mercoledì 25 gennaio 2017

La vergogna …


La vergogna

a vergogna è un sentimento di mortificazione derivante dalla consapevolezza” che un’azione, un comportamento, un discorso, propri o anche di altri, sono disonorevoli, sconvenienti, ingiusti o indecenti. Essa nasce quando si avverte dentro di noi desideri o volontà di adottare comportamenti percepiti come riprovevoli agli occhi degli altri e comunque contrastanti con la nostra coscienza. E’ una forma di sconcerto misto a imbarazzo e spesso a rabbia verso se stessi che ci segnala una parte di noi ancora misteriosa ma che alcune situazioni particolari hanno fatto emergere. Lo stato emotivo della vergogna è un prodotto del sentimento sociale ed è in grado tanto di unire quanto di separare gli individui (… stati emotivi che tendono a separare: ira, tristezza, abusi, nausea, angoscia; stati emotivi che uniscono: gioia, compassione, vergogna).

enza la vergogna, per la verità, non esisterebbe neppure la società umana. Questa emozione esercita notevoli influenze sul nostro stato fisico: può indurre infatti modifiche funzionali dei vasi capillari, che danno luogo a quella  reazione piuttosto comune definita eritrosi al viso (… arrossire). In questo senso, possiamo paragonare il sentimento di vergogna al senso di colpa. Tale sentimento viene provato dai bambini (… o adulti) quando vengono    scoperti    a    fare    qualcosa   di “vietato”. Situazione spesso accompagnata dall’arrossire. L’arrossamento al viso potrebbe essere intenso come un segnale visivo di pacificazione destinato, ovviamente, a placare l’aggressività altrui ( … questa affermazione nasce da una considerazione fisiologica: il viso si arrossa quando il sangue affluisce alla superficie del corpo; mentre il volto impallidisce quando il sangue affluisce agli organi interni)

e il flusso del sangue è in periferia si è privi di forza e quindi non possiamo aggredire. Quando il sangue si trova negli organi interni, il corpo è pieno di forza ed è preparato ad aggredire. Se disgraziatamente si è in conflitto con qualcuno e “prude le mani”, è estremamente utile guardare in viso dell’interlocutore: se è pallido, è meglio non continuare la discussione!. Questo fenomeno induce una modifica, più o meno consapevole, del comportamento che si concreta nell’allontanarsi dal proprio ambiente. Si tratta di una reazione di fuga (… come nello stato fobico) derivata da una contrarietà subita e sempre indice della volontà di sottrarsi a una situazione. Il gesto di volgere il capo o di abbassare lo sguardo ha il valore simbolico di un allontanamento ed esprime un intento di separazione (… l’arrossire è un prezzo per sfuggire alla società).
Il sentimento della vergogna gioca un ruolo significativo nell’esperienza ansiogena, perché l’individuo particolarmente ansioso ha paura di doversi vergognare in molte situazioni. La vergogna, come è già stato sottolineato, è una “reazione” legata alla concezione che l’individuo ha della propria immagine pubblica nel momento in cui è osservato o crede di esserlo. Se egli crede che la sua immagine si è guastata ed è vincolato all’opinione che l’osservatore ha di lui, probabilmente reagirà con vergogna. 

a tenuto presente che la sola possibilità di essere creduto debole, inferiore o inetto può essere per lui ugualmente spaventoso dell’essere realmente considerato in questi termini
. In realtà, ciò che gli altri pensano di lui (… anche se è solo pensato e non ha alcun fondamento reale) è l’elemento cruciale dell’induzione della vergogna, indipendentemente dal fatto che gli altri gli comunichino tale opinione.
L’aspetto essenziale nell’attivazione della vergogna è l’esposizione (… anche solo pensata) all’osservazione di una o più persone. Questa reazione, logicamente, viene innescata quando il soggetto in questione si accorge di essere stato visto (… o pensa) violare specifiche norme sociali, o richieste, specialmente in relazione alle apparenze e al comportamento appropriati. Il suo comportamento “deviante” è considerato (… la persona, purtroppo, lo suppone) come il riverbero della sua debolezza, della sua inferiorità, della sua inettitudine, del suo carattere difettoso o della sua immaturità. I  giudizi sociali espressi per mancanza di conformismo fanno sentire l’individuo inferiore, disprezzato ed immaturo. Un individuo che prova vergogna, il più delle volte, si vede impotente nei tentativi di smantellare e contrastare la propria immagine disprezzata. E’ completamente convinto di essere soggetto a una dolorosa rappresaglia di gruppo e si sente inefficace nel respingere questi attacchi. 

