l’organismo adotta quando si trova di fronte a qualche novità più o meno complessa; situazione che deve improvvisamente gestire e, quindi, adattarsi con una certa solerzia. Tale adattamento si sviluppa in tre fasi: reazione di allarme, fase di resistenza e fase di esaurimento.
1. Reazione di allarme. In questa fase cominciano ad apparire alcune alterazione fisiologiche (sudorazione, alterazione del battito cardiaco e del respiro), nello stesso tempo si ha una diminuzione delle difese generali dell’organismo in conseguenza delle quali l’organismo è più facilmente vulnerabile, aggredibile dallo stress e, quindi, dalle malattie; in questo caso possiamo ben dire, affermare con certezza che in tale situazione specifica, “se si chiude una porta non si apre certamente nemmeno un piccolo portoncino”: la situazione fisiologica mette a dura prova, cellula dopo cellula e, così, l'intero organismo. La fase di allarme, quindi, corrisponde ai processi psicosomatici attivati in anticipo per far fronte a stimoli stressanti (interni: valutazione soggettiva di pericolo; esterni: condizioni ambientali, di lavoro, cambiamenti affettivi e sociali, malattie). In questo frangente, l’attenzione, la memoria e la concentrazione sono stimolate per far fronte, in maniera più adeguata possibile, alla situazione problematica: cominciano ad alterarsi in questa fase specifica, alcune funzioni fisiologiche: battito cardiaco, respirazione e tensione muscolare. L’organismo è esposto ad uno stimolo rispetto al quale non si è ancora adattato e continua a lottare.
2. Fase di resistenza. In questa fase i segni caratteristici dell’allarme scompaiono e le difese corporee accelerano, aumentano notevolmente. Il corpo, in quel preciso frangente, mette in campo tutte le risorse disponibili, togliendole magari a funzioni più importanti: lotta per riportare e mantenere un giusto equilibrio metabolico; se nonostante ciò l’individuo non riesce a trovare il proprio equilibrio e ad adattarsi alla situazione, passa alla terza fase, a quella più “spiacevole” caratterizzata da frenesia, esaurimento e debolezza diffusa. Bisogna fare in fretta, direbbero ancora una volta gli stressati! Nella fase di resistenza il sollievo al malessere in atto, diventato insopportabile, deve essere immediato; spesso, però, il tormento e la frenesia fanno prendere “scorciatoie” confuse ed inappropriate; per smorzare gli animi turbolenti, infatti, si ricorre facilmente al famoso “bicchierino” che dopo un breve “sollievo” crea ulteriore agitazione (l'alcol etilico stimola le ghiandole surrenali a produrre adrenalina … è come la parabola del cagnolino: più cerca di prendersi la coda, più gira a vuoto!). Non bisogna sottovalutare che nella gestione di questa condizione di allerta psicofisica - dei problemi di stress, ansia e depressione connessi - c'è parecchia improvvisazione ed eccessiva stravaganza ... “strategie” poco lusinghiere e per nulla efficaci ... il tutto riservato ad anestetizzanti facilmente reperibili e a basso costo; si “spegne” in tal modo l'eccessiva vitalità attraverso il ricorso di alcolici, fumo e farmaci fai da te … per molti è la strada più breve, semplice e comoda, ma nel tempo sono sempre metodi “alternativi” inopportuni, controproducenti, poco incisivi e davvero parecchio dannosi.
3. Fase di esaurimento. Le difese generali si fanno nuovamente molto basse e se non intervengono meccanismi di recupero o se l’agente stressante continua imperterrito la propria azione con una certa spavalderia (si aggiungono altri motivi di stress), l’organismo può soccombere. E’ in questa fase che si sviluppano fastidiosi meccanismi patologici: malattie funzionali che, spesso, si intrecciano o sono confuse con quelle organiche serie e difficili da diagnosticare.
ome si può notare non ci esauriamo in un solo giorno e, comunque, senza emozioni la vita non avrebbe proprio senso; il rischia maggiore è quando l'individuo in questione non riesce a calibrare, non è in grado di gestire il flusso costante e “minaccioso” di quel tessuto emotivo invadente ed insistente, interno ed esterno. Senza controllo e pianificazione, si è completamente sballottati da ogni parte, fra delicati e rischiosi estremi: piacere e frustrazione possono dominare la scena. Senza una solida “manovra” si è incapaci di gestire la propria esistenza, perché questa perde di valore, importanza e significato. Il soggetto, in quelle importanti situazioni stressanti, senza soluzioni, può trovarsi, a lungo andare, senza saperlo in seri guai, in battaglie inutili e controproducenti per il suo benessere quotidiano. Il nostro organismo, comunque, sempre “astuto” ed intelligente, invia continuamente segnali rilevanti da decodificare: manifesta sia a livello fisiologico sia a livello mentale che qualcosa non va per il verso giusto; ciò che si deve fare, quindi, è interpretarli correttamente e, soprattutto, non girarsi dall'altra parte … guai giustificarli, ignorarli, sottovalutarli completamente! Superato il livello di guardia lo stress si trasforma da positivo, eccitante e salva vita, in un insidioso nemico che può condurci a sviluppare un’ulcera gastrica (produzione eccessiva di acido cloridrico), un attacco cardiaco o uno stato di insonnia grave. Possiamo identificare il momento del rischio prima che sia troppo tardi? Possiamo sapere quali sono i limiti della nostra resistenza per non oltrepassarli?
on solo durante il percorso evolutivo, ma anche nella ricerca di una vita serena ed equilibrata, dobbiamo inevitabilmente “scontrarci’, fare i conti con dei “partner” davvero inquietanti, scomodi e pericolosi come ansia e stress. Alle radici di queste condizioni di malessere, che possono sfociare anche in serie patologie, di solito vi è la convinzione di non essere in grado di guardare con fiducia i rapporti e il mondo circostante; incapacità personale di affrontare con decisione e serenità le situazioni della vita: di gestire con una certa spontaneità, sicurezza ed equilibrio i vari cambiamenti che il quotidiano ci impone. Presi dall'incertezza e sconforto si tende a credere di essere di fronte al “bicchiere mezzo vuoto” … a riflettere su ogni cosa con uno sguardo monocolore … in bianco e nero. E’ il passaggio - attraverso un cambiamento ritmico ormonale - da una condizione di tensione a uno stato di rilassamento che snerva completamente l'organismo, che mette in pericolo le difese immunitarie; con questo continuo e singolare logorio si consuma eccessivamente ogni risorsa fisiologica … viene scardinata e indebolita - fino all'esaurimento - ogni struttura funzionale. A lungo andare gli effetti sul rendimento, sull’umore, sulla salute, ma anche sui rapporti sociali, lavorativi e sulle relazioni familiari possono diventare difficili, tesi, se non gravi. Per molte malattie è sufficiente fare gli esami del sangue per sapere se soffriamo o meno di quella particolare disfunzione reale o immaginaria ... magari solo temuta o pensata. Per quel che riguarda lo stress, purtroppo, la cosa a livello diagnostico è un po’ più complicata, leggermente più complessa, difficile da concretizzare. Ecco, di seguito, un quadro generale di alcune situazioni tipo che possono dare l’idea di qualche disfunzione … di una eventuale complessa sintomatologia in atto.
TTENZIONE, sotto stress l’apparato digerente si blocca, si fermano le secrezioni dello stomaco e dell’intestino: si tenta di ‘evacuare’ la zavorra superflua per essere più resistenti, “forti” e attivi (feci, urina). Mangiare in un momento di stress, proprio per il fatto che il sangue è dirottato in altre parti del corpo, si creano gonfiori, crampi e nausea; in una fase di stress acuta, proprio perché lo stomaco è ‘chiuso’, si immette nel circolo sanguigno - per aiutare anche gli zuccheri nella produzione di energia - un eccesso di colesterolo prodotto dal fegato. Durante una situazione di stress piuttosto “severa”, dovendo agire rapidamente ai cambiamenti, il cuore batte più in fretta, pompa più sangue per portare una maggiore quantità di ossigeno ai muscoli e ai polmoni; sotto “pressione” (stress) il sangue coagula più in fretta per evitare l’emorragia se eventualmente ci si ferisce. I sintomi, comunque, sono sempre il risultato di disturbi funzionali e variano in ciascuno di noi a seconda dei nostri stili di vita, condizionamenti, convinzioni e timori ... dei nostri punti deboli reali. In ogni caso i segnali, se ben decodificati, avvertono che bisogna “svoltare” ... è l’ora di fermarsi e di riflettere sulla situazione problematica in atto. È possibile tuttavia raccoglierli in tre gruppi (è chiaro che la sintomatologia deve essere continuativa e non episodica):
1
- Lo stato di irritabilità si manifesta con una marcata
ipereccitazione dell’umore. Si è sempre “su
di giri”, con tendenza a muoversi continuamente, senza
sosta, e ad agitarsi senza ragione, con un senso di paura che non si
riesce a spiegare, a descrivere, a comprendere completamente … un
fenomeno, per chiunque, davvero inspiegabile in tutti i sensi.
