giovedì 6 febbraio 2014

-PSICOSOMATICA. Il linguaggio dei sintomi dicembre 2005.



Il linguaggio dei sintomi ...

brevi frammenti di PSICOSOMATICA



oi impariamo dall’esperienza, dalla nostra esperienza personale. Tale “conoscenza” si acquisisce mediante il rapporto costante con la realtà: dalla nascita alla morte. Possiamo dare ascolto a un consiglio, ma alla fine è l’applicazione pratica, concreta di quel suggerimento a permetterci di imparare e di conservare il nuovo apprendimento (… attenzione però ai consigli elargiti da “sconosciuti”: seguire i suggerimenti altrui in modo incondizionato potrebbe diventare inutile e dannoso perché ci si vincola a modelli di pensiero e a schemi mentali che non appartengono a noi). Quando ci troviamo davanti a una situazione nuova, le “conoscenze” precedenti ci permettono di affrontarle in modo efficace: passiamo rapidamente in rassegna tutte le nostre esperienze (… depositate dentro di noi) per usarle in modo da procedere adeguatamente con una certa sicurezza. L’arte di diventare adulti richiede il confronto continuo con migliaia di situazioni nuove su cui non abbiamo ancora alcuna conoscenza. Usiamo la nostra limitata esperienza, la curiosità, il desiderio di cambiare e il coraggio di affrontare dei rischi per addentrarci in queste nuove esperienze. Si potrebbe dire che i requisiti per sviluppare queste abilità, queste conoscenze sono:

- spinta e motivazione personale o il desiderio di cambiamento;
- capacità di assumersi dei rischi e cioè il coraggio di tentare qualcosa di nuovo;
 - le capacità di superare il dolore legato agli errori inevitabili durante il periodo di transizione;
- modificazioni interne del meccanismo di apprendimento che possa permettere di reagire       diversamente alle situazioni future.

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e osserviamo un bambino alle prese ad imparare ci renderemo subito conto quanti sono i processi necessari per questo cambiamento. All’inizio egli va a quattro zampe tutto soddisfatto, a parte qualche imprevisto (… cozzo contro uno spigolo), e vede il suo ambiente da un punto di vista sicuro e familiare. Poi una forza innata, stimolata dall’ambiente circostante, lo spinge a stare eretto. Il mondo gli appare improvvisamente meno familiare, il piccolo vacilla, cade e scoppia in lacrime. Questa esperienza è solo l’inizio. Gradatamente, dopo infinite cadute e, naturalmente incoraggiamenti e atteggiamenti comprensivi (… speriamo!), il bambino impara a stare ritto da solo. Poi, con molta pratica e un aumento di sicurezza (… supportata dall’esortazione familiare), per lui stare in piedi diventa un processo automatico, che non include più tutti gli errori legati al processo di apprendimento. Questa modalità, questo schema continua anche quando diventiamo adulti. Possiamo considerare il corpo e la mente come un pacchetto di possibilità potenziali. Tale “unità” (mente e corpo) contiene immagazzinata immensi poteri fisici e mentali che aspetta solo di essere liberati.

