lunedì 3 luglio 2017

Alcol ... "largo" ai giovani.

Alcol... "largo ai giovani.

Alcol  … "largo" ai giovani                    

alcol è la sostanza psicoattiva più antica del mondo. Ancora prima di inventare la ruota i nostri antenati conoscevano già i suoi effetti ‘afrodisiaci’ e, soprattutto, i suoi poteri ‘curativi’. Con Dioniso - Dio greco del vino e dell’estasi - a tale nettare veniva riconosciuto un valore spirituale molto importante al punto da farne il centro di cerimonie e riti di iniziazione sociale presso alcuni popoli e civiltà di tutto il mondo. Anche il patriarca biblico Noè, nonostante la sua proverbiale rettitudine, fu tra i primi ad essere catturato da questa sostanza inebriante … vittima di un bere smodato. Si racconta, infatti, che dopo il diluvio universale, piantò un butto di vite e, più tardi, ne apprezzò le sue caratteristiche organolettiche fino a perdere completamente la tramontana … si abbandonò liberamente, senza alcun ritegno, ad una sbronza solenne. Nel rituale eucaristico, inoltre, troviamo il pane e il vino: mangiare la ‘carne’ e bere il ‘sangue’ di Gesù, se ben ricordo, significa credere, contemplare, espiare e assimilare tale divinità (trascendere, diventare una parte di). Tornando ai nostri tempi, l’alcol è una bevanda molto ricercata, piuttosto diffusa, facilmente reperibile e, soprattutto, poco costosa. I “maratoneti” dell’alcol sono un target importante per l’economia: più bevono e più riempiono le borse… di altri, a volte senza scrupoli. Molti individui riescono ad apprezzare questa bevanda e godere del suo effetto piacevole senza diventarne dipendenti. Altri, invece, da occasionali diventano abituali e, quando la dipendenza si sviluppa, ogni momento della giornata ruota attorno alla ricerca di questa sostanza; non appena l’effetto di una ‘dose’ svanisce inizia la frenesia, l’attesa spasmodica della successiva. 

nche se spesso l’alcol dà la sensazione illusoria di forza, gioia, euforia, coraggio e felicità, non si possono giustificare, in nessun caso, i calicini ‘buoni’ e i calicini ‘cattivi’, ma considerare tale abitudine come una vera e propria dipendenza patologica che cerca di compensare o nascondere profondi sentimenti di tristezza, paura, insicurezza e disistima. Reggere la solitudine è il peso esistenziale che solitamente si cerca di spartire con un calice in più, soprattutto quando il tutto è ‘condito’ da pensieri negativi su se stessi: autoaccuse, fallimenti, senso di inadeguatezza. Proprio per la capacità di ‘spegnere’ i pensieri nefasti, l’alcol sembra diventare - soprattutto tra i giovani - la scorciatoia più rapida e sicura per la felicità. L’abuso di alcol non deve mai essere banalizzato, ridicolizzato e sottovalutato perché, nel tempo, produce sintomi psicosomatici davvero invalidanti i cui effetti negativi coinvolgono, oltre al consumatore, l’intera società: interferisce con la capacità di giudizio, porta a risultati scolastici scadenti, aumenta i rischi di incidenti e spinge a fare cose che per nulla al mondo - nei momenti di sobrietà - si oserebbe mettere in atto. Il soggetto che si “sballa” non solo presenta caratteristiche fisiologiche evidenti come stanchezza, febbre, avitaminosi, infiammazioni, impotenza, calo della libido, palpebre gonfie, occhi rossi, sclera opaca, pelle che cambia colore, disidratazione, disturbi del sonno e inappetenza, ma anche un profondo malessere psicologico e cognitivo: diventa strano, lunatico, confuso, disorientato, la memoria diventa ballerina, passa di colpo dall’allegria alla tristezza, i tratti depressivi, poi, sono sempre più lunghi e frequenti, emergono collere improvvise che possono evolvere, a seconda della situazione, in aggressività verbale, in atti gravi di bullismo o di crudeltà inaudita. L’eccessivo consumo di alcol, a lungo andare, non solo influisce negativamente su quasi tutti gli organi del corpo, tra cui il cervello, l’apparato digerente, il cuore, i muscoli, il sangue e gli ormoni, ma permette alla mente di “andare oltre”: dare libero sfogo agli istinti rompendo gli argini del controllo.

