sabato 5 marzo 2016

Quando chiedere AIUTO …


Quando chiedere AIUTO


utti, nel corso della vita, volenti o nolenti, devono affrontare giornate storte, momenti difficili, delusioni, sconfitte umilianti e perdite a dir poco strazianti. Ma quando possiamo affermare che questa sofferenza rientra nella routine quotidiana oppure, superando una certa soglia del “normale”, diventa di interesse clinico? E’ possibile capire, quando si è esasperati da un disagio emotivo, se si ha bisogno di sostegno, di supporto oppure di un vero e proprio aiuto terapeutico?
 


uando non si ha una conoscenza profonda della sofferenza umana, mettere a fuoco la situazione emotiva può risultare davvero difficile; ma una semplice e valida regola, comunque, per valutare certi disturbi, più o meno semplici, potrebbe essere quella di considerare, con una certa coerenza e lucidità, l’intensità con cui un problema emotivo si presenta sulla scena, accompagna ogni momento della giornata e, soprattutto, da quanto tempo dura tale tormento. Al di là di tutto, se questo difficoltà condiziona seriamente la vita, causa una invalidante e continua sofferenza, interferisce con il lavoro, i rapporti o altri aspetti significativi della propria esistenza, forse è giunto il momento di chiedere aiuto. Anche alcuni disagi non particolarmente gravi o allarmanti, ma che si trascinano per  giorni, settimane e mesi dovrebbero essere tenuti nella giusta considerazione. Ciò che distingue, infatti, il vero disturbo emotivo dalle semplici difficoltà quotidiane è naturalmente la gravità o la persistenza nel tempo. Riconoscere e trattare i problemi emotivi al loro esordio, prima che possano diventare parte integrante della vita, del modo di pensare e di valutare, comporta sempre notevoli vantaggi.


ICORDA, più si è dominati da un disagio emotivo, più le zone cerebrali responsabili di questi sintomi diventano capaci di generarli. Diversi studi confermano che numerosi quadri clinici rispondono in maniera più veloce e completa se la terapia è intrapresa nelle fasi iniziali del decorso, prima che la sintomatologia sia diventata per il paziente e per il suo cervello, uno stile di vita, un modo di vivere e di reagire. Un trattamento tempestivo riduce anche il rischio di successive ricadute e migliora nel complesso la qualità di vita del malato con se stesso e gli altri. Decidere di aspettare può essere una “bella” tentazione, ma è sempre una “brutta” idea, non perché si devono riempire le tasche degli specialisti, ma semplicemente perché prima che un trattamento possa dare i primi risultati desiderati di solito bisogna aspettare un po’ di tempo: prima si inizia, prima ci si sentirà meglio. Quanto prima, comunque, si capisce di avere un problema e il bisogno di ricevere con la massima solerzia cure adeguate, tanto prima inizia il benessere o la guarigione … per disturbi particolarmente importanti (depressione, ipocondria, panico) una diagnosi precoce può essere risolutiva o migliorare velocemente l’esito del disagio in atto. 



mmettere un disagio non significa essere delinquenti, falliti o pazzi. Così come il corpo può ammalarsi per una cattiva alimentazione, anche la mente con lo stress e i problemi di tutti i giorni, può incontrare le sue difficoltà: può essere vulnerabile in ogni momento della vita. Il disagio emotivo non consiste nell’assenza di sofferenza o di conflitti, quanto nella capacità di pensare in modo logico, di affrontare i cambiamenti, lo stress, i traumi e sopportare le perdite, a cui ogni essere umano va inevitabilmente incontro nel corso della vita, in modo tale da garantire stabilità, equilibrio e crescita emotiva. Quando si è in buona saluta, la realtà viene percepita così com’è, si è più lucidi e con la voglia di fare accadere le cose, si accettano i propri limiti e le proprie capacità, si risponde adeguatamente alle sfide della vita, le responsabilità affettive e lavorative sono accompagnate da una profonda sensazione di appagamento … tutte cose che permettono di sopportare con un certo grado di soddisfazione anche le fatiche del vivere.


er comprendere le difficoltà e mettersi sulla strada giusta bisogna porsi alcuni interrogativi:


    Risultati immagini per chiede aiuto nei dipinti
  • I disagi emotivi pian piano cominciano ad interferire con il lavoro o con i rapporti interpersonali?
  • Si è meno felici, il senso di sicurezza sparisce, si perde la capacità di controllo rispetto al passato?
  • Familiari, colleghi e amici fidati segnalano un cambiamento repentino nel comportamento o nei tratti della personalità?
  • Tutti gli sforzi per uscire dalla sofferenza si sono rivelati inutili?
  • Ogni cosa da fare, che fino a poco tempo prima sembrava banale, diventa un enorme peso o sacrificio?
  • Ci si concentra sulla propria inadeguatezza perdendo di vista stimoli esterni significativi?
  • La confusione prende il sopravvento, la lucidità svanisce, si è incapaci di modificare lo stato di sofferenza?