Si soffre di insonnia senza alcuna ragione fisica; i disturbi
del sonno non sono solo passeggeri, ma si fanno decisamente cronici.
L’individuo è in continuo stato di allarme, pronto a sussultare
per qualunque cosa. La difficoltà di concentrazione è disturbata,
con scadimento del lavoro a livello sia di prestigio sia di qualità
e, soprattutto, da non sottovalutare mai, si attiva una notevole
predisposizione agli incidenti nell'ambito dell'attività lavorativa.
Si fumano più sigarette del solito e si è anche maggiormente
inclini all’uso di alcol, di psicofarmaci, di droghe ed anestetici
di scarsa qualità; si cerca sollievo, senza sosta, al tormento e ai
propri affanni piuttosto diffusi ed invalidanti ... importa poco
la sostanza utilizzata, quello che conta è sopravvivere … un
atteggiamento nell'affrontare ogni situazione, comunque, sempre
confuso, sbagliato e del tutto inappropriato.
2
- La depressione si manifesta con un senso continuo di stanchezza, di
perdita della gioia di vivere. Sono molti oggi a
provare la fatica ancor prima di iniziare la giornata; impegni reali
o ipotizzati che impediscono di tirare avanti; un senso di resa e
sconfitta che si avverte anche nei piccoli gesti, già al momento di
alzarsi al mattino mettendo giù il primo piede dal letto.
Non si vorrebbe mai cominciare la giornata, si è già stanchi ancor
prima di iniziare, da una parte perché si è bloccati di fronte al
nuovo, terrorizzati dai cambiamenti e, soprattutto, manca un certo
interesse per le cose da fare, non c'è nessuna certezza di
incontrare qualcosa di eccitante e piacevole, non ci sono cose
entusiasmanti da realizzare nel quotidiano, dall'altra non ci si
sente pronti ad affrontare musi lunghi, scontri, problemi e
responsabilità.
3 - Le somatizzazioni. E' uno stato di sofferenza
persistente caratterizzato da palpitazioni cardiache, sudorazioni
abbondanti, frequente bisogno di urinare, emicrania, dolori al collo
e alla schiena, generalmente dovuti alla tensione muscolare, disturbi
gastrici e intestinali, perdita o eccesso di appetito con conseguente
alterazione del peso corporeo.
otto stress ‘negativo’ (distress), a lungo termine, come sopra descritto, ovvero quello cronico che fa ammalare, l’ormone tiroideo accelera il metabolismo: il corpo brucia velocemente le sostanze per produrre più energia. Nel contempo si è agitati, esauriti, scossi per un non nulla e intolleranti ai cambiamenti di temperatura … al caldo. Si tende a perdere peso oppure a ingrassare se si carica eccessivamente la tiroide di troppe calorie e l’insonnia fa improvvisamente la sua comparsa … si fa a pugni tutta la notte con il cuscino fino alle prime luci dell'alba … sino allo sfinimento. Vivere continuamente in uno stato ansioso, inoltre, la ghiandole surrenali rilasciano non solo adrenalina ma anche il cortisone (ormone endogeno a base di grassi e precursore della molecola del cortisolo) che stimola il pancreas alla produzione di insulina: aumenta il livello di zucchero nel sangue per avere a disposizione più energia. Il cortisone prodotto in maniera eccessiva può ‘inguaiare’ ulteriormente le difese dell’organismo … mettere completamente in difficoltà le preziose difese immunitarie. Le ghiandole linfatiche perdono la loro funzionalità: diminuisce la risposta immunologica. La resistenza e la capacità di fare a ‘botte’ con il “nemico”, notturno o diurno, si riduce di parecchio. Troppo cortisone, inoltre, a lungo andare, abbassa notevolmente la resistenza dello stomaco alla sua stessa indispensabile produzione chimica: l’acido cloridrico. Per portare, poi, più rapidamente lo zucchero ai muscoli, l’adrenalina aumenta la pressione sanguigna predisponendo a disturbi cardiaci. L’organismo funziona al massimo, migliora per certi versi, nell'immediato, la prestazione mentale; infatti, si è più attenti, sempre all'erta, perennemente sul chi va là, aumenta concentrazione e lucidità, ci si prepara a rispondere ad uno stimolo reale o immaginario fino all'esaurimento; si mettono in moto tutte le strategie ormonali in possesso, alcune funzioni biologiche al massimo; si invia il sangue dall’apparato digerente ai muscoli, aumentano zuccheri e grassi nel circolo sanguigno, viene incrementata la pressione sanguigna (il fegato converte in proteine il glucosio) … ogni situazione nuova o temuta, non lascia scampo, richiede sempre una ulteriore grande iniezione di energia.
ICORDA, anche i rapporti insoddisfacenti, paure e preoccupazioni sono stimoli stressogeni, portano all'ansia e fanno scivolare lentamente nella depressione: ad una insistente ed insana ‘pressione’.
’essere umano si sente cosciente principalmente del suo pensiero e, soprattutto, delle sue azioni. Quando è tutto indaffarato a meditare, osservare, decidere ed agire, tende a dimenticare che una parte di lui continua - con un codice biologico straordinario - a lavorare bene senza sosta, a far funzionare il cuore con estrema precisione, a far crescere le unghie e i capelli seguendo le più importanti e sofisticate leggi dell'armonia, a digerire i cibi con cura e sapienza, a rendere possibile il movimento attraverso un complesso e perfetto sistema di coordinamento muscolare. Molto raramente, e in genere solo quando esercitiamo un controllo volontario, abbiamo consapevolezza delle nostre masse muscolari, del respiro o del battito del cuore, oppure del fenomeno, più o meno gradevole, di termoregolazione che viene percepito come caldo o freddo. La produzione degli ormoni, il riprodursi delle nostre cellule, la sottile corrente elettrica che viene prodotta dal nostro cervello sono completamente inconsci e per nulla raggiungibili dalla coscienza, se non attraverso sensazioni di “pesantezza”, gonfiori e formicolio (ogni cellula ha, ad esempio, pur lavorando in sinergia, una propria funzione e durata: i globuli rossi vengono sostituiti ogni 120 gg, le cellule della pelle dopo 20 gg, globuli bianchi dopo 2 gg, mentre le cellule dell'intestino dopo 7 gg). E’ però possibile giungere in via intuitiva - senza percorrere rigorosamente il cammino scientifico che altrimenti ci condurrebbe ad appesantire, a rendere eccessivamente complessa l'esposizione e le finalità di quanto in questa sede ci si propone di fare attraverso la stesura di questi articoli - ad esaminare in profondità i meccanismi fisiologici del nostro organismo, a comprendere quanto in realtà le nostre emozioni avvengano contemporaneamente sia nella mente sia nel corpo. Un corpo a volte impacciato, a volte perfetto e meraviglioso nello stesso tempo; un insieme di alta ingegneria e dettagli speciali da non trascurare mai … guai non essere 'connessi'!!!
mmaginiamo ad esempio di sentire il bisogno di piangere, il petto si contrae per emettere un singhiozzo persistente, la bocca dello stomaco si chiude, anche i muscoli del volto si predispongono ad affrontare la nuova situazione, si attivano immediatamente per coordinare e gestire al meglio tale turbamento. Ipotizziamo ora di volerci controllare, trattenere durante una situazione di disagio, con tutta la forza possibile; contemporaneamente altre parti della nostra muscolatura entrano in azione per inibire il nostro singhiozzo, la gola si contrae sino a chiudersi, il volto si colora, cambia espressione. Così accade anche per ciò che riguarda la rabbia: il nostro pugno si stringe, un complesso meccanismo articolare entra in azione, siamo pronti a sferrare un attacco che serva ad aver ragione sul nostro avversario scomodo ma, alla fine, fortunatamente, quasi sempre, per ragioni civili e sociali, non passiamo all'azione vera e propria … ci “controlliamo”!!! Ecco giungere in aiuto altre masse muscolari che servono ad inibire l’impulso che si vuole controllare. Normalmente chiamiamo tutte queste sensazioni con il nome di emozioni, sentimenti che in realtà riescono a distinguere la maggior parte delle nostre reazioni fisiche e mentali; se il cuore batte all'impazzata e sentiamo delle vampate di calore di fronte alla persona che amiamo affermiamo di essere innamorati e non di avere la tachicardia o la pressione alta; se ci tremano le gambe dalla paura, non pensiamo che le nostre gambe si stiano ammalando … che siamo alle prese con una malattia degenerativa, magari la SLA (se poi in famiglia si hanno dei casi di decessi relativi a questa patologia, la situazione non solo crea allarmismo, ma diventa drammatica e distruttiva a livello fisico e mentale). La somatizzazione accade quando si vuole negare il sentimento corrispondente!