Risultati immagini per alcolismoL’alcol - proprio perché consente di oltrepassare, con estrema facilità, i confini della razionalità … illude di eliminare inibizioni, neutralizzare resistenze psicologiche, anestetizzare la tristezza e migliorare alcune prestazioni - sta diventando da alcuni decenni il protagonista indiscusso del sabato sera dei ragazzini. Una esperienza che inizia quasi per gioco, in modo divertente con gli happy hour per passare drasticamente allo “sballo concentrato”: stordimento, annullamento e perdita di controllo … un mezzo rapido per alterare la realtà. L’aspetto drammatico di questo fenomeno - piccolo o grande che sia - è che viene sempre vissuto come normale, naturale, non trasgressivo e per nulla rischioso per la salute. Chi beve, infatti, oltre a nascondere il vero problema, non ha mai la corretta valutazione della sua condizione psicosomatica, la reale consapevolezza della tragedia che può nascondersi dietro questo disagio medico, psicologico e sociale: ecco perché alcune metodiche terapeutiche, spesso, tardano a decollare, falliscono o non danno i risultati sperati; alcuni atteggiamenti come spinta, motivazione, coinvolgimento e interesse - sempre fondamentali per uscire dalla palude depressiva - mancano del tutto nel rapporto terapeutico. Trangugiare a ripetizione strani, bizzarri, variopinti, grotteschi e abbondanti “beveroni” è diventato un facile esercizio che permette di socializzare velocemente (scioglie rapidamente la lingua … quando non inciampa nel palato), un motivo di vanto, una nuova moda stravagante ed eccitante, un biglietto da visita per entrare a far parte del gruppo … condividere e sostenere i principi che si è dato.

 giovani in gruppo, d’altra parte, con quel fare del ‘tutto o niente’, con la loro incontrollabile frenesia, l’esuberante bagaglio ormonale e l’incredibile ‘onnipotenza’ diventano dei piccoli Hulk, forti, astuti e abili nel trovare facili scorciatoie, nel far fronte ai vari mal – esseri quotidiani, combattere la solitudine, neutralizzare le frustrazioni, affrontare le delusioni e gestire gli insuccessi scolastici. L’alcol, allora, si presenta come un piccolo salvagente in un grande mare burrascoso pieno di guai e violenti scontri sociali; una sostanza che dà apparentemente sollievo, piacere immediato, imbavaglia la noia, aiuta a trascorrere un po’ di tempo in pace, fa sentire più leggeri e, soprattutto, cancella i pensieri scomodi. Una strategia esistenziale che, pur essendo ingannevole, ‘aiuta’ a convivere con un futuro incerto, ad affrontare un mondo confuso, a reggere i sogni infranti, a sopportare le lunghe attese, a gestire le sconfitte e le profonde delusioni. MAI delegare all’alcol la risoluzione dei problemi perché fa perdere il controllo, toglie la possibilità di scegliere e di decidere: uccide la conversazione, isola dal mondo, mette in pericolo lo studio e i rapporti sociali. Quando si mette in mano la propria vita ad “altri”, si rimane intrappolati nell’infelicità, si perde immediatamente l’autonomia, la libertà e, soprattutto, la propria unicità. NON è MAI uno strumento di felicità, anzi, è il contrario, perché distrae dai veri conflitti irrisolti da cui si fugge bevendo … guai a bere per dimenticare, per non sentirsi giù, per essere più virili, per mascherare la solitudine o la paura. Il guaio è che chi abusa di questa sostanza si sente invulnerabile, crede di essere in grado di gestire ogni situazione drammatica, di poter smettere quando vuole, ma, purtroppo, non funziona così; se l’alcol entra con forza nella vita quotidiana in maniera compulsiva, la capacità di controllo diventa solo un’illusione, sia per grandi sia per piccini. In questa fase evolutiva turbolenta, i giovani per essere accettati e garantirsi il plauso degli altri devono farsi notare, fare qualche ‘goliardata’, pagare un pedaggio … uniformarsi alle linee di tendenza del gruppo.

