sabato 9 luglio 2016

Insicurezza e insoddisfazione ... tanto, ma tanto bisogno di affetto


Insicurezza e insoddisfazione tanto, ma tanto, bisogno di affetto


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l neonato, prototipo dell’essere umano ‘dipendente’, può fondare il suo istintivo senso di sicurezza esclusivamente in base all’attenzione ed alle cure che le figure di riferimento gli porgono. Abbandonato a se stesso perirebbe senza scampo in breve tempo. La carenza di attenzione, di sensibilità e di accettazione da parte della figura di riferimento particolarmente ‘distratta’, insufficiente o del tutto mancante - che non ha saputo cogliere nel massimo rispetto le esigenze del piccolo fin nelle prime fasi evolutive – determina, nel cucciolo, una profonda sensazione di inferiorità e una paralizzante inettitudine, con la conseguente convinzione di indegnità e di non valere molto nella propria vita … rinuncia, diffidenza, dipendenza, servilismo, insicurezza, insoddisfazione e pessimismo domineranno completamente la sua esistenza. Tanto il momento di disinteresse volontario che quello di involontaria disattenzione sono percepiti dal piccolo come una sensazione diffusa di annientamento … vero pericolo di soppressione, di annullamento, di morte. Detta tra noi, certamente non si può dire - considerato  il suo stato di reale inferiorità - che egli si sbagli se incontra il ‘demone’ di turno ... potrebbe reagire diversamente? La propensione all’attenzione ed alle cure dei neonati ed i piccoli in generale è insita comunque nella natura umana a garanzia della continuità della specie. 

ale propensione, arricchita da motivi accessori, è indicata comunemente come affetto. Una sorta di profondo riflesso condizionato stabilisce così nella percezione istintiva del bambino un nesso insolubile tra ricezione di manifestazioni di affetto e ‘sicurezza’ di restare in vita, tra carenza d’affetto e pericolo di soppressione (morte). Così il senso di sicurezzapotrà rettamente integrarsi nel piccolo se questi sarà stato oggetto di soddisfacenti e compiute manifestazioni affettive … adeguate e stimolanti a livello formativo. Subentrerà invece il senso di insicurezza, come basilare ansietà, in logica conseguenza di una insoddisfacente, instabile o incompiuta manifestazione affettiva. Quest’ultima, in tal caso, non sarà stata sufficiente ad ‘acquietare’ l’allarme dell’istinto di conservazione circa le occasioni di ‘soppressione’ che circondano il neonato ed il piccolo in genere. Così insoddisfazioni e insicurezze di natura istintiva possono distrarre parte delle energie tendenti allo sviluppo psico - fisico e arrestarlo a fissazioni relative a situazioni ansiose. Più tardi, nella personalità dell’adulto, recante il conseguente complesso di inferiorità.


Complesso di inferiorità: paura di apparire inferiori agli altri. Questa paura è di ostacolo all’azione e dipende sia da una reale infermità, sia da un’educazione autoritaria. Nel C. di I. l’individuo cerca di compensare queste deficienze e, a seconda del risultato di questo sforzo di compensazione, può diventare un genio oppure un malato mentale, con tutti gli stadi intermedi. Il C. di I. ha tre matrici differenti. Un’inferiorità organica, l’essere stato viziato e l’essere stato trascurato

e lesioni organiche hanno una tale importanza che finiscono per colpire la struttura della psiche e spingere il soggetto o a realizzazioni straordinarie o al disturbo emotivo. Un esempio più che significativo nell’affermare questo concetto sono le figure di alcuni ‘geni’ del passato: Demostene - balbuziente - Beethoven - sordo - e Monet - debole di vista - divenuti rispettivamente oratore, musicista e pittore. La spiegazione sarebbe nella legge di compensazione. Il bambino troppo ‘viziato’, invece, presenta turbe nel suo comportamento sociale sentendosi all’ombra di un’altra persona. Mentre un bambino non ‘considerato’ (se non odiato) si sentirà trascurato e tenderà o al facile sconforto, o al dominio e alla volontà di potenza. E’ da temere un C. di I. quando induce l’individuo a fuggire di fronte alle difficoltà della vita. In questo caso la terapia sarà orientata ad indirizzare queste forze affettive male utilizzate verso nuovi orizzonti che rendano possibile una rivalutazione della personalità.