ella sua mente, l’antidoto a tale sentimento è quello di svanire dalla situazione vergognosa. E’ proprio in questa occasione che la persona umiliata dirà la fatidica frase: “Mi sento sprofondare” o “Vorrei scomparire”. I rapporti interpersonali comprendono sempre espressioni di valutazione, come l’ammirazione o la svalutazione. Un determinato ambiente sociale mette in evidenza i valori di superficie - come un aspetto accettabile, prestazioni adeguate, modi e abbigliamento appropriati – e, logicamente, assegna adeguate ricompense, ovvero ammirazione, rispetto e privilegi particolari. Una persona che “disubbidisce” queste norme (… o non le condivide appieno) può ricevere la “punizione” attraverso il disprezzo, il ridicolo e l’isolamento. Se l’opinione, comunque, viene espressa da un ambiente sociale poco credibile dal soggetto, egli non proverà assolutamente nessun senso di vergogna. La vergogna quindi è l’espressione di una chiara influenza sociale. Gli altri cercano, in qualche modo, di indurre vergogna in noi per controllare il nostro comportamento ora e nel futuro. In un certo senso, si sviluppa nell’individuo una regola particolare: “Se mi comporto in questo modo, mi renderò particolarmente ridicolo e, quindi, proverò vergogna”
' il senso di vergogna che ci fa “integrare” nelle norme e nelle regole. L’individuo così viene spinto a seguire le regole (… a condividere e ad integrarsi … ma sviluppando di conseguenza un profondo ed invalidante senso di colpa) ed evitare in tal modo la vergogna che scaturirebbe dalla sua violazione. L’ansia e la vergogna, inoltre, hanno caratteristiche diverse. L’ansia è una continua attesa e si manifesta prima che si entri in una situazione stressante o minacciosa (… termina con l’evento ansiogeno), mentre il senso di vergogna inizia durante l’esposizione all’esperienza vergognosa e può continuare anche dopo che l’esperienza si è conclusa.

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In quali quadri clinici possiamo trovare il sentimento di vergogna? La letteratura clinica mette spesso l’accento sulla vergogna come emozione principale associata all’organizzazione narcisistica (… la personalità narcisistica è organizzata intorno al mantenimento della propria autostima tramite le conferme provenienti dall’esterno. Il termine “Narcisismo” deriva dal mito greco di Narciso, il giovane innamorato del proprio riflesso nell’acqua, che morì per un desiderio che la sua immagine non poteva soddisfare. Infatti, le persone con personalità narcisistica, preoccupate di come appaiono agli altri, possono sentirsi intimamente disoneste e incapaci di amare).

iò che le persone narcisistiche, in tutte le loro manifestazioni, hanno in comune è un senso interiore di inadeguatezza, di vuoto, di vergogna, di debolezza e di inferiorità. A volte le persone narcisiste risolvono le loro difficoltà di autostima considerando perfetto qualcun altro, un amante, un maestro, un eroe, e poi gonfiandosi nell’identificazione di quella persona, attraverso questo meccanismo vanno a compensare i profondi sentimenti di inferiorità e di vuoto. Poiché la persona narcisista tenta di edificare un senso di sé sull’illusione di non avere né difetti né bisogni, teme che l’ammissione di un senso di colpa o di dipendenza tradisca qualcosa di vergognosamente inaccettabile. Scuse sincere e ringraziamenti sentiti, che sono le espressioni comportamentali del rimorso e della gratitudine, saranno quindi rigorosamente evitati o gravemente compromessi nella persona narcisistica, con grande impoverimento delle loro relazioni con gli altri. Sentimenti di vergogna e timori di essere svergognati pervadono spesso l’esperienza soggettiva dei narcisisti. Molto spesso queste emozioni vengono scambiate con i sensi di colpa. Nel senso di colpa, però, c’è la convinzione di essere cattivo o di aver compiuto una trasgressione, mentre la vergogna è il sentimento di essere considerato cattivo e trasgressivo: qui il giudice è al di fuori di se stesso. La colpa si accompagna al sentimento di un’attiva potenzialità a fare il male, la vergogna, invece, ha connotazioni di debolezza, bruttezza e impotenza.