e per esempio la persona che sta cenando con me è sgradevole, insopportabile, invadente, completamente negativa nel relazionarsi, molto probabilmente quella cena mi “starà sullo stomaco”. In realtà, se io negherò che quella persona o quella situazione mi mettono a disagio, mi fanno stare male, mi bloccano la digestione, molto probabilmente preferirò pensare che il “pesce” mangiato in quel locale, con quella cattiva compagnia, mi ha fatto male. Il corpo, quindi, pieno di rabbia e rancore, verrà vissuto, etichettato come traditore, estraneo, malato, mentre di fatto siamo noi a volerci nascondere un vissuto tormentato, poco sereno, per nulla spontaneo, colmo di imbarazzo, di insoddisfazione ed impazienza: espellerà velocemente, quella esperienza negativa ed infelice - se va bene - con una bella scarica diarroica. Il giorno dopo, il medico di base, non potrà fare altro che confermare la mia diagnosi pasticciata … alleviarmi quella singolare “indigestione” prodotta invece solo da troppo buonismo, da quella situazione spiacevole in cui non sono riuscito ad allontanarmi per tempo. La cosa, se analizzata attentamente appare semplice e ben chiara. L'intestino - quella parte del tubo digerente che parte dal duodeno e termina con l'ano - ha una sua funzione, un ruolo ben preciso, coinvolge le nostre convinzioni, la nostra capacità di trattenere (assorbire cibi, i vari nutrienti, ma anche “situazioni” attraverso un cambiamento specifico, più o meno idoneo, a livello di secrezioni ormonali) o di lasciare andare. Quell'esperienza “indigesta” e “tossica” al ristorante, pertanto, rifiutata e, quindi, non “assimilata”, verrà eliminata velocemente, con tutti gli elementi parzialmente “interi”, così come sono entrati ... non “digeriti” completamente per un coinvolgimento “difettoso”, un “cattivo” funzionamento del pancreas e della bile.
on bisogna mai dimenticare che la struttura mentale può influenzare enormemente il metabolismo, la salute, il senso di soddisfazione e il benessere generale. Ricordarsi, inoltre, che ogni individuo è il miglior laboratorio fisiologico di se stesso. Prestare sempre attenzione, quindi, a come si reagisce agli eventi ed alle circostanze! Alcune metodiche distensive psicosomatiche (ipnosi, meditazione, massaggio), inoltre, non solo svolgono una azione di equilibrio neurofisiologico, di benessere diffuso, ma riducono efficacemente la possibilità di malattie cardiovascolari (ricerche effettuate non da birbaccioni estemporanei, ma dal prestigioso American Medical Association). L’organismo si mobilita completamente per affrontare la situazione “pericolosa” con l'armamento meraviglioso che ha in dotazione: cervello (aumenta vigilanza e diminuisce il senso di dolore), occhi (per migliorare la visione le pupille si dilatano), polmoni (per fornire più ossigeno accelerano la respirazione), cuore (per portare più sangue nei muscoli aumenta la pressione), ghiandole surrenali (producono adrenalina e noradrenalina, ormoni che possono accelerare il metabolismo … anche quello intestinale!), intestino (viene rallentata la digestione in modo tale che il sangue sia deviato in maniera più copiosa ad altre parti del corpo indispensabili per reagire prontamente a quel particolare evento: ai muscoli) e fegato (liberando più zucchero fornisce più energia).
ICORDIAMOLO, ancora una volta, il malato porta con sé - in ogni patologia e cambiamento fisiologico - non solo le sue convinzioni, la sua “sofferenza” e i suoi stili di vita, ma anche i suoi amori, i suoi rancori, le sue amarezze e le sue angosce più profonde. In tutti i malesseri, purtroppo, vi è sempre un dimenticare di se stessi e della propria autostima, delle proprie passioni … del proprio valore reale. Se vuoi un cervello felice e giovane non bloccarlo, non accontentarti mai, fallo ridere, divertire senza sosta: rinforzalo con le novità, nutrilo di passione, curiosità e avventura … se ti riesce, quando ti trovi in cattive acque, svolta velocemente, cambia modo di agire!!! Se sei più “flessibile”, puoi trovare le tue reali e inesauribili risorse, eviti rimpianti, paure e depressione … sarai sempre in “forma”, anche per i momenti più difficili e, soprattutto, nelle notti più ostili.
Cosa possiamo fare?
a risposta appare più che ovvia: rallentare e, se possibile, fare inversione di marcia. Anche in assenza di un moderno e sofisticato ”navigatore” di bordo, che ci possa condurre a cambiare “velocemente” rotta, possiamo iniziare ad impegnarci, da soli o sempre con l'aiuto di un professionista qualificato, ad interrompere, con le mosse giuste, questo pericoloso e devastante meccanismo psicofisico. RICORDA, se ti impegni, cambi sguardo, non ti sforzi, non vedi nemici ovunque e non reciti la parte di altri, la tua vita può cambiare “velocemente”, in un attimo, superare brillantemente, da solo, alcuni momenti di sconforto, magari risolvere brillantemente relazioni complicate, eventuali conflitti difficili … il rischio maggiore che puoi correre è quello di diventare “semplicemente” unico e completo. Con questo modo di fare, tutti i tormenti, accompagnati da un perenne ed inutile rimuginare sui problemi senza risolverli, insieme a giudizi di valore e auto condanna possono svanire completamente, sbloccare l'anima, far riscoprire quel personaggio vivace che è in te, forse da da troppo tempo oscurato o completamente dimenticato … questo modo nuovo di guardare la vita, senza resistenza, altro non fa che aiutarti a risolvere spontaneamente e realisticamente i problemi; in questo modo non solo puoi riscoprire nuove risorse psicofisiche e, soprattutto, fare posto ad una autentica calma interiore, ma conoscere anche nuovi lati di te importanti, scoprire indicazioni, “documenti” preziosi che ti indicano la meta, la tua via maestra da seguire, trovare la strada giusta da percorrere nel tuo quotidiano … un sollievo che ti condurrà dritto dritto ad una svolta reale, a quella meta tanto desiderata … ti porterà finalmente nella tua vera casa.
e viaggiando di notte, ad esempio, esausti per il sonno, la stanchezza e l'aggiunta di qualche bicchierino, ci accorgiamo improvvisamente di sbandare, ci viene facile concludere che è meglio fermarci e concederci un po’ di riposo. Non è altrettanto facile avere la mente sgombra da insistenti influenze fisiologiche; arrestarci, di colpo, quando abbiamo superato il nostro livello di guardia in fatto di stress. La tensione accumulata nell’organismo, infatti, è tale da offuscare ogni cosa; un fenomeno che spinge direttamente all'agitazione, a girare a vuoto, a rendere particolarmente difficoltoso anche quel tanto sospirato momento di riposo: il sonno. In queste alternanze di disagi, timori e ansie che creano confusione e tensione, diviene quasi impossibile sostare; con tutto quello che abbiamo accumulato nel corpo a livello ormonale, è davvero difficile fermarsi, riflettere, riposare o rilassarsi. Non è per niente vantaggioso ricorrere ad ansiolitici di qualunque tipo e contenuto siano, dal momento che, un poco alla volta, questi finiscono per diseducare la persona a trovare la soluzione in modo autonomo, secondo le sue reali capacità, le sue risorse personali, attivare strategie e risorse biochimiche più idonee … le sue importanti e preziose potenzialità all’interno di sé … gestire in prima persona con maggiore autonomia il tormento, disagio, malessere e sofferenza. Per uscire da questa situazione è fondamentale scoprire “quello che abbiamo dentro”, riconoscerlo e saperlo utilizzare in pieno per il nostro benessere e il giusto equilibrio.
