sabato 12 marzo 2016

Il disagio emotivo …



Il disagio   emotivo


Risultati immagini per soffrire nei dipintiLa sofferenza emotiva, senza dubbio, è più diffusa di un banale raffreddore ma, paradossalmente, è molto più difficile conviverci, riconoscerla o a “guarirla”. Con un semplice disturbo fisico, abbiamo ovvi elementi che ci spingono ad agire con solerzia, in modo concreto e concreto: se abbiamo la temperatura alta andiamo a letto; se ci sentiamo particolarmente male prendiamo un’aspirina e se, disgraziatamente, tarda il miglioramento - non siamo in grado di gestire la situazione -  andiamo immediatamente al pronto soccorso. 


nche il disagio emotivo ha i suoi “segnali”, meno evidenti però … sintomi che possono in qualche modo creare confusione, perdita di lucidità o disorientare completamente. E’ un fenomeno che non può essere segnalato da uno strumento tecnologico più o meno sofisticato, evidenziato da un semplice termometro oppure essere “calmato” attraverso i comuni rimedi farmaceutici. Possiamo, però, imparare a riconoscere più prontamente tale malessere esaminandolo nelle sue peculiari modalità espressive. Questo è lo scopo principale - come più volte sottolineato - di questo articolo e dell’intero Blog. Affronteremo tale sofferenza in termini di comportamenti e di atteggiamenti (sintomi esteriori), dei vari stati d’animo che la favoriscono (turbamento interiore), dei suoi modi espressivi e di come esordisce. Non illudetevi, comunque, di stare al sicuro”, nessuno può sentirsi al sicuro, completamente escluso, di non essere coinvolto in qualche modo da questa sofferenza perché, pur ritenendoci  dei grandi “normali”, i disagi emotivi in maniera diversa, più o meno leggera o più o meno marcata, non ci abbandonano mai, ci sfiorano, ci accompagnato quotidianamente in ogni piccolo gesto o modalità espressiva. 


ì, è vero, la maggior parte di noi funziona nonostante il disagio emotivo. C’è mancanza di efficienza, c’è angoscia, depressione, ansietà e altre sofferenze profonde, ATTENZIONE, però, il più delle volte, procediamo attraverso la mediocrità della vita e qualche volta anche con “bizzarria”, con maggiore originalità, perché i nostri sforzi per spezzare questi meccanismi emotivi, possono trovare soluzioni che una persona “tranquilla” non prenderebbe  mai in considerazione. Le persone alle prese con un disagio emotivo importante, come vedremo, conducono un’esistenza in eccesso o in difetto: ansiose e   paurose, con difficoltà sessuali e con pochi legami, dominati dal servilismo, tendono a rifiutare e a criticare … non sono mai soddisfatte e, soprattutto, sono limitate nel campo del libero movimento.
Il primo evidente segnale di disagio emotivo è l’indecisione e l’inattività. Non scoraggiatevi però, tale fenomeno non è sempre causa di turbamento profondo, tutti noi, a volte, siamo indecisi ... siamo tutti nel "mirino". Chi è costretto a vivere con un disagio emotivo, invece, è un indeciso cronico. Non riesce proprio a prendere una decisione, ad agire. Il suo cervello rimugina continuamente, le cellule nervose attivano i soliti circuiti cerebrali, trasmettono i soliti neurotrasmettitori, gli stessi problemi per giorni e giorni, per settimane e settimane, per mesi e mesi, e udite, udite, in certi casi, per anni e anni. E’ completamente impantanato e travolto nel dubbio.


