mercoledì 16 marzo 2016

Quando un PARTNER è in difficoltà …


Quando un PARTNER è in difficoltà


n bel mattino Enrico di buon’ora, all’improvviso, senza una evidente ragione, non comunica e non interagisce più con i familiari, appare assente, ostinato, distratto, insensibile, eccitato, intollerante, in preda alla collera … chiuso in se stesso; Paola, invece, da un po’ di tempo, appare “strana”, sembra terrorizzata, irritata, sempre di pessimo umore, basta una semplice occhiata di sbieco, una piccola cosa fuori posto per farla piangere più di una grondaia in una notte piovosa … visibilmente tormentata e distratta. Un partner, solitamente, per quanto equilibrato sia, non solo passa a setaccio tutti i suoi più recenti comportamenti, ma si dispera per cercare risposte plausibili a tali atteggiamenti …  ragioni che tardano ad arrivare, che lasciano un senso diffuso di impotenza, una profonda delusione e frustrazione nel soggetto armato di buone intenzioni e, soprattutto, non “colpevole” di tale situazione. 


i pensa al superlavoro, ai problemi finanziari, alla crisi di coppia, alla noia, alla routine, ai figli, alle difficoltà sessuali, ma niente e ancora niente, non si smuove, le “stranezze” continuano ancora in modo più violento, non segnalano alcun cenno di miglioramento … pare che non ci siano spiegazioni evidenti, tantomeno ragioni oggettive da giustificare simili atteggiamenti. Alcuni stati emotivi sono così contagiosi dal punto di vista psicologico che la maggior parte dei coniugi sviluppa, nel tempo, lo stesso quadro clinico. Mantenere un rapporto intimo e positivo - essenziale comunque per la guarigione - è difficile e, nel tempo, diventa anche pericoloso perché avvelena e destabilizza la vita a tutte le persone coinvolte in tale menage che diventa sempre più difficile: grandi tensioni e continue incomprensioni sono all’ordine del giorno. Non è facile la convivenza nonostante la buona volontà. 


olti, inoltre, sono travolti dalla stesso disagio vissuto dal partner: si fanno carico di ogni cosa, compresi compiti e responsabilità (mai sostituirsi a lui ... “insistere” che continui a svolgere sempre qualche faccenda). Un modo di reagire, comunque, che non aiuta il compagno ad abbandonare i suoi sintomi, in quanto è interessato più ai “vantaggi secondari” che risolvere la propria sofferenza e conflittualità emotiva: diminuzione dei doveri e meno responsabilità, maggiore attenzione e gratificazione dei bisogni sono “offerte” sicuramente più allettanti e favorevoli nel gestire la complessa quotidianità. Col tempo si crea un’atmosfera che deteriora la fiducia, il senso di intimità e di libertà, mette in pericolo l’unione e ogni cosa piacevole che potrebbe  nascere dal vivere insieme, nel quotidiano.

ECCO COSA FARE PER GESTIRE TALE PROBLEMA
(non si possono comunque aiutare gli altri ad uscire dalla sofferenza se non lo si desidera ... non si è lucidi e fermi)

Risultati immagini per tristezza nei dipinti
Non cercare mai di trattare le difficoltà da soli. In qualsiasi quadro clinico, mai sostenere il partner con una visione eccessivamente ottimistica del suo stato emotivo, con battute superficiali, commenti pasticciati o banali perché non solo tutto ciò viene vissuto come un rifiuto, come un tentativo di non voler ascoltare o, magari, liquidare velocemente tale sofferenza, ma può sviluppare la sensazione di essere ingannato (Che bella giornata, Vedrai che il tempo aggiusterà le cose, Tieni duro mai mollare, “Ricattare”, Sei sempre stato una roccia, Non ti manca nulla … ). ATTENZIONE, il soggetto attraverso la sua sofferenza interiore può sicuramente percepire le cose in maniera gigantesca, distorta o fallimentare ma non è certamente uno “sciocco”! 


intonizzarsi sulla sua stessa lunghezza d’onda emotiva può essere utile per mettere in relazione i fatti quotidiani  con il suo reale problema cronico e ricorrente. Un soggetto, infatti, che non ha rielaborato completamente una perdita, un lutto, un tradimento, una forte delusione, un fallimento affettivo, non solo gli sarà più facile comprendere questa connessione con eventi passati ma sarà più disponibile a parlarne … a  non nascondersi se c’è comprensione e disponibilità genuina.


timolare ad esser sempre attivi. Sappiamo dal tempo di Ippocrate che certi malesseri emotivi “bloccano”, paralizzano, succhiano energia … portano all’inerzia (depressione “anaclitica” = passività, dipendenza; ansia = agitazione, irrequietezza). Un leggero esercizio fisico aiuta l’organismo a produrre le famose endorfine indispensabili per il buon umore, allentare tensione e agitazione. Poiché è difficile schiodarlo dalle sue convinzioni e dalla sua passività può essere utile, senza troppe insistenze, coinvolgerlo in  modo chiaro e diretto in certe attività stimolanti e rilassanti. 




istinguere la persona dalla patologia. E’ facile rimanere offesi da gesti o parole espresse in maniera frettolosa da chi soffre. Presi dal tormento e dalla disperazione ognuno di noi può dire cose spiacevoli e odiose che, poi, ripensandoci bene ci si pente. Il soggetto sofferente, invece, si esprime in un modo anaffettivo, scostante, come se non avesse mai amato, come se non fosse mai stato felice. Non deve mai essere vissuto come un rifiuto o un insulto personale perché è la malattia che parla non la persona. Scoprire improvvisamente che quella persona è diversa da quella con cui si è condiviso esperienze e vissuto anni e anni della propria vita non è davvero facile … ecco perché è indispensabile rivolgersi sempre a persone competenti, cercare di mantenere e gestire il problema dentro le sue reali dimensioni.


ai nascondere le proprie reazioni e i sentimenti negativi. Trattenersi nello sbottare di fronte a situazioni bizzarre e atteggiamenti irritabili significa accumulare talmente tanta frustrazione e tanto tensione che, oltre a far star male se stessi, si riverserà in maniera talmente violenta ed esplosiva sul partner disorientandolo e ferendolo ulteriormente perché non è in grado di comprendere una simile reazione ... la sincerità farà riflettere e renderà  più scorrevole il rapporto. Mai aspettarsi soluzioni immediati. Il disagio emotivo non è come un semplice raffreddore: con un’aspirina tutto può ritornare come prima. E’ un fenomeno che per ristabilirsi, il più delle volte, necessita di tempi un po’ più lunghi … quando abbiamo a che fare con sentimenti la guarigione non è mai veloce. Disagi complessi possono trovare maggiori benefici nella terapia a lungo termine. La meta principale della terapia è quello di cambiare il modo in cui il partner sente, pensa, agisce ed entra in relazione con gli altri in modo tale che possa scoprire e perseguire nuovi modi operativi e stili di vita più vantaggiosi, raggiungere una consapevolezza diversa circa il suo comportamento e acquisire nuove e appropriate modalità reattive agli eventi. 



NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.

Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 –  0532.476055

Nessun commento:

Posta un commento