domenica 10 agosto 2014

-PSICOSOMATICA. Cefalea.


Cefalea… quando la ragione “ ingabbia” l’istinto

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rendete una piccola porzione di collo rigido, un gruppetto di individui caciaroni, una piccola manciata di impegni inderogabili, una spruzzata di bambini urlanti, una mezz’ora di traffico sulla superstrada e, quanto basta, un pizzico di giornata lavorativa. Mescolate attentamente gli “ingredienti”, mantecate il composto con qualche goccia di incomprensione con il partner e… voilà: eccovi serviti una bella cefalea funzionale.
Al di là del motto di spirito è bene ricordare che la cefalea, oltre al suo carattere particolarmente invalidante ed universale, colpisce circa il 70% della popolazione adulta. Nella maggior parte dei casi, il mal di testa non ha una causa organica (diabete, alcol, alimentazione, anemia, tumore, ipertensione, stati febbrili, intossicazione, sinusite, ecc.) ma unicamente dei sintomi dolorosi che apparentemente sembrano “senza motivo”: in questo caso si parlerà di cefalea primitiva o essenziale, o ancora funzionale (tipo di cefalea preso in esame in questo articolo). La cefalea funzionale, molto spesso, ha le sue radici nei comportamenti e stili di vita di ogni giorno. 


gnuno di noi può aver sperimentato ogni tanto, nel corso della propria vita, questo malessere, ma chi ne soffre con frequenza rivela che il proprio modo di agire è basato principalmente su un approccio mentale. I cefalalgici hanno, il più delle volte,  un ritmo vitale forzato ed innaturale, caratterizzato da una persistente tensione ed irritabilità; dietro a un’apparente spontaneità, hanno un comportamento controllato e particolarmente inibito. Continuamente imperativi e rigidi si pongono obiettivi da raggiungere, a dir poco impossibili, e non rinunciano finché non riescono nel loro intento, costi quel che costi. Particolarmente disciplinati ed inflessibili, danno poco spazio al piacere e troppo al dovere. Cercano sempre di apparire in maniera impeccabile sia nell’aspetto sia nel modo di esprimersi; difficilmente perdono il controllo e spesso non reagiscono nemmeno alle provocazioni, a ciò che li fa star male. Ci tengono moltissimo ad offrire una buona immagine di se stessi e, soprattutto, essere stimati ed approvati, ovvero hanno bisogno di raccogliere continuamente consensi e conferme del proprio valore (temono le critiche). Per la psicosomatica studiare gli aspetti simbolici ed emotivi di un disagio è il primo passo per comprenderlo nella sua globalità. Le nostre convinzioni, le idee che abbiamo di noi stessi e del mondo in cui viviamo, possono somatizzarsi e diventare un vero e proprio malessere devastante. Questo è quanto mai vero nella cefalea funzionale, dovuto nella maggior parte dei casi all’atteggiamento mentale troppo rigido e duro, che hanno coloro che ne soffrono. 


er questo orientamento scientifico un “malessere” non è solo uno scompenso meccanico o un deficit organico ma è, soprattutto, un fenomeno che riguarda i bisogni della persona nella sua interezza, tenendo presente l’interazione fra corpo e mente in ogni sua sfumatura, e mostra come la salute strutturale biochimica, psicologica e sociale siano strettamente legate. I sintomi, infatti, a prescindere dal tipo di cefalea, parlano in maniera inequivocabile:  sentirsi la testa pesante indica un sovraccarico di pensieri e preoccupazioni; un dolore pulsante segnala contenuti inconsci e istintuali che, in qualche modo, premono per concretizzarsi; le fitte rappresentano una sorta di “pianto cerebrale”, che non riesce a liberarsi della esagerata razionalità; il dolore occipitale posteriore è connesso ad un eccessivo peso delle responsabilità mentre quello frontale ad un esagerato utilizzo delle capacità razionali.

