sabato 10 settembre 2022

 

La MEDICINA PSICOSOMATICA … e i suoi misteri.

LA SAGGEZZA del CORPO e della MENTE

orpo e anima, principio vitale comune a ogni essere vivente, secondo l'orientamento scientifico psicosomatico, non dovrebbero mai essere divisi l’uno dall’altra. E' lecito sospettare che, in determinate circostanze, alcuni fattori psichici, come sentimenti, stati d’animo e passioni, possano avere anche una certa “responsabilità” nella malattia … come dire, c'è abbastanza fumo per sospettare un discreto falò. Il vissuto di ogni individuo è fondamentale per conoscere la malattia: vivere ad esempio in un ambiente “freddo” ed ostile, avere una madre (una figura di riferimento) “sbagliata”, gestire colpe che tormentano, affrontare paure che ingabbiano, invidia che corrode, orgoglio che svaluta all’infinito sono tutte cose che possono determinare modelli mentali che intralciano l'esistenza e fanno soffrire … vissuti che non solo producono la sensazione diffusa di non essere amati, di non essere accettati, di non aver diritto a nessun riconoscimento ma si legano a malattie ben precise che remano contro il benessere reale e la felicità quotidiana di ogni essere vivente. Ancora oggi, purtroppo, chi soffre di un disagio emotivo viene considerato un malato di serie “B”, nessuno gli crede, viene guardato con sospetto e colpevolizzato, escluso dalla vita reale, spesso considerato bugiardo, cattivo, meschino … così piano piano lo sguardo su di lui si trasforma in disprezzo e la sofferenza in vergogna: in breve una persona fastidiosa a cui sono attribuite intenzioni cattive e, quindi, il minimo che si possa fare è cacciarlo dal gruppo dei "veri" malati in modo tale che non possa più tormentare le persone "perbene" che stanno intorno. Ricordiamolo bene, queste persone sono il “risultato” di dinamiche strane, di cose che si portano dentro senza averne la minima idea, non sono né diaboliche, né malvagie, né cattive, né subdole: soffrono soltanto in maniera esagerata. Un malato di questo tipo non deve mai essere neutralizzato, escluso e, tanto meno, abbandonato perché è "incapace" di vivere da solo se non con grande disagio e sofferenza:

la sua vita, purtroppo, se la "distrugge" già da  solo!!!


ICORDA, nessuno ha colpa di essere nato a Ferrara anziché a Bologna, di essere un maschio o una femmina, di essere bianco o nero ... costretto a vivere in un nido di "vespe"
 Molti” sono un po’ strani, alcuni sono perennemente "sotto tiro", “tutti” siamo inclusi nella “blacklist”, ed è un’ottima cosa perché il mondo sarebbe davvero monotono, proprio monocolore, fastidioso e noioso se non esistessero così tanti quadri clinici diversi, curiosi ed originali … SEMPRE se tali tratti, ovviamente, non sono lesivi o distruttivi verso se stessi o gli altri: influenzano negativamente la propria vita affettiva, lavorativa e relazionale ... il modo in cui ci si rapporta con il resto del mondo.

Attribuire un’eziologia psicosomatica alle malattie comuni incontra, spesso, nel pensiero comune, molte RESISTENZE e parecchia IRRITAZIONE: difficile accettare che siamo sempre noi a generare il ‘male’. Alcuni giustamente diranno, ma tutte quelle cose che respiriamo e ingeriamo non contano proprio nulla? Certamente. Non va comunque dimenticato che sono proprio i disagi emotivi prolungati nel tempo che compromettono il funzionamento del sistema immunitario e, quindi, con difese ‘basse’ anche le cose più banali risultano difficili da neutralizzare.


Bisogna curare SEMPRE il malato non la malattia!!!

La malattia - in ogni caso - cerca sempre di guarire ... ascolta cosa dice il tuo corpo, le malattie hanno un significato evolutivo ... ci segnalano che qualcosa non va e cosa dobbiamo cambiare. Le metodiche terapeutiche psicosomatiche insegnano a prendersi cura di se stessi, allontanano il brusio dei pensieri, sospendono i giudizi ... aiutano a far silenzio dentro di sé.

Nessuno può trarci d'impaccio meglio di noi stessi!!!


e facciamo attenzione ai piccoli segnali che il corpo ci invia, se siamo ottimi osservatori di noi stessi (attraverso i cinque sensi: vista, olfatto, tatto, gusto e udito) è possibile smantellare tutte le barriere con il corpo e recuperare il vero contatto “mente e cuore” - il contatto con il proprio corpo - così, oltre ad anticipare l’insorgere di molte patologie, permette di fare scelte libere, felici e giuste in qualsiasi settore della vita, possiamo “sfruttare” questi segnali in qualcosa di più vantaggioso a livello energetico, ovvero, attivare tutte quelle risorse sprecate inutilmente, mettendole in tal modo al servizio, a vantaggio, a favore del nostro benessere, prevenire pertanto parecchi disturbi, ritrovare la nostra autentica identità, essere spontanei, vivere in salute e in armonia con gli altri; conoscere questo significa correggere tutti quegli atteggiamenti e schemi mentali che rendono infelici e allontanano da se stessi: trovare il vero equilibrio psicofisico. RICORDA, cercare il SENSO e non la CAUSA è uno dei principi fondamentali della psicosomatica … attraverso il corpo (movimento, posture, disturbi, espressione, vestiario) comunichiamo agli altri, più o meno consapevolmente, come ci sentiamo, come vorremmo essere o apparire, le nostre convinzioni vere o finte che siano … gesti che ci possono rendere naturali o falsare la nostra spontaneità … la muscolatura, liscia o striata, percepisce sempre il clima, l’atmosfera dell’ambiente in cui ci si trova e segnala nell’istante qualsiasi giudizio di valore, ostilità, insicurezza, competizione: il corpo realizza ciò che la mente declina … ogni stato emotivo bloccato ci rende estranei all’organismo che altro non può fare che chiedere “aiuto” attraverso il disagio psicosomatico … non TEMERE, il corpo non è mai un nemico o un estraneo, ma un alleato, ti dà ogni giorno “spie” specifiche sullo stato di benessere e di salute di tutti i tuoi organi: ascoltalo con più attenzione e conta su di lui, non far finta di niente … i disagi vanno ascoltati perché parlano della nostra vita!!!



iù ci abbandoniamo ad un fiume di parole, più ci lasciamo andare a giudizi e all’autocritica, più ci riempiamo di falsi obiettivi e di percorsi insoddisfacenti, più ci facciamo domande inutili, più ripensiamo ai vari eventi passati, più si inseguono progetti sbagliati, più annulliamo i nostri desideri per compiacere gli altri, più ci “torturiamo” e “lamentiamo” di quelle cose senza senso … e PIU’ le esorcizziamo, le cronicizziamo, le facciamo diventare grandi e importanti, le teniamo lì dentro di noi come un vortice paralizzante: una forza completamente seppellita nei luoghi comuni imperanti che inquinano la mente, in balia di un copione prestabilito e della recita quotidiana, tutto si trasforma in abitudini per il quieto vivere, domina i movimenti, un’energia che non scorre più, lentamente soffoca, una sofferenza che con i suoi meccanismi biochimici esaurisce, blocca, appieda ma, soprattutto, si trasforma in disturbo, in sintomi inspiegabili che fanno soffrire … così la VITA, attraverso il dolore e la malattia, altro non può fare che gridare la sua disperazione, ci chiede con grande saggezza, attraverso il suo linguaggio specifico e i suoi messaggi espliciti, di essere ASCOLTATA: fermati lì, non ingorgare il cervello di “spazzatura”, di cose che non servono nella vita, osserva, smettila di dichiararti guerra e fare confronti, basta battaglie contro i mulini a vento, non attaccarti ad eventi passati, pregiudizi, rimpianti e false idee, evita di commentare e passare a setaccio ogni cosa della tua vita, non lasciarti consumare dai pensieri in percorsi tortuosi e angusti ma dai SPAZIO alle emozioni, alle passioni, alla creatività e ai tuoi desideri, quelli che veramente contano ma che per qualche ragione nel tempo hai soffocato, che desideri solo per te.


PREMESSA


gni essere umano, volente o nolente, è il risultato di circostanze personali genetiche, sociali, educative e culturali ... possiede una storia che non è simile a nessun altro, anche se i percorsi umani evolutivi sono quasi identici ... un percorso soggettivo in cui impara a reagire alle situazioni in maniera davvero unico ed originale (vedasi meccanismi di difesa)Un passato che, nonostante le nostre buone intenzioni, non riesce proprio a dimenticarsi di NOI!!!

on dobbiamo mai dimenticare che l’idea che abbiamo di noi stessi è stata forgiata attraverso i rapporti con le nostre figure di riferimento, ereditata dai nostri genitori e imposta dall’atmosfera sociale in cui siamo cresciuti: un modo di pensare complesso di eventi esterni attivato per controllarci nel bene e nel male, una fotocopia sbiadita delle aspettative altrui che, spesso, ostacola benessere e successo, rende difficile la scelta del proprio futuro.

on ci sono dubbi, il corpo parla. Il fatto che il corpo sia in grado di inviare messaggi utilizzando un sistema di comunicazione diverso e complementare rispetto al linguaggio che ben conosciamo è una evidenza ormai condivisa dai più. Si moltiplicano, così, le ricerche e gli studi relativi a quel linguaggio corporeo che sarebbe in grado di rivelare a se stessi e agli altri - al di là delle resistenze e delle censure messe in atto dalla coscienza - parti più o meno significative del nostro essere più intimo. Ovviamente, perché questo linguaggio interiore possa essere inteso è necessario che l’interlocutore ne conosca alcune chiavi interpretative e, soprattutto, che sia in grado di trasformare i codici, che il corpo usa per esprimersi, in significati più complessi ed elaborati relativi al mondo dei sentimenti e delle emozioni. E’ così che le braccia che si pongono in maniera conserta durante una conversazione indicano una chiusura nei confronti dell’interlocutore, un collo che si reclina invita a una seduzione e il toccarsi ripetutamente i capelli indica uno stato di regressione, volto alla ricerca di rassicurazioni all’interno di se stessi. Se il corpo, vorremmo dire fisiologicamente, parla, possiamo ben capire come quando si trovi sottoposto a situazioni di disagio, dolore o malattia che ne straziano le carni, più che parlare URLI. Attraverso la malattia parliamo a noi stessi… soffriamo nel corpo la sofferenza dell’anima. Spesso ci sono cose che non riusciamo a confidare nemmeno a noi stessi, perché troppo aggressive (dure) o magari troppo dolorose, difficili da accettare (l’orgoglio ne esce sempre malconcio) e, allora, cosa facciamo, prendiamo semplicemente questo povero “involucro” a testimone. Ogni patologia è una modalità comunicativa sia con se stessi sia con gli altri che permette di esternare la propria sofferenza. A differenza di quanto accaduto per il linguaggio del corpo nelle più svariate situazioni emozionali, il linguaggio del corpo sofferente sembra non attrarre e non incuriosire troppo … proprio per il senso di “responsabilità” che evoca questo orientamento (a volte risulta più facile delegare!). Fioriscono le pubblicazioni sulle malattie dell’uomo e sulle loro cure, mentre scarseggia l’attenzione per quel complesso linguaggio psicosomatico che consente, a chi ne abbia nozione, di capire a livello analogico quale sia la natura della malattie e, soprattutto, la sua causa. In realtà, l’ascolto del linguaggio del corpo e la comprensione di cosa effettivamente il corpo ci dice è ancora oggi lo strumento principale con cui il professionista o il paziente che voglia responsabilmente cercare di capire cosa gli stia succedendo, può orientarsi per arrivare ad una conoscenza globale. Orientarsi nel mondo complesso dei sintomi soggettivi, ossia delle sensazioni che un soggetto avverte in caso di una patologia e dei sintomi oggettivi o segni, ovvero dei segnali che possono essere percepiti dalla propria sensibilità, costituisce a tutt’oggi il metodo principe per conoscere un vero e proprio disagio psicosomatico. Educarsi a cogliere questo linguaggio e ad interpretarlo è uno degli strumenti più elementari e necessari per un’efficace opera di educazione alla prevenzione (non dimentichiamolo che è lo scopo principale di questa pubblicazione). Per ascoltare e registrare il linguaggio del corpo sofferente occorre, però, sapere che un certo segno o sintomo può avere un valore particolare tra tanti segni e sintomi che costantemente l’unità psicosomatica produce (non certo in maniera silenziosa). A questo scopo la lettura e lo studio dei segni e dei sintomi, che in questa breve esposizione vengono presentati, così come il loro collegamento con stati emozionali e schemi mentali, costituisce uno strumento prezioso di formazione alla profilassi e alla salute in generale. Equivale a conoscere la grammatica del linguaggio delle malattie e delle modalità con cui queste si esprimono nei vari soggetti sempre unici ed irripetibili. Inoltre, è la premessa necessaria per una diagnosi e una terapia rispettosa e globale. Così, come una volta per guarire un uomo doveva saper parlare ai demoni che lo possedevano per cacciarli, anche oggi conoscere il linguaggio delle malattie vuol dire saper riconoscere e comprendere i vari simbolismi più nascosti, in modo tale da porre le basi per una moderna “magia” di guarigione. Non esiste una regola che si possa estendere a tutti in maniera uniforme, possiamo però ascoltare i messaggi inequivocabili del corpo.

on c’è bisogno di scomodare qualche illustre luminare per comprendere la “psicosomatica” basta semplicemente osservare e ... ancora osservare: se una persona ad esempio si spaventa, diventa pallida, in certe situazioni le viene la pelle d’oca (piloerezione), eccitandosi poi comincia a sudare, quando poi è terrorizzata le si può fermare il cuore … credetemi è accaduto!!!


e non conosci il “problema” non potrai mai attivare strategie, mettere in atto soluzioni vincenti per il tuo benessere e la tua felicità … ATTENTO però, non è “sufficiente” sapere che le cose non vanno per il verso giusto, la relazione con il coniuge non funziona o che quella particolare attività non ti soddisfa più - perché è un disagio evidente, chiaro, palese, che ti “avvita” su te stesso, non ti fa vedere in maniera lucida la situazione, ti imprigiona nei luoghi comuni e nei pensieri altrui, ti fa dubitare delle tue scelte - ma piuttosto devi allargare lo sguardo sulle cose che ti circondano e che ti spettano di diritto, ovvero prenditi cura di te stesso con amore e, soprattutto, non sentirti responsabile di ogni cosa che accade … lasciati incantare dalla gioia di vivere, piacere e desiderio, evita i soliti pensieri fissi e corrosivi, prendi le distanze in maniera consapevole da quel senso continuo di desolazione, di fastidio interiore, di imbarazzo, di solitudine, di disorientamento, di stordimento, di estraneità, solo in questo modo potrai riscoprire le tue risorse più preziose, avere finalmente gli occhi che brillano di felicità e, se vuoi, INSIEME ad un professionista “esperto e fidato” diventare protagonista della tua vita… regalati pace, vivacità, gioia e felicità: tutto ciò è POSSIBILE se impari a sorridere alla vita, a non rimuginare!!! … NON cominciare a dire “fosse facile”, “siete tutti dei campioni a dare consigli” perché, disperdendo inutilmente energia cerebrale, ti allontani dalle tue vere potenzialità, che sono davvero tante … nessuno, dico NESSUNO può strapparci, annullare quando siamo in piena armonia, senza il nostro consenso, benessere, lampi di gioia nei nostri occhi e felicità.