n gruppo ‘sano’ dà la possibilità, al suo adepto, non solo di esprimere liberamente e senza giudizio di valore le sue potenzialità, ma gli offre anche sostegno, stimoli, coraggio, sicurezza e protezione che difficilmente trova in altri “luoghi”: un tipo di rapporto che spesso scarseggia nel nucleo familiare da cui lentamente si allontana perché non si sente più a “casa” sua. Con la sua vivacità e caparbietà - non essendo ancora un abile navigatore nel grande mare burrascoso della vita - vive le dinamiche familiari, il più delle volte, in maniera piuttosto aggressiva e conflittuale: scontri, sarcasmo, dileggio, malintesi, consigli banali ed inutili sono all’ordine del giorno. E’ da questa atmosfera vissuta, a suo dire, come pesante, irrespirabile e colma di incomprensioni, che vuole fuggire: neutralizzare questo clima, costi quel che costi, con tutti i mezzi possibili, con ogni cosa a portata di mano, fino allo stordimento ed allo ‘sballo’ totale. E’ un periodo della vita in cui soffia forte il vento dei cambiamenti, si ha l’aspetto fisico di adulto ma l’esperienza è scarsa, spesso inadeguata o insufficiente per navigare nel mare agitato degli adulti: molto cammino si deve ancora fare per conoscere i ‘tranelli’ del mondo … le tentazioni e i trabocchetti sono davvero tanti in questa incerta e confusa fase evolutiva. Ci sono molti pericoli, ma non è vero che essa possa ‘sconvolgere’ completamente la personalità: non fa altro che mettere il fanciullo di fronte a nuove situazioni e a nuove sfide (le ‘fondamenta’ dovrebbero già essere state realizzate da tempo). La storia di ognuno di noi non si esaurisce nelle vicende individuali, ma riflette quelle della famiglia, del gruppo, della società: individuo e ambiente sono in intima e continua influenza reciproca. 

er aiutarlo ad affrontare la vita, favorire un terreno fertile, autonomo e sereno bisogna sapergli dire, se necessario, anche di NO, ma sempre con rispetto e dovute spiegazioni, MAI canzonare; trovare quelle formule “appropriate” per aiutarlo a incanalare e gestire la sua ribellione esplosiva in modo più creativo; creare quei rapporti sereni e rispettosi in cui possa sviluppare, con il giusto senso critico, fiducia in se stesso e negli altri; stimolarlo ad essere autonomo, dandogli la possibilità di scegliere, decidere e affrontare i problemi quotidiani con le sue vere risorse, in piena libertà, in modo tale che possa sperimentare direttamente, come la vita chiede, benessere oppure malessere, conoscere la vittoria ma anche la sconfitta, ma soprattutto saperlo ASCOLTARE, ASCOLTARE e ASCOLTARE ancora. NO solo beni materiali e voluttuari, ma CONDIVISIONE e VICINANZA. Ricordiamolo che questi fanciulli - anche se sono dei veri campioni nel provocare e bravi acrobati nel manipolare - non sono demoni, desiderano l’indipendenza ma nel contempo la temono, vogliono solo sperimentare la vita autonomamente, con le loro reali capacità, verificare fino a che punto possono spingersi, conoscere quali sono i limiti e le loro risorse.
Risultati immagini per binge drinkingSono alla ricerca continua di un loro specifico assetto psicosomatico per affrontare la vita adulta da soli, desiderosi di scoprire e conoscere il mondo senza compromessi … in modo più spontaneo e naturale. Non dimentichiamo, però, che sono spaventati, ancora ‘inesperti’ e, quindi, prepariamoci ad accoglierli quando sono in difficoltà, nei momenti del bisogno, quando chiedono aiuto e sostegno … no permissivismo, ma comprensione e fermezza, MAI derisione … un gesto prezioso che darà più solidità e fiducia in se stessi. Il fanciullo percepisce che si sta avvicinando sulla sua strada un momento complicato, davvero cruciale e possono manifestarsi nel suo stile di vita errori che fino ad allora erano passati inosservati: erano già presenti, però, e un occhio ‘clinico’ esperto avrebbe potuto vederli da sempre e forse iniziare a fare già ‘prevenzione’ ... promuovere salute e benessere, aiutarli - senza essere troppo ‘invadenti’ - a superare i vari ostacoli. Adesso, pero, sono più evidenti, aumentano di importanza e non possono essere ignorati. Il consumo eccessivo di alcolici (binge drinking), ovvero la grande “abbuffata alcolica”, è un modo estemporaneo per raffreddare questo continuo ribollire, per zittire i vari malesseri esistenziali, per placare i tormenti quotidiani, per annullare un futuro inquietante, per cancellare i pensieri ossessivi, confusi, pieni di incertezza e di paura che esplodono, improvvisamente per un nonnulla, in questo periodo davvero singolare, complesso e conflittuale.  