a noi tutti dobbiamo affrontare decisioni nella nostra vita quotidiana, piccole scelte e, occasionalmente, grandi scelte importanti …lavorative, affettive o sociali. Qualche volta però le importanti decisioni altro non sono che il frutto di tutto ciò che abbiamo covato in noi. Naturalmente l’indecisione implica la tendenza a procrastinare (non solo a livello sociale, lavorativo e familiare ma anche nella richiesta di una cura, di un trattamento appropriato), cioè a differire la soluzione di determinati problemi o la soddisfazione dei nostri bisogni … e tutto ciò puntualmente, immancabilmente, crea frustrazioni. Continuiamo a sognare ad occhi aperti, senza mai agire, e questo incrina la nostra lucidità, la nostra concentrazione, la nostra capacità di operare e di essere attivi. In aggiunta a tutto ciò c’è il senso di inadeguatezza che deriva dal non poter soddisfare, né i nostri bisogni né risolvere i nostri problemi. In questo modo diventiamo ostili e cominciamo a prendercela con la gente circostante a causa del nostro senso di inadeguatezza. Ben presto passiamo più tempo pensando a ciò che ci manca anziché apprezzare quel che di buono abbiamo. In questo modo, lungo andare, “contaminiamo” tutte le nostre decisioni perché conosciamo davvero poco il nostro modo di agire che, alla fine, non ci permette nemmeno di rallegrarci dei suoi frutti. Il segnale più comune e diffuso è l’ansietà o la paura. Questo stato d’animo deriva da un’altra condizione, da un altro disagio emotivo: il senso di dipendenza. Cerchiamo l’aiuto della gente quando abbiamo paura. 


e da “piccoli” siamo corsi via e abbiamo gridato, da “grandi” siamo più abili, ma la nostra risposta è essenzialmente la stessa … infantile. L’ostilità è un altro segnale di disagio emotivo. E’ molto comune nel nostro periodo storico perché viviamo in un clima altamente competitivo. Ognuno gareggia per qualcosa, anche per quello che non serve realmente … anche per essere superiori agli altri. Un individuo ostile è un arrabbiato cronico, costantemente critico con se stesso e verso gli altri. Non si rassegna al fatto che errare è umano, anzi RICORDIAMOLO, noi impariamo proprio per tentativi ed errori. Un altro segnale di disordine emotivo è l’insuccesso o lo scarso rendimento. Tutti siamo in qualche modo soggetti a limitazioni fisiche e mentali, a ingiustizie sociali, alla cattiva sorte. Ma se questa condizione permane, se non sfruttiamo una buona parte del nostro potenziale, dobbiamo rassegnarci a biasimare noi stessi. Ciò non riguarda solo la scuola e la carriera, ma tutti gli aspetti della vita.

Il senso di colpa - sensazione diffusa di aver violato una regola o, nei casi più gravi, di aver commesso qualcosa di malvagio … determina sempre, a seconda della sua gravità, le nostre scelte … con le sue azioni autipunitive offusca la gioia di vivere - che è spesso il risultato dell’ostilità e dell’insuccesso, è un altro segnale del disagio in questione (si trova in forma diversa sia nei disturbi ossessivi sia  nei tratti depressivi). E’ un’emozione che può creare un senso di inadeguatezza e di fallimento ma anche danni penosi a livello somatico. Le manifestazioni somatiche più evidenti vanno dal semplice mal di pancia, al mal di testa, dalle vertigini alle invalidanti reazioni cutanee (colite, artrite, alopecia, vitiligine, menopausa precoce)


ttualmente il senso di colpa non è facilmente riconoscibile. La sua più comune ed evidente espressione è il costante chiedere scusa. La gente che soffre di senso di colpa fa continuamente l’inchino, chiede sempre scusa con “troppa” educazione e convinzione … non solo quando è necessario ma anche quando è fuori luogo. Inoltre il suo comportamento oscilla tra la dolcezza e la cattiveria … si aggancia sempre alle emozioni di rabbia e paura. Essendo un fenomeno legato alle norme sociali, deriva inequivocabilmente dallo stile educativo impartito: più è autoritario più il disagio è profondo. 


n altro indizio, sempre relativo all’argomento trattato, è il rinchiudersi in se stessi. Ciò conduce alla solitudine e all’alienazione. Dato che nell’essere soli c’è un’enorme perdita del senso della prospettiva, l’isolarsi rende più facile che il disagio emotivo si espanda ad altre attività, competenze o abilità. I sintomi psicosomatici, in generale, determinano un’altra forma di sofferenza. Il nostro corpo richiede la soddisfazione dei propri bisogni in una quantità di modi superiore a quella che conosciamo. Alcuni di questi modi possono essere misurati fisiologicamente. Le palme delle mani bagnate, detto “riflesso psicogalvanico” sono un segno rilevatore. L’espressione del volto è eloquente. Ci sono anche espressioni del nostro linguaggio che ricordano ciò. Ad esempio, diciamo che qualcuno “storce le labbra per disprezzo”. La gente modifica l’espressione del viso quando è arrabbiata. C’è anche la “debolezza organica”, ossia alcune parti del corpo esprimono il turbamento del nostro stato emotivo