ltrimenti, si può creare una fastidiosa dipendenza dalla compressa, convinti che essa possa aiutare - senza nessun effetto collaterale - a prendere le distanze dal frastuono diurno, bloccare o gestire al meglio Morfeo nelle notti turbolenti ... dormire serenamente tra due guanciali come un pupo; il rischio è sempre grande: spegnersi, diventare incompleti, isolamento e, soprattutto, di vivere ogni cosa a velocità ridotta.. Dare credito ad una sostanza che si pensa possa donare momenti di gloria, ma che, alla fin fine, regala solo attimi confusi ed illusori di un qualcosa tanto desiderato e che mai si raggiungerà in breve tempo, significa rinunciare completamente a quelle risorse personali indispensabili per gestire o modificare, in maniera permanente, il malessere in atto. In realtà, allontanandosi da se stessi, tale assunzione - chimica o “naturale” - può innescare, con il suo cambiamento biochimico aggiunto, un pericoloso stato ansiogeno e, quindi, un ulteriore fastidioso stress. Mai affidare all'esterno la soluzione dei propri problemi e dei disagi connessi a chi è troppo coinvolto o non è in buona fede, perché tale scelta costituisce non solo una evidente rinuncia personale a modificare la situazione in atto, ma delega l'altro a gestire la vita altrui … ma che ne sanno gli altri di noi, della nostra reale sofferenza? Ciò che è importante fare innanzi tutto è rieducarci gradualmente alla distensione psicofisica. Stabilire i momenti dedicati al riposo e quelli dedicati all’azione; imparare a “staccare” la spina con delle piccole pause di “leggerezza”, di svago piacevole, concederci il più spesso possibile dei momenti di quiete, di calma, di serena tranquillità; tutto ciò deve divenire la parola d’ordine di un processo educativo, o meglio rieducativo, che ci porti serenità e, soprattutto, aiutare a riequilibrare quel processo fisiologico “complesso” chiamato tensione - distensione.
a quale può essere il mezzo, la strategia, la tecnica, la modalità vincente che ci può condurre pian piano al nostro tanto sospirato benessere? La risposta non è lontana da noi, viene proprio dal corpo; l’ascolto dei suoi ritmi, delle sue pulsazioni, del fluire degli umori, è la mossa iniziale che, nel tempo, sarà vincente se non risolutiva … raggiungere finalmente una condizione di benessere, un muoversi attraverso sensazioni di entusiasmo ed euforia. Quando cominci a guardare le cose in modo diverso, spuntano soluzioni brillanti e, soprattutto, impensabili … emerge veramente la saggezza dell'anima che ti conduce fuori dal grigiore quotidiano, dalla prigione, dalla gabbia del “sissignore” e dalle convenzioni che ostacolano sempre il vivere libero e spontaneo. Gli occhi puntati su noi stessi, l’osservazione senza giudizi di valore degli stati d’animo che in noi si succedono e l'assumere il punto di vista neutro di chi distaccato osserva, esalta, gode ed è soddisfatto del suo corpo, producono un certo stato di equilibrio, tranquillità, rallentamento, armonia, distensione, rilassamento e soprattutto, “saggezza”. E' come, ad esempio, ricordare un nome dimenticato; più ci sforziamo di rievocare quella “cosa”, più immettiamo nel circolo sanguigno una enorme quantità di “eccitanti” i quali, anziché venire in soccorso alla memoria, confondono, disorientano e allontano sempre più dalla concentrazione, da ciò che vogliamo realmente rammentare. Fermiamoci un attimo. Dopo un po', quando non si è più in battaglia, cioè meno tesi, possiamo provare, con piccole associazioni, a pescare nel serbatoio della memoria quel nome tanto sospirato … chissà, forse senza sforzo, si avrà soddisfazione e si potrà nominare finalmente ciò che era stato oscurato … riaffiorerà senza alcuna fatica.
e riflettiamo bene, comunque, il linguaggio del corpo è il più antico di qualunque altra modalità espressiva; quando veniamo al mondo la nostra consapevolezza, la coscienza delle cose intorno a noi è limitata esclusivamente ad alcuni fondamentali bisogni del corpo. Nella percezione del neonato si alternano principalmente alcune profonde sensazioni, certi vissuti piacevoli o spiacevoli: fame, sonno, caldo e freddo. Il corpo si configura nella coscienza … una realtà oggettiva impressa nella memoria, ben salda nel corpo e nella mente. Nei primi stadi della nostra esistenza la scoperta del corpo costituisce una delle principali fonti di interesse; ci applichiamo così, con costante attenzione e una giusta dose di curiosità, alla scoperta e all’acquisizione di nuove conoscenze, sfoderando talento, abilità e, soprattutto, se incontriamo interlocutori 'saggi', sperimentiamo profonda soddisfazione nel portare a termine i compiti assegnati … nel gestire e conquistare il mondo! La realtà esterna in cui il bambino si evolve, sollecita e stimola a sviluppare determinate competenze piuttosto che altre: chi nasce in campagna svilupperà un corpo più agile e forte, ma avrà delle difficoltà rispetto al bambino di città nel riconoscere e utilizzare tutti gli stimoli acustici e visivi che abbondano in questo luogo … non si tratta di essere più intelligenti, di migliori o peggiori, ma semplicemente di un inizio del viaggio esistenziale con stimoli diversi, calpestare sentieri esperienziali che possono rendere il percorso quotidiano più semplice, scorrevole e, quindi, meno complicato, contorto e difficile.
llo stesso modo l’organismo si organizzerà o si svilupperà in modo diverso a seconda dell’atmosfera psicologica presente nel nucleo sociale e delle richieste poste; un piccolo, ad esempio, per compiacere ad un genitore che ama metterà in atto modi di fare aggraziati ed eleganti, la bambina invece può, pian piano, snellirsi, “forgiarsi” un corpo armonioso, morbido e con movenze flessuose. Un collo molto teso e rigido può essere conseguenza di un bambino che voleva a tutti i costi dimostrarsi un eroe di fronte alla figura di riferimento: sicuro, deciso e “forte” con il padre; una schiena troppo arcuata può rivelare un desiderio di essere seducenti mettendo in risalto le rotondità posteriori o, al contrario, le spalle curve indicano magari la passata vergogna di esibire “qualità” troppo floride. In poche parole posiamo concludere che “forzando” il corpo ad assumere - a seconda delle situazioni da gestire - determinate posizioni ed atteggiamenti, l'intera struttura può prendere in consegna i vari sentimenti indigesti corrispondenti: “cristallizzare” stati d’animo intensi (nascondere - evidenziare). Può così accadere che la nostra fragile ballerina di ieri, oggi digrigni e arroti i denti la notte scaricando così la sua inespressa voglia di imporsi, e che il nostro eroe impettito di qualche tempo fa soffra oggi di un doloroso mal di schiena che lo rende completamente goffo, curvo e impacciato. Benché lo stress sia uno dei principali responsabile di tutti i nostri segnali d'allarme più volte evidenziati, in ognuno di noi l’espressione, le modalità, la “scelta” del sintomo resta sempre un linguaggio simbolico poco chiaro, una strada sempre aperta ad infinite interpretazioni … assume sempre caratteristiche uniche, singolari, soggettive. Di fronte al medesimo conflitto ogni individuo risponderà in modo sorprendentemente diverso ed originale. Essendo il vissuto di ciascuno di noi esclusivo, la soluzione ai singoli problemi dovrà essere, quindi, non solo rispettosa per quella personalità unica ed irripetibile, ma anche rigorosamente personalizzata. Il soggetto in questione dovrà scoprire in sé stesso le risorse più idonee per modificare, con il proprio atteggiamento, la situazione di disagio in atto.
o stress può essere quindi definito come un tentativo di “adattamento” all'ambiente circostante; è la risposta che l’organismo adotta di fronte ad una situazione nuova e a responsabilità più o meno impegnative; quando ci si trova ad affrontare compiti semplici - a liberarsi da innocui doveri imposti del vivere civile e quotidiano, alle prese con responsabilità vere o immaginarie - si attivano immediatamente meccanismi fisiologici sofisticati a dir poco straordinari … di grande prestigio “artistico”. Che la qualità del segnale sia piacevole o spiacevole è indifferente; l’effetto stress è relativo al nuovo, al grado di novità che rappresenta quel particolare stimolo per l’individuo alle prese con qualcosa di diverso dal solito, e ai conseguenti meccanismi fisiologici che vengono messi in atto per adattarsi alla nuova situazione. Il nostro senso di soddisfazione, di realizzazione e di autostima, dunque, è connesso a questo stato psicofisico di “assestamento” non sempre ben riuscito. Il cervello di fronte a nuovi “incontri”, in base alle sue funzioni e condizioni reali, non necessariamente di grande complessità, può alterare la trasmissione degli impulsi nervosi e bloccare un certo vigore fisiologico; l'energia biochimica allora inizia a ristagnare provocando stanchezza, disagio, confusione mentale, malessere diffuso e disturbi vari. Come abbiamo potuto capire dai vari articoli, sia l’ansia sia lo stress possono avere anche un effetto positivo per l’intero organismo. Non è possibile una vita senza queste due componenti che, se sono di intensità “gradevole”, in molte situazioni, si rivelano elementi psicologici propulsivi indispensabili. E’ bene, pertanto, saper affrontare da soli o con l'aiuto di professionisti qualificati tutti i momenti difficili e, nel contempo, imparare a "sfruttare”, la componente positiva evitando di “inciampare” in alcuni tranelli, in ricadute negative … essere travolti dalla bufera emotiva eccessiva attivata dall'ansia o dallo stress. Questa condizione psicosomatica caratterizza - entro i limiti della sopportazione propria di ogni singolo individuo - l’esperienza vitale di tutti gli essere viventi tanto da essere definita con quella famosa locuzione: “Il sale della vita”. Ma può anche diventare, in modalità esagerate, una reazione d’allarme che si manifesta con particolari attivazioni biologiche, atteggiamenti e comportamenti reattivi specifici invalidanti; aumenta e raggiunge il suo picco biochimico nel tempo fagocitando progressivamente ogni cosa … tutto ciò che incontra senza guardare in faccia a nessuno. Lo stress significa letteralmente pressione o sforzo.