oco si parla dell’interiorità, delle risorse interiori, di quanto può influire uno stile di vita, certi atteggiamenti mentali e alcuni modi di vedere il mondo sulle somatizzazioni … delle potenti difese che il cervello possiede se non è schiacciato da regole rigide e controlli eccessivi, soffocato dalle cianfrusaglie, da un senso di impotenza diffuso, da una condizione esistenziale insoddisfacente e dagli stati d’animo fastidiosi protratti nel tempo … RICORDA, un atteggiamento mentale distaccato e libero da ritmi frenetici risveglia le proprie risorse, fa davvero rinascere. Ogni stato d’animo, infatti, fin dalla tenere età, influenza in modo più o meno significativo e profondo le aree del cervello che agiscono direttamente sugli ormoni e sul sistema immunitario … TIENI sempre presente, che una vita piena di disagi, di delusioni, di insoddisfazioni e di frustrazioni sono tutte condizioni esistenziali che non solo minacciano in profondità la propria identità più autentica ma oscurano completamente il senso profondo della vita … fanno ammalare. Ogni cambiamento ringiovanisce, una nuova vita basata sulla passione e la creatività, attivando le aree cerebrali specifiche non solo ci allontana dallo stress ma “spinge” anche a soffermarsi su se stessi, insegna ad avere più cura per la propria persona e aiuta ad esprimere tutte le emozioni represse … esprimere se stessi, la propria unicità. Esaminare attentamente il rapporto tra “malattia” e psiche permette di scoprire tutti quei veleni, apparentemente non visibili, ma che possono intossicare o soffocare completamente.


il corpo non solo avverte, ma protesta che stai “NASCONDENDO” emozioni, tensioni e stress la sua “VOCE” ti rimette sulla strada giusta!!!

gni disturbo vuol dirti qualcosa, tenta di correggere un percorso, una direzione sbagliata che stavi, “sbadatamente”, per imboccare: riporta a riflettere sui tuoi bisogni più veri … ogni emozione trattenuta ti mette con le spalle al muro, ti isola dall’organismo che, astutamente, altro non può fare che rivolgersi, chiedere aiuto ai disturbi psicosomatici.


 disturbi, dalla testa ai piedi, si fanno portavoce - ogni volta che non li affrontiamo - dei legami sbagliati, delle cose che non vanno o che vogliamo tenere lontano da noi, così la psiche trova finalmente la sua voce: esprime il suo disappunto attraverso il corpo, ci dà precise indicazioni sullo stato di salute degli organi … ATTENZIONE, ti guida al benessere, segnala che bisogna dare spazio a qualche cambiamento e alle emozioni censurate ogni giorno che ti isolano dall’organismo: dice di cambiare qualcosa della tua vita, di eliminare quel profondo ristagno emotivo, come realizzare la tua vera natura … RICORDA, il corpo non in linea con le emozioni è sempre il messaggero di conflitti interiori, delle incomprensioni, delle manipolazioni, della fragilità, dell’insicurezza, di tutte le cose vitali inascoltate: in breve, che stai tradendo te stesso. Giunti a questo punto è possibile "AZZARDARE", affermare con sicurezza che l’intero psicosoma è in grado di guarirsi, di trarre profitto dall’esperienza, di migliorarsi e di proteggersi da minacce di ogni genere. Di provvedere, quindi, a se stesso con risorse spesso insospettate o non utilizzate nel modo giusto … un valore inestimabile, straordinariamente superiore a quanto possiamo davvero immaginare. Un’unità psicosomatica capace di costruirsi e di ripararsi, distribuire risorse e attitudini in modo tale da adattarsi perfettamente alle nuove situazioni e, nel contempo, soddisfare le varie esigenze … i fatti in sé sono innegabili (ricostruire pelle, ossa e circuiti distrutti, creare nuovi collegamenti, modificare funzioni). Le metodiche terapeutiche della medicina psicosomatica sono quelle che aiutano i processi di autoguarigione naturale del corpo. Il corpo è dotato di un vasto assortimento di meccanismi (omeostasi) capaci di proteggerci dalle malattie e di accelerare la guarigione. Questi sono tanto efficaci che, almeno nel 90% dei casi, si è perfettamente in grado di guarire senza alcuna forma di assistenza particolare. Se siamo coscienti dell’esistenza di questi meccanismi, disposti a permettere al proprio corpo di ripararsi da sé e capace di mettere in atto sistemi interni del corpo stesso, si sarà in grado di superare malattie potenzialmente pericolose senza bisogno di alcuna terapia particolare (purché ovviamente non abbia già devastato l’involucro psicosomatico). La cosa fondamentale è che l’individuo sia (presente a se stesso) cosciente delle capacità di recupero del proprio corpo, che impari a usarle e che - contemporaneamente - impari a riconoscere quando occorre un aiuto professionale. In quest’ultimo caso occorre rivolgersi sempre alla persona qualificata (medico), senza MAI delegargli completamente la gestione del corpo, mantenendone invece personalmente il controllo. La medicina psicosomatica è una “filosofia”, una metodica terapeutica rivolta ad ottenere il meglio da entrambi i “mondi”: fisico ed emotivo. Intende orientare l’individuo a trarre beneficio dalla capacità che il corpo possiede di guarirsi. Facciamo un esempio. 


e si ha una semplice e sporadica cefalea, e si va dal medico di base è ovvio che ci si ritroverà con un flacone di pillole … è ciò che questa figura professionale deve fare, rientra nel suo ambito terapeutico. Se invece, quando si manifesta un qualsiasi malessere, attraverso i principi della psicosomatica può darsi che si è in grado di “occuparsi” da soli del piccolo fastidio cefalalgico (il "sostenitore" di questo approccio terapeutico con tale atteggiamento porterà equilibrio all'intero psicosoma; l'altro, invece, bloccherà il sintomo ma manterrà lo stesso squilibrio energetico). Se non ci si riesce, allora - senza indugiare - bisogno rivolgersi a chi è preposto a curare questa disfunzione. Ricordate, si ha tutto da guadagnare e nulla da perdere. Molti dei disturbi che ci affliggono in questo particolare periodo storico sono dovuti al fatto che il corpo “fraintende” certe condizioni ambientali e reagisce in maniera eccessiva. Spesso disturbi cardiaci, ulcere o pressione elevata insorgono per via di potenti risposte fisiologiche a pressioni esterne. E’ dunque importante comprendere che i meccanismi automatici di difesa del corpo e della mente non sono da biasimare per i problemi che suscitano. L’unità (mente – corpo) risponde semplicemente in base alle sue possibilità ed ai suoi meccanismi naturali. Sono i modi di reagire, le pressioni ambientali cui si è esposti e le richieste implicite in cui si vive che hanno reso i meccanismi fisiologici del corpo inappropriati. Se ci si ammala a causa di una reazione eccessiva dei meccanismi di difesa del corpo e della mente, è fondamentale esporsi il meno possibile allo stress oppure di cambiare atteggiamento nei confronti delle situazioni stressanti. Intervenire sui sintomi senza affrontare il problema di base è una soluzione, nella migliore delle ipotesi, riduttiva se non nociva. Sottoposti alle stesse tensioni e pressioni, alcuni sviluppano un’ulcera, altri invece un’elevata pressione. Di fronte agli stessi problemi, ad alcuni si sviluppa l’asma, ad altri un’erezione cutanea. L’origine di queste differenze sta nelle personalità individuali, che hanno un effetto considerevole sul tipo di disturbi cui un individuo è più predisposto. Chi riesce a riconoscere almeno alcune delle caratteristiche della propria personalità, è in grado di prevedere a quali problemi va incontro e può individuare, se particolarmente attento, le prime avvisaglie del pericolo. Se è stato costruito un “castello di sabbia” ed è stato guardato con occhio indagatore per individuare le prime crepe nella struttura portante e per proteggere i punti deboli, non si avrà difficoltà a capire che la conoscenza delle proprie difficoltà psicologiche ha un valore enorme quando si tratta di combattere lo stress e il malessere che ne consegue. 



lcune patologie, infatti, hanno vecchie radici, si basano su “fondamenta” poco stabili, realizzate e costruite mattone su mattone nel tempo (personalità). Un piccolo “assaggio” … Gli asmatici, ad esempio, hanno qualcosa in comune: madri dominatrici e padri incapaci. Le madri sono solitamente iperprotettive e indulgenti (non severa, perdona facilmente). L’affanno respiratorio, sintomo precoce dell’asma, si nota solitamente più spesso nei figli unici, forse perché sono più esposti alle pressioni di questa particolare combinazione di genitori. Gli asmatici tendono ad essere bisognosi di aiuto, dipendenti e fatalisti e a non esprimere le proprie emozioni. Non si consentono di mostrare rabbia, il timore, le lacrime o la gioia. Sono solitamente anime solitarie, un po’ ipersensibili. Gli “ulcerosi” invece tendono a essere molto dipendenti dalla madre e a “reclamare” molto affetto. A volte sono incerti di fronte alla scelta fra dipendenza e indipendenza. Sono tendenzialmente ambiziosi e grandi lavoratori. I depressi, in cuor loro, tendono a sentirsi impotenti, inadeguati e incapaci in ogni cosa che toccano. Hanno generalmente un pessimo giudizio di sé e sono spesso intolleranti, dipendenti e privi di senso dell’umorismo. Dato il loro approccio alla vita quotidiana, trovano particolarmente difficile adattarsi a nuove circostanze e tendono ad ammalarsi particolarmente nei momenti di crisi. Per chi è aggressivo, impaziente, fortemente competitivo e avido di successo, il rischio maggiore può essere quello di essere ricoverato per problemi cardiocircolatori. Molti autori affermano che chi va soggetto ad attacchi cardiaci è in continua competizione con la figura paterna. L’individuo colpito da attacco cardiaco è generalmente maschio (forse ancora per poco) e vive costantemente sotto pressione. Di solito ha una forte spinta a competere e a raggiungere l’apice del successo. Lavora fino a tardi, trova difficile star fermo. È decisamente incapace di rilassarsi ed è perfezionista. Qualunque sia il grado di successo raggiunto, raramente è sufficiente a soddisfare le sue ambizioni. Naturalmente il senso di soddisfazione che prova non è determinato dal successo che ottiene, ma da quello che pensa di ottenere. Ci sono anche i soggetti predisposti alle malattie della pelle che tendono a essere sensibili e, come gli asmatici, a reprimere le emozioni. Quando sono presi dalla rabbia si tengono tutto dentro; quando hanno voglia di piangere si sforzano di far finta di nulla. Questi modi reattivi sono comuni fra tutti coloro che vanno soggetti ad allergie. Gli artritici tendono ad essere timidi, tesi, pavidi e insoddisfatti del proprio lavoro. Sono dei supervisori duri e severi. Spesso provengono da famiglie infelici e sovente uno dei genitori è duro, dominatore o perfino crudele. Benché spesso questi soggetti si costruiscano una facciata di forza, gli artritici sono particolarmente ossessionati da un senso di inferiorità. Amano obbedire e si sentono, per certi versi, impotenti. Anche gli artritici incontrano difficoltà nell’esprimere le proprie emozioni. L’individuo che va soggetto alla colite è frequentemente timido, dipendente, passivo e ansioso di piacere. E’ indeciso, immaturo e sempre estremamente preoccupato di evitare conflitti con gli altri. E’ generalmente brillante, sensibile ed emotivamente labile. Scoppia in lacrime facilmente. Coloro che soffrono di emicrania, invece, sono “dominati” da sensi di colpa. Si sforzano di fare ciò che è giusto e di soddisfare la propria severa coscienza. Sono perfezionisti, ambiziosi, ansiosi di offrire una buona immagine di sé e grandi lavoratori. Tendono ad essere puliti, ordinati, efficienti e sono particolarmente rispettosi per il prestigio e il successo. Spesso hanno scoppi d’ira, quando le cose non vanno per il verso giusto, ed è questo senso di frustrazione che dà luogo ai sintomi dell’emicrania.

e si impara ad ascoltare il proprio corpo, si scopre - come d’incanto - che ha davvero molte cose da dire. Alcuni piccoli disturbi, che si trattano come fastidi, spesso frettolosamente in maniera drastica, sono in realtà precoci indicazioni di qualcosa che non va… non ci si rende conto della loro importanza o magari, essendo distratti, non ci si rende conto del fenomeno in atto. 

disturbi si presentano se perdiamo di vista la nostra immagine più autentica, arrivano per aiutarci a mettere a fuoco e a comprendere che certi atteggiamenti, qualche rapporto e alcuni stili di vita non ci aiutano a vivere serenamente: ostacolano spontaneità e naturalezza … in breve, c’è un “nodo” da sciogliere … senza i nostri disagi, le nostre paure, quindi, non saremo in grado di riconoscere e collegarci con la nostra autenticità più genuina, i nostri veri e profondi desideri ... in breve, aiutano a percorrere la strada giusta.


ademecum del "giovane" psicosomatista curioso. Da tempo, fin dall’antichità, si aveva la consapevolezza dell’influenza dei fattori emozionali sull’organismo. La malattia era un fenomeno profondo che coinvolgeva non soltanto l'organo colpito ma tutta la persona: l'atteggiamento psichico, l'armonia familiare e l'ambiente circostante. Una saggia tendenza - ancora oggi di grande attualità per alcuni orientamenti scientifici - a considerare l’uomo nella sua totalità: una meravigliosa struttura nella quale nessuna parte può trovarsi isolata. La pratica medica, già allora, pur essendo esercitata esclusivamente da sacerdoti, spesso più “pizzicagnoli” che uomini di scienza, da stregoni estemporanei e da guaritori improvvisati, aveva una chiara visione olistica del corpo umano e, soprattutto, considerava tale struttura un’unità funzionale inscindibile … un concetto di unità indivisibile . Era ben noto alla medicina antica, infatti, che se si procurava benessere all'individuo (gioia, piacere, soddisfazione), anche a quello più "ignorante", la salute migliorava velocemente. In realtà, avevano già capito che l’elemento umano giocava un ruolo fondamentale nella soluzione del problema … l'importanza delle relazioni umane e sociali sia nell'ammalarsi sia nel guarire. La gioia faceva ingrassare mentre uno stato di tristezza, portava dritti al dimagrimento. Erano profondamente convinti che il malato per riprendersi in mano la propria salute doveva stare con gli amici, mangiare bene e bere vino buono in maniera "giusta": mai irritarlo o annoiarlo. Diversamente, il disagio emotivo poteva avere il sopravento, provocare importanti e profonde modificazioni corporee. E' un meccanismo "scientifico" piuttosto facile, per chiunque, da verificare: se abbiamo paura non sentiamo altro che un corpo impaurito e teso, se invece siamo felici sentiamo un corpo gioioso ed elettrizzante. Attraverso una attenta e scrupolosa osservazione diretta avevano compreso che ogni esperienza forte e sgradevole rendeva la qualità della vita non solo negativa ma paralizzante e, a lungo andare, davvero invalidante. Tutto era delineato e ben chiaro - seppur in maniera grossolana - che i fattori emozionali e gli eventi esistenziali, particolarmente infausti, erano determinanti sulla salute e, quindi, potevano tradursi facilmente in ogni forma morbosa corporea (visione unitaria della malattia). Due mondi non in contrapposizione ma che esprimono la stessa realtà con modalità diverse: uno mentale e uno corporeo. Lo scopo principale della terapia era proprio quello di ristabilire la perdita dell'armonia nell'individuo. Fenomeno che viene descritto sapientemente, molto tempo più tardi, da Jung con il concetto di sincronicità: ciò che avviene nel corpo si verifica, nello stesso tempo, anche a livello psichico con un atteggiamento mentale simile al malessere organico. 