Risultati immagini per cefalea aureaGeneralmente  consideriamo la testa, da sempre, come luogo della coscienza, intesa come capacità di conoscere il proprio ambiente e se stessi. E’ la sede dell’intelligenza, dell’immaginazione, della ragione e del pensiero: con la testa pensiamo e prendiamo le decisioni. In questo luogo, insomma, si trovano le strutture che permettono all’individuo di pensare, di agire, di sentire, di vedere e di udire: rappresenta la nostra autonomia e, più in generale, la nostra libertà. Nel linguaggio comune si usano spesso le seguenti espressioni: chi agisce in modo sconsiderato agisce senza testa, non mi lascierò mettere i piedi sulla testa, chinare la testa (rassegnarsi), mi romperei la testa (punirsi), non saper dove sbattere la testa (indecisione, perplessità), mi ha dato alla testa (entusiasmarsi eccessivamente, inebriarsi), ficcarsi nella testa (convincimento), montarsi la testa (illudersi), fare di testa propria (non accettare consigli), vivere con la testa fra le nuvole (distrarsi), perdere la testa (non aver più controllo), mi fuma la testa (stordimento per chiacchiere o studio), mi va il sangue alla testa (arrabbiarsi, irosità), togliersi dalla testa (modificare le idee, rinunciare), mettere la testa sotto la sabbia (nascondere la realtà, non voler vedere, ecc.). 


uesti succinti modi di dire rendono perfettamente l’idea di quanto sia importante la testa per la vita intellettiva e sociale dell’essere umano. Quando si indaga pertanto sull’origine della cefalea funzionale - dopo aver appurato dal neurologo il tipo di cefalea - si deve sempre partire da una constatazione fondamentale: questo malessere colpisce completamente la sede del pensiero. La testa come abbiamo avuto modo di vedere è la nostra centrale di comando: in essa risiedono i “terminali” dei sensi, qui si prendono in esame gli avvenimenti e si impartiscono le direttive sul da farsi.  Le persone che tendono spesso a “ricondurre” o a far riferimento continuamente alla testa sono generalmente etichettate come razionali e la percepiscono come la parte più “nobile” dell’essere umano, in contrapposizione al corpo vissuto come la sede dell’istinto, considerato ovviamente - a loro dire - meno “nobile” e da tenere, il più delle volte, sotto controllo. In breve, tendono a voler tenere tutto sotto un rigido controllo, compresi se stessi, a non lasciar trasparire le
emozioni.
Risultati immagini per cefalea aureaRisulta estremamente interessante notare che quando si è in preda ad un attacco di cefalea, l’attività mentale è completamente inibita: non si riesce più a connettere, a ragionare (più si tenta di pensare più si sprofonda nel dolore). In questo modo, oltre a tenere sotto controllo pensieri molto invadenti, si va a bloccare nella testa ciò che si teme di non essere in grado di gestire. Ma cos’è veramente che si vuole trattenere a livello dell’immaginazione? Può essere una situazione che non si vuole affrontare perché crea disagio; può essere una forma di aggressività trattenuta e repressa, non apprezzata dall’ambiente circostante, perché esprimerla potrebbe determinare sensi di colpa difficili da gestire; può essere una reazione alla stanchezza, allo stress o la causa di una eccessiva tensione interiore o esteriore. 


a maggior parte di noi ricorderà, ad esempio, una cefalea comparsa dopo un’esperienza che ci ha particolarmente sconvolti o turbati. Questo tipo di cefalea può prendere il posto dell’ostilità e della collera; può essere disistima, il timore per gli altri: l’insicurezza scaturita (trattenuta) da questi atteggiamenti andrà, poi, ad irrigidire i muscoli del collo; può essere un modo di spegnere la libido (energia sessuale attraverso la quale l’essere umano viene attivato a trarre piacere dalle zone del proprio corpo) e reprimere il mondo istintuale, considerato troppo invadente e pericoloso se il pensiero si trasforma in azione.







oco si parla dell’interiorità, delle risorse interiori, di quanto può influire uno stile di vita, certi atteggiamenti mentali e alcuni modi di vedere il mondo sulle somatizzazioni … delle potenti difese che il cervello possiede se non è schiacciato da regole rigide e controlli eccessivi, soffocato dalle cianfrusaglie, da un senso di impotenza diffuso, da una condizione esistenziale insoddisfacente e dagli stati d’animo protratti nel tempo ... RICORDA, un atteggiamento mentale distaccato e libero da ritmi frenetici risveglia le proprie risorse, fa  davvero rinascere. Ogni stato d’animo, infatti, fin dalla tenere età, influenza in modo più o meno significativo e profondo le aree del cervello che agiscono direttamente sugli ormoni e sul sistema immunitario … TIENI  sempre presente, che una vita piena di disagi, di delusioni, di insoddisfazioni e di frustrazioni sono tutte condizioni esistenziali che non solo minacciano in profondità la propria identità più autentica ma oscurano completamente il senso profondo della vita ... fanno ammalare. Ogni cambiamento ringiovanisce, una nuova vita basata sulla passione e la creatività, attivando le aree cerebrali specifiche non solo ci allontana dallo stress ma “spinge” anche a soffermarsi su se stessi, insegna ad avere più cura per la propria persona e aiuta ad esprimere tutte le emozioni represse … esprimere se stessi, la propria unicità. Esaminare attentamente il rapporto tra “malattia” e psiche permette di scoprire tutti quei veleni, apparentemente non visibili, ma che possono intossicare o soffocare completamente l’organismo.



