venerdì 27 febbraio 2015

-ADOLESCENZA. Il giovane collerico

Il giovane COLLERICO ...



efinizione. La collera trova radice nella parola greca “cholé”, che significa “bile”, anticamente veniva definita come un sentimento che si sviluppa tra cuore e fegato, l’organo nel quale, secondo la medicina cinese, reprimiamo lo sdegno e la stizza verso qualcosa o qualcuno di sgradito. La cultura ellenica, infatti, attribuiva la collera a una “agitazione di sangue bilioso che arriva rapidamente al cuore”, e non a caso ancora oggi nel linguaggio popolare si usano espressioni come “rodersi il fegato” e “farsi il sangue amaro”.  In pratica, è una violenta reazione alle contrarietà. Il sistema nervoso centrale e periferico, improvvisamente, può mobilitare tutte le forze aggressive del soggetto. Notevoli manifestazioni fisiche si accompagnano alla collera: diventano iperattive tutte le ghiandole a secrezione interna che favoriscono l’attività. I muscoli si bloccano, il viso si contrae, il sangue affluisce al cervello; l’individuo in questione viene preso da un bisogno irresistibile di picchiare, rompere, urlare


l risultato è che, invece di modificare la situazione frustrante, il soggetto può cadere in una crisi di nervi o essere vittima di una sincope; la collera spesso porta a svenimenti. Un temperamento impulsivo, influenzabile, irritabile favorisce le esplosioni emotive; un temperamento inibito le rende più rare e meno violente (il soggetto in questo caso può manifestare disturbi psicosomatici: mal di testa, gastrite, colite, asma, artrite, mal di schiena, disturbi dermatologici). In alcune malattie mentali la collera può assumere una violenza inaudita e diventare pericolosa, perché il soggetto è incapace di dominarla. La collera è senza dubbio una delle manifestazioni più frequenti nel giovane, e anche una di quelle che avvelenano il clima familiare e provocano nei genitori un’inquietudine circa l’avvenire mentale e sociale del loro bambino. Essa costituisce la brutale manifestazione di un senso di ostilità rivolto contro l’ambiente circostante, persone o cose. Essere in collera significa perdere il controllo delle proprie reazioni. Tale controllo è necessariamente meno solido nel bambino che nell’adulto. 


li eccessi di collera sono riscontrabili a tutte le età. Fin dalla nascita alcuni piccoli “demoni” vociferano e urlano; a quell’età, la collera va di pari passo con i movimenti del corpo: si tratta di vere e proprie crisi di soffocamento (urla fino a strangolarsi, diventa violaceo, perde la conoscenza)Nella maggior parte dei casi si tratterà di una sensazione di disagio, di freddo, di fame o di una posizione scomoda (mal di denti, indigestione, irritazione delle mucose, abbandono). Qualche volta si ha anche l’impressione che provi una gioia maligna nell’andare in collera, nel dar prova della sua potenza su coloro che lo circondano. Generalmente però questa situazione non va oltre i quattro o cinque anni. Il bambino maturando comprende il carattere ineluttabile delle esigenze e delle limitazioni.  A partire da una certa età fino alla pubertà, le collere saranno nella maggior parte dei casi provocate dal tentativo degli adulti di porre fine al gioco: questo deve cedere il posto al pasto o allo studio. Oppure potrà anche trattarsi della proibizione di andarsi a divertire con un compagno, o anche la proibizione di uscire di casa. A ciò si mescola spesso una specie di senso di ingiustizia e la collera verrà in tal caso generalmente rivolta contro qualche cosa (fratello, sorella).


ra è il figlio maggiore che protesta perché al piccolo si concede tutto; ora sarà questi a ritenersi parte lesa perché si fa una differenza fra i due e lo si esclude da un certo divertimento.  Già in questa fase compaiono i diversi comportamenti collerici che ritroveremo nell’adolescente e, perché non dirlo, anche nell’adulto. Nell’uno la collera sarà franca, unita a un pestar di piedi, a ingiurie, qualche volta alla distruzione degli oggetti; nell’altro, invece, si manifesterà in tono minore ed egli si limiterà a mugugnare in un angusto cantuccio; un altro ancora, non manifesterà reazioni tranne un improvviso pallore al viso, un’increspatura delle labbra. Il momento più difficile in cui le collere sono più frequenti e più violente è quello della fase di opposizione (due – tre anni). E’ proprio il periodo in cui il bimbo conquista duramente un nuovo livello di indipendenza. Egli ha un bel voler essere indipendente: dipende, proprio per la sua immaturità fisiologica, dagli altri. E va in collera tanto contro le proprie debolezze, quanto contro l’autorità altrui. Nel soggetto normale, il senso della realtà serve da freno. Da adulti, non cediamo tanto facilmente ai nostri sbalzi d’umore. Ma basta che qualcosa intervenga a disturbare il nostro meccanismo cerebrale, la fatica, lo stress, una malattia (si è più polemici quando si ha una patologia!), ed ecco che quel controllo perde ogni efficacia.

Risultati immagini per collera infantile nei dipinti
COSA FARE. Non esistono ricette magiche, ogni situazione richiede una sua specifica valutazione, non solo in funzione del presente ma anche del futuro. Nel bambino collerico vi è una parte di temperamento che non è eliminabile a colpo sicuro. Egli esplode: è il suo modo di reagire. E’ forse interessante ricercare perché nella nostra società facciamo tanta fatica a sopportare la collera e le grida. Essendo istintivo, l’urlo di collera ci fa paura e costituisce per noi il segno di una fragilità emotiva. Per un determinato verso, la nostra reazione, la nostra tensione di fronte alla collera del giovane può farci riflettere sull’impressione che noi stessi diamo al bambino quando gridiamo, quando anche noi andiamo in collera. Questa riflessione può indurci a una maggiore comprensione nei nostri rapporti reciproci.  Non bisogna cercare di spezzare a ogni costo la rivolta al suo sorgere … può accadere che un bambino, i cui moti di collera siano stati soffocati, divenga poi un depresso, un ansioso e privo di difese.


NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.

Bonipozzi dott. Claudio Tel.349.1050551 –  0532.476055
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