lunedì 30 gennaio 2017

Turbe dell'apparato digerente ....


                       
Turbe  dell’ Apparato  Digerente   e la sua chiave di lettura


l cibo è vitale per l’organismo, ne è la fonte di energia; ma per poter essere utilizzato dalle cellule ha bisogno di venire decomposto in piccole molecole tramite la digestione. Gli organi che sono deputati a questi processi formano l’apparato digerente. Per qualsiasi animale il “boccone” è realmente il cibo, la preda, che gli serve per sfamarsi e sopravvivere; ma per l’uomo, oltre ad un significato reale, esso può assumere un linguaggio simbolico quale un oggetto desiderato che sfugge di mano, la casa che non si riesce a trovare, i soldi per arrivare a fine mese, la reputazione sul lavoro, così via (… i “bocconi amari” in qualche modo sono sempre presenti). L’essere umano, in realtà, non manda giù soltanto il pane, egli inghiottisce anche un’umiliazione, la delusione per la sua mancata promozione, una perdita finanziaria, una colpa. 


tranamente, lo stomaco si comporta come se dovesse realmente digerire tutto ciò, come se stesse di fronte all’ingestione di un pasto. Produce il suo acido gastrico, che in questo caso è un acido non  necessario, il quale col tempo può attaccare la sua mucosa (ulcera gastrica e duodenale). In pratica, “lo stomaco mangia se stesso”. Chi soffre di stomaco si riconosce subito già dal suo aspetto esteriore. Egli difficilmente è grasso, mai corpulento, slanciato; il più delle volte è sottile, pallido. E’ una persona che prende (troppo) sul serio le cose della vita (… anche i dettagli). E’ nervoso, sensibile, facilmente irritabile. Si preoccupa dentro di sé, si dedica al lavoro più degli altri, cerca successo, affermazione e riconoscimento. Se molti presentano questi tratti in comune, esistono però delle eccezioni, delle personalità atipiche che esulano da questo schema. Per comprendere esattamente questa affezione è necessario fare un passo indietro: immedesimarsi nella sfera di esperienza del lattante.  Le basi per tale disturbo, infatti, risalgono  alla prima fanciullezza. L’essere nutrito significa per il lattante più dell’essere saziato. E’ il primo “possesso” che egli incorpora in se stesso. Il problema del “possesso” è dunque inizialmente accoppiato all’assunzione di cibo e resta misteriosamente la stessa cosa anche nella vita adulta. L’acquisizione del “possesso”, nel suo significato più ampio, crea una soddisfazione così profonda come la prova il lattante quando si è riempito di latte.


on il fatto di essere nutrito, il lattante sperimenta nel contempo anche un senso di protezione, cura nei suoi confronti, amorevoli attenzioni. In lui, dunque, anche la fame viene placata in base all’amore. E questo rapporto (oltre ad essere le fondamenta) continua ad esistere anche nella vita futura. Il lattante che è privato del suo “possesso”, che riceve troppo poco nutrimento, che prova troppo poco amore, griderà, morderà, si agiterà. In futuro questo “mettersi in guardia” assumerà altre forme:  potrà essere inibito nel settore cibo – sessualità – possesso. Ciò che non ha ricevuto in età evolutiva, vuole ora ottenerlo mediante una superattività, una particolare prestazione, con un intenso impegno nella vita. Le sconfitte lo colpiscono più duramente che gli altri. Egli se ne ammala nel più vero senso della parola e il fatto che il punto in cui si ripercuotono tali differenze sia l’organo della digestione appare del tutto logico, secondo tali idee – modello, schemi mentali, ecc. (è determinante l’atteggiamento psichico).


a ricerca psicosomatica, comunque, ha ampiamente dimostrato la natura alquanto specifica delle emozioni che svolgono un ruolo significativo nello sviluppo dei disturbi gastrointestinali e alimentari. Esse, infatti, sono accentrate soprattutto sul desiderio di sicurezza e di protezione. Oltre al comportamento alimentare, anche il sistema digestivo è estremamente adatto a riflettere somaticamente problemi di sicurezza e di protezione; il cibo rappresenta la forma primaria di “possesso” per assicurare l’esistenza, mentre la digestione è la prima di tutte le forme di “gestione” e di utilizzo di una cosa acquisita. Con lo sviluppo della personalità, con la maturazione delle qualità fisiche ed emotive e l’emergere della consapevolezza, queste tendenze di base si evolvono in maniera estremamente complessa: l’espiazione può venire espressa dal rifiuto di mangiare, la colpa o la ribellione dal vomito. Il legame tra l’amore e il cibo è presente, come già accennato,  fin dalla nascita, quando succhiare il latte è associato al calore del corpo materno, al sentirsi abbracciati, sorretti (… si succhia insieme al latte le emozioni e gli stati d’animo della madre: accettazione, rifiuto, disponibilità, ecc.). Quando il rapporto si sviluppa in un modo non completamente amorevole possono nascere associazioni dolorose tra il nutrimento e la paura o addirittura la sensazione di non essere  accettato.