r alcuni è la pelle, per altri lo stomaco, per altri ancora la schiena … proprio perché ognuno di noi ha atteggiamenti e modalità espressive uniche ed irripetibili …  secondo il suo specifico vissuto evolutivo. Comuni espressioni di ansietà cronica, di paura, di collera e di conflitto, coinvolgono disturbi psicosomatici quali l’ulcera, le coliti, i mal di testa cronici e le allergie. Ma il sintomo psicosomatico più frequente, che non sempre è riconosciuto come tale, è la stanchezza. Ci sono molte ovvie, logiche ragioni per diagnosticare la stanchezza come il risultato di un superlavoro. Ma il fatto è che la fatica è anche indice di eccessiva resistenza, di risentimento, di indecisione. La più comune e accettabile scusa per non fare qualcosa che non vogliamo fare è che siamo troppo stanchi per farlo. Infine, ogni atteggiamento o azione eccessiva sono una chiara espressione di inclinazione di un preciso quadro clinico. Il fatto che l’azione sia approvata o disapprovata dalla società non è importante … se è esagerata o sospetta. Ad esempio l’inattività, che è malvista nella nostra cultura può essere un estremo di disagio emotivo; ma è così anche per il suo opposto, esagerata attività, benché sia spesso più accettabile dal punto di vista sociale. L’insuccesso è un segnale di complicazione e così la sovraprestazione. Anche la socievolezza forzata è segno di disagio, e così la solitudine. L’autocostrizione ad essere sempre tra la gente, l’incapacità di restare soli, indicano una forte tendenza al rifiuto di sé.


ENSO DI COLPA. Colpevolizzarsi significa ripetere continuamente quell’esperienza … non lottarci contro, invece,  significa portare pace, armonia, equilibrio biochimico.




l suo modo di pensare. Spesso c’è la convinzione che il disagio emotivo sia una specie di trauma nervoso. Questa definizione non solo non è corretta ma non è nemmeno appropriata. Tale descrizione risale a quando potevamo capire il disagio emotivo soltanto in termini fondamentalmente organici o in termini di improvvise manifestazioni traumatiche. Oggi sappiamo che i disagi emotivi si trovano a livello superficiale prima di esplodere in maniera drammatica. Un debole stato di salute fisica indica che il corpo non funziona a dovere. Un debole stato di salute emotiva indica una situazione simile con riferimento alla nostra personalità, alla nostra abituale maniera di adattarci … errori di interpretazione. Il disagio emotivo è, quindi, il male conseguente a una erronea disposizione d’animo … erronea nel senso che porta a un comportamento inadeguato. Comportamento che non è funzionale, che non ci dà quello che vogliamo. Questo comportamento non è semplicemente “bizzarro” e “sciocco”, è dannoso. Vestirsi con abiti stretti e infantili è “sciocco”, reagire ai nostri problemi in modo infantile è dannoso. Che cosa sono dunque alcuni di questi stati d’animo sbagliati, alcune di queste erronee interpretazioni? E come possono colpirci? Il più grave errore di interpretazione del nostro modo di pensare (pensiero) è che andiamo dietro ai nostri desideri piuttosto che alla realtà per dominare i nostri pensieri. Questo ha come risultato, naturalmente, un giudizio insufficiente. Ad esempio, un giovane si innamora perdutamente di ogni donna, ne è attirato e vuole sposarla. 


orre dietro i propri desideri per condizionare la propria azione. Vuole sposarsi, vuole trovare la donna che vada bene per lui; ma piuttosto che valutare la situazione realisticamente, egli delinea questa ragazza di sogno nel mondo reale mediante l’intensità dei suoi desideri. Nel nostro modo di pensare anche noi interpretiamo erroneamente le conseguenze delle nostre azioni. Ad esempio comperiamo una costosa automobile pur non potendo permettercelo. Ci rendiamo conto che le spese devono essere proporzionate all’andamento degli affari, ma vogliamo quell’automobile; sentiamo di avere ragione e così saltiamo il fosso. E naturalmente non possiamo goderci l’automobile perché dopo pochi mesi il peso del debito è troppo forte. Non abbiamo visto con chiarezza le conseguenze del nostro comportamento. Con quel modo di pensare, comunque, avremo l’opportunità di commettere di nuovo, in altri settori o situazioni diverse, la stessa pazzia. Chi soffre di disagio emotivo ha la tendenza a ripetere i suoi errori. La gente non in balia a un disagio emotivo può fare sbagli in maggiore o minore numero di chi soffre, ma commette errori diversi, e ciò dimostra che ha risolto alcuni dei suoi problemi o che ha scontato ed è in grado di andare avanti. La gente che fa sempre lo stesso errore più e più volte mostra di essersi fermata ad un certo stadio dello sviluppo emotivo. 