uando parliamo di stress indichiamo sempre la “fatica” cui il nostro organismo è sottoposto, deve compiere per far fronte a richieste interne ed esterne, a cose nuove, diverse dal solito, a tutti quegli eventi che si presentano improvvisamente e, soprattutto, se non vuole uscirne con le ossa rotte, deve adattarsi velocemente a tali cambiamenti rapidi, improvvisi, inaspettati; diventa patologico quando non si è capaci di gestire o accogliere il cambiamento, di viverlo nel modo in cui si presenta in tutte le sue forme. Un fidanzamento, un matrimonio, la nascita di un figlio, ad esempio, anche se sono eccitanti e piacevoli, sono infatti tutti eventi esterni che, cozzando con i nostri stati d'animo interni, possono diventare a livello gestionale, davvero impegnativi e problematici … essere fonte di stress ingestibile. Le ragioni dell'inquietudine o del benessere quotidiano, pertanto, sono sempre riconducibili al vissuto di ogni singolo individuo. Ogni evento della vita di ciascuno di noi può essere interpretato come il risultato della propria storia personale, in funzione della vita familiare, sociale e culturale. Il benessere soggettivo è - a prescindere da ogni situazione o periodo complicato e difficile - uno dei principali obiettivi dell’uomo e la gestione individuale dello stress rappresenta il più importate nodo da sciogliere per raggiungerlo. Stare bene, comunque, non vuol dire non avere niente, ma significa semplicemente ricerca continua di una condizione di benessere psicofisico. L’uomo “sano” non vuole solo vegetare, ma essere parte attiva nel suo mondo. Il suo comportamento, il suo stile di vita, le sue gratificazioni, l’immagine che ha di se stesso, dipendono dal modo in cui affronta le situazioni, da come si inserisce nelle pieghe del vivere quotidiano, dalle sue capacità di progettare e realizzare la vita. La vita è continuamente trasformazione, è soprattutto dinamismo.
l mondo dell’uomo non è statico, non lo è la realtà in cui è inserito, non può esserlo il suo vissuto esistenziale. L’uomo deve, quindi, adattarsi, conservare il proprio equilibrio interiore e essere in grado di affrontare in modo adeguato le diverse circostanze della vita. In teoria la capacità dell’uomo di adattarsi psichicamente, emotivamente e spiritualmente è quasi illimitata, proprio perché - nei suoi momenti di grande lucidità - egli riesce a progettare, a organizzare, a superare, il più delle volte, le difficoltà che ogni giorno si presentano, a utilizzare al meglio le risorse di cui dispone. Ha la consapevolezza, comunque, che a volte, lottare contro i momenti difficili, lo stress, è veramente un’impresa difficile e, quindi, sa perfettamente che può agire esclusivamente solo su quelle cose di sua competenza: che è in grado di gestire o modificare con una certa solerzia e un inequivocabile grado di soddisfazione. Studi approfonditi insegnano, comunque, che stimoli dotati della stessa carica energetica (stressante) provocano reazioni profondamente diverse nei vari individui. Questo è un fenomeno che può essere determinato, come più volte accennato, non solo da cambiamenti negativi, ma anche da eventi positivi: è il cambiamento in sé che, interrompendo le nostre abitudini, mette in crisi le certezze e le sicurezze quotidiane, diminuisce il grado di controllo sulla situazione circostante. Tra i fattori che possono incrementare il livello di stress è bene ricordare anche l’assunzione di alcolici, farmaci, fumo e caffè (stimolano le ghiandole surrenali a produrre adrenalina e cortisolo), e da non sottovalutare mai una alimentazione sbagliata: mono colore, poco varia, sempre uguale. La biochimica del cervello affonda le sue radici nella biochimica del corpo. Ma è un percorso a doppio senso: il metabolismo del corpo è influenzato dal contenuto biochimico del cervello. Tra le due realtà esiste un fenomeno di retroazione ed è per questo che quello che pensiamo è importante quanto quello che mangiamo; per contrastare lo stress o per essere veramente in salute occorre lavorare su entrambi i fronti. In termini molto semplici, questo - per alcuni come al solito forse troppo semplicistico e banale - significa che se ingeriamo buoni alimenti è possibile produrre pensieri lucidi, con contenuti discreti, inaspettati se non “geniali” ... di buona qualità.
na alimentazione corretta, quindi, può essere utile a migliorare o stabilizzare l'umore e, nel contempo, a procurare un generale benessere in tutto l'organismo: fisico e mentale … una cattiva alimentazione, basata su una cottura nei grassi e di patatine fritte, non solo fa saltare i bottoni, ma è sicuramente dannosa sia per il corpo sia per la mente. Il cibo, comunque, si sa da tempo, anche se la scienza spesso fa confusione, è uno degli strumenti più potenti per mantenere il corpo in salute, in condizioni davvero ottimali. Al di là dei vari interessi culturali (economici) e dall'imposizione concettuale delle varie scuole di pensiero, ci sono però alcune interessanti raccomandazioni chiare e trasparenti indispensabili per la nostra salute psicosomatica. Mangia almeno qualche noce al giorno (frutta secca, nocciole); un frutto che non solo costituisce una fonte di acidi grassi benefici per la nostra salute, ma anche importanti flavonoidi (antiossidanti). I flavonoidi, se assunti con continuità, contenuti nelle noci, alcuni tè, uva, arance, mirtillo rosso, pomodori e cipolle, sono sostanze antiossidanti e antiinfiammatorie fondamentali per l'organismo. I grassi monoinsaturi, essenziali, omega 3 (omega 6, olio di oliva) aiutano ad alzare il livello di colesterolo HDL (buono) e a tenere pulite le arterie mentre procedono col flusso sanguigno. Mangia almeno tre volte la settimana il pesce, specialmente quelli grassi come salmone, merluzzo, branzino e pesce azzurro, i quali ricchi di omega 3 portano al corpo importanti benefici (riducono l'irregolarità del battito cardiaco, la formazione di coaguli attraverso la fluidità delle piastrine, abbassano i livelli di trigliceridi responsabili della formazione di placche nelle arterie). Non dobbiamo dimenticare che lo stress non solo è connesso a stati d'animo negativi, ma è legato anche a infezioni e a un invecchiamento generale precoce. Ognuno comunque sceglie la sua strada per ridurre lo stress: ad alcuni piace correre, fare massaggi, mangiare bene, ad altri ascoltare Beethoven o immedesimarsi nella musica dei Metallica.
'è sempre, comunque, almeno una scelta, una cosa che possiamo fare di fronte a questo sgradevole compagno di viaggio: allontanarsi immediatamente dalla situazione complicata, sia facendo una camminata sostenuta nel parco sia spostandosi in un ambiente diverso, più “areato” e distensivo … riposare, riposare e ancora riposare aiuterà i linfociti T (tipo di globuli bianchi specializzati nel riconoscimento delle cellule infettate) e B (cellule del sistema immunitario deputate alla produzione di anticorpi contro uno specifico antigene) a diventare più forti e resistenti ... prepararsi per una eventuale battaglia armati fino ai denti. Un'altra cosa da dire importante è che piangere fa bene. Le lacrime, infatti, prodotte nei momenti di dolore intenso, trasportano gli ormoni dello stress; attraverso il pianto si elimina infatti la prolattina (ormone prodotto dall'ipofisi). Sebbene non siamo abituati a piangere, magari alcuni si sentono strani o in imbarazzo, è sempre un segnale di un livello di stress eccessivo … che il secchio ormai è traboccante.