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Colite


ermine generale che definisce tutti i disturbi del Colon caratterizzati da una infiammazione (si parla di enterocolite quando viene coinvolto l’intestino tenue); essi comportano forti diarree.
La maggior parte dei disturbi funzionali che coinvolgono l’apparato digerente accompagnano, solitamente, un malessere depressivo, delle delusioni e, il più delle volte, un’insoddisfazione cronica. Essi esprimono un sentimento di orizzonte chiuso, una chiara mancanza di speranza. Manifestano sovente anche una chiara preoccupazione ai confini con l’ipocondria: l’interno del corpo è vissuto come un qualcosa di “sbagliato” o, peggio ancora, di cattivo.
I soggetti che ne soffrono hanno spesso idee particolari su un regime di vita naturale e sul problema della defecazione e della digestione. Si tratta molto spesso di soggetti con personalità non uniforme ma tendenzialmente con  struttura dominante  compulsiva – ossessiva, con forti componenti masochistiche e tendenza depressiva.  Alcune ricerche hanno dimostrato che quando questo fenomeno si manifesta nel bambino ci si trova di fronte ad un rapporto con l’adulto disturbato: teme terribilmente la sua reazione. La paura si mescola al sentimento di collera,  tutto ciò porta, inevitabilmente, in quanto non ha la possibilità di potersi esprimere direttamente, a detestare la persona di cui si ha paura. Nell’adulto questa persona (… di cui aveva paura) viene sostituita con un individuo che rappresenta l’autorità (... partner, datore di lavoro, ecc.). Nel trattamento di questi disturbi si è dimostrato abbastanza soddisfacente il regime alimentare; quando questo è associato alla psicoterapia di sostegno e con metodiche distensive, la percentuale di successo appare assai più elevata. E’ particolarmente importante che l’individuo iperattivo impari che è possibile avere una vita attiva anche in uno stato di rilassamento. Il realtà si cercherà di alleviare il dolore e favorire la reintegrazione sociale.

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Stipsi (costipazione)


intestino crasso (Colon) svolge un ruolo di netturbino, di evacuatore. Trasporta e permette di eliminare le materie organiche che abbiamo ingerito e che non sono state assimilate. In tal modo evita all’organismo di intasarsi, di incrostarsi, di giungere a saturazione e, di conseguenza, di soffocare, di intossicarsi. E’ qui che si accumulano i residui del bolo alimentare. Il Colon è dunque il luogo in cui si svolge l’attività organica tra l’assimilazione e l’eliminazione. Esso ha dunque la capacità di eliminare ciò che è inutile. L’intestino crasso (Colon) contribuisce quindi ad una buona “respirazione” del corpo. Questo disturbo cronico (stipsi) si manifesta solitamente in soggetti con ansia e depressione che, nonostante l’apparente tranquillità, sono interiormente particolarmente tesi, abbattuti e hanno notevoli difficoltà nei rapporti interpersonali. A volte è collegata al fatto di trattenersi. Non ci esprimiamo per paura di disturbare, per paura di deludere, per paura di non piacere a qualcuno. Si potrebbe schematizzare il tutto con la frase: “Se faccio questa cosa e loro non sono d’accordo, forse mi criticheranno oppure, peggio, potrebbero rimproverarmi”. La paura di dispiacere a qualcuno è direttamente collegata alla paura di non essere amato, di venir abbandonato, per questo chiediamo a noi stessi di essere perfetti. La stipsi, quindi, può anche indicare che ci teniamo aggrappati a credenze che ci danno sicurezza.


n realtà, le tensioni e le sofferenze del Colon indicano che tratteniamo le cose, che impediamo loro di partire. Paura di fallire, di sbagliare, eccessiva riservatezza (timidezza) o di rifiuto di lasciar andare, di allentare, si manifestano mediante disturbi del Colon (costipazione, dolori, meteorismo, flatulenza, ecc.). Le malattie del Colon ci parlano anche della difficoltà a “cicatrizzare”, a dimenticare le esperienze negative, e l’acidità segnalerà spesso la presenza supplementare di una collera repressa e trattenuta. Poiché serve a eliminare, ad espellere quanto abbiamo ingerito (alimenti) e che non abbiamo assimilato, il Colon serve altresì a scaricare, a respingere le esperienze che non abbiamo ingerito (vissuto) e che non abbiamo accettato. Nel trattamento la dieta e l’educazione possono dare risultati molto buoni. Anche la terapia ipnotica si è dimostrata molto utile nel trattamento della stipsi cronica: soprattutto rende il paziente capace di “lasciarsi andare” e di adottare un atteggiamento più accomodante. I colloqui psicoterapeutici, inoltre, orientati al sintomo, danno a lungo termini buoni risultati.


Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 
E mail: bonipozzi@libero.it

NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un  valore educativo, non prescrittivo.

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