l suo modo di sentire. Fortunatamente gli errori intellettuali di interpretazione sono corretti facilmente con la psicoterapia. E’ cambiare i sentimenti del paziente che è difficile. Il più importante errore interpretativo di chi soffre è quello di sottovalutarsi, di punirsi, di trattarsi miseramente. Questo atteggiamento è il risultato di una misera immagine di se stessi.  Una persona con una misera immagine di sé può veramente sembrare uno che sta cercando di aumentare il proprio valore, ma il tentativo è male indirizzato, superficiale, e indica che la persona non ha un concetto di sé sufficientemente solido   davvero buono. Questo atteggiamento si estende a tutte le relazioni sociali. Generalmente questo soggetto ha rapporti tesi con i propri familiari. Interpreta erroneamente i loro sentimenti e i suoi. Ad esempio sente che i suoi numerosi atti di gentilezza passano sotto silenzio, e raramente trova sufficiente gentilezza nella gente che lo circonda. Con gli amici è esigente, tende ad interpretare in modo erroneo ogni loro azione. E’ un sensitivo che si lascia facilmente sconvolgere e influenzare. Si concentra troppo su se stesso. Troppe delle sue frasi incominciano con il pronome “Io”; non sa conversare … ma tende ad essere esibizionista. Il fatto è che non sa sfuggire alla sua stessa prigione. Ciò che è al di fuori di lui non lo soddisfa abbastanza, e questo lo turba. E così, piano piano, diventa insoddisfatto di sé … se la prende con se stesso. Ma non dice: “Sono noioso”. 


ice invece: “E’ noioso” o “Questo è noioso” o “La situazione è noiosa”. Quindi questo soggetto interpreta erroneamente la natura delle relazioni sociali. Egli vuole ciò che vuole, quando lo vuole … ciò, a suo dire, è normale ... lo percepisce normale. Il suo errore di interpretazione consiste nel non riuscire a capire che deve fare, che deve imparare a sviluppare l’abilità che lo lega agli altri, che deve imparare a persuadere la gente a soddisfare, i suoi desideri. Ma invece di fare lo sforzo di sviluppare le relazioni del dare e avere, agisce come se scambiasse tutti per suo padre e sua madre e se stesso per un bambino, e grida, grida ancora più forte: “Dammi tutto, dammelo!” … il lettore avrà sicuramente intuito che le cose non funzionano in questo modo … che non è una maniera appropriata per ottenere ciò che si vuole … che la gente rifiuterà sempre un simile approccio. Nel complesso i sentimenti dei soggetti con disagi emotivi tendono ad essere più negativi che positivi. Tale fenomeno è caratterizzato da collera, ansietà, rifiuto e pessimismo. E’ difficile trovare un individuo con disagio emotivo che sia ottimista. Ovviamente non tutti i pessimisti sono controllati da sofferenza emotiva, ma la maggior parte di costoro, purtroppo, hanno una disposizione d’animo rivolta più a cogliere gli aspetti negativi della vita che positiva. Chiunque sia cronicamente negativo, arrabbiato e pessimista, deve per forza interpretare in modo errato le situazioni che affronta, perché la vita non è conforme alle sue aspettative, ai suoi stati d’animo. Qualche volta questa condizione emotiva ci appare monocolore, talvolta neutra, altre volte ancora promettente. Se ci appare quasi sempre in un solo modo, c’è qualcosa di sbagliato in noi.  

