martedì 9 giugno 2015

-ANSIA. Il malessere alloggia ai piani alti.


Il  MALESSERE alloggia sempre ai piani alti


Risultati immagini per tensione emotiva nei dipintiLaccumulo di tensione, ben noto a tutti, può portare a conseguenze negative sia a livello fisico sia a livello psicologico. Esiste sempre una stretta correlazione fra salute, atteggiamenti mentali, modi di fare e stili di vita. Quando ogni azione, anche la più banale, diventa difficile e viene accompagnata da continui sacrifici e sforzi, significa che l’entusiasmo nel fare le cose si è spento … la “chimica” cerebrale entra in uno stato confusionale e, per quanto ci si impegni, non riesce a reintegrare le forze perdute. Alzarsi ogni mattina è uno sforzo incredibile…un’impresa titanica, si è in balia degli eventi, dell’inquietudine, dell’insoddisfazione e dei pensieri tortuosi: la massa cerebrale va in apnea e fuori controllo. Sembra di vivere in un mondo fatto di finzione, completamente estraneo, si perde la vera autenticità: ogni aspetto vitale viene rimosso. L’essere spenti diventa un’abitudine, la stanchezza assale prima di iniziare ogni cosa, la giornata si affronta con fatica, diventa un incubo: manca quel “frizzo”, quel “brivido” che riaccendeva - in tempi migliori - il fuoco dell’entusiasmo; tutto diventa artificiale e infelice … la “calma piatta” soffoca passioni e desideri, affonda lentamente la vita. 


nche mente e corpo ne risentono, non c’è che l’imbarazzo della scelta, si va dall’insonnia ai dolori alla testa e alla schiena, al mal di stomaco fino allo scatenarsi dell’agitazione, dell’aggressività, della depressione. Più si rimane in questa condizione psicosomatica più si producono effetti negativi a livello sociale, comunicativo e lavorativo: uno stato che fa davvero male alla salute. Cala la vitalità, l’attenzione diventa ballerina, la concentrazione e l’efficienza svaniscono completamente, aumentano le probabilità di errori ed incidenti, si incrinano i rapporti con amici, colleghi e clienti. Gli “sforzi”, inoltre, determinano, nell’unità psicosomatica, un accumulo di energia, che se compressa, non eliminata, aggredisce l’organismo nei punti più deboli; l’ansia si concentra in un punto preciso segnalando che qualcosa non va per il verso giusto.
Risultati immagini per tensione emotiva nei dipintiPer Mario sarà quel caratteristico e inconfondibile nodo alla gola: affiorano così le parole mai dette, tutte quelle cose trattenute si affollano in quella interminabile “strettoia” fino a strangolarlo. Sembra la fine, l’aria fa fatica a passare, si cerca la porta, una via d’uscita, uno spazio aperto, la finestra per una boccata d’aria, la comunicazione si interrompe, le idee inciampano e gli argomenti zoppicano. Le parole si inceppano, tutte quelle cose che per mancanza di coraggio non sono mai uscite dalla bocca, sempre trattenute e represse, rimangono come d’incanto concentrate lì, in quel punto. Ma ecco, che in situazioni simili, nei rapporti con genitori, figli, partner e superiori, come al solito il copione si ripete, quella strana abitudine di trattenersi si ripresenta, il fatto di non potersi esprimere liberamente genera contrazioni… in una cavità così “stretta” la fonazione diventa sempre più confusa. 


ario si sente “preso proprio per il collo”! Ernesto, invece, oltre a chiedere troppo a se stesso, sempre all’erta e super preciso, impegnato a dimostrare in ogni momento della giornata di essere in gamba, convinto anche di non essere in grado di gestire, integrare e assimilare i cambiamenti repentini, non riesce proprio a mandare giù i “bocconi” amari, a “digerire” tutte le cose con cui quotidianamente viene in contatto. Vorrebbe gridare, far esplodere la sua rabbia, ma preso dalla paura costringe il suo “laboratorio” ad un super lavoro, ad un continuo “ruminare” su cose che non soddisfano: lo stomaco entra in tensione … controllato da una potente morsa autodistruttiva. Paola, con la sua pancia gonfia - sempre sulla difensiva, pronta a isolarsi, a razionalizzare o a giudicare gli altri - vive il proprio ambiente come invasivo o particolarmente ostile: la paura di cambiare la “blocca” e la disarma. Ha chiuso per questo, da tempo, la sua disponibilità emotiva col mondo: un “trattenersi” mascherato di socievolezza forzata. Non riesce più a “scaricare”, perché è legata troppo al passato (depressione), a un modo di vivere non più vantaggioso, vincolata alle vecchie convinzioni e credenze… non lascia andare nulla. 


uesta incapacità di prendere le dovute distanze dalle situazione stantie, stimola eccessive preoccupazioni, gelosia, pensieri bui e terrore di essere umiliata. E’ necessario ritrovare il gusto di vivere, il piacere di lasciarsi andare, aprirsi e comunicare… spontaneamente però. In realtà, il cosiddetto “intestino pigro, sedentario” necessita di una autonomia diversa, una mentalità larga … urla incessantemente “largo al nuovo”! Ma ecco che, improvvisamente, si alterna un’altra dittatura: la colite. Paola si alza al mattino dominata dalla paura dell’insuccesso, frastornata da spaventose responsabilità, terrorizzata di essere giudicata negativamente durante gli impegni quotidiani. Ha bisogno di affetto e tanto, tanto calore, ma per averlo è convinta che prima deve “purificarsi”… così, di corsa, deve “liberarsi” da questo senso di oppressione, dai desideri di vendetta, dai sentimenti che covano in profondità, nelle “parti basse”: rancore, rabbia, invidia. Non dimentichiamo Carlo che, con il suo cuore al galoppo, teme l’infarto da un momento all’altro. Una sensazione che, a suo dire, toglie letteralmente il fiato e rallenta in modo preoccupante il suo iperattivisto. Sempre di corsa, mai fermo, la sua vita è completamente sommersa da un ritmo frenetico e stressante. Sa fare più cose contemporaneamente ma non ha mai tempo per se stesso, non riesce proprio a vivere un ritmo lento. Il mondo affettivo, per lui, è davvero un optional: preferisce incanalare la propria energia sull’azione, sull’attività fisica convulsa. L’emozione, però, si fa sentire, il battito raggiunge la gola come se volesse dar voce ai sentimenti nascosti e trattenuti … come se chiedesse davvero più “cuore”.



e persone che sono cresciute in un clima di paura, di rimprovero o di violenza sono molto spesso quelle che, con grande astuzia e sofferenza, hanno imparato ad usare meglio i “Meccanismi di difesa” (del controllo) per sopravvivere. Tuttavia, quando una situazione sfugge loro di mano, perché si sentono minacciate nella salute, nelle relazioni affettive o nella sicurezza materiale, ecco che sono in preda all’ansia.




NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.

Bonipozzi dott. Claudio Tel.349.1050551– 0532.476055
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