osa fare. Negare di avere un problema rappresenta, sicuramente, il principale sintomo di questa singolare dipendenza. Il trattamento non è mai facile, lineare, semplice e veloce, ma sempre in salita: richiede pazienza, fermezza e competenze specifiche. Un fenomeno la cui prognosi è in funzione del soggetto, della terapia e di alcuni fattori, spesso, cronici: stato di salute, età, durata, consapevolezza, motivazione e, soprattutto, l’ambiente che può diventare un prezioso stimolo per un cambiamento risolutivo senza inciampare nelle ricadute. L’efficacia, comunque, di un trattamento non può mai prescindere dal riconoscimento, da parte del soggetto, di avere qualche difficoltà legata all’uso esagerato di alcol, da una forte motivazione al cambiamento e dal desiderio autentico di troncare con questo comportamento compulsivo distruttivo. Spesso, chi ha questa dipendenza, purtroppo, è l’ultima persona a riconoscerla: prenderà in considerazione un eventuale ‘aiuto’ solo dopo essere stato messo di fronte a prove inconfutabili, alla consapevolezza di un vivere fatto di stenti, disastroso, incerto e infelice ... quando toccherà il ‘fondo’ con mano.

oiché l’alcolismo è spesso un problema relazionale non può mancare un sostegno alla “famiglia”, non solo per comprendere le relazioni e i conflitti tra i vari membri, ma anche per aiutarla riprendersi dai ‘danni’, dalla disistima e dai profondi sensi di colpa. Accanto alla terapia tradizionale l’autoterapia è fondamentale non solo per camminare senza la ‘stampella alcolica’, ma per cercare nuovi affetti, interessi e sviluppare aspettative più realistiche. Una prima mossa è quella di concentrarsi sulla disintossicazione: una sana alimentazione e un corretto stile di vita permetteranno di eliminare lentamente tutti i veleni. L’esercizio fisico, inoltre, deve essere preso sempre in considerazione e portato avanti con una certa costanza e continuità perché può dare - con la sua naturale produzione ormonale di endorfine - grande giovamento: allevia la tensione, favorisce un’immagine di sé migliore e attenua decisamente i tratti depressivi. Le tecniche distensive come ipnosi, yoga, massaggio psicosomatico e touch of health, oltre a ridurre lo stress, alleviare il tormento e dare lucidità, possono facilitare stili di vita più vantaggiosi, ridare energia, favorire nuovi incontri e, soprattutto, aiutare a tenere a bada una eventuale ricaduta … gestire la tentazione del bicchierino facile. 

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Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 
 E mail: bonipozzi@libero.it

NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un  valore educativo, non prescrittivo.

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