l corpo è un evento sincronico in cui si considera l’uomo come espressione della simultaneità psicofisica (mente – organismo). Se ad esempio soffriamo di gastrite non solo ci brucia lo stomaco ma avremo a livello psichico, comportamenti e atteggiamenti mentali di natura “corrosiva” e di non disponibilità ad “accogliere” il mondo. L’attenzione, quindi, é sempre focalizzata non solo sul disagio fisico ma anche su elementi come “temperamento” e “costituzione” (medicina umorale di Ippocrate). Il Padre della medicina, inoltre, riteneva indispensabile, prima di iniziare un trattamento, verificare se il paziente desiderava veramente "riprendersi" in mano la propria salute, era fondamentale chiedergli, quindi, se era pronto ad eliminare le cause della sua malattia. Egli riteneva che la malattia si sviluppasse quando si creava un profondo squilibrio tra gli umori: flegma, sangue, bile gialla e bile nera. L'umore dominante dava luogo al temperamento: “sanguigno”, “flemmatico”, “bilioso” e “melanconico”; il temperamento esprimeva il carattere e il modo di reagire di ogni essere umano. Tale visione complessiva della condizione di salute dell’uomo - nel mondo classico dominato ancora da magia e mistero - comportava sempre in ogni caso, anche una certa attenzione alla vita quotidiana e all’atmosfera esistenziale: il modo di porsi nel mondo e un’occhiatina all’interiorità del paziente. Ovvero, una modalità terapeutica sensibile a tutti quei fattori che possono influenzare la permanenza dell’uomo nel regno del benessere: biologico, energetico, spirituale, emozionale, sociale e relazionale. Molte malattie, quindi, secondo questo antico approccio culturale, sono provocate da difficoltà relazionali, semplici frustrazioni quotidiane e da problemi esistenziali improvvisi (problemi nel complicato processo del "dare", "prendere" e del "ricevere")


ià allora si avevano felici intuizioni e profonda consapevolezza che penosi stati d’animo potevano influire negativamente su certe funzioni come quella cutanea, digestiva e respiratoria. Lo stesso Platone, nella sua grande saggezza, considerava un errore, durante la diagnosi e la terapia, separare il corpo dallo spirito e dal contesto sociale. Egli, infatti, vede nel sentimento di amicizia - oltre ad allargare i confini della coscienza - la possibilità di raggiungere una certe ricarica energetica e la verità attraverso la condivisione giornaliera della vita. Una pratica terapeutica antica che, pur essendo elementare, aveva sapore avveniristico e moderno: un approccio "scientifico" davvero nuovo ed originale nel definire la complessa sofferenza umana. Fenomeni impalpabili che, spesso, insorgono e si acutizzano in situazioni di malessere diffuso, e migliorano quando le circostante diventano più favorevoli o l’individuo impara a gestire i suoi stati conflittuali. E' opinione ormai diffusa - nonostante l'irritazione di alcuni sostenitori del pensiero scientifico a tutti i costi - che il mondo emotivo possa agire sul soggetto influenzando completamente il suo equilibrio bio – chimico (si veda a tale proposito le modalità espressive della personalità isterica e del paziente patofobico). La nebbia del sarcasmo e dell'incredulità, ormai, si è diradata, non ci sono più dubbi su questa unicità e simbiosi armonica: sono d'accordo pure gli oppositori più incalliti! 


nche la scienza ufficiale ha compreso che un accumulo di eventi destabilizzanti e, soprattutto, le difficoltà del soggetto a gestire in modo vantaggioso gli stati emotivi, possono predisporre il soggetto a numerosi mali ... a un profondo mal - essere che annienta l'individuo. Non sono dunque i problemi esistenziali in se stessi a favorire il malessere, ma il modo in cui l’individuo li vive e reagisce ad essi. I conflitti che sperimentiamo con gli altri ci rimandano, in maniera più o meno consapevole, direttamente ai nostri (risvegliano vissuti dolorosi completamente impolverati). Tornando ai tempi nostri, con l’aiuto anche di nuove e sofisticate tecnologie bio – mediche, risulta più facile orientarsi e comprendere al meglio l’uomo e i suoi problemi nella sua interezza … quel fenomeno tanto oscuro, ma meraviglioso, legato all'inscindibile unità mente - corpo. Soma, mente ed emozioni rappresentano, dunque, un’unità: strutture non separate tra loro ma collegate da sottili legami indivisibili. Anche la scienza ufficiale, nella sua tendenza parossistica alla specializzazione, è diventata più sensibile e sempre meno prevenuta verso quegli studi che si rivolgono all'essere umano nella sua "interezza". Un modo di pensare opposto a quello cartesiano che separava la mente dal corpo, studiava quindi l’uomo come una struttura in cui la malattia si poteva manifestare a livello corporeo come sintomo e a livello mentale come disagio. La classificazione di Cartesio, infatti, si basava sulla separazione della mente dal corpo in quanto formati da diversa sostanza, la prima di sostanza non estesa e invisibile, l'altra di sostanza estesa, tangibile e visibile. Oggi proprio come duemila anni fa - attraverso il corpo - la malattia parla in maniera inequivocabile del soggetto, dei suoi vissuti quotidiani, dei suoi pensieri e, soprattutto, dei suoi bisogni inascoltati: il corpo parla, si fa portatore del disagio. La malattia, infatti, diventa linguaggio del soma e il sintomo il messaggio di un malessere profondo della persona … la struttura corporea esprime contemporaneamente, in maniera inequivocabile, lo stato psichico, emotivo e mentale. 


iù la patologia è grave più siamo lontani da noi stessi. Un modo di raccontare, attraverso i sintomi, il vivere individuale ma anche collettivo di cui, spesso, il soggetto è completamente all’oscuro … allora, i dolori, i sensi di colpa, le delusioni, le paure, le insoddisfazioni, i rifiuti, le umiliazioni, gli abbandoni, i tradimenti, le ingiustizie, le ferite dell’anima, pian piano si fanno corpo ... si usa il corpo per esprimere il disagio interiore. Il corpo, quindi, si ammala nel tentativo generoso di tutelare il benessere psichico. A questo punto, corpo e mente possono esprimere contemporaneamente o separatamente, entrambi in modo originale, i medesimi contenuti a livello dello "schema corporeo". Tale fenomeno, quindi, non è altro che uno dei modi possibili di segnalare, attraverso il soma, alcuni contenuti inconsci. Ecco che l'individuo, improvvisamente, nei momenti di "debolezza" - con la sua vera storia intrecciata di ricordi e a momenti di sofferenza - grida e si fa sentire come può … ovviamente con il corpo. Non dicevano forse gli antichi romani "pars pro toto": in ogni parte ritroviamo il tutto! Il corpo, per quanto lo si voglia mascherare, non mente mai.


l suo colore, il tono, le sue posture, i movimenti, le varie tensioni e la vitalità rivelano il soggetto che vi sta dietro. Quando il corpo soffre significa che ci siamo smarriti … ci stiamo allontanando dai nostri veri bisogni e dalla vita. Un modo di pensare che ci blocca e ci "divide". Attraverso questi vissuti silenziosi, proprio come attraverso i sintomi delle malattie, parliamo di noi, dei nostri dolori cui non sappiamo mai come risolvere: storia emozionale, personalità e i sentimenti più profondi prendono "corpo". Disturbi che hanno un senso e che, spesso, possono indicare il percorso scelto dal soggetto stesso per uscire da un vicolo cieco o, magari, per risolvere un conflitto: la denuncia di un problema e, contemporaneamente, la proposta di soluzione. Quello che è davvero importante è imparare a decodificare questo singolare e sapiente linguaggio: capire il vero problema e superarlo. Un mondo emotivo quindi che cerca, attraverso il soma, il suo percorso, di richiamare consapevolmente la nostra attenzione spesso lontana e distratta dal vero ben - essere … un risveglio che permette, finalmente, di rimuovere gli ostacoli della vita, trovare nuovi equilibri e di diventare padroni di se stessi. In breve, prendersi cura dei propri bisogni più profondi... insomma farci guarire. Non deve MAI essere dimenticato che se si curano soltanto i sintomi fisici - isolati dall’interiorità del soggetto - diventeranno manifesti sintomi psichici invalidanti quali ansia o depressione.

olti disturbi, spesso, attraverso un loro preciso linguaggio, cercano di tutelarci da sconfitte, fallimenti, disagi e dolori ancora più intensi: una saggia protezione attraverso la “sofferenza” che stimola ad abbandonarsi al pulsare della vita… a non “spegnersi".

n po' di STORIA ... Ippocrate, il grande medico greco, elaborò l’idea dei quattro elementi primari: Fuoco, Aria, Terra e Acqua, che si manifestano nel corpo umano sotto forma di quattro “umori”. Il carattere corrisponde al tipo fisico, e i quattro umori associati agli elementi sono: melanconico (terra), flemmatico (acqua), sanguigno (aria) e collerico (fuoco). Choler in greco significa “bile”, e la persona collerica è vivace, frenetica, energica e ansiosa di fare. Se c’è un travaso di bile, il collerico è soggetto a scatti d’ira. La bile nera nasceva anche da incontri cattivi e sbagliati. I rimedi per la bile nera erano vivere alla luce del sole, mangiare leggero, movimento e conversare con la gente. La persona sanguigna ha un colorito fresco e spesso rossiccio, indice di una buona circolazione, quasi fosse governata dal vento e dall’aria. Il sanguigno è slanciato, snello, ben proporzionato e agile. Ha un passo lesto e danzante, con un che di arioso e allegro. E’ un gran chiacchierone, ma ciò che dice spesso è superficiale: la mente segue la lingua come una farfalla che svolazza da un fiore all’altro senza impollinare niente. Ama le novità e i cambiamenti; sotto questo aspetto, è il tipo meno abitudinario degli altri temperamenti. Promette qualsiasi cosa e se ne dimentica quasi subito. Vive nel presente ed è sempre alla ricerca di gratificazioni istantanee, ma difficilmente assimila le esperienze vissute. E’ intollerante, irresponsabile e tende a lasciare le cose a metà. Resiste a pressioni crescenti, ma poi reagisce all’improvviso con un’attività frenetica. I flemmatici sono placidi, metodici, imperturbabili, lenti nei movimenti, fluidi come un grande fiume ma, occasionalmente, possono ristagnare o rompere gli argini. Il flemmatico è di costituzione robusta, corpulento e a volte flaccido, è rilassato e pacato, conciso, logico, preciso ed affidabile nei rapporti. Sono soggetti con un’intensa vita interiore e rimangono calmi e imperturbabili qualunque cosa accada intorno a loro. Di buon umore, socializzano bene una volta superata la timidezza iniziale, sono fedeli, onesti e completano sempre ciò che hanno iniziato. Imparano lentamente ma ricordano tutto. Sono abitudinari, amano i riti, la routine e la vita regolata, con orari fissi per mangiare e dormire. Possono diventare apatici, ma sono i bambini più facile da educare. Il flemmatico solitamente resiste allo stress ma, quando è troppo, cerca di dominarsi e diventa inerte, ostinato e rigido. Il melanconico è concreto e con i piedi per terra, ma è anche connesso all’atrabile (bile nera), quindi tende al cattivo umore (all’ipocondria) e a richiudersi in se stesso, come fa la terra d’inverno. Il senso di pesantezza fisica e di quieta rassegnazione danno al melanconico l’aspetto di persone di un altro mondo. Sono chiusi, introspettivi, con un’aria triste e sconfortata.


oncentrati su se stessi, vivono nel passato, rimuginando su torti realmente subiti o immaginari. Lettori voraci, o maniaci dei videogiochi, alimentano la loro visione egocentrica del mondo con opprimenti fantasie in cui si vendicano di offese immaginarie. Questo soggetto, intellettuale e dotato di ricca immaginazione, tende a crogiolarsi nella sua depressione. E’ pronto a sacrificarsi per ogni causa che aumenti la sua autostima. Per lui, lo stress prolungato può trasformarsi in depressione, isolamento e immobilità. Il collerico e il flemmatico sono diametralmente opposti ed è raro che si trovino uniti in una stessa persona, il che vale anche per il sanguigno e il melanconico. I collerici - di corporatura normalmente massiccia, con il viso rubicondo - sono esagerati e irrequieti, energici, determinati, persuasivi e disinvolti. Sono nati per comandare e sono convinti di essere gli unici in grado di farlo. Si mostrano insofferenti con chi non è d’accordo con loro. Si prefiggono spesso obiettivi impossibili, non ammettono mai di avere torto e se la prendono con gli altri quando i loro folli programmi non si realizzano. Per loro, stare seduti in silenzio è una cosa del tutto innaturale. Sono abili nell’organizzare gli altri, ma poco attenti ai dettagli. Hanno modelli di comportamento eroici e possono essere degli amici generosi, ma spesso sono impulsivi e insensibili alle esigenze altrui. Il collerico reagisce subito ed eccessivamente allo stress diventando iperattivo e agitato.

tuttavia probabile che ogni temperamento mostri tracce di tipi contigui, in realtà, ben pochi di noi appartengono esclusivamente ad un tipo unico (comorbilità). La via per raggiungere l’integrità e l’equilibrio psicologico passa per le qualità dell’elemento adiacente che sono complementari al suo carattere (compensazione: flemmatico - sanguigno e viceversa; melanconico - collerico e viceversa. squilibrio: sanguigno - collerico e viceversa; melanconico - flemmatico e viceversa).