... lo stesso anacronistico allarme, dovuto alle insoddisfazioni ed alle insicurezze infantili, si perpetuerà a causa del carattere inconscio - e quindi inattaccabile dal senso critico - dell’antica carica emozionale che lo determina tuttora … malessere strettamente legato all’altro per un bisogno morboso di affetto. Così affiora nella coscienza un misterioso senso di insicurezza e di insoddisfazione che, tuttavia, le facoltà razionali giustificheranno di volta in volta con motivi banali, futili ed effimeri. Ad essi il soggetto, ogni volta, presterà fede pur notando come l’insicurezza e l’insoddisfazione permangono oltre il dileguarsi dei motivi che per breve tempo hanno prestata loro una giustificazione. 

ali sintomi dunque, come del resto altri del complesso in questione, sono privi di una logica vincolata all’ambiente presente, e perché siano spiegati logicamente occorre risalire alla loro genesi … a quei rapporti freddi e scostanti in cui si pensa, attraverso vari ricatti, di non essere stati degni d’amore o, peggio ancora, di non averlo meritato. D’altra parte la ricezione di manifestazioni d’affetto continua ad assolvere, anche in sede di complesso d’inferiorità, la primitiva funzione di placare l’angoscia di annientamento (mortale) - più o meno repressa - che accompagna il senso di insicurezza e di insoddisfazione. Una esperienza davvero antica che ha creato confusione e distorsione nel processo relazionale del ‘dare’ e del ‘ricevere’ ... si consolida la convinzione di non avere scampo, di non riuscire nella vita. Così il bisogno di affetto - derivato  da una chiara necessità morbosa - assume a sua volta carattere di sintomo coatto … un modo di compensare quell’affetto primordiale MAI elargito nel dosaggio “DESIDERATO” e che MAI sarà restituito nella quantità e modalità che spetta ad ogni essere vivente, se non attraverso il rapporto di fiducia, di comprensione, di sostegno, di speranza e di onestà con lo psicoterapeuta (vedasi transfert)

TTENZIONE, l’insicurezza se non messa a fuoco e risolta - essendo frutto di esperienze traumatiche infantili, di antiche ‘ferite’ invalidanti, di perdite, di ricatti e di un vivere completamente in balia dell’imprevisto - mette a rischio non solo l’immagine che uno ha di se stesso ma può limitare le scelte decisionali e portare conseguenze negative sull’intero corso dell’esistenza … il piccolo, allora, pian piano, rinuncerà alla sua individualità, di esprimersi, di godere la vita, farà di tutto per strappare un sorriso, un gesto affettuoso, uno sguardo sereno, un caloroso abbraccio, elemosinare una piccola carezza. Il senso di sicurezza, di speranza, di soddisfazione si forma durante la prima infanzia - se sono state ricevute ovviamente sufficienti ed adeguate attenzioni - è un fenomeno che si rafforza, si conserva e si sviluppa attraverso le esperienze positive. Le persone insicure e affette da scarsa stima di se stesse, cosa dovuta in larga misura a forti difficoltà incontrate nei primi anni di vita, tendono a collocare la sicurezza a un livello più alto di altri. Quando tale livello è alto, non può essere trascurato e deve avere la precedenza su altre considerazioni. Ignorarlo o non prestarvi l’attenzione necessaria provocherà non solo uno stato doloroso di ansietà (attacchi di panico, fobie), ma anche patologie psicosomatiche legate all’apparato respiratorio e digerente (asma, ulcera, ipertensione, colite spastica). Tali stati emotivi, inoltre, obbligando dunque il soggetto inconsciamente a ripetere anacronisticamente situazioni e atteggiamenti infantili, proprio per la sua insicurezza e il suo bisogno di appoggio, andrà perennemente alla ricerca di un "compagno di viaggio" capace di assumersi tutte le responsabilità del soggetto stesso. Anche l’insoddisfazione è un malessere che affonda le sue radici nel passato, in antiche frustrazioni in cui i bisogni primari non sono stati soddisfatti.

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Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 - 0532.476055
E mail: bonipozzi@libero.it


NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un  valore educativo, non prescrittivo.


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