Risultati immagini per soffrire nei dipintiIl suo comportamento. Il comportamento esprime pensiero e sentimento, e questo non è meno vero quando i pensieri e sentimenti sono determinati dal disagio emotivo, sebbene non sempre siano riconducibili a tale malessere. Ad esempio questi soggetti hanno poca perseveranza perché interpretano erroneamente il valore delle cose che fanno. Non appena incontrano un ostacolo, dicono: “Bene, non ne vale realmente la pena” e se ne stanno immobili … fermi. Questo è un errore di interpretazione, una razionalizzazione … una giustificazione. Qualche volta, a loro dire, anche il compito più banale deve essere svolto proprio così; ogni altro modo è sbagliato. Di nuovo significa interpretare erroneamente il valore delle cose. Quello che ho accennato prima circa gli estremi, impulsività, inattività, severità e così via, si applica naturalmente al comportamento in cui questi estremi sono espressi. Infine, il campo d’azione del comportamento di chi ha disagi emotivi è molto limitato. Essi tendono a ripetere le stesse cose. “Solo lavoro e niente svago fa diventare “deboli” e insicuri. Questo indica una tendenza al disagio emotivo. Abbiamo visto come la sofferenza emotiva colpisce il nostro modo di pensare, di sentire e il nostro comportamento. 


i sono quattro settori in cui si manifestano queste inclinazioni al disagio emotivo. Nel considerare il bisogno di cura di una persona, gli specialisti cercano di determinare in che misura l’individuo funzioni in questi campi. Il primo è la vita di famiglia. Collera cronica, ostilità e tensione continua in casa propria indicano bisogno di aiuto. Il secondo campo è il lavoro. Aggressione, senso di colpa, depressione, alienazione, possono far perdere il contatto con la realtà,  possono seriamente minare le capacità di una persona nella realizzazione della sua attività lavorativa. Il terzo campo, lo svago, è spesso trascurato - oppure non vissuto in maniera gratificante - pur essendo un importante contrappeso nella nostra vita, perché un questa società altamente competitiva siamo sempre sotto pressione per produrre e lavorare. Quindi lo svago deve essere dedicato a soddisfare i nostri bisogni non avendo nulla a che fare con le pressioni che la società esercita su di noi. Potrebbe esserci di aiuto il tirare fuori qualcosa dalle nostre tendenze aggressive per soddisfare i nostri inesauditi bisogni di amore. La gente che non ha vie di uscite rilassanti, interessi esterni, che non ha altro che lavorare tutto il giorno e dormire  - bene che vada - tutta la notte, non può continuare a lavorare in mezzo alle sue difficoltà e sofferenze emotive. Il quarto, non meno importante, la vita sociale, urta gli altri tre campi e oscura le loro possibilità e i loro espedienti, opportunità, efficacia
Risultati immagini per soffrire nei dipintiRiassumendo, non è azzardato affermare che la nostra felicità dipende dai primi “passi” evolutivi. All’inizio della nostra vita sviluppiamo facilmente (con qualche fastidio ma sempre lentamente, silenziosamente, inconsapevolmente), attraverso i vari rapporti iniziali, una povera immagine di noi stessi perché ci sentiamo rifiutati e inevitabilmente soffriamo per il rifiuto perché dipendiamo moltissimo dalle nostre figure di riferimento che ci insegnano a stare al mondo. Una dura disciplina (vedasi i sensi di colpa) o più propriamente un’atmosfera priva di affetto, tenerezza e di approvazione, ci inietta l’embrione della disistima … e, proprio perché non ci deve mancare nulla, molte altre esperienze distruttive con compagni, insegnanti e altri la rinforzano. Come difenderci allora? Non ci rimane altro che difenderci attraverso quei pochi strumenti rudimentali disponibili in quel preciso momento a livello cognitivo: i meccanismi di difesa. Purtroppo, a volte, non sono molto efficaci, non siamo abbastanza “adulti”  e raffinati per sviluppare difese efficaci. Tuttavia le teniamo ben strette, le rinforziamo, le edifichiamo su questo terreno paludoso, su queste instabili fondamenta d’argilla. Sviluppiamo lentamente un autentico modo di vivere che implica evasione, isolamento, interpretazioni sbagliate  … in breve, per non farla troppo lunga, disagio emotivo. Dopo un certo periodo questo stile di vita, questo modo di vivere diventa così normale che senza accorgercene finisce per essere ciò che vogliamo perché è ciò cui siamo abituati.



NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.
 
Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 – 0532.476055

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