urante tutta la vita, l’individuo si sforza di appropriarsi di queste “conoscenze”, di questo potenziale. Se il processo di apprendimento suscita fatica, dolore o paura, possiamo istintivamente limitare il nostro lavoro di “conoscenze” (di crescita) in quella determinata direzione, ma così facendo ci priviamo, probabilmente, di una importante chance. Se una situazione è troppo penosa da accettare possiamo ricorrere ad un’altra modalità di espressione: al sintomo. Questo sintomo dà dei vantaggi iniziali, probabilmente ci evita una sofferenza maggiore, ma col tempo, una volta passata la sfida iniziale, risulta non più giustificato. Esso però fa ormai parte del nostro “repertorio” (… stile di vita, comportamento,  atteggiamento, ecc.) e così non ci abbandona più. Sembra che esistano due modi di gestire una situazione difficile. Possiamo usare una capacità appropriata, sviluppata attraverso l’apprendimento sperimentabile durante il processo di crescita, oppure se questa non esiste, ricorrere a un sintomo come ad un adeguato sostituto inconscio. Il sintomo è fornito dalla mente (inconscia) per evitare il dolore, la paura e il senso di colpa. Nei primi momenti il sintomo ha una funzione di compensazione della capacità di affrontare le cose in modo diverso. In seguito si sviluppa un’abitudine che incorpora il sintomo, e, anche quando la “zona di pericolo” è passata da molto tempo, la forza dell’abitudine perpetua il sintomo. E’ come se una persona che sta imparando a guidare evitasse per poco un incidente, e, in seguito alla paura, si mettesse a guidare a velocità ridotta. Man mano che passa il tempo la persona in questione diventa sempre più esperta, ma seguita a guidare con un “eccesso” di prudenza a causa della paura, ora sicuramente non più appropriata, creando naturalmente non poche difficoltà a se stessa e agli altri utenti della strada. Alcuni individui che soffrono di sintomi di tensione, stress e relazioni insoddisfacenti hanno una difficoltà sottostante di discutere con il proprio interlocutore. Nell’infanzia essi sono cresciuti vedendo (… o hanno creduto) i loro genitori lottare di continuo, urlando uno contro l’altro, e hanno deciso in modo irrevocabile che da “grandi” non avrebbero mai provocato un litigio. La paura causata dal fatto di vedere o udire un litigio tra i genitori è radicata tanto profondamente in loro che queste persone farebbero qualsiasi cosa per evitare una lite. In un rapporto, per esempio, cedono non appena avvertono la possibilità di un disaccordo. Il loro “interlocutore” spesso approfitta di questa situazione e diventa più esigente e prepotente, e dopo molto tempo la sicurezza di chi fugge il litigio è distrutta. Il rapporto tende ad essere squilibrato: da una parte c’è chi fa di tutto per tenerlo insieme con il suo atteggiamento sottomesso, dall’altra chi diventa sempre più esigente e insoddisfatto.
 L’incapacità a imporsi può associarsi a tutti i generi di sintomi: stanchezza cronica, mal di testa, obesità, sonnolenza, tutti stati che possono essere usati allo scopo di evitare paradossalmente una discussione. 

uesti sintomi rappresentano, a livello “inconsapevole”, una zattera a cui aggrapparsi (… il vero disagio emotivo consiste nell’atteggiamento verso la vita). Il terrore di un “confronto” è tanto temuto che viene preferito qualsiasi altro inconveniente. Malgrado ripetuti tentativi di liberarsi dal sintomo, esso rimarrà finché si evita di essere assertivi (affermarsi). L’obesità è un sintomo usato frequentemente come alternativa al fatto di affrontare una sfida in modo più adeguato. Quando eravamo piccoli, il cibo veniva usato come sostituto per una gran quantità di problemi. Non si dice forse “Mangia qualcosa, starai meglio”, ci siamo sentiti ripetere un sacco di volte quando ci era capitato qualcosa di spiacevole che la vita presenta, molta gente conserva l’abitudine di “mangiare per stare meglio”, cosa molto più facile che affrontare il problema in modo appropriato e adulto. Il problema, comunque, è che l’uso del cibo come di una panacea non funziona. La situazione non affrontata rimane (esiste ancora) e l’essere obesi costituisce, purtroppo, un ulteriore problema (senso di colpa per aver mangiato, ecc.). In una qualsiasi situazione difficile, l’abbiamo l’alternativa tra cambiare il nostro comportamento e imparare a convivere con i nostri limiti. Quando questi ultimi diventano eccessivi, possono far la loro comparsa i sintomi. Essi possono apparire anche quando, per qualche ragione, non riusciamo più a tollerare la situazione. I sintomi ci aiutano a evitare di affrontare, un mondo con cui ci sembra troppo difficile misurarci: così abbracciamo il sintomo come “l’unico modo per uscirne”. I sintomi comunque sono sempre messaggi per noi, il più delle volte sotto forma di consolazione, di punizione o conflitto. Imparare a comprenderli e capire che possono riflettere una situazione lontana negli anni può essere decisivo per liberarci di loro, modificando alcune abitudini, in modo tale da uscire da quella dolorosa gabbia che nel tempo ci siamo costruiti.