l senso di vergogna, inoltre, sembra presente anche nei paranoici (paranoia: forma di disagio emotivo caratterizzato da deliri più o meno organizzati, comunemente di natura persecutoria). L’esperienza clinica suggerisce che i bambini che diventano adulti paranoici hanno sofferto gravi ferite nel senso della propria competenza; per essere precisi, hanno fatto ripetute esperienze di sopraffazione e umiliazione. Sono bambini che provengono da contesti difficili in cui le relazioni familiari erano dominate dalle critiche e dallo scherno oppure usati come capro espiatorio, il tutto condito con rigidità e sarcasmo. Quanto alla vergogna, questo sentimento rappresenta una grande minaccia per i paranoici come per i narcisisti, ma il pericolo viene percepito in modo del tutto diverso dai due tipi di persona. Il narcisista è soggetto a sentimenti coscienti di vergogna se viene smascherato in certe situazioni. Ogni sua energia viene convogliata nello sforzo di impressionare gli altri in modo che non possano percepire eventualmente la sua “vulnerabilità”. Al contrario, il paranoico spende tutte le sue energie per sventare i tentativi di coloro che, a suo avviso, hanno intenzione di umiliarlo e svergognarlo. I paranoici - attraverso il meccanismo della proiezione -  pongono al di fuori di sé la fonte delle loro sofferenze, e ciò li rende probabilmente più pericolosi per gli altri e per se stessi. Così, essi si vergognano, a volte fino a una preoccupazione delirante, dell’odore del corpo, della debolezza muscolare, della forma del loro naso, delle dimensioni dei loro genitali, della loro mancanza di virilità e così via. Benché questo sentimento di regola si colleghi a qualche aspetto esteriore, si può essere certi che è molto sviluppato e continuo, e che riflette, anche in questo caso, una generale mancanza di rispetto di sé.


 
a vergogna è una delle emozioni più forti che bloccano l’apprendimento. L’apprendimento di nuove abilità, quasi sempre, implica usarle all’inizio in modo imperfetto, e molte persone si rifiutano di provare per via della vergogna. Insegnare quindi ad un ragazzo a vincere la vergogna è il modo principale di aiutarlo ad apprendere meglio e quindi toglierlo dal pantano ansiogeno. La vergogna è un potente stimolo alla socializzazione e alla maturità. Essa dissuade l’individuo dal cacciarsi in situazioni pericolose che dovrebbe evitare e scoraggia comportamenti avventati in situazioni sociali. La vergogna può essere ridotta attraverso lo sviluppo e l’applicazione delle capacità sociali. In alternativa al proprio sviluppo, l’individuo immaturo può presentare la scelta di appoggiarsi a un familiare più abile o un compagno per promuovere i propri interessi nelle situazioni sociali e, di conseguenza, mantenere una dipendenza immatura. 

a paura maggiore per queste persone è quella di essere  ridicolizzate e disprezzate. Generalmente,  il segnale per l’innesco di tali aspettative è la loro percezione di un “comportamento inetto”. Così un individuo che si comporta in modo immaturo è soggetto ad esortazioni come: “Sei proprio un bambino, cresci una buona volta!”. La paura di tale disapprovazione stimola il sentimento di vergogna e lo spinge a controllare il loro comportamento. Se per esempio, ha voglia anche di piangere, inibisce tale espressione. 

osa fare. La vergogna può essere contrastata attraverso l’abilità e la competenza personale.  L’intervento ‘antivergogna’ si basa sullo stesso processo di desensibilizzazione usato in molte aree della psicologia e della medicina. Per esempio, se uno ha un’allergia, il medico può somministrare dosi terapeutiche del polline cui uno è allergico, con l’effetto paradossale di desensibilizzarlo dallo stesso allergene.
Per auto-desensibilizzazione alla vergogna si deve somministrare appropriate dosi terapeutiche di tale sentimento. Dopo che si sarà raggiunto il livello terapeutico necessario, la vergogna diminuirà notevolmente. Questa procedura può essere usata con qualsiasi soggetto che si vergogna di affrontare una situazione. Proprio perché questi individui hanno collezionato esperienze di “essere rifiutati”, “essere separati”, “figure autoritarie”, “critica”, “correre dei rischi”, “fare errori”, “dispiacere agli altri”, “perdere il controllo” è possibile elaborare un programma di desensibilizzazione comportamentale appropriato con qualunque modello di evitamento.


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NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un  valore educativo, non prescrittivo.

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