IASSUMENDO. Nella medicina antica, l’umore era la sostanza prevalente che determinava la natura di fondo dell’individuo. Se ne identificavano quattro: bile gialla, flegma, bile nera, sangue. Pur rilevando l’assoluta varietà del genere umano per cui ogni individuo è simile solo a se stesso, l’uomo, studiandosi, ha sempre tentato d’individuare degli elementi comuni, delle costanti. Già Ippocrate, nel V secolo a.C. divideva gli uomini in grassi e magri. Tuttavia, la grande novità introdotta dal medico greco fu la teoria dei quattro umori, secondo la quale gli individui potevano raggrupparsi in virtù della sostanza umorale che prevaleva nel loro corpo. L’idea fu entusiasticamente ripresa da Aristotele, oltre che da Galeno, e ritornò all’Occidente europeo grazie alla mediazione di Avicenna. La presenza dell’umore prevalente avrebbe influito sulle fattezze e sul carattere dell’individuo, predisponendolo a certe malattie piuttosto che ad altre. Malattie, perciò, in linea teorica prevedibile e, sempre teoricamente, curabili con sostanze di natura opposta a quella dell’umore prevalente: la flegma umida, per esempio, doveva essere curata con sostanze secche. Bilioso o collerico. E’ questo il temperamento della persona irascibile, che dipende dall’abbondanza di bile nel corpo. A produrre il fluido corporeo che caratterizza questo temperamento e a rendere abbondante la presenza dell’umore è il cibo. La bile, secondo l’autore, è rossa, dopo essersi formata nel fegato circola col sangue è passa nella cistifellea. Di natura calda e secca, si presenta come la spuma del sangue ed è di un colore rosso chiaro, leggera ed effervescente. La parte della bile che passa nel sangue, infatti, ha due funzioni. Da una parte favorisce il nutrimento di certi particolari organi, come i polmoni, che hanno bisogno di bile rossa, e dall’altra, rendendo il sangue più sottile, lo pone nelle condizioni di passare per i capillari più piccoli. Anche la parte di bile che passa nella cistifellea ha due funzioni.

e da una parte nutre la cistifellea e le permette di eliminare le sostanze superflue, dall’altra agisce sull’intestino, facilita l’evacuazione delle feci e l’espulsione del siero dalle pareti intestinali, stimolando anche i muscoli sfinterici e la peristalsi intestinale. Naturalmente queste teorie sono una descrizione piuttosto confusa del nostro metabolismo, ma servono a spiegare perché il collerico sia sempre rosso in viso, perché tenda ad avere il respiro forte, a essere irascibile. Il bilioso veniva messo in relazione col pianeta Marte, con la stagione estiva, con la giovinezza, con il ferro, il fuoco e altri elementi giustapposti per analogia. Flemmatico. Oggi il flemmatico è aggettivo che si riferisce a una persona pacata, a volte fino all’indolenza. Anticamente questo comportamento, era imputato alla presenza consistente d’umor flemmatico. Flegma, o flemma, ha lo stesso significato del termine “pituita”. Bisogna infatti sapere che gli antichi medici pensavano che tale umore fosse il prodotto della ghiandola pituitaria, meglio nota come ipofisi, ossia quella che oggi sappiamo essere la “centralina” dell’attività ormonale di tutto il corpo. a quel tempo, però, vista la sua posizione sotto l’encefalo, incastonata nella sella turcica dello sfenoide, a poca distanza dall’etmoide che chiude in alto la cavità del naso, l’ipofisi era considerata la responsabile della secrezione del muco. Muco che, in realtà, non risiede solo nel naso, ma che compare nello stomaco, nell’intestino e, come mostrano ampiamente le malattie delle vie aeree, nella gola, nei bronchi e nei polmoni, insomma in tutto il corpo. quindi muco e flemma erano visti come la stessa cosa. Considerato la natura fredda e umida, si pensava che questo umore fosse sangue non del tutto maturato che nel corpo aveva una consistente presenza, ma che a differenza di quello maturo non aveva una sede precisa. La sua funzione era quella di nutrire gli organi quando il sangue non era sufficiente, di temperarlo prima che questo raggiungesse i tessuti linfatici e, visto che veniva confuso per consistenza e trasparenza con il liquido sinoviale, di lubrificare le ginocchia. Nonostante gli errori, così si spiegava il respiro affannato del flemmatico, la predisposizione ai catarri, la natura lenta, il suo aspetto esangue (più flemma che sangue … pallido, smorto), il suo temperamento freddo. Nella ricorsa alle analogie, il flemmatico era avvicinato all’inverno, al pianeta Venere e all’acqua. 


alinconico. E’ il più noto degli umori, ancora molto attuale. Tuttavia, nell’antica medicina, quella d’essere malinconico era considerata una condizione privilegiata, proprio degli artisti e dei filosofi. E’ l’umor nero la sostanza cui si deve imputare la costituzione del malinconico. Come quella rossa è considerata la spuma del sangue, così la bile nera è ritenuta dai medici galenici essere il sedimento del sangue buono che si secca. Prodotta come l’altra dal fegato, segue due strade nella distribuzione nel corpo. Una certa quantità di atrabile (umore) si mescola al sangue, conferendogli forza, densità e consistenza, e va a nutrire quelle parti del corpo che ne richiedono la presenza, come le ossa. La rimanente finisce nella milza come scarto o, comunque, eccesso, che solo la milza può utilizzare perché di essa si nutre. Questa quantità sovrabbondante di sangue si dirige alla bocca dello stomaco e, sebbene, lo tonifichi, lo irrita stimolando la sensazione di fame. Naturalmente, si tratta di una fisiologia del tutto arbitraria che, però, vuol provare a spiegare il comportamento malinconico, non di rado affetto da gastrite e mal di stomaco, e a dare ragione del suo aspetto ossuto e segaligno (magro, asciutto). Sull’onda delle analogie, poi, il malinconico è posto in relazione con la terra, fredda e secca come la bile nera, con la stagione autunnale e con il pianeta Saturno. Sanguigno. Il sanguigno, anche per il linguaggio comune, è un individuo istintivo e caldo, passionale e generoso, che agisce prima di riflettere. Questo atrabile (umore) costituisce il riferimento per gli altri tre umori. Si spiega allora perché il flegma venga considerato sangue non giunto a maturazione, perché la bile rossa o gialla sia la spuma del sangue e quella nera, in sostanza, sangue secco. Addirittura, l’orina viene considerata la parte acquosa del sangue che, se in eccesso, va eliminata con la minzione. Ritenuto caldo e umido, di colore rosso e dal sapore dolciastro, questo prezioso liquido è, di fatto, veduto da Galeno come l’unico umore naturale, mentre gli altri sarebbero superfluidità, ossia fluidi derivati dal sangue. Tuttavia, a quest’ipotesi lo stesso Galeno risponde che se così fosse non ci sarebbero differenze fra le varie componenti corporee, ossia le ossa non sarebbero dure, il cervello molle, i polmoni spugnosi e così via. Pertanto bisogna supporre che nel sangue scorrano anche minori quantità degli altri umori. Muovendo, poi, dall’idea che l’abbondanza di sangue corrisponda alla salute fisica e la sua carenza alla debolezza, se ne deduce che il sanguigno è un individuo di buona salute, dalla fisicità massiccia. Per le sue qualità il sanguigno è avvicinato alla primavera, alla giovinezza, all’aria e al pianeta Giove.


e regole della medicina psicosomatica. Il sintomo racconta la nostra vita: il modo di stare nella realtà, di vivere le emozioni e di relazionarci … esprime qualcosa della persona che ne soffre: parla di disagi, bisogni e contrarietà che a livello consapevole, non riesce a manifestare o percepire … il malessere ha sempre un senso … è una modalità espressiva in codice, messaggi scritti con un linguaggio simbolico… un messaggio che parla un linguaggio antico e indefinito, porta l’attenzione sul problema e mette in contatto con il proprio corpo … se si trascurano alcune problematiche esse si fanno corpo: una impressionante corrispondenza tra funzioni fisiologiche e dimensione mentale … l’atmosfera mentale in cui si è immersi può influenzare la salute: ammalare o guarire … ricordiamolo, un’emozione trattenuta - creando tensione - scoppierà primo o poi in una forma organica… ascoltare (SENTIRE) di più il corpo senza mai rimuovere e coprire: tono, energia, desideri e sintomi … se non si coglie il segnale del malessere e non si prende in mano la situazione, sarà qualcun altro a “mettere le cose a posto”: il corpo… ricorda, c’è sempre una corrispondenza impressionante tra le funzioni corporee e quelle della dimensione psichica/mentale… in realtà, il corpo usa le malattie, e l’anima i turbamenti, per avvisare che abbiamo intrapreso un percorso esistenziale pesante e pericoloso… i sintomi, pertanto, non vanno mai ammutoliti ma ascoltati: sentire quello che hanno da dire… il malessere arriva perché svolge una funzione importantissima, vuole guarire: riportare sulla propria strada unica e soggettiva … i disagi esprimono un’atmosfera mentale, danno voce a “desideri” profondi che non sono riusciti a trovare una corsia preferenziale per uscire … le emozioni per potersi placare, devono scaricare la loro energia, fluire come un fiume liberamente: altrimenti ci sarà una grande “esplosione” nel corpo e nella mente, non bisogna mai negarle … comprimendole si prepara la loro esplosione dirompente … sono il vero carburante della felicità, ci rendono unici.


segnali fisici (stanchezza cronica, mal di fegato e stomaco, oppressione al torace, crampi, vampate di calore, ulcera, cefalea, mal di schiena) e psichici (frustrazione, attacchi di panico, disistima, depressione) segnalano che si sta andando contro la propria volontà: i SINTOMI indicano che siamo soffocati da obblighi e rinunce: dispiaceri e dolori diventano malattie … spesso ciò che la mente vuole il corpo nega: il corpo non si inganna mai, felicità, benessere e stati interiori esprimono immediatamente le sue preferenze … il corpo, poi, con i suoi disturbi si fa testimone di tutte le sofferenze, di tutte le insoddisfazioni a cui spesso non si riesce a dare una risposta: si fa carico di urlare il dolore rimasto “imbavagliato … il corpo si ammala nel tentativo generoso di salvaguardare il benessere psichico … le scelte di vita hanno sempre conseguenze positive o negative sull’organismo … i disagi emotivi e fisici se ne vanno quando non ci si fa manipolare oppure si sta viaggiando su un percorso di vita desiderato.

e emozioni di rabbia, di contrarietà e di rancore trattenute si esprimono in cefalea, gastrite e crampi addominali; quelle relative a commozione, gioia ed entusiasmo si traducono in vertigini, tensione cervicale e cefalea; invece la paura, il pianto, l’imbarazzo e la tristezza parlano attraverso colite, nevralgie e rigidità muscolare; mentre il trattenere i sentimenti e il desiderio sessuale si esprimono in tachicardia, ansia e depressione … con la testa separata dal corpo si perde il contatto con le proprie potenzialità (cosa è meglio per se stessi), le risorse naturali rendendo così confuse e inefficaci le azioni quotidiane … il corpo è nostro alleato: dobbiamo ascoltarlo … il corpo non lascia in pace perché vuole comunicare qualcosa di estremamente importante.



a Medicina Psicosomatica “vede” la malattia come un segno di malessere ad altri livelli oltre a quello fisico. Secondo questa interpretazione vedremo che qualsiasi disagio ci induce a compiere un viaggio alla scoperta di noi stessi, il cui innegabile risultato sarà una trasformazione della nostra vita. Uno giustamente potrebbe chiedersi ma “Perché cambiare?”. La risposta è semplice: a volte per stare meglio, altre semplicemente perché - essendo di fronte ad un bivio - non si hanno alternative. Le idee sulle quali si basano le regole della Medicina Psicosomatica sono molto semplici. La prima è che tutto inizia dentro di noi. Ma cosa significa tutto ciò? Vuol dire che, se abbiamo qualcosa che non funziona bene nel corpo o nella vita, dobbiamo guardare dentro di noi, e non fuori, come invece ci ha propinato la nostra cultura. Per quanto sopra esposto, è evidente che ognuno – consapevolmente o no – è l’artefice della propria realtà. La crea con le decisioni che prende (da come vede il mondo e da come pensa il mondo veda lui), attimo per attimo, e se il risultato che ha ottenuto non gli piace, lo può cambiare. Un punto di vista simile può sicuramente intimorire (o colpevolizzare), poiché ci rendiamo conto che tutto dipende da noi ma, allo stesso tempo, questa consapevolezza ci permette di essere liberi di scegliere la vita migliore per noi (scegliere e decidere). Il sintomo ci aiuta nel nostro processo di comprensione, poiché è come un linguaggio in codice che, una volta decifrato, spiega ciò che ci sta capitando e mostra come ognuno di noi crea la propria realtà. Questo implica sia una grande responsabilità, perché non si può più attribuire (proiettare) la “colpa” a qualcosa che è fuori di noi, ma sia anche un’enorme libertà: quella di creare la vita che desideriamo. Un altro assunto importante dal quale parte la Medicina Psicosomatica è che dobbiamo imparare a vedere oltre il nostro corpo fisico, considerandoci esseri di energia. La domanda che sorge spontanea è: come procedere per cambiare il nostro punto di vista? Orientati, come siamo sempre stati, verso la dimensione materiale, abbiamo l’abitudine di considerare noi stessi come mere strutture biologiche: un insieme isolato di organi, muscoli, ossa e nervi; ma se osserviamo più da vicino la costituzione della materia, vediamo che possiamo considerarci come strutture energetiche (reazioni elettriche, bio – chimiche, ormonali). Nell’individuo sano l’energia fluisce liberamente. Se siamo in perfetta salute significa che il nostro psicosoma risponde con successo a ogni evento esterno, scegliendo ciò che funziona meglio per noi. 


uesta energia può essere percepita e vista da tutti noi, anche se nella nostra società abbiamo idee molto limitate al riguardo. Quando prendiamo determinate decisioni che non sono giuste per noi, creiamo una tensione a livello dello psicosoma e questa blocca il flusso dell’energia; il sistema energetico si conforma alla nuova configurazione in tensione e, se questo blocco ha un’intensità sufficiente e dura per un tempo abbastanza lungo, si manifesta un sintomo a livello fisico (contrazione, tensione, infiammazione e lesione). Quando guardiamo le cose da questa prospettiva, vediamo che non è il corpo fisico a creare il campo energetico, bensì il contrario. Pertanto, quello che vediamo nel corpo fisico è il risultato finale di un processo che inizia nella coscienza. Quindi, se qualcosa non funziona nel corpo bisogna vedere che cosa abbiamo immesso nella coscienza ed, eventualmente, cambiarlo. Se la decisione che abbiamo preso porta ad un risultato che non ci piace, cioè a manifestare una patologia, possiamo decidere di fare qualcosa di diverso e rilasciare il sintomo. Possiamo quindi sostenere, per questo orientamento scientifico, che tutti i sintomi non sono altro che il risultato di un’energia bloccata: quando sblocchiamo l’energia, prendendo decisioni diverse, riequilibriamo l’energia e il sintomo può scomparire (questo avviene anche nelle metodiche terapeutiche distensive). Il sintomo, dunque, è una specie di linguaggio in codice, serve soltanto a comunicarci un messaggio: significa che stiamo facendo qualcosa che non va bene per noi. Nel momento in cui nella coscienza cessa di esistere la condizione che ci faceva star male, il sintomo guarisce. Quando capiamo il messaggio che il corpo ci sta comunicando e facciamo ciò che è necessario per cambiare il modo di essere che ci crea squilibrio, risolviamo la situazione che non funziona per noi; allora, ritorniamo in armonia a tutti i livelli. 