oco si parla dell’interiorità, delle risorse interiori, di quanto può influire uno stile di vita, certi atteggiamenti mentali e alcuni modi di vedere il mondo sulle somatizzazioni … delle potenti difese che il cervello possiede se non è schiacciato da regole rigide e controlli eccessivi, soffocato dalle cianfrusaglie, da un senso di impotenza diffuso, da una condizione esistenziale insoddisfacente e dagli stati d’animo protratti nel tempo ... RICORDA, un atteggiamento mentale distaccato e libero da ritmi frenetici risveglia le proprie risorse, fa  davvero rinascere. Ogni stato d’animo, infatti, fin dalla tenere età, influenza in modo più o meno significativo e profondo le aree del cervello che agiscono direttamente sugli ormoni e sul sistema immunitario … TIENI  sempre presente, che una vita piena di disagi, di delusioni, di insoddisfazioni e di frustrazioni sono tutte condizioni esistenziali che non solo minacciano in profondità la propria identità più autentica ma oscurano completamente il senso profondo della vita ... fanno ammalare. Ogni cambiamento ringiovanisce, una nuova vita basata sulla passione e la creatività, attivando le aree cerebrali specifiche non solo ci allontana dallo stress ma “spinge”anche a soffermarsi su se stessi, insegna ad avere più cura per la propria persona e aiuta ad esprimere tutte le emozioni represse … esprimere se stessi, la propria unicità. Esaminare attentamente il rapporto tra “malattia” e psiche permette di scoprire tutti quei veleni, apparentemente non visibili, ma che possono intossicare o soffocare completamente l’organismo.


 

Risultati immagini per quadri bizzarriI sintomi, come abbiamo visto, si sviluppano di solito dalla tensione emotiva che affligge chi si sente “sconfitto”. Una delle funzioni delle emozioni è di preparare il corpo ad una determinata azione. Quando una persona ha paura il cuore batte come quando si corre. Il corpo è posto così in condizione di sfuggire l’oggetto temuto. Analoghi cambiamenti fisici avvengono anche nei momenti di collera, quando il corpo si prepara all’attacco. Finché questi cambiamenti fisici si traducono in movimenti appropriati, il corpo mantiene il suo equilibrio. Ma se viene impedito un movimento, il corpo entra in uno stato di tensione violenta e non naturale che viene vissuto come una sensazione di disagio fisico. Sentiamo allora delle palpitazioni al cuore, dei disturbi viscerali, e il respiro si fa veloce e affannoso come se stessimo correndo. A volte cerchiamo di liberarci da queste sensazioni facendo dei movimenti: così, per esempio, se ci troviamo in un forte stato di eccitazione o di tensione per un progetto che non siamo in grado di realizzare subito, ci sentiamo spinti ad alzarci ed a camminare su e giù per la stanza. 

olti sintomi, in sostanza, non sono altro che movimenti di questo tipo che hanno lo scopo di liberarci dalla tensione psichica che ha prodotto uno squilibrio nel nostro corpo. Poiché questi movimenti insorgono dinanzi a situazioni che il soggetto è incapace di superare, essi sono sempre movimenti inutili, come per esempio quelli di una persona eccitata e ansiosa che cammina su e giù per la stanza (producendo nel soggetto un senso temporaneo di sollievo). Una volta che cominciano a prodursi effetti del genere (… senso di quiete), essi, come ogni altra abitudine entrano a far parte del modo di fare dell’individuo, ed egli se ne servirà (… a volte a sua insaputa) e li esagererà. Se sente le palpitazioni al cuore comincia a dolersi di questa sensazione finché, ogni volta che si troverà di fronte ad una difficoltà, o che non riuscirà a trovare la strada, o che si accorgerà che gli altri non si curano di lui, il cuore comincerà a battergli velocemente. I sintomi devono perciò essere considerati come movimento o gesto che esprimono uno stato psichico di ansietà, di desiderio, di collera, di rifiuto, ecc., e che in seguito vengono usati dal soggetto per raggiungere i suoi scopi personali (… questo - deve essere ricordato per evitare moralismi e ingiustificate colpevolizzazioni - è un meccanismo inconscio che avviene all’insaputa del soggetto!).

  Vomitare ha, in genere, il significato di esprimere un dissenso (… qualcosa che non va). Anche svenire può essere il totale rifiuto di una situazione che la persona  si sente completamente incapace di risolvere. Il corpo parla un linguaggio comportamentale: linguaggio degli organi. Le funzioni organiche sono regolate dallo stile di vita (atteggiamenti, schemi mentali, ecc.)Ciò è particolarmente vero per il cuore, per lo stomaco, per gli organi di escrezione e per quelli sessuali.  