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Il cervello pesa meno di un chilo e mezzo (2% della massa corporea di un individuo di 75Kg), a tutt’oggi, è la struttura più complessa e meno conosciuta del corpo umano.  Il cervello (ca. 80%) è fatto di acqua, strutture fisiche e biochimiche. Non è sicuramente - a livello di dimensioni - un organo straordinario, ma lo è senza ombra di dubbio in termini di potenza. Usa il 25% dell’ossigeno e dello zucchero in circolo nell’organismo. Le strutture anatomiche cerebrali si dividono in due tipi di funzioni: esecutiva (funzioni di natura intellettuale) e rettiliana (emozioni). E’ dalla nascita che si “decide” quale parte del cervello è opportuno sviluppare e quale è meglio lasciar perdere (un mondo ricco d’amore stimolerà l’emisfero destro … al contrario, una vita piena di “calcoli”, l’emisfero sinistro). Quindi, quanto più si usano certe aree cerebrali, tanto più si svilupperanno quelle particolari terminazioni nervose (neuroni) mentre è vero il contrario per quei neuroni che non si usano … cerca, allora, attraverso nuove attività mentali di utilizzare quella parte cerebrale che solitamente non usi, anche invertire l’ordine degli interessi quotidiani  (RICORDA, gli stimoli sempre uguali lo rattrappiscono, cambia la routine quotidiana perché lo danneggi): aumenteranno o diventeranno più forti e veloci neuroni e dendriti. Il modo in cui stimoliamo il cervello, fin dalla tenera età, l’allenamento di quella struttura neuronale, farà sviluppare sana e forte quella zona nervosa particolarmente coinvolta (più l’area è grande più verrà irrorata dal sangue, ossigenata). 


entre le altre parti, meno irrorate dal sangue saranno più “deboli”; le connessioni neuronali risulteranno meno sviluppate e presenteranno difficoltà ad elaborare stimoli e informazioni … GENETICA o AMBIENTE? … nessuno, a livello scientifico, è in grado di dare una risposta univoca a questo grande quesito, ma è indubbio che da un certo tipo di cultura e da una particolare struttura sociale si impara a far lavorare di più o di meno quella particolare area cerebrale … il cervello si “DETERIORA” dai tormenti continui, dalla perdita di certezze, dai lutti e dai problemi finanziari … si RIGENERA attraverso il buon cibo, l’attività fisica, i rapporti con la gente, la meditazione, divertimento e grandi … grandi risate … VITAMINE e INTEGRATORI che possono essere d’aiuto nella funzionalità cerebrale (memoria, umore): vitamina Bc (folati) che si trova nei fagioli rossi, germe di grano, negli spinaci, carciofi, nei broccoli, nelle uova, nella soia e nel lievito di birra, assieme alle vitamine B6 (pollo banane, patate, lenticchie, trota, spinaci, lievito di birra) e B12* (salmone, uova, emmental, latte, fegato di manzo, tonno, crusca di fiocchi d’avena, agnello) … lo proteggi mangiando anche mandorle, salmone e miele … tutto ciò che utile alla circolazione sanguigna e favorisce la salute delle arterie (vedasi apparato cardiocircolatorio).
* Si ricorda che l'acido folico (B9) agisce in sinergia con la B12 in parecchi processi fisiologici.



ttribuire un’eziologia psicosomatica alle malattie incontra, spesso, nel pensiero comune, molte resistenze e parecchia irritazione: difficile accettare che siamo sempre noi a generare il ‘male’. Alcuni giustamente diranno, ma tutte quelle cose che respiriamo e ingeriamo non contano proprio nulla? Certamente. Non va comunque dimenticato che sono proprio i disagi prolungati nel tempo che compromettono il funzionamento del sistema immunitario e, quindi, con difese ‘basse’ anche le cose più banali risultano difficili da 'neutralizzare'.



Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 - 0532.476055
E mail:bonipozzi@libero.it

NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia  specifica. Questo articolo pertanto ha un valore educativo, non prescrittivo.

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