a contrazione in una parte specifica del nostro corpo si manifesta in una patologia particolare, che è il riflesso della tensione presente in una certa parte della nostra coscienza, in altre parole in una determinata area della nostra vita … e il sintomo lo dice chiaramente. E’ evidente che, seguendo questo filo di pensiero, non ci può essere guarigione senza trasformazione. Possiamo, ovviamente, continuare a non cambiare, oppure fare qualcosa di diverso e allora avremo un esito differente. Non si tratto di stabilire che cosa sia giusto o sbagliato in astratto ma, semplicemente, che cosa funziona meglio per noi: se scelgo di continuare in questa direzione, sto male, se prendo una via diversa, sto bene. Vedere le cose in questa prospettiva non significa addossarsi la colpa di avere creato il sintomo, ma assumersi la responsabilità di avere preso decisioni non adeguate per noi da un punto di vista energetico. Un certo modo di essere crea un sintomo, un modo di essere differente lo fa scomparire. Siamo noi che decidiamo come vogliamo essere. Noi dirigiamo la nostra coscienza, che è energia, con i nostri pensieri. Possiamo scegliere quelli più funzionali al nostro scopo, che è quello di star bene, ma anche quello di essere sempre più noi stessi e di vivere nella gioia. Questo significa che, se siamo in grado di creare un blocco con una decisione che non funziona per noi, siamo anche capaci di togliere il blocco (da soli o con l’aiuto di professionisti nei casi difficili). Questo processo può avvenire in modo spontaneo, semplicemente perché ci rendiamo conto di avere imboccato una strada sbagliata e lasciamo andare ciò che ci provoca tensione: ritorniamo al nostro stato naturale dell’equilibrio e facciamo ciò che è giusto per noi. A volte, però, non è così semplice. Possiamo essere a tal punto coinvolti emotivamente in una situazione da non riuscire a vedere chiaramente ciò che è meglio per noi. O manifestiamo un sintomo e non riusciamo a relazionarlo immediatamente a qualche evento nella nostra vita. Allora conviene agire direttamente sul campo energetico, riequilibrandolo. La Medicina Psicosomatica fornisce tecniche di riequilibrio energetico semplicissime, ma decisamente potenti, che permettono anche di comprendere le ragioni per cui abbiamo perso il nostro equilibrio. Ora che abbiamo capito il meccanismo che crea il sintomo dal punto di vista energetico, come possiamo individuare il “codice”, la “mappa” che ci indica la correlazione tra una specifica patologia e la corrispondente tensione che l’ha generata? In altre parole, quale aspetto della nostra vita è teso quando, per esempio, ci viene il mal di stomaco? La Medicina Psicosomatica è veramente molto precisa nel fornirci la risposta, permettendoci di identificare la causa energetica delle diverse patologie. Semplificando di molto è come se il nostro corpo dicesse “C’è qualcosa che non va in questa situazione. Non sei attento alle tue sensazioni. Sei distratto, non stai ascoltando. Stai trascurando qualcosa che è molto importante per te"


he cos’è? Se facciamo qualcosa che non funziona per noi, la tensione si manifesta come blocco del flusso energetico. Il funzionamento psicosomatico riflette le decisioni che prendiamo, a seconda di come scegliamo di rispondere alle situazioni della nostra vita nel momento in cui decidiamo che cosa pensare, che cosa sentire e che filtro percettivo usare per guardare il mondo (disponibilità, apertura, diffidenza, sospetto), apriamo e chiudiamo (cerebrale, ormonale) una o più di queste “valvole”, modificando il nostro assetto energetico. Tutto procede bene finché le decisioni che prendiamo sono coerenti con ciò che siamo (naturali, spontanei). Ma se non ci ascoltiamo, se neghiamo la nostra vera natura, iniziano a sorgere i problemi. Può accadere che per una decisione errata creiamo un blocco, una tensione (troppa adrenalina nei muscoli e, quindi, contrazioni, tensioni, infiammazioni), da quel momento in avanti la nuova configurazione della nostra energia funzionerà come una calamita, attirandoci esperienze che confermano la tensione originaria. Ciò significa, per esempio, che se, dopo essere stati abbandonati, abbiamo deciso di non meritare affetto, da quel momento in poi la nostra energia bloccata costituirà una specie di catalizzatore e attireremo soltanto persone che non ci amano. Questo conformerà la nostra decisione primaria: il blocco diventerà più solido e noi saremo sempre più infelici. 


uesti blocchi, queste tensioni interagiscono principalmente per mezzo del sistema endocrino e quello nervoso. Quando c’è tensione in una certa parte della nostra coscienza, lo stress è captato dai nervi e diffuso in tutto l’organismo. In questo modo siamo in grado di leggere il nostro corpo come la mappa della coscienza e, dunque, della nostra vita. Possiamo dire che il nostro corpo ci fa vedere che cosa non va nella nostra esistenza. Sappiamo che le tensioni del corpo rappresentano stress nella coscienza; queste tensioni nascono da decisioni prese in merito a qualcosa che ci è capitato nel periodo in cui abbiamo sviluppato il sintomo. Una determinata scelta crea tensione e, conseguentemente, il sintomo. Una decisione diversa, come già accennato, ci permette di rilasciare il sintomo, ritornando al nostro stato naturale d’equilibrio e salute. Queste scelte a volte sono consapevoli (per esempio: Faccio questo per fargli piacere, anche se a me non va), altre apparentemente non lo sono. Uso il termine “apparentemente” perché noi siamo sempre in grado di sapere ciò che è giusto per noi, nel profondo; soltanto che ci capita di “distrarci!”. Per riacquistare la salute, dobbiamo intraprendere un lavoro personale di ricerca, comprendendo ciò che stiamo facendo “contro di noi” e, soprattutto, dobbiamo attuare una serie di cambiamenti nella nostra vita, lasciando andare i modi d’ essere che creano tensione, ritrovando appunto la nostra vera natura (so già la risposta di alcuni “fosse facile”, è una situazione immodificabile; non è necessario stravolgere sempre le cose, ma è importante avere la consapevolezza della situazione e della frustrazione ad essa connessa … quel continuo rimuginare che porta a stress e blocchi).

Si deve semplicemente tornare a essere se stessi. In questo cammino il sintomo è un nostro alleato e ci aiuta.

sottolineare la dimensione sociale dei comportamenti umani non dispensa dall’interrogarsi sulla maniera in cui queste esperienze vengono recepite e fissate nell’organismo.

e infiammazioni nell’organismo segnalano conflitti inconsci, disagi interiori non risolti vissuti, spesso, come estranei, opposti o pericolosi per il proprio equilibrio, vediamo il tema conflittuale e il processo infiammatorio ad esso collegato:

identità personale … il processo infiammatorio riguarderà le infezioni, intestino e tiroide;

rapporti interpersonali … si esprimeranno attraverso dermatiti, problemi allo stomaco, bronchiti;

potere decisionale … artrite, tendinite;

sfera morale … colite, artrosi, problemi agli occhi;

sentimenti di rabbia e aggressività … fegato, patologie autoimmuni, esofagite;

area indipendenza e autonomia … apparato respiratorio, tensioni muscolari.


ICORDA, per essere se stessi non è necessario sforzarsi, ma semplicemente lasciarsi andare senza mettere in atto lotte infinite che esauriscono completamente tutte le energie fisiche e mentali, OSSERVA la tua interiorità, spalanca la finestra su te stesso: opporsi a tutto ciò non può che generare sofferenza e infelicità inutile, sii più CEDEVOLE, così non ti sfianchi in una estenuante giostra emotiva e anche il corpo, finalmente, può riprendersi il suo equilibrio.

RICORDA, affrontare la vita sempre con atteggiamento ansioso e insicuro, azzerare gli interessi e neutralizzare le spinte individuali può fare ammalare lentamente anche il corpo.

Segnali PSICOSOMATICI 


a medicina psicosomatica è importante per ogni individuo sia a livello diagnostico sia a livello terapeutico non solo per capire come si affrontano i problemi, i compiti della vita e le infinite sfide dell’esistenza, ma anche come riacquistare al più presto la salute: essere più attivi, osservare le situazioni da una prospettiva più ampia, sentirsi bene e in ordine … insegna, attraverso nuovi percorsi mentali originali, a imboccare in modo consapevole altre esperienze e modificare i percorsi banali ma, soprattutto, non affidare il proprio benessere al caso o a “terzi” … aiuta a liberarsi di ciò che è superato, inutile e dannoso.

e si impara ad ascoltare il proprio corpo… avrà sicuramente molte cose da dire. Alcuni piccoli malesseri, che percepiamo come fastidiosi e che ci affrettiamo velocemente a curare, sono segnali - come più volte evidenziati in questa breve esposizione - di qualcosa che non va. Se sollevando qualcosa, ad esempio, si sente una fitta di dolore, deve essere considerato un avvertimento: se si insiste in tale situazione, si terminerà con uno strappo muscolare o, peggio, danneggiare un legamento. Se mentre si fanno piccoli lavoretti domestici la schiena comincia a far male, si tratta di un primo segnale. La maggior parte degli episodi di dolore va considerata in questa accezione. Più a lungo si ignora il dolore, connesso allo sforzo o allo stato emotivo, più è probabile andare incontro a un problema serio. Il vomito e la diarrea possono essere molto spiacevoli, ma sono meccanismi di difesa importanti, di cui il corpo e la mente si servono per scopi specifici. Se si esprime l’uno o l’altra, senza altri sintomi, la cosa più probabile è che si sia mandato giù qualcosa di “indigesto”


gni intervento che sopprime i sintomi può far restare più a lungo l’infezione nel corpo. La tosse è un meccanismo di difesa per estromettere ogni ”sostanza estranea” dal canale respiratorio. Occorre pertanto aiutare il corpo, “sputando” qualsiasi cosa la tosse faccia venir su. Se la tosse è persistente o ricorrente, è necessario verificare - oltre all’irritazione ai polmoni in atto - se c’è una “sostanza” irritante nell’atmosfera. Se si manifesta un’irritazione cutanea insolita, ci sono buone probabilità che si sia entrati in contatto con una “sostanza” irritante. La reazione della pelle dipende dal fatto che i tessuti, individuando nella “sostanza” irritante una minaccia, producono composti chimici atti a contrastarla. Probabilmente è possibile ridurre momentaneamente l’irritazione con un bombardamento cortisonico, ma è molto più sensato individuare la “sostanza” irritante ed evitarla… rendere i rapporti più gratificanti e scorrevoli. Un crampo alla gamba si produce generalmente perché la circolazione sanguigna è stata impedita. Il crampo segnala che i prodotti di “scarto” del metabolismo muscolare si sono accumulati: la circolazione sanguigna, rallentata (anche per le varie tensioni, contrazioni: sempre sul chi va là) non è stata in grado di rimuovere i prodotti di scarto. Il crampo spinge a cambiare posizione, in modo che il sangue possa riprendere a fluire meglio. Gli scarti del metabolismo muscolare saranno allora portati via e il dolore scomparirà. Se si mangiano cibi troppo in fretta o con persone “sbagliate”, si rischierà una buona “indigestione”. E’ possibile risolvere momentaneamente il problema “conflittuale” con pillole per combattere l’acidità, ma i dolori probabilmente torneranno. Per eliminarli definitivamente bisogna dar retta al sintomo … eliminando magari i commensali. Se si hanno, poi, continuamente incidenti, è probabile che si sia costantemente sotto stress. C’è una netta correlazione fra stress e predisposizione agli incidenti. Mestruazioni irregolari possono dipendere da preoccupazioni. Spesso le ragazze hanno ritardi mestruali quando è presente un cattivo rapporto (entra in gioco un partner conflittuale), quando devono affrontare situazioni problematiche o quando temono di essere incinte. Il corpo e la mente hanno tutta una serie di sistemi di preavviso per segnalare i vari problemi, in modo da contenere i danni potenziali al minimo. 


er esempio se il cuore è sotto sforzo e i vasi lo riforniscono di sangue non sono in grado di assolvere al loro compito con sufficiente rapidità, si farà sentire con dolori al petto. Questi dolori, solitamente detti “angina pectoris”, non sono in se stessi una minaccia, né indicano che vi sia qualche disturbo grave in atto. Dicono semplicemente che il cuore è al limite e che, se si vuole evitare danni più gravi, si deve apportare qualche modifica al proprio modo di pensare e stile di vita. Bisogna cambiare atteggiamento, abitudini alimentari e inserendo esercizio fisico, in modo che il cuore possa fruire di una migliore irrorazione sanguigna (ridurre il carico di lavoro e stress). L’ansia è probabilmente uno dei più noti segnali di preavviso di malessere, ma ce ne sono molti altri. L’indigestione, per esempio, non è altro che un segnale che lo stomaco trova difficile (digerire) assorbire la qualità e quantità di cibo che riceve. I crampi che si producono durante l’esercizio fisico sono un segnale che i muscoli stanno consumando ossigeno e cibo più velocemente di quanto il sangue sia in grado di fornire loro. Benché molti dei segnali più ovvi si riferiscono a disturbi specifici, alcuni indicano invece che il corpo è genericamente affaticato e a bisogno di riposo. Quando il problema è di carattere generale, spesso i segnali consistono in una serie di piccoli disturbi: per esempio, un’improvvisa esplosione di raffreddore, tosse, eruzioni cutanee. Come il corpo può essere stanco e presentare sintomi che preannunciano guai fisici, così la mente può essere sovraffaticata e richiedere una vacanza. Se ci si sente, per esempio, letargici, fuori fase, o con l’umore ballerino: tutti malesseri generici, che indicano una pressione eccessiva. Se si è più irritabili o impulsivi del solito, se la memoria tradisce, se si ha difficoltà ad addormentarsi, se i rumori danno fastidio, se la concentrazione e la forza di volontà sembrano essere svanite, se si piange facilmente, se si hanno reazioni eccessive e si incapaci di sbrigare faccende semplici, probabilmente la mente ha dato forfait … ha bisogno di riposo. Molti riconoscono questi segnali di sovraffaticamento e di stress, ma sono incapaci di rispondere in maniera costruttiva perché si sentono in colpa se smettono di lavorare.


arecchie persone scelgono di camuffare l’ira dentro se stesse. Quando sono prese dalla tristezza, non sopportano che qualcuno possa sbirciare o vederle mentre piangono. Quando sono orgogliose, non lo manifestano. Nascondono le emozioni perché un certo tipo di cultura ha insegnato che è sbagliato mostrarle, nulla però è più nocivo. Quando si sente un’emozione e la si blocca, si reprime - come più volte evidenziato in questa esposizione - un processo del tutto naturale. Si combatte una reazione umana normale, che dovrebbe potersi manifestare nelle azioni quotidiane … SEMPRE ovviamente nel rispetto altrui! Le reazioni naturali, dopo tutto, sono fatte per aiutare e proteggere l’individuo. Quando si è tristi gli occhi si riempiono di lacrime, significa che il corpo sta aiutando, mostrando all’ambiente circostante più vicino, oltre a scaricare le tensioni, che si ha bisogno di sostegno affettivo. Rifiutare di lasciar scorrere le lacrime, quindi di esprimere il vero dispiacere, si nega il conforto che il corpo sapientemente ha deciso di chiedere.