Un malessere in uno di questi “organi” rivela l’atteggiamento che un individuo assume per raggiungere i suoi scopi. Noi solitamente “comprendiamo” il comportamento di una persona di fronte ad un problema da come lo imposta e lo affronta. La posizione e gli atteggiamenti del corpo indicano sempre il modo con cui un individuo affronta i suoi problemi.

Le infiammazioni nell’organismo segnalano conflitti inconsci, disagi interiori non risolti vissuti, spesso, come estranei, opposti o pericolosi per il proprio equilibrio, vediamo il tema conflittuale e il processo infiammatorio ad esso collegato: 


  • identità personale … il processo infiammatorio riguarderà le infezioni, intestino e tiroide;
  • rapporti interpersonali … si esprimeranno attraverso dermatiti, problemi allo stomaco, bronchiti;
  • potere decisionale … artrite, tendinite; sfera morale… colite, artrosi, problemi agli occhi;
  • sentimenti di rabbia e aggressività … fegato, patologie autoimmuni, esofagite;
  • area indipendenza e autonomia … apparato respiratorio, tensioni muscolari.
Ricorda, una visione diversa verso se stessi evita al corpo di farsi carico di tutte quelle cose che non vanno o che, con un grande sforzo di volontà, si vuole dare intendere agli altri, costi quel che costi, di essere nella “norma”; la somatizzazione, quindi, arriva per segnalare che in quel personaggio finto, partorito da una mente fissa, rigida e sempre uguale, non c’è felicità, che dietro quella maschera non si è poi a proprio agio, non si vive bene, non si è contenti, ma che bisogna cambiare qualcosa: chiede di dare una svolta alla propria esistenza, si è saturi dell’attuale stile di vita  … non GUARDIAMO dalla parte opposta, cambia o orienta lo sguardo sui tuoi vissuti senza troppo GIUDICARLI …
 
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e non conosci il “problema” non potrai mai attivare strategie, mettere in atto soluzioni vincenti per il tuo benessere e la tua felicità … ATTENTO però, non è “sufficiente” sapere che le cose non vanno per il verso giusto, la relazione con il coniuge non funziona o che quella particolare attività non ti soddisfa più - perché è un disagio evidente, chiaro, palese, che ti “avvita” su te stesso, non ti fa vedere in maniera lucida la situazione, ti imprigiona nei luoghi comuni e nei pensieri altrui, ti fa dubitare delle tue scelte - ma piuttosto devi allargare lo sguardo sulle cose che ti circondano e che ti spettano di diritto, ovvero prenditi cura di te stesso con amore e, soprattutto, non sentirti responsabile di ogni cosa che accade    lasciati incantare dalla gioia di vivere, piacere e desiderio, evita i soliti pensieri fissi e corrosivi, prendi le distanze in maniera consapevole da quel senso continuo di desolazione, di fastidio interiore, di imbarazzo, di solitudine, di disorientamento, di stordimento, di estraneità, solo in questo modo potrai riscoprire le tue risorse più preziose, avere finalmente gli occhi che brillano di felicità e, se vuoi, INSIEME ad un professionista “esperto e fidato” diventare protagonista della tua vita… regalati pace, vivacità, gioia e felicità: tutto ciò è POSSIBILE se impari a  sorridere alla vita, a non rimuginare!!! … NON cominciare a dire “fosse facile”, “siete tutti dei campioni a dare consigli” perché, disperdendo inutilmente energia cerebrale, ti allontani dalle tue vere potenzialità, che sono davvero tante … nessuno, dico NESSUNO può strapparci, annullare quando siamo in piena armonia, senza il nostro consenso,  benessere,  lampi di gioia nei nostri occhi e felicità …


Attribuire un’eziologia psicosomatica alle malattie incontra, spesso, nel pensiero comune, molte resistenze e parecchia irritazione: difficile accettare che siamo sempre noi a generare il ‘male’. Alcuni giustamente diranno, ma tutte quelle cose che respiriamo e ingeriamo non contano proprio nulla? Certamente. Non va comunque dimenticato che sono proprio i disagi prolungati nel tempo che compromettono il funzionamento del sistema immunitario e, quindi, con difese ‘basse’ anche le cose più banali risultano difficili da 'neutralizzare'.




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NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi disagio o terapia specifica. Questo articolo pertanto ha un valore educativo, non prescrittivo.


Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 –  0532.476055
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