o stress, comunque, soprattutto quello cattivo, influenza sempre negativamente la vita, le attività quotidiane, il rapporto con se stessi e gli altri; a volte ostacola persino una normale conversazione, mette sulla difensiva e rende inspiegabilmente ostili. Appare talmente spiacevole, capriccioso e distruttivo da interrompere o disattivare qualsiasi iniziativa, da demolire addirittura le cose buone costruite nel tempo, da cambiare non solo un certo modo di fare e di pensare, uno stile di vita “ben” consolidato, ma anche radere al suolo un ambiente circostante importante, annullare completamente tutto ciò che sta intorno e che potrebbe sostenere a livello relazionale nei momenti difficili. La reazione soggettiva a questo fenomeno - affrontare la situazione in modo ‘appropriato’ o mostrare sintomi preoccupanti - è sicuramente in funzione delle condizioni metaboliche vitali di base di ognuno di noi, ma dipende anche dall’interazione tra caratteristiche personali, natura dell’evento “disturbante”, da supporti solidi, sinceri e concreti di chi ci sta a fianco. RICORDA, una carezza pur lieve, ma sincera, fornisce una prospettiva, una visione nuova e rigenerante delle cose, diventa un potenziale incredibile per qualsiasi iniziativa … per affrontare con poco sforzo i cambiamenti, certe crisi e difficoltà. Bisogna tenere nella giusta considerazione, inoltre, che il nostro sistema nervoso centrale e periferico, man mano che passa il tempo, essendo più “lento”, reagisce in modo meno efficace allo stress … la chimica cerebrale diventa meno reattiva … qualcuno direbbe che comincia a “darsi una calmata” nel vero senso della parola; si inizia, allora, per alcuni, facilitati da questo cambiamento biochimico, ad essere meno dispersivi, fare delle scelte lavorative e sociali più vantaggiose, eliminare i rami secchi, scoprire nuovi interessi, trovare le vere passioni che animano e rallegrano lo spirito, creano vivacità e rendono piacevole ogni momento trascorso da soli o con gli altri … una condizione psicosomatica che mantiene viva la speranza e fa bene all'umore.
on si può rispondere comunque a tutto questo con una espressione Mondainiana: “Uffa che barba, che noia”, ancora una volta con questo ritornello! Bisogna cominciare, invece, da subito, a fare qualcosa, riprendere in mano antichi progetti, accantonati da tempo, decidere finalmente da che parte stare, semplificare, ottimizzare, eliminare le cose superflue!!! Senza insegnare niente a nessuno, le cose che ci interessano veramente vanno realizzate, guai ignorarle, metterle sempre all'ultimo posto! E' stato ampiamente descritto dalla letteratura scientifica il legame tra stress e una serie di disturbi fisici ed emotivi. Le “uscite” dal palcoscenico della vita, ad esempio, accumulate e mal gestite nel tempo - pensionamento, isolamento sociale forzato, solitudine, perdita di prestigio professionale, sensazione di essere ripetutamente ignorati, di ricevere poca considerazione, figli che escono di casa perché ormai adulti e lutti improvvisi - influiscono pesantemente sui problemi fisici … fanno scivolare in tratti depressivi piuttosto marcati, magari senza nemmeno accorgersene.
hi è smarrito e demoralizzato, avrà disperatamente bisogno di attenzione di una buona e sincera considerazione, avere ben presente un chiaro ed inequivocabile senso di identità e di far parte con un certo valore a quel gruppo sociale specifico. Spesso, non solo chi è calato in questa dimensione o ha imparato negli anni a soffocare l'aggressività, cercherà in tutti modi di sottrarsi ad ogni coinvolgimento emotivo, ma anche chi è abituato a reagire in modo eccessivo al “pericolo” avrà, purtroppo, le sue pene, non si renderà conto della tensione reale in atto, non sarà - perché sempre più tormentato e confuso - in grado di distinguere una minaccia vera da quella falsa … l'impatto oggettivo che lo stress esercita sulla sua vita; l'orgoglio, il bisogno di essere forti per compensare i “fallimenti” emotivi o gli eventi sopra descritti, assieme alla difficoltà di mettere a fuoco il vero stato psicofisico, allontanano poi il soggetto dalla possibilità di prendere le dovute precauzioni, apportare cambiamenti consapevoli e veloci ai vari ostacoli e conflitti. La rabbia, inoltre, trattenuta o repressa non solo è dannosa, ma è fortemente associata ad un sentimento di impotenza e sconfitta … alla sensazione di non avere nessuna possibilità di fare qualcosa di utile e di importante per migliorare le proprie condizioni. Il tutto viene registrato, non passa mai inosservato, lascia lentamente un marchio, un segno il più delle volte indelebile.
appiamo, infatti, che un'ondata violenta ed inaspettata di adrenalina, prodotta dalla tensione o da una visione distorta della situazione, aumenta la pressione, altera il ritmo cardiaco, accelera il polso, può costringere il cuore a perdere colpi e a produrre leggere aritmie; aumenta, inoltre, anche per un cattivo funzionamento della ghiandola epatica, non sempre rispettata, il colesterolo nel sangue e rende le arterie più reattive a spasmi che possono aumentare il rischio di infarto ... “piccole” anomalie, impercettibili ed inevitabili direbbe qualcuno, ma a tutti coloro che sono a rischio di malattie cardiovascolari, che sono “deboli” di cuore, cosa può accadere se tale situazione fisiologica si presenta con una certa insistenza e continuità? Non bisogna mai dimenticare che lo stress - accompagnato da quella invadente, sgradevole e fastidiosa sensazione quotidiana di non essere mai all'altezza delle situazioni o di non aver nessun controllo sulle cose - può velocizzare non solo l'invecchiamento, ma anche il decadimento progressivo dell'efficienza sia sul piano fisico sia su quello psichico … una reazione mentale che può favorire una rottura, un danno anche grave nel punto più sensibile e debole del corpo. Fortunatamente, molti dei conflitti più comuni rispondono meglio a “semplici” strategie e a modesti aggiustamenti dello stile di vita. Modi di fare che, come vedremo in seguito, consentiranno di migliorare o proteggere direttamente il sistema immunitario: creare una difesa più efficace per gestire lo stress e le insolite aggressioni da parte di un ambiente “inquinato”.
uando una patologia persiste o si ripresenta con una certa insistenza, è segno che qualcosa non va per il verso giusto; significa che le difese dell'organismo stanno lottando o sono in una fase di stallo: un segnale inequivocabile che dovrebbe spingere a fare qualcosa, rimuovere gli ostacoli e gli stili di vita malsani. Alcuni studi hanno dimostrato che molti stati emozionali, come ad esempio collera, rancore e una carenza affettiva lasciati fermentare dentro di noi, potrebbero pesare parecchio sul decorso di una malattia … alterare non solo alcune funzioni mentale, ma modificare chimicamente l'intera struttura fisica di un essere umano. Per farla breve, una mobilitazione eccessiva e cronica di alcuni neurotrasmettitori prodotti dallo stress, alterando alcune funzioni importanti, possono nuocere in profondità la salute; in questo modo si compromettono le difese immunitarie, si altera l'apparato cardiocircolatorio e si aumentano in modo esagerato i radicali liberi (si abbassano maniera considerevole i linfociti B e T). Quindi, un'improvvisa perdita di autostima e di valore non solo hanno un impatto profondo sulla qualità della vita, ma anche il sistema ormonale sarà ridotto, funzionerà a tratti, mai con la velocità voluta e nel modo efficiente desiderato.
a convinzione realistica di gestire la situazione e la presenza di un adeguato supporto ambientale hanno sempre un ruolo determinante nella soluzione “vittoriosa” o nell'uscita da qualsiasi situazione ordinaria; fare parte di una vasta rete sociale di amici, familiari e colleghi “comprensivi” può essere di grande aiuto per affrontare stati emotivi importanti e prolungati, rendere più scorrevoli i rapporti umani difficili, soprattutto per chi accetta benevolmente l’aiuto degli altri in caso di necessità (ovviamente senza consegnare ad altri le chiavi di casa per la gestione della propria vita). Lo stesso evento stressogeno può avere effetti molto disparati su persone diverse, a seconda di come viene percepito, affrontato e vissuto. Certe persone, bravissime nel gestire ogni tipo di relazione complicata e questioni lavorative di rilievo, sono messe in grave crisi dalla fine di una banale relazione sentimentale, ad altre invece accade completamente il contrario. Chi non è particolarmente contento del lavoro, ma non è abbastanza motivato a cambiarlo, reagirà di fronte ad una sospensione temporanea (calo della produzione, cassa integrazione), in modo meno drammatico, diversamente comunque da chi è costretto a rinunciare a un’attività che rappresenta la massima aspirazione della sua vita; per gli ossessivi – compulsivi, infatti, perdere il lavoro, a differenza di altri quadri clinici, tale cambiamento risulta devastante, fa crollare completamente ogni “difesa”, il senso di sicurezza, autostima e fiducia nella vita. Le persone affrontano meglio lo stress se hanno già vissuto in precedenza esperienze analoghe.