... ci si ammala quando:

si ingigantiscono le cose;

si pensa troppo alle solite cose;

si pensa troppo e non si agisce mai;

si pensa che le cose non hanno soluzione.

il disturbo spesso compare quando perdiamo il nostro sguardo limpido, originale, unico e curioso sul mondo.


NUOVI concetti e VECCHIE fantasticherie

er molto tempo, pazienti e specialisti hanno concordemente "legato" gli incidenti alla sfortuna o a periodi negativi: distrazione, trascuratezza, scherzi del tempo. Analogamente, la maggior parte degli studiosi contemporanei di medicina, basandosi sulle scoperte relative a batteri, difetti biochimici, problemi genetici, collegano le patologie a cause più specifiche ed identificabili … malfunzionamento del metabolismo, fattori ambientali o figure di riferimento ostili. Così, si rimane a letto con l’influenza perché si è “preso un virus solitario”. Se poi si sviluppa il diabete, è perché il povero pancreas ha smesso di svolgere adeguatamente la sua funzione. E’ stata “ereditata” la debolezza cardiaca da quei “buontemponi” di genitori. E ancora, è stato perso il controllo dell’auto perché la strada è scivolosa e le curve non erano segnalate adeguatamente. Tutto ciò fornisce qualche elemento pragmatico su cui lavorare. Le ossa rotte vengono risaldate, i farmaci vengono prescritti, le operazioni chirurgiche eseguite da mani abili ed esperte. Eppure, ci sono cose che non tornano, consideriamo il seguente fatto per certi versi un po’ strano: molti dati specialistici indicano che il 70% dei trattamenti e procedimenti chirurgici sono “somministrati” al 30% dall’individuo stesso. E’ indiscutibile che noi tutti siamo esposti agli stessi pericoli di contagio virale, di strade scivolose e di acidità di stomaco. Ma in realtà, solo uno su tre di noi si mette a letto con l’influenza, esce di strada in auto, o svilupperà un’ulcera peptica quando vengono a presentarsi le relative minacce. Gli altri due, anche se sono soggetti agli stessi rischi, si mantengono in buona salute. Se la cosa provoca confusione, analizziamo un altro fatto a dir poco “incredibile”: all’interno di un vasto campionario di pazienti che soffrono di una malattia cronica dichiarata (pazienti ad esempio con problemi cardiocircolatori), un numero prevedibile di essi guarirà perfettamente; un numero prevedibile migliorerà; un numero prevedibile morirà; ed un numero prevedibile rimarrà esattamente nelle stesse condizioni di prima, senza migliorare o peggiorare le sue condizioni di salute, indipendentemente dalla natura o dalla qualità del trattamento medico. 


n questo contesto i clienti di una “fattucchiera” non sono diversi dai pazienti dell’abile specialista in malattie cardiache. Il ciarlatano e l’esperto possono aspettarsi all’incirca la stessa percentuale di guarigione. Per le malattie acute, invece, lo specialista - rispetto allo stregone - potrà garantire la guarigione, far vivere in ottima salute. Perché molti individui che lavorano nello stesso ambiente prendono il raffreddore quando l’epidemia è in giro, mentre altri stanno benissimo? Senza ombra di dubbio sono tutti quanti esposti agli stessi virus. E perché fra tutti noi una percentuale variabile dal 15 al 20% di persone non si ammala mai? Diamo un’occhiata ai seguenti due casi clinici, per capire che cosa porta la gente ad ammalarsi. Il primo caso clinico riguarda una signora - che chiameremo Sandra - sposata da circa un lustro, impiegata presso un notaio della città in cui viveva. Ama molto il suo lavoro, il suo hobby preferito è quello di arredare il suo appartamento che divide con il marito. Come accade nella vita terrena, però, il marito si invaghì di una sua dipendente. Dopo poco tempo Sandra, disorientata e intristita da tale episodio doloroso, si separò dal marito. Si fece aiutare a modo suo e ricominciò una vita nuova. Alcune settimane dopo la sentenza per il divorzio, Sandra abbandona il suo lavoro dal notaio, subaffitta l’appartamento, si trasferisce in una piccola città della stessa regione, affitta un monolocale, e trova lavoro presso una azienda import – export, compra una piccola auto e prima di fare il primo tagliando ad essa, si schianta contro un albero. Le ferite riportare per fortuna, pur costringendola per due mesi in trazione presso l’ospedale cittadino, non erano gravi. Il secondo caso clinico riguarda Stefano, anche qui il nome è di fantasia, sposato da un quarto di secolo, padre di una ragazza ormai adulta, uscita di casa da poco per farsi una famiglia propria. Stefano viveva in una piccola località rurale dove c’era tranquillità ed aria buona, in un’abitazione costruita vent’anni prima con le sue stesse mani. Cinque mesi prima della sua dolorosa esperienza era andato in quiescenza come capo ingegnere in una importante azienda di costruzioni edili. Improvvisamente, senza alcun indizio premonitore, la moglie di Stefano muore per un attacco cardiaco. 

ui si ritrova impaurito e disperato. Anche lui chiese aiuto e piano piano, con fatica, riesce a superare la crisi senza finire vittima di un crollo nervoso grazie anche alla sensibilità della figlia e del genero. Questi ultimi, gli consigliarono poi di vendere la sua abitazione e di andare a vivere con loro. Accettò il consiglio. Mette in vendita la casa, e nel giro di poco tempo riuscì a venderla (ovviamente i tempi erano diversi), dopo di che si trasferì. Qualche settimana più tardi, stabilitosi in casa della figlia, è colto da un infarto, per lui, purtroppo fatale. Applicando quello che è stato sopra esposto, potremmo dire che Sandra e Stefano sono rimasti rispettivamente feriti ed uccisi da uno stato di totale passività, da una vita “spenta”, avara di piaceri e di soddisfazioni, non più entusiasmante e coinvolgente … entrambi sono rimasti in balia degli effetti cumulativi del “cambiamento di vita”. Se Sandra avesse vissuto solo il divorzio e non avesse attraversato nessun altro importante cambiamento di vita per circa un anno e mezzo, probabilmente sarebbe rimasta in ottima salute. Invece ha cambiato completamente tipo di lavoro, ha dovuto rinunciare ad una macchina comoda e lussuosa, ha modificato completamente il suo stile di vita, trasformato le abitudini personali, ha cambiato residenza ed ha dovuto contrarre un debito per l’acquisto della piccola utilitaria. Faceva molto fatica a dormire durante tutti questi cambiamenti e trasferimenti. Anche le abitudini alimentari furono completamente stravolte (mangiava in piedi e quello che trovava in frigorifero … quasi sempre vuoto e con il solito formaggio). Se Sandra avesse conservato il suo lavoro dal notaio, fosse rimasta a casa sua e avesse continuato il suo hobby, è improbabile che avrebbe subito un incidente così serio. Stefano, invece, è arrivato pericolosamente vicino ai guai prima ancora di andare ad abitare con la figlia. Il pensionamento, l’improvvisa morte della moglie, la vendita della casa (a cui era particolarmente legato), il cambiamento delle abitudini, le trasformazione delle attività sociali hanno influito notevolmente sulle sue condizioni di benessere e felicità. Stefano, a dire il vero, era già nei guai seri il giorno in cui la figlia lo convinse a vendere la casa e a trasferirsi. Se Stefano avesse compreso il modo in cui la profonda insoddisfazione, provocata dai cambiamenti di vita, poteva influenzare la sensibilità individuale alle malattie (e agli incidenti), avrebbe potuto salvarsi da un disastro prematuro. 


essuno può eliminare gli stati emotivi dalla vita quotidiana… né la cosa - come andremo a dimostrare - sarebbe auspicabile. E’ impossibile evitare il dolore provocato dalla vita. Tutti, volenti o nolenti, si trovano di fronte ad inevitabili cambiamenti di vita quali lutti, guai negli affari (miglioramenti o peggioramenti hanno lo stesso risultato fisiologico) e rovesci di fortuna. Di tanto in tanto noi tutti dobbiamo affrontare qualche serio travaglio. Ma quando si verificano circostanze così inevitabili, è possibile - da soli o con l’aiuto di esperti - ridurre enormemente le proprie probabilità di ammalarsi come conseguenza, riducendo quegli altri stressanti cambiamenti di vita che sono sotto il controllo personale. La comprensione sia dei meccanismi per mezzo dei quali la vita cambia sia del fatto che i suoi mutamenti - nel bene e nel male - possono portare alla malattia, è forse la scoperta più preziosa che la psicosomatica abbia mai fatto. E questo non è che un inizio. A parte una certa capacità attuale di predire la possibilità soggettive di ammalarsi o avere un incidente - previsioni realizzate con stupefacente precisione - le ricerche in questo settore hanno sviluppato introspezioni penetranti nei legami che intercorrono tra atteggiamenti e malattie. Studi recenti, infatti, hanno verificato come stili di vita e schemi mentali vengono a collegarsi con malattie ben precise. I dati ottenuti stimolano un riesame di alcune obsolete idee sulle malattie. L’eczema cronico, ad esempio, è stato collegato con i sentimenti di frustrazione.


ondamentalmente l’alta pressione sanguigna compare in coloro che sentono di dover sempre stare all’erta, prepararsi ad affrontare ogni possibile minaccia, pronti a tutto. Un mal di schiena, in generale, indica un desiderio di fuggire, di andarsene, di “cambiare tutto”. Anche i problemi cardiaci sono stati presi in considerazione. Essi nascono, secondo studi molto convincenti, “quando si realizza quello che si vuole”. L’acne, tradizionalmente associata con l’adolescenza, colpisce indifferentemente adulti ed adolescenti quando si sentono “tormentati”, perseguitati, quando vorrebbero essere “lasciati in pace”. Atteggiamento che calza perfettamente alla gran maggioranza degli adolescenti, a dire il vero… anche ad alcuni adulti. Nella nostra società ci aggrappiamo alla distinzione che secondo noi esisterebbe tra le malattie “fisiche” e le malattie “mentali”. Tradizionalmente, questi due settori sono separati come Stato e Chiesa. In realtà, esistono altrettanti problemi fisici associati alle malattie “mentali” quanti sono i problemi mentali associati alle malattie “fisiche”. Non di meno, la maggior parte di noi continua a osservare le malattie con sistemi dettati dalla moda piuttosto che dai fatti reali. Nella nostra società si conserva la propria condizione di “persona per bene” se si soffre al massimo di una malattia che viene considerata fisica o organica. Colpiti da essa si ha diritto a periodi di riposo, comprensione e compensazione finanziaria. Ma se soffrite di una malattia psichica venite considerati 
(ben che vada) persone deboli e difettosi (eredità delle antiche tradizioni greche) o veri e proprio peccatori (tradizione ebraica). L’ironia consiste nel fatto che nella maggior parte dei problemi emotivi e fisici la causa scatenante è sempre la stessa:

una vita spenta, senza più stupore, gioia e passione.

la passività, la negazione, la ‘troppa’ compostezza, la continua rinuncia a se stessi che, trasformando il corpo attraverso il boicottaggio delle risorse riparatrici, sacrificano la vitalità, predispongono l’organismo alla sofferenza e alla malattia.



a perché questa sofferenza accade proprio a me, bussa alla porta adesso, si presenta ora che ho raggiunto un importante successo professionale, da sempre voluto e desiderato, un traguardo davvero invidiabile sia a livello lavorativo (ascesa professionale, buona situazione economica … una carriera davvero brillante), sia a livello sociale (una brava moglie, dei bei figli ubbidienti, tanti buoni amici)SEMPLICE, un cervello troppo occupato e concentrato a recitare la parte di leader, incanalato esclusivamente sui doveri, sacrifici e impegni, sul timore di deludere, su obblighi insensati, su schemi mentali fissi e solo su risultati da conseguire, non potrà mai “decollare”, non sarà mai pronto ad ascoltare serenamente e in grado di guardare felicemente lo scorrere della vita … proprio per la sua rigidità, le lotte che mette in atto, le tensioni che crea per realizzare cocciutamente i vari obiettivi sempre uguali, PERDE il senso delle cose che gli sono vicine, nonostante gli sforzi non COGLIE mai le varie sfumature della vita: opportunità, apertura, leggerezza, curiosità, spensieratezza, gioia, entusiasmo, libertà, spontaneità, felicità, passione per il lavoro, godersi serenamente momenti piacevoli con i propri figli… da qui il passo è breve, il DISAGIO allora si fa sentire per smantellare quei comportamenti innaturali, quella falsa sicurezza emotiva da tempo adottata, quelle forzature e quei percorsi rivolti solo ad ottenere cose effimere e transitorie, quel senso di inadeguatezza diffuso per non aver raggiunto quella “posizione” vincente tanto desiderata, quello stile di vita sofferente che non gli appartiene e che, proprio per questo, è costretto a mettete in scena un personaggio diverso da quello reale, sempre teso, deprimente, insoddisfatto, vuoto, rigido, aggressivo, triste, intriso perennemente di livore e caparbietà … lontano da se stesso, dal divertimento e dai suoi veri interessi, guarderà la sua vita con diffidenza e sospetto, e alla fine, a posteriori, si lascerà travolgere da profondi rimpianti, “cadrà” nella diabolica morsa dei rimorsi per le esperienze passate non vissute, non trattenute, lasciate sfuggire di  mano  tutte queste cose piene zeppe di infelicità, non godute in tempo reale, lontane dalla dolcezza, senza trasporto e prive di passione, diventano una gabbia angusta, acutizzano i contrasti interiori, tolgono valore e fiducia in se stessi, generano ansia, cali d’umore, rancore e isolamento: sono da cancellare perché spengono la gioia di vivere, creano confusione, fanno perdere completamente il gusto della vita.

LETTURA dei SINTOMI

APPARATO LOCOMOTORE

Quanto è difficile sostenere i carichi della vita!… conflitto tra dipendenza e autonomia oppure indecisione tra agire o non agire.