Non va dimenticato, inoltre, che l’autodiagnosi nei disagi emotivi - utile sicuramente all’inizio per mettere a fuoco una certa sofferenza - può essere fuorviante o addirittura ostacolare un intervento terapeutico tempestivo … non solo la valutazione è limitata da possibili preconcetti ma anche influenzata da atteggiamenti interpretativi sbagliati dovuti, appunto, al malessere in corso. I soggetti con problemi emotivi si sentono spesso terribilmente soli, come se nessun altro vivesse o capisse la loro situazione. Sebbene i  sentimenti non siano in sé né buoni né cattivi, possono avere notevoli effetti fisici e psicologici. 


opraffatti dall’emozione possono piangere disperatamente, non essere più in grado di gestire la loro vita. A volte creano una distanza tra se stessi e i loro sentimenti, se non altro perché la loro intensità è vissuta in maniera spaventosa. Non sempre sono in grado di spiegare perché provano determinate sensazioni, preferiscono evitare di confessare anche a se stessi di avere sentimenti negativi, come la collera, l’odio o la paura. La terapia può rivelarsi uno strumento di cambiamento o una fonte di sostegno nel momento di maggiore necessità. Quando si ha la sensazione  che il proprio benessere emotivo sia in pericolo conviene sempre fissare un appuntamento per un consulto. Per lo meno l’equivalente psicologico di un buon check – up  può, in un certo qual modo, assicurare che tale disagio è molto meno grave di quello che si era ipotizzato. La decisione di chiedere un supporto non rappresenta la fine improvvisa di un problema, quanto l’inizio del cammino verso la soluzione. Molte sono le variabili che entrano in gioco in questa esperienza terapeutica per cui nessuno può garantire che i vari tipi di intervento funzionino con precisione matematica e con la velocità desiderata. Le possibilità di successo, infatti, dipendono dal quadro clinico, dalla natura del problema, dalle terapie scelte, dalle capacità dello specialista e, soprattutto, dall’impegno dell’individuo che chiede l’aiuto. Se una persona inizia la terapia con la convinzione che nessuno possa realmente aiutarla a guarire la guarigione è tutt’altro che certa.  Da lì a poco tempo tirerà i “remi in barca” dichiarando sicuramente: “Lo vedete anche voi, ci ho provato, ma non ha funzionato”.

Risultati immagini per chiede aiuto nei dipintiFar finta di niente o ignorare che le cose non funzionano per il verso giusto, continuando a soffrire, può minare completamente la capacità di lavorare, di intraprendere rapporti con gli altri e di svolgere le normali attività quotidiane. In molti quadri clinici, i farmaci possono alleviare i sintomi dolorosi, ma non potranno mai sostituire l’introspezione. Mentre si è alle prese con un disturbo, le persone devono AFFRONTARE situazioni, stili di vita e modi di pensare  NON  del tutto vantaggiosi per la serenità e il loro benessere; AMMETTERE, poi, di avere in parte “contribuito” (inconsapevolmente) al problema e cambiare abitudini che durano una vita per poter spezzare una catena fatta di sensi di colpa, dolore, vergogna e fallimenti può essere davvero molto difficile e impegnativo. 


el corso di questa esperienza, persino chi ha subito traumi terribili o a sofferto per anni in silenzio scopre spesso dentro di sé risorse incredibili, potenzialità e capacità che non avrebbe mai sospettato di possedere. Lungo il cammino che le porterà al “benessere” queste persone possono imparare a vivere e a comportarsi in modo più gratificante, ritrovare l’autostima e la sicurezza, riacquistare il controllo di se stesse e scoprire che hanno delle ottime alternative e enormi capacità nel prendere finalmente in mano il timone della loro vita e, soprattutto, decidere, fare scelte giuste. La terapia offre NUOVE opportunità e rende gli individui sufficientemente forti da trarne vantaggio … la voglia di vivere appartiene a tutti è nel nostro DNA  per cui,  fidati:  non devi mai più stare in silenzio.


NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.

Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 – E mail: bonipozzi@libero.it

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