l grado di controllo sulla situazione è un altro fattore determinante: è più facile accettare un divorzio a lungo ponderato e desiderato, soprattutto per chi ha preso parte alla decisione, alla soluzione di qualche conflitto … avuto un ruolo dominante nella gestione della separazione. A volte un evento stressante può essere quella famosa “goccia che fa traboccare il vaso”; una persona che ha affrontato tante difficoltà e vive perennemente disagi di ogni tipo, che tiene duro, sempre rigido ed inflessibile su ogni cosa, sempre in bilico a livello emotivo, può crollare in occasione di una lite banale con il partner, a seguito di un normale controllo fiscale o di un semplice conflitto con un collega di lavoro. Lo stress da cui può avere origine un disturbo dell’adattamento può essere conseguenza di un fatto acuto o di un problema cronico che getta un’ombra sull’esistenza per molti anni. Il licenziamento, l’inizio o la fine della scuola, il fidanzamento, una delusione d’amore possono diventare fenomeni “acuti”. Quando il fattore stressogeno è così insistente e preciso, esiste un limite temporale di qualche mese oltre il quale, se i sintomi persistono, difficilmente sono riconducibili a quell’evento. Se una persona è ancora molto depressa due anni dopo la fine di un rapporto affettivo, è poco probabile che la rottura di quel legame sia stata causata dalla “depressione reattiva”, mentre è possibile che ci sia un disagio emotivo concomitante, per esempio un tratto “borderline” ben radicato. A volte è davvero difficile delimitare uno “sforzo”, dire quando termina un evento stressante; fattori stressogeni persistenti sono gli abusi fisici e psicologici perpetrati regolarmente da un partner violento, un lavoro poco gratificante, rapporti affettivi al capolinea e malattie croniche. Alcuni eventi stressanti, pur essendo limitati nel tempo, hanno ripercussioni durature; ne sono esempi le privazioni sensoriali, le difficoltà economiche, lo stato relazionale che segue un divorzio o la perdita di lavoro. Lo sappiamo, nessuno sfugge allo stress, perché tale fenomeno fa parte della vita. Può essere “positivo” quando l'energia promuove o stimola una buona intelligenza, crea un pensiero creativo, ma diventa nocivo quando esaurisce completamente ed inutilmente le nostre preziose risorse psicofisiche. L'esperienza accumulata, inoltre, permetterà di individuare o meglio scegliere i comportamenti più adeguati alle situazioni in atto. Questo discernimento, se lucido, conserva un buon serbatoio di energia grazie a scelte mirate e strategie più efficaci … meno polverone si solleva, più si ha la capacità - non disperdendo energie inutilmente - di gestire bene lo stress. La vita difficilmente è un corso d'acqua calmo, sereno e tranquillo: le occasioni di stress sono infinite; nessuno è immune ad alcuni malesseri e timori vari come ad esempio malattie, conflitti lavorativi, lutti e separazioni … stati emotivi che non mancano quasi mai nella vita di ciascuno di noi.
el quotidiano, comunque, lo sappiamo da tempo, ci sono cose che non possiamo controllare completamente, ma anche tante altre situazioni che possiamo tenere d'occhio, sotto controllo, o gestirle in maniera sapiente e vincente con un approccio curioso, deciso, determinante e soprattutto con quella voglia di prendere in mano la nostra salute; un atteggiamento utile non solo per avere consapevolezza delle nostre responsabilità, scoprire tutti i misteri racchiusi nel nostro meraviglioso corpo, ma anche conoscere finalmente la magia dei rapporti interpersonali, essere parte attiva in quel fantastico e magico mondo chiamato vita … la salute, comunque, al di là dei vari aiuti esterni, è e deve restare sempre nelle nostre mani. Rispettarsi o volersi bene non significa certo dire di esporsi a egoismi, a un fare saccente o corrispondere a un personaggio stravagante, ma è l'inizio di un profondo rispetto e amore verso e oltre se stessi. Solo in questo modo si ha il potere di rendere il proprio involucro più forte, combattivo e giovanile. Non lasciamo mai che lo stress ci divori lentamente come un avvoltoio, “dentro” e “fuori”. Tutti noi abbiamo una personalità e un carattere ben precisi, e il modo in cui li esprimiamo non viene determinato alla nascita; i tratti di personalità li sviluppiamo nel tempo, attraverso una potente spinta evolutiva, tra incontri e scontri, gioie e dispiaceri, vittorie e sconfitte … un continuo alternarsi di piacere e dolore. Non possiamo rimanere vincolati a questi “atteggiamenti” accumulati nel tempo per sempre, ma possiamo renderli unici, trasformarli secondo i nostri reali desideri e bisogni attuali … utilizziamoli per acquisire una chiara visione della nostra vera identità, per migliorare i rapporti con noi stessi e gli altri, per trasformare finalmente le nostre limitazioni in preziosi punti forza. Uno nella vita può fare quello che vuole, ma chi è distratto o ignora i principi di una esistenza il più possibile “sana” e “spontanea”, prima o poi dovrà fare i conti con il mondo interno ed esterno, scontrarsi con la realtà ... quanto prima, pagherà “dazio” con tutti gli interessi!!!
iamo invece in presenza di un disturbo dell’adattamento cronico quando la reazione disadattiva nei confronti di una situazione di stress è persistente, dura da lungo tempo e la persona non sviluppa una sintomatologia conclamata compatibile con un altro disagio emotivo: disturbo nevrotico o psicotico. Quando queste reazioni sfuggono al controllo siamo in presenza di un disturbo post – traumatico da stress (PTSD). Si tratta di una forma grave e cronica di quella che all’origine era una funzionale reazione di adattamento messa in atto per gestire o evitare il pericolo. Ricordare poi l’evento rischioso non ha più il significato di un utile avvertimento, ma diventa un elemento disturbante e, soprattutto, onnipresente, ossessivo … un tarlo che, inesorabilmente, scava in profondità. In ogni situazione, quello che creava fiducia si trasforma, improvvisamente, in una potenziale minaccia. E’ a questo punto che l’organismo si mobilita, con tutte le sue risorse energetiche, alla ricerca di nuove condizioni di equilibrio. Lo stress non solo è capace di influenzare lo stato psicologico di chiunque, ma può anche minare completamente il metabolismo, tutto il corpo in ogni suo punto più delicato: nuoce alla salute ed è potenzialmente, per alcuni studiosi, all’origine di ‘tutte’ le malattie … con pessime “barricate” il nemico può entrare più facilmente nel “castello”, senza nemmeno combattere! Alcune attendibili ricerche scientifiche affermano che, abbassando le difese immunitarie, può scatenare persino il cancro o essere più esposti a varie patologie anche serie … il disagio interiore manda silenziosamente e lentamente in frantumi le difese, la centralina dei comandi superiori. Se il processo ormonale va in tilt significa che l’orologio biologico interno si è inceppato e che qualcosa, nel nostro modo di vivere, provoca tensione e mette a rischio il nostro equilibrio fisico e mentale.
o stress comunque non dipende sempre dal troppo lavoro, dalle tasse da pagare, dai figli, dai ritmi frenetici, dalla comunicazione difficile, ma fa la sua comparsa e diventa pericoloso quando facciamo cose che non ci interessano più, siamo lontani mille miglia dai nostri reali obiettivi, inseguiamo una vita diversa da quello che si desidera veramente, non siamo più protagonisti della nostra vita e nemmeno padroni in casa nostra; siamo in compagnia di un'esistenza colma di atteggiamenti sbagliati, fatta di gesti distratti, più vuoti del solito, caratterizzata da sforzi inutili ed eccessivo perfezionismo … tutte cose che non danno felicità ma, lentamente, ci allontanano da un vivere sereno e tranquillo … le luci colorate si spengono, cala il sipario su ogni iniziativa, lo spettacolo della vita con tutte le sue bellezze si oscura, si interrompe improvvisamente ... tutto si ferma!!! Le reazioni più comuni in caso di stress sono accompagnate da depressione, ansia, manifestazioni di sintomi fisici fastidiosi, modificazioni del comportamento o da una combinazione di tutti questi elementi. Come è stato più volte sottolineato, inoltre, molti sono i guai che lo stress può provocare a livello fisico e, quindi, vere e proprie “disfunzioni” organiche sono associate a tale fenomeno. Il rischio di somatizzare è davvero alto per una struttura psicosomatica debilitata, completamente in avaria e, quindi, i seguenti distretti corporei diventano vulnerabili, facile bersaglio di un blackout generale:
Perché. Si blocca una testa che “pensa troppo” … tiene sotto controllo un mondo emotivo irrequieto, impaziente, che vorrebbe esprimersi, ritornare ad essere parte attiva, protagonista, prima donna e non più comparsa ... preme per uscire da un “ambiente” freddo e tossico, pieno di cianfrusaglie inutili (iperattività di pensiero) … segnala timori, paura e terrore di non riuscire a controllare una certa situazione;
nfarto e ipertensione
Perché. Altera la circolazione arteriosa; un continuo stato di allerta sia a livello emotivo sia a livello fisico per tenere sotto controllo un mondo considerato pericoloso … un ritmo di vita agitato, davvero frenetico.
al di stomaco
Perché. Difficoltà di accettare e “digerire” certe cose, situazioni e persone (vedasi l'esempio della cena al ristorante) … difficoltà ad adattarsi, resistere, opporsi al nuovo, al cambiamento, alle idee … senso di colpa perché si teme di aver creato una situazione ingiusta.
olite
Perché. Sensibilità alla contrarietà, alle critiche e al rifiuto da parte di altri … incapacità di trattenere e 'assorbire' le cose positive … confronti che creano insicurezza … le contrarietà sono difficili da “digerire” …sempre alle prese con un senso di rinuncia, oppressione e di disfatta.
al di schiena
Perché. E' la struttura portante, di sostegno e di supporto che segnala come affrontiamo la vita, in che modo facciamo fronte alle avversità … la schiena si blocca quando il peso della vita diventa difficile da sostenere … diventa complicato farsi carico delle responsabilità, troppo impegnativo far fronte alle traversie della vita.
nsonnia
Perché. Non lasciarsi andare, non riuscire a staccare dal quotidiano, dai pensieri che ronzano continuamente in testa … tensione, senso di colpa radicato in profondità … non sentirsi mai a “posto”. Non essere felici: necessita' di cambiare qualcosa di importante e, soprattutto, di sciogliere il CONTROLLO psicofisico. Una vita stressata, un problema che non si riesce a risolvere. Una routine quotidiana insulsa, sempre uguale e banale. Difficoltà di abbandonare la giornata appena trascorsa. Soffocare o sopportare aspetti importanti del quotidiano.
a reazione a fattori ansiogeni varia comunque a seconda dell'età e in funzione della personalità dei diversi soggetti. A incidere sono le esperienze vissute, alcuni elementi ereditari, lo stato di salute, le relazioni sociali, l’ambiente facile o difficile di cui si dispone … ozio e pigrizia possono peggiorare la situazione. Questo fenomeno, in alcuni casi, porta ad uno stato di profonda sofferenza psicologica. Tale malessere, se non “curato” in modo adeguato e con mezzi appropriati, può compromettere le capacità lavorative, i rapporti sociali, l’efficienza, la creatività e avere effetti negativi sulle possibilità di una brillante carriera … decide sempre per noi. In ogni caso quando l’ansia e lo stress prendono il sopravvento, il lavoro - anziché arricchire, rendere autonomi e far evolvere serenamente - perde la sua positività e si trasforma in un peso esistenziale che non solo opprime, ma uccide ogni speranza. No resistere, lottare e sforzarsi all’inverosimile per superare la crisi. Al posto di arrabbiarsi, per trovare una soluzione a problemi quasi irrisolvibili, è importante “fermarsi” e riflettere sul da farsi, magari cercare di lasciare in sospeso il problema, dedicandosi a qualcosa d’altro davvero più interessante, stimolante e che fa star bene.
n questo stato di benessere psicofisico posso dire finalmente che, quel nemico minaccioso, non è più in grado di smantellare bruscamente le mie certezze e corrodere le mie sicurezze … posso affermare con saldo convincimento che “quella singolare circostanza, finalmente, non mi ha 'affondato', sconvolto completamente, ma solo 'sfiorato', sono rimasto in piedi, pronto di nuovo a combattere con tante risorse” ... il mio organismo, non essendo sfinito, è di nuovo pronto a ricaricarsi velocemente, far fronte e neutralizzare nuovi attacchi, distribuire ancora tanta e tanta energia! Deve diventare la parola d’ordine di un processo educativo, o meglio rieducativo, che ci porti con una certa solerzia, a “neutralizzare” i pensieri spazzatura e, soprattutto, a riequilibrare quei meccanismi destabilizzanti responsabili della tensione muscolare, fino a raggiungere una corretta tranquillità psicofisica. Anche se ci sono tantissime strategie utili per ridurre i fattori di rischio che conducono allo stress, il programma terapeutico - proprio per evitare di appesantire ulteriormente il carico psicosomatico - deve sempre basarsi su semplici regole comportamentali, una corretta attività ginnica (movimento senza sforzo), uno stile di vita libero, naturale, idoneo e vantaggioso per conservare e contenere al massimo tutte le risorse energetiche. Spesso, però, per molti, attivare certe metodiche terapeutiche, anche le più semplici, può diventare un problema in quanto si vorrebbe bruciare di colpo le tappe richieste dal protocollo di intervento, eliminare immediatamente quel fastidioso stato ansiogeno, migliorare le cose velocemente senza portare un minimo cambiamento al proprio modo di fare. Le situazioni stressanti, lo sappiamo da tempo, determinano nell’organismo un accumulo di energie che vengono predisposte e attivate per rispondere nel modo più efficace a una situazione giudicata di pericolo o di minaccia reale o immaginaria. Quando però non è possibile reagire immediatamente e utilizzare questa carica energetica (ad esempio perché quello che possiamo definire "aggressore" è un superiore, un cliente, rappresenta un importante affetto o magari una situazione solo pensata) nell’organismo si accumulano tensioni, reazioni biochimiche che se non eliminate lo aggrediscono nei punti più deboli.
er una persona sarà lo stomaco, per un’altra ancora sarà il cuore oppure per alcuni la pelle (vedasi dermatiti, acne vulgaris, orticaria, infiammazioni, gonfiori). Benché lo stress, in eccesso, sia il principale responsabile di tutti i nostri “guai”, in ognuno di noi le modalità espressive, la scelta del linguaggio, del sintomo, restano sempre un incognita … un percorso spesso senza bussola che parla delle nostre emozioni, del nostro modo di comprendere e affrontare il mondo. Di fronte al medesimo conflitto ogni individuo, infatti, reagirà secondo il suo singolare stile di vita, risponderà sempre in modo sorprendentemente originale. Essendo il vissuto di ciascuno di noi diverso, la soluzione ai singoli problemi dovrà essere, quindi, rigorosamente personalizzata. I gesti poi fatti per inerzia, per soddisfare o compiacere gli altri, per “tamponare” cose di cui non siamo assolutamente responsabili, causano stress cattivo e, soprattutto, sono sempre insidiosi e difficili da mettere a fuoco … da smascherare, identificare, stabilire un legame fra più elementi responsabili. La soluzione che dobbiamo mettere in atto quando abbiamo a che fare con il “mostro”, quindi, appare più che evidente, non deve mai essere una fuga, ma la giusta attività! Se soffri non rimandare, non rinviare un affettuoso e genuino sostegno: l’aiuto deve essere chiesto al momento giusto, quando serve realmente! … altrimenti puoi cronicizzare e soffrire inutilmente in silenzio. Se, poi, ti ritrovi continuamente inchiodato al dolore forse è davvero il momento di farti aiutare, di mettere fine ai tuoi patimenti reali o immaginari.
ICORDA, tale richiesta non è mai un gesto di debolezza, ma di grande forza e coraggio. Il cambiamento lo sappiamo, richiede adattamento, impegno, tempo, costanza e fa percepire la realtà a volte diversa di come la si pensava ma, soprattutto, rende momentaneamente inquieti perché si è abituati a vivere in maniera "diversa", a volte sottotono o, in casi gravi, in forma poco equilibrata e, quindi, essendo abituati a funzionare in un certo modo, anche se a velocità ridotta, i cambiamenti possono al momento confondere, impressionare, disorientare, se non allarmare. Queste stranezze, timori e difficoltà legati al cambiamento richiedono un “onesto” e sano allenamento, non bisogna mai biasimarsi perché anche nel nuovo viene richiesto un certo grado di adattamento; ogni cambiamento iniziale porta sempre squilibrio, un nuovo assestamento in qualsiasi settore della vita: sociale, lavorativo, culturale e affettivo. Man mano che passa il tempo l’individuo, sperimentando alcune metodiche terapeutiche sempre più vantaggiose e armoniose per l’unità psicosomatica, potrà appropriarsi di vigore, energia, sicurezza, spontaneità e autonomia davvero interessante … finalmente è possibile scordare un passato “imperfetto” e tormentato, abbandonare le abitudini negative che consumano inutilmente energia … lasciare alle spalle tutte quelle cose che intralciano, non contano più e soprattutto chiudere definitivamente con i pensieri vampiro che sfibrano, tolgono forza e spezzano la vita. Rispettare il ritmo sonno – veglia, inoltre, è decisamente un’ottima prevenzione dello stress: risulta più facile adattarsi alle situazioni quando si è più lucidi, energici e riposati.