' costituito dal sistema scheletrico e da quello muscolare; insieme permettono la mobilità dell’individuo (indica la libertà … andare dove si vuole). Lo scheletro è una robusta “impalcatura” composta di ossa, cartilagini ed articolazioni, che costituiscono gli organi passivi del movimento. I muscoli, invece, sono gli organi attivi perché, con la loro contrazione, producono lo spostamento delle ossa. Il messaggio che le ossa mandano è quello di non credere più in se stessi (ci si sminuisce), di non sentirsi più “solidi”. Un problema alle ossa è sempre legato alla paura di non essere abbastanza sostenuti (insicurezza fisica ed emotiva), o di non sostenere abbastanza bene gli altri. La struttura ossea esprime il modo in cui ci poniamo nei confronti della vita. Opposizione e ribellione contro le strutture del proprio ambiente, che non rispettano, e che impongono delle leggi non ritenute convenienti: chi teme l’autorità e, quindi, si autosvaluta continuamente. Se abbiamo fiducia in noi stessi e nella vita, la schiena sarà dritta. Se siamo disfattisti sarà curva. Una persona rivela sia la sofferenza sia la felicità attraverso la postura … soprattutto nella schiena. La schiena è l’area del corpo più “onesta” … rivela sempre, in ogni circostanza la vera interiorità della persona. Sentimenti come rabbia, paura, dolore e felicità, proprio per la loro diversità energetica, possono ingrossare o irrigidire i muscoli … la pressione contro la colonna vertebrale determina dolore e crea vari squilibri. Se l’individuo è preso dalla rabbia (emozione che coinvolge fegato e cistifellea) molto probabilmente il mal di schiena si verificherà nella zona tra al quinta e la sesta vertebra dorsale. Se invece ci troviamo di fronte ad un soggetto triste ed addolorato (emozione che coinvolge polmone e intestino crasso) il dolore potrà comparire nella zona cervicale. Quando la persona è controllata dalla malinconia o dalla paura (emozione che governa i reni) i disturbi a carico dei reni si localizzeranno a livello lombare. Quando si è “eccessivamente” compassionevoli e comprensivi verso gli altri è la milza che segnala una condizione di squilibrio nella parte centrale della schiena. Un’eccessiva emotività (cuore) si esprime nella parte centrale della schiena o del torace.

' costituito dal sistema scheletrico e da quello muscolare; insieme permettono la mobilità dell’individuo (indica la libertà … andare dove si vuole). Lo scheletro è una robusta “impalcatura” composta di ossa, cartilagini ed articolazioni, che costituiscono gli organi passivi del movimento. I muscoli, invece, sono gli organi attivi perché, con la loro contrazione, producono lo spostamento delle ossa. Il messaggio che le ossa mandano è quello di non credere più in se stessi (ci si sminuisce), di non sentirsi più “solidi”. Un problema alle ossa è sempre legato alla paura di non essere abbastanza sostenuti (insicurezza fisica ed emotiva), o di non sostenere abbastanza bene gli altri.

RTROSI CERVICALE. L’artrosico si presenta con un portamento fiero, un carattere forte e solido: sempre a testa alta anche quando non serve! … la colonna vertebrale sorregge e fa muovere nello spazio, ma quando c’è troppa rigidità (mentale) possono sorgere veri problemi … su di essa si caricano, senza una vera consapevolezza, tutti i “pesi” del quotidiano (fisici, psicologici, emotivi) … chi soffre spesso di questo malessere sono persone con un forte senso del dovere, che non delegano mai e che non danno spazio alle proprie esigenze personali. Tale fenomeno determina una contrazione muscolare che, se in maniera continuativa, infiamma i tessuti, danneggiandoli non poco.

ERTIGINI ... è un fenomeno “ambivalente” (in bilico tra sicurezza e terrore) legato all’ansia, ad una agitazione che non lascia tranquilli…tener duro o lasciarsi andare: terrorizzati però dalle conseguenze… c’è la convinzione che tutto sia sotto controllo, stabile e ben gestibile, ma più la visione delle cose è rigida e si è poco disponibili più gli “scossoni” saranno intensi… la testa gira e la vista si annebbia: ci dice FERMATI! … troppo impegnati a progettare e a costruire così il mondo emozionale e passionale SCALPITANO.

le vertigini arrivano quando si teme, si è convinti di “inciampare” nelle brutte figure, di essere ridicoli o di perdere il controllo (la “TESTA”) sulle cose … più si reprime il mondo delle emozioni più si alimenta l’autocontrollo, rigidità e durezza con se stessi e gli altri … una grande ribellione del mondo emotivo… un grande interrogativo: tenere a freno la razionalità o lasciare andare gli istinti? … mettere in discussione tutto ciò che ostacola la libera espressione - non funzionale per il vero benessere - può diventare un antidoto contro i vari attacchi.

APPARATO  DIGERENTE

apparato digerente ha il compito di ricevere gli alimenti, digerirli e assorbire le sostanze chimiche che li costituiscono, nonché di trasportare le scorie fino all’eliminazione. E’ composto dal canale alimentare, vale a dire bocca, faringe, esofago, stomaco e intestino e dalle ghiandole annesse, che sono quelle salivari e gastriche, il fegato e il pancreas. I problemi del sistema digestivo ci parleranno della nostra difficoltà ad inghiottire, digerire, assimilare ciò che avviene nella nostra vita. “Non ho potuto mandar giù quello che mi ha detto” oppure ancora “Questa cosa mi è rimasta sullo stomaco” e, ancora, “Non ho ancora digerito quello che hai fatto” sono espressioni popolari molto calzanti. A seconda dell’organo digestivo in questione, avremo una precisazione sulla tensione avvertita o la difficoltà a digerire l’esperienza.


on l’ulcera il soggetto - spesso ha una grande sete di successo ma anche con una grande fame di affetto e bisogno di attenzioni … vuole essere accudito - si infiamma facilmente … teme la dipendenza, brama in continuazione l’autonomia … ansia ed emozioni (rabbia, frustrazioni, insoddisfazioni) alterano notevolmente l’attività digestiva … non sempre è d’accordo con le cose che si buttano giù come ad esempio una situazione ambientale o un rapporto insostenibile: così, lo stomaco, si ribella con bruciori, crampi e nausea.


TOMACO: rabbia repressa per situazioni che non si riesce a risolvere o gestire e modificare cose esterne (bruciore)… emozione trattenute, troppe responsabilità (pesantezza) … far passare piacevole una cosa che proprio non piace e non va giù (crampi). E’ un organo che prende in consegna tutte le difficoltà, i bisogni e le contrarietà quotidiane: non si riesce a manifestare agli altri … il malessere va via se si “curano” i rapporti che si stanno vivendo … se si impara a gestire i “bocconi amari” è un organo che sorride e regala piccole e miracolose gocce di acido cloridrico … è sempre l’atmosfera mentale in cui si è immersi, con i suoi processi.


l mal di stomaco è la caratteristica principale, come detto più volte, di chi è abituato a tenere tutto sotto controllo, chiudersi in se stesso, a “mandar giù rospi” in gran quantità senza riuscire a digerirli: pensieri che trasformano il corpo in una polveriera ... un fenomeno legato completamente a emozioni represse e nascoste: sblocca i pensieri e vedrai che il “vulcano” non erutterà più ... rabbia e ansia sono sentimenti sempre connessi ai disturbi gastrici ... frustrazioni ed aggressività non espresse gonfiano e infiammano completamente lo stomaco.

PPARATO GASTROENTERICO … anche la psiche deve accogliere e “digerire” aspetti dell’ambiente circostante … i problemi cominciano a far sentire il loro peso sullo stomaco quando non ci si riesce più ad esprimere, manifestare le proprie contrarietà: a dire ciò che si pensa e si sente … la funzione del fegato non è solo filtrare e depurare il sangue ma anche “passare a setaccio” il vissuto quotidiano per avere più consapevolezza … senza piacere e passione l’intestino prima o poi “brontola”, fa di ”testa sua” COLON IRRITABILE: … un mentale che non si riesce ad affrontare con serenità … un segnale che induce a prestare attenzione ai cambiamenti.
INTESTINO CRASSO parla il linguaggio delle emozioni profonde, esprime incertezza, insicurezza e confusione. Continuamente in uno stato di allerta e con il timore di fare figuracce. Limita il raggio d’azione e qualsiasi spostamento .… una rocambolesca fuga alla toilette per una imprevista e violenta scarica intestinale … organo – bersaglio dello stress: zona privilegiata in cui si accumula tensione nervosa e si scaricano emozioni conflittuali … con una buona autostima si vince la battaglia! Bisogna spazzare via rimpianti e brutti pensieri, ripulire la mente dai macigni che impediscono felicità e creatività. E’ un soggetto che non scende facilmente a compromessi, non può mai mollare, deve tener duro: una visione della vita senza vie di mezzo “o è bianco o è nero”.

OLON IRRITABILE: la colite condiziona la vita, ovvero limita il raggio d’azione ... l’intestino sceglie, trasforma e assimila ...con i suoi segnali (tensioni, gonfiori, dolori) costringe l’individuo alla rinuncia e ad evitare di trovarsi in situazioni spiacevoli: così il corpo viene in soccorso fermando ogni possibilità di movimento ... è tutta una questione di ansia e paura: se non ci si sente adeguati o si teme un eventuale figuraccia (tutte cose che non si vogliono vedere e da eliminare il più in fretta possibile con una bella scarica diarroica) ecco che il corpo viene in qualche modo in aiuto obbligandoci a fermarci!  ... ciò che a livello psichico si rimuove, si ripresenta nel corpo con gli “interessi”: reclamando più considerazione e dedizione ... è come se il corpo dicesse giù la maschera, esci da quel ruolo finto, stai interpretando un personaggio che non ti appartiene: sono troppe le rabbie che mandi giù ... la fitta ad esempio, rappresenta la risposta del corpo alla rabbia trattenuta… molto sensibile alle variazioni dell’umore.

utti i disturbi di stomaco hanno un legame diretto con la difficoltà ad accettare o di “digerire” una persona o un evento. Oppone resistenza alle idee nuove, soprattutto se non provengono da lui. Ha difficoltà ad adattarsi a qualcuno o a qualcosa che contraddice i suoi piani, le sue abitudine o il suo modo di vivere. Intestino tenue. Quando il problema riguarda questo organo, ci troviamo di fronte all’incapacità di trattenere e assorbire bene quello che vi è di positivo per noi negli eventi della vita quotidiana. La persona in questione si aggrappa ai dettagli, invece di vedere la situazione globalmente, dopodiché se solo una parte di quello che accade non le va bene, avrà tendenza a rifiutare il tutto. Per la minima cosa, teme di mancare del necessario. Intestino crasso. Ha che fare con la difficoltà di mollare la presa sulle vecchie idee, sulle vecchie convinzioni che non sono più necessarie oppure con il rifiutare troppo in fretta pensieri che potrebbero essere benefici. Spesso la persona in questione soffre per grosse contrarietà che trova impossibile da "digerire". Il suo problema intestinale è un importante messaggio perché impari di nuovo a nutrirsi dei "buoni" pensieri, invece che di paure o di elucubrazioni autosvalutanti.

Un po’ di … “FISICO”. Il sistema digestivo - attraverso enzimi che innescano una reazione chimica - riduce le molecole alimentari complesse in piccole unità semplici assorbibili e utilizzabili dall’organismo. Troppa “acidità” può facilitare o bloccare il rilascio dei vari enzimi (si producono ca. 8 lt. di succhi gastrici al dì). La digestione dei carboidrati inizia in bocca (ghiandole salivari: ptialina, che agisce solo in ambiente alcalino), mentre le proteine (le proteine sono come muri gli amminoacidi sono i mattoni) nello stomaco (acido cloridrico, zinco, pepsina), i grassi invece nel duodeno (enzimi rilasciati dal pancreas, cistifellea rilasciano sali alcalini: bile prodotta dal fegato rilasciata dalla cistifellea). Così le proteine vengono ridotte in amminoacidi, i carboidrati in zuccheri semplici e i grassi in glicerolo e acidi grassi … da qui “parte” l’assorbimento. Amminoacidi, zuccheri, acidi grassi, glicerolo, vitamine e minerali sono assorbiti nell’intestino tenue. L’acqua, il sodio e il potassio, invece, sono assorbiti nell’intestino crasso. Dopo l’assorbimento inizia la ricostruzione e la riparazione dell’organismo (anabolismo: energia prodotta dal catabolismo) e la produzione di energia per l’attività muscolare, cerebrale e digestiva (catabolismo: trasforma il cibo in energia, avvia i processi chimici).Tale processo (anabolismo – catabolismo) è noto come metabolismo (utilizzo dei vari nutrienti). Non dobbiamo dimenticare che i processi digestivi non partono nella bocca ma nella mente (brutta sorpresa per quelli tutti di un pezzo… ma tutto è verificabile). Già solo a vedere, sentire il profumo o semplicemente pensare a un bel panino succulento, si comincia a secernere i succhi gastrici che, come sopra esposto, aiutano a trasportare e a scomporre il cibo in questione.


l fegato usa la vitamina C, le vitamine del complesso B e immagazzina vitamina A. Lo stomaco usa la vitamina A per rafforzare le pareti e le vitamine del complesso B per formare gli enzimi. Intestino tenue usa la vitamina A per rafforzare le pareti e la vitamina C (antibatterica) e molte vitamine. Intestino crasso usa la vitamina E per il tono muscolare e la vitamina C per ripristinare la flora batterica. Spesso i disturbi del tratto gastro – intestinale vengono alleviati da una integrazione di Vitamina A. Essa, infatti, protegge e rigenera le mucose interne. A tale vitamina si aggiunge le vitamine del gruppo B, che contribuiscono, come indicato sopra, alle funzioni digestive, con il magnesio e il potassio, che aiutano i muscoli dell’intestino a contrarsi. Le colite ulcerose, inoltre, sono trattate con acidi grassi essenziali (omega 3), la vitamina A, quelle del gruppo B, la E, lo zinco e le proteine a catena corta. La vitamina A è necessaria per la formazione della mucosa dello stomaco: protegge dall’autodigestione.

SISTEMA   ENDOCRINO


ancanza di organizzazione e creatività, difficoltà a gestire ed esprimere sentimenti (nei tempi desiderati), a divulgare le proprie idee, a prendersi cura di se stessi. Le ghiandole ci parlano di equilibrio, di aver perso il senso delle cose “dolci” della vita: gioia e piacere. Segnalano la difficoltà ad affrontare i fatti e gli imprevisti della vita.

n po’ di … “FISICO”. Ogni funzione dell’organismo come ad esempio respirare, digerire, parlare, correre sono tutti eventi rigorosamente controllati e coordinati … l’organismo perché funzioni bene deve essere tutto equilibrato e armonioso. Il controllo di queste straordinarie funzioni è compito di due sistemi: nervoso e endrocrino. Il sistema endocrino è composto da un insieme di ghiandole che secernono ormoni. Molti processi dell’organismo sono controllati da questi ormoni. Possono essere a base di proteine (insulina) oppure a base di grassi (cortisone). Questi due ormoni sono chiamati steroidi. Molti altri ormoni si controllano vicendevolmente secondo un meccanismo retroattivo (vedasi ipofisi). L’ipofisi anteriore (ghiandola principale che controlla altre) regola e stimola la funzione della tiroide, delle ghiandole surrenali (producono adrenalina e noradrenalina) e delle ghiandole sessuali. Produce i seguenti ormoni: TSH, adrenocorticotropico e gonadotropico. In risposta a questi ormoni, le ghiandole coinvolte producono (tiroide, surrenali e ghiandole sessuali): somatropina (ormone della crescita) tiroxina, cortisone, estrogeno e progesterone. (testosterone nell’uomo). Quando i livelli di ormoni prodotti da queste ghiandole aumenta, l’ipofisi interrompe la produzione dei suoi ormoni stimolanti. Mentre l’ipofisi posteriore produce un ormone antidiuretico indispensabile per regolarizzare l’equilibrio dei liquidi, aiutando i reni a trattenere i fluidi dell’organismo. La capacità dell’organismo di far fronte allo stress è sotto il controllo del sistema endocrino … il cervello stimola le ghiandole surrenali a produrre adrenalina (un ormone che permette di affrontare lo stress e le avversità della vita)



na eccessiva reazione allo stress debilita le ghiandole surrenali e crea uno stato di irritabilità, di impazienza, di irosità, mentre una stimolazione insufficiente determina stanchezza, scoraggiamento, tristezza, depressione, passività. Un ormone che aumenta il livello di zuccheri nel sangue costringendo il fegato a scomporre e a rilasciare gli zuccheri immagazzinati. Per portare velocemente lo zucchero nei muscoli striati, nelle cellule, anche la pressione e il ritmo cardiaco aumentano, e il respiro viene anch’esso stimolato per aumentare la quantità di ossigeno disponibile. La digestione si blocca (per avere più sangue nelle parti giuste) e il sangue diventa più denso per favorire la coagulazione in caso di ferite. Così viene indotta l’ipofisi a produrre maggiormente l’ormone che stimola la corteccia surrenale, la quale a sua volta immette nel circolo sanguigno ormoni (glicocorticoidi) che accelerano il metabolismo. Il rilascio di adrenalina e dei glicocorticoidi aumenta i livelli di zucchero nel sangue provocando nel pancreas la produzione di insulina (ormone che aiuta il trasporto dello zucchero nelle cellule). Quando i livelli di zucchero nel sangue sono bassi, l’ipotalamo nel cervello si stimola producendo la sensazione di fame. Il manganese è molto importante per il metabolismo del glucosio e dei grassi, e per la sintesi degli ormoni sessuali. E’ indispensabile per la sua funzione di neurotrasmettitore. La tiroide interviene nella regolarizzazione del livello di calcio nel sangue. Se i livelli di calcio sono troppo alti, la tiroide con un ormone blocca la sua mobilitazione dalle ossa. Il calcio, oltre alla sua fondamentale funzione sostenitrice del sistema osseo, è importante per la regolazione degli impulsi nervosi tra le cellule, per la coagulazione del sangue e per una buona contrazione muscolare (anche cardiaca). Per una sua corretta assimilazione il rapporto sinergico con il magnesio deve essere sempre 2 a 1 … non assimilato si deposita nei tessuti molli.

SISTEMA  NERVOSO


entro di controllo: cabina di guida, di pilotaggio, di comando… Il suo compito è quello di ricevere, gestire, immagazzinare, smaltire, restituire. Ogni disturbo del sistema nervoso segnala la difficoltà a dominare, a controllare, a rispondere agli stimoli provenienti dall’ambiente esterno. Ogni malessere del sistema nervoso comunica sempre una grande difficoltà a CONTROLLARE consapevolmente la propria vita e il fenomeno emozionale. Problemi nel gestire la vita … voler sistemare ogni cosa solo col pensiero a detrimento dei sentimenti. Incapacità a trasformare desideri, voglie, idee e i pensieri in realtà, paura di quello che potrebbe accadere … una gestione razionale che blocca, paralizza , impedisce di agire (si veda sciatica, paralisi, vertigini, cefalea, emicrania).


n po’ di … “FISICO”. Ogni funzione dell’organismo come ad esempio respirare, digerire, parlare, correre sono tutti eventi rigorosamente controllati e coordinati. Il controllo di queste straordinarie funzioni è compito di due sistemi: nervoso e endrocrino. Il sistema nervoso si compone di milioni di cellule nervose: i neuroni. I neuroni consentono di trasmettere l’informazione al neurone successivo tramite un impulso elettrico (ione sodio – ione potassio). Vengono rilasciate sostanze chiamate neurotrasnettitori che possono inibire o eccitare il segnale in questione a seconda del ruolo delle cellule nervose. Comunicano, quindi, uno con l’altro tramite messaggi chimici. Secondo una delle teorie sul quadro depressivo, la serotonina viene passata dalla cellula che manda il messaggio (presinaptica) alla cellula che può “ricevere” la sostanza chimica e diffondere l’informazione (postsinaptica). Se qualcosa respinge la serotonina allontanandola, ci si sente più depressi. Se qualcosa fa aumentare la quantità di serotonina rilasciata e ricevuta, allora più cellule postsinaptiche vengono eccitate e la depressione diminuisce Il sistema nervoso si divide in due parti: sistema nervoso centrale (SNC: cervello e midollo spinale) e sistema nervoso autonomo o neurovegetativo (SNA: collegato col midollo spinale, consiste di un ampio insieme di nervi con sottili diramazioni che si protendono attraverso il corpo) … una “lotta” tra conscio e inconscio (si veda link Test emisfero). Il SNC (conscio, razionale e volontario) è cosciente, consente di trasformare in azioni i pensieri, come ad esempio decidere di camminare, di elaborare le informazioni visive e tutte le sensazioni. Il SNA, invece, controlla le funzioni automatiche del corpo: digestione, respirazione, termoregolazione e battito cardiaco. Regola le funzioni che normalmente non sono sottoposte a un controllo cosciente; ciò è davvero buona cosa. Non potremmo funzionare se dovessimo dire a noi stessi: “la temperatura è salita, forse è meglio cominciare a traspirare”, oppure: “un granello di sabbia è stato spinto nella mia direzione, sarebbe meglio se battessi le palpebre”. Invece tutto ciò accade per riflesso. Questo sistema è diviso in due tipi di innervazioni: simpatico (SNS) e parasimpatico (PSNS)


l simpatico (adrenalina, noradrenalina: molecola dell’attacco o della fuga) ci stimola e ci eccita; il parasimpatico (produce l’ormone acetilcolina) ci tranquillizza, ci deprime: naturalmente l’uno bilancia l’altro. Sia il simpatico sia il parasimpatico sono collegati a tutti gli organi controllati dal sistema nervoso autonomo, a tutti, tranne che alle ghiandole surrenali. Soltanto il simpatico è connesso con le ghiandole surrenali. Così, quando l’adrenalina è immessa nel sistema circolatorio, e respiriamo più rapidamente, le nostre pulsazioni aumentano e anche la pressione del sangue: ci viene il collo rosso. Non possiamo dire a noi stessi: “adesso mi calmerò, perché non vale la pena arrabbiarsi”. Non possiamo estinguere il nostro stato di ira perché il parasimpatico, quello che deprime, non è connesso alle ghiandole surrenali. Il minerale potassio “controlla” il PSNS mentre il calcio (in caso di disfunzione può essere utile anche B1, B5, D, manganese e magnesio) “controlla” maggiormente il SNS.

APPARATO  RESPIRATORIO

l’insieme degli organi che presiedono alla respirazione; questo processo permette di trasferire nel sangue l’ossigeno presente nell’aria e, nello stesso tempo, di rimuovere l’anidride carbonica. Durante l’espirazione, il polmone disperde vapore acqueo, influenzando quindi il bilancio idrico del corpo. L’apparato respiratorio costituisce, dunque, un sistema perfetto di depurazione e di termoregolazione. E’ formato da: cavità nasali, laringe, trachea, bronchi e polmoni. I disturbi del sistema respiratorio ci parlano della nostra difficoltà nel proteggerci dal mondo esterno, nel trovare reazioni adatte nei confronti delle eventuali aggressioni, reali o immaginarie, di quest’ultimo. I polmoni sono direttamente collegati alla vita (non dobbiamo dimenticare che Dio soffiò …), al desiderio di vivere, alla capacità di vivere bene, perché apportano ossigeno alle cellule, dunque vita al corpo umano. Un problema ai polmoni sta a indicare che la persona in questione prova, in quel preciso momento, il disagio di vivere. Si sente triste, sia perché è disperata o scoraggiata, e quindi non vuole più vivere, sia perché si sente soffocare da una situazione o da una persona, cosa che le impedisce di respirare (vivere) a suo piacimento. Più il disturbo fisico è serio, più il messaggio è urgente. Il corpo dice di “respirare” la vita a pieni polmoni, di ricominciare a provare desideri, di apprezzare maggiormente l’esistenza. Bisogna rendersi conto che solo noi abbiamo il potere di chiuderci, di soffocarci o di lasciare che ciò che ci circonda ci soffochi.

BRONCHITE: un messaggio che si fa carico di un conflitto interiore, di un timore … una “stizza” trattenuta … in breve dice: respira aria diversa… aria nuova, di prendere una boccata di ossigeno! … un suono che sostituisce la voce … un pensiero difficile da concretizzare con una frase.

APPARATO  CUTANEO


a pelle, o cute, rappresenta il limite estremo che ci separa dal mondo esterno e, di fatto, è quello che mostriamo agli altri. La pelle svolge molteplici funzioni: elimina i prodotti di rifiuto inutili all’economia dell’organismo, mantiene stabile la temperatura corporea attraverso le ghiandole sudoripare, rappresenta la base del tatto con le terminazioni nervose. La pelle, in genere, è in rapporto con l’autovalorizzazione nei confronti dell’esterno. Trattandosi dell’involucro del corpo, rappresenta l’immagine che abbiamo di noi stessi. Qualsiasi problema cutaneo è connesso con un senso di vergogna nei confronti di se stessi. Le persone in questione prestano eccessivamente attenzione a ciò che gli altri possono pensare di loro, e ne prestano troppa anche al proprio giudizio. Non si consentono di essere appieno se stesse, e facilmente si autorifiutano. Spesso si sentono colpite nella loro integrità; sono persone molto sensibili a tutto quello che accade esternamente, che si lasciano troppo facilmente “toccare” dagli altri, e che hanno difficoltà ad amarsi per come sono. La pelle è un organo molto visibile tanto per se stessi tanto per gli altri; sicché più il problema è manifesto, più crea disagio, più indica che il proprio modo di pensare e le proprie credenze nei confronti di se stessi disturbano parecchio ed è urgente provvedere. Il messaggio dei problemi cutanei è importante: è quello di concedersi d’essere un essere umano, con le sue debolezze, i suoi limiti e le sue paure, senza credere, per questo, di non valere nulla.

PSORIASI … i sentimenti parlano, vogliono essere ascoltati: sono sempre tratti personali fragili e sensibili.

Prontuario del viandante errante


ome abbiamo visto, per comprendere la complessità del mal - essere somatico, dicevano gli antichi "saggi", è necessario prendere in considerazione, non solo l’ambito familiare e ambientale, ma anche l’interiorità del malato ... un modo di pensare a misura d'uomo, molto vicino alla sua vera natura (vis medicatrix naturae: gli organismi, secondo Ippocrate, contengono "poteri innati di autoguarigione"... si riequilibrano interagendo). Il soma usa le malattie, l'anima e i disagi per segnalarci che abbiamo intrapreso percorsi esistenziali "pericolosi". Solo in questo modo è possibile conoscere la vera causa della malattia, diventare consapevoli della propria sofferenza: cosa in realtà essa ci vuole insegnare o comunicare. La struttura corporea offre infinite modalità espressive, alcune legate a precisi significati soggettivi accessibili unicamente all'individuo perché connesse ad esperienze personali, altre, invece, esprimono un linguaggio universale legato all'inconscio collettivo. Il corpo costituisce il mezzo attraverso cui lo stato emozionale trova la più autentica capacità comunicativa: se vogliamo comunicare con esso dobbiamo imparare il suo linguaggio che ha regole proprie. Ogni disturbo fisico è un messaggio, un codice segreto specifico che segnala, in ogni caso, complessi disagi emotivi: uno stile di vita spesso deludente e intriso di tormento. Il corpo ci manda messaggi usando un linguaggio specifico. Interpretare questo linguaggio è fondamentale per favorire l’armonia, raggiungere il ben - essere e prendersi cura dei propri bisogni ... non accontentarsi mai di essere una comparsa ma diventare un attore principale della propria esistenza. 


uesto breve prontuario ha lo scopo di orientare il lettore sensibile e "curioso", oltre ad indicare la strada da percorrere, a capire le cause delle diverse patologie, e a decodificare il messaggio silenzioso della coscienza, comprendere quindi quel legame sottile che intercorre tra squilibrio emotivo e malattia fisica. Allenare a comprendere la disarmonia interiore, stimolare la curiosità e insegnare a leggere il sintomo in modo tale da decodificare i conflitti per superarli … focalizzare lo sguardo più in profondità per riprendersi quel senso di unità che lega il corpo alle emozioni. Un dizionario del linguaggio simbolico, quindi, utile a tradurre i messaggi del corpo che, attraverso il sintomo, ci invia sempre per ritrovare un giusto benessere … puntare lo sguardo su una migliore espressione di sé e una diversa qualità di vita più armoniosa. Questa "guida" pratica, quindi, in maniera semplice ed elementare costituisce, a seconda delle proprie necessità, un valido supporto per comprendere, orientare e superare i malesseri non gravi … evitare di cercare nei "posti" sbagliati. Mettere a disposizione preziosi strumenti di lettura per favorire la consapevolezza delle proprie reali condizioni psichiche e fisiche. In tal modo può risultare più semplice attivare tutte quelle risorse naturali che ciascuno possiede per raggiungere la propria serenità e armonia. Si possono così acquisire buone conoscenze di base, sviluppare maggiore cautela nell'autocura e più fiducia nelle proprie capacità di intervenire sui problemi quotidiani. La ripetizione di alcuni concetti è stata una scelta consapevole per favorire la memorizzazione e rendere più "maneggevole" questa materia complessa che deve essere sempre, in ogni caso, metabolizzata e a misura di uomo. Gli argomenti trattati - anche quando non sono evidenziati - riguardano esclusivamente disturbi funzionale, non patologie genetiche o malformazioni. Altra cosa importante è che questo approccio non è rivolto alla ricerca ossessiva di difetti ed imperfezioni umane ma semplicemente ha lo scopo di orientare il "curioso" a comprendere atteggiamenti e comportamenti che spesso, a livello energetico, non sono davvero vantaggiosi per il suo ben - essere.



RIASSUNTO


a visione psicosomatica del corpo e dei suoi meccanismi (fisiologici, mentali ed emotivi) è globale… per i più “sofisticati” olistica. Dice in realtà che non è possibile comprendere la complessità del fenomeno corporeo se non lo si esