martedì 30 giugno 2015

-ADATTAMENTO


L’arte di  ADATTARSI


Risultati immagini per ADATTARSI nei dipintiNel corso della nostra vita ognuno di noi, proprio perché non viviamo nella bambagia, deve confrontarsi con numerosi ostacoli: alcuni di essi si verificano improvvisamente ed in modo del tutto inaspettato, altri invece sono più prevedibili ma le conseguenze si protraggono silenziosamente nel tempo con dolore e prostrazione. Lo stress è un fenomeno integrante ed inevitabile della nostra esistenza: chi non ricorda, ad esempio, il primo giorno di scuola, il matrimonio, la pensione, la nascita di un figlio, la separazione coniugale, un lutto, la reazione individuale a tutto ciò (reagire in maniera adeguata o mostrare una sintomatologia preoccupante) dipende da una infinita interazione tra caratteristiche di personalità, natura dell’evento e disponibilità di fonte di supporto. Alcuni di noi sono decisamente più resistenti di altri e si riprendono come se nulla fosse accaduto; altre persone, decisamente più vulnerabili, trovano devastanti anche problemi apparentemente banali e decisamente di minore entità. Alcune situazioni “difficili” creano difficoltà maggiori di altre; la gravità dello stimolo che provoca una reazione emotiva (con tutte le manifestazioni biochimiche possibili), la sua imprevedibilità e durata, la possibilità o meno di gestire tale situazione condizionano generalmente la capacità della persona di superare il momento critico e penoso. Non dobbiamo mai dimenticare che la salute è particolarmente complessa e dipende essenzialmente dalla chimica dell’organismo, dalla salute delle strutture fisiche e dall’equilibrio psicologico. Le “minacce” pertanto alla salute interessano queste tre sfere d’azione. A livello emotivo, lo stress può renderci, ansiosi, irritabili e depressi, ma non ha solo effetti psicologici. 


ul piano strutturale causa tensioni muscolari, congestiona la circolazione, altera la respirazione e alza la pressione, mentre sul piano biochimico ha effetti negativi sulle molecole messaggere nel flusso sanguigno, altera le funzioni dell’intestino e della pelle ed indebolisce i processi di “recupero” del corpo. Tornando al nostro argomento principale, possiamo dire che la presenza di un adeguato supporto ambientale, molto spesso, ha un ruolo determinate nel mantenere in equilibrio l’unità psicosomatica dell’individuo; essere parte attiva di una vasta rete sociale di amici, familiari e colleghi “spontanei” (comprensivi, sinceri… non accondiscendenti, permissivi, ecc.) può essere veramente di grande aiuto per affrontare stati emotivi negativi, soprattutto per chi accetta benevolmente l’aiuto degli altri in caso di necessità. La stessa difficoltà può avere effetti molto diversi su persone diverse, a seconda di come viene vissuta. Certe persone inconfondibilmente bravissime nel gestire le questioni lavorative sono messe in grave crisi dalla fine di una relazione sentimentale, ad altre invece accade decisamente il contrario. Chi non è particolarmente contento della propria attività lavorativa ma non è abbastanza motivato a cambiarla, reagirà di fronte ad una sospensione temporanea diversamente da chi è costretto a rinunciare a un’attività che rappresenta la massima aspirazione della sua vita. Le persone reagiscono e affrontano meglio le difficoltà se hanno già vissuto in passato esperienze analoghe. 


l grado di controllo sulla situazione è un altro fattore determinante: è più semplice accettare un divorzio a lungo ponderato, soprattutto per chi ha preso parte alla decisione. Un momento di malessere in seguito ad un avvenimento difficile è del tutto “normale”. Il disagio vero e proprio, invece, consiste in una risposta comportamentale o emotiva disadattiva in quanto peggiora una situazione già compromessa; la reazione è eccessiva ed inappropriata, di gran lunga superiore a quella che ci si aspetterebbe in base ovviamente alla gravità dell’evento stressante. Il disagio che può scaturire da un fenomeno disadattivo può essere conseguenza di un fatto acuto o di un problema cronico che getta una terribile nube sull’esistenza per molto tempo. Ad esempio, il licenziamento, l’inizio o la fine della scuola, il trasferimento in un’altra città, una delusione d’amore sono considerati “fatti acuti”. Quando il fattore destabilizzante è così preciso, esistono dei “tempi tecnici” oltre i quali, se la sintomatologia persiste, difficilmente sono riconducibili a quel particolare evento. Se una persona è ancora molto depressa vari anni dopo la fine di una relazione significativa, è poco probabile che la rottura di quel legame sia stata la causa della depressione, mentre è possibile che ci sia in “profondità” un malessere certamente molto più significativo. Fortunatamente, la maggior parte delle persone riesce a vincere eventuali malesseri con le proprie forze: in questi casi il tempo e le circostanze sono indubbiamente ottimi guaritori. Purtroppo non tutti gli eventi sono così blandi e passeggeri. Proprio per la loro durata, non dovrebbero mai essere sottovalutati perché possono essere disturbanti, consolidarsi in strutture decisamente più invalidanti, dolorosi, autodistruttivi, interferire pesantemente nella vita di una persona o nella sua capacità di coordinare con costanza e precisione tutte le attività quotidiane.


OSA FARE. Anche se l’adattamento è definito come il processo attraverso il quale l’individuo stabilisce una condizione di equilibrio con il proprio ambiente o nelle proprie relazioni, non deve essere confuso con quella modalità comunicativa “del sempre disponibile”, “del dire sempre sì”. Se ciò accadesse in ogni rapporto, oltre a renderlo scontato e banale, sarebbe indubbiamente un equilibrio psicosomatico falso e forzato. Adattarsi per mantenere uno stato di  apparente equilibrio ci rende inadeguati e, soprattutto, infelici (fingere, ad esempio, che il lavoro sia appagante, anche se non importa assolutamente nulla: questo “accomodamento” non consente di guardare altrove e, quindi, cercare magari qualcosa che piaccia davvero; assumere mille ruoli con in partner per il timore di perdere il suo amore; essere accomodante per evitare conflitti, tensioni, disagi). Il trattamento, pertanto, di questa difficoltà di adattamento  è teso ad arginare ed alleviare la sintomatologia e ad imparare come affrontare e gestire i problemi sul nascere prima che degenerino in una condizione più grave e duratura. La reazione non adeguata ad una situazione difficile spesso consiste in un’esagerazione del suo significato e delle sue implicazioni per il futuro: nella rottura di una relazione amorosa si vede “sancita” la definitiva possibilità di sposarsi, una bocciatura significa non diplomarsi o non laurearsi mai. Un intervento specialistico dovrebbe, comunque, incoraggiare la persona a prendere coscienza di questo atteggiamento catastrofico e  considerarlo per quello che è, un’irrazionale drammatizzazione che può solo complicare una situazione già difficile. In realtà, si aiuta il paziente a sostituire questi pensieri con risposte più realistiche. L’obiettivo della terapia, pertanto, è di aiutare la persona a fare passi concreti per superare gli effetti negativi dell’evento traumatico, cercare soluzioni alternative valutando i relativi vantaggi e svantaggi e scegliere quelle più appropriate.



NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un  valore educativo, non prescrittivo.


Bonipozzi dott. Claudio Tel.349.1050551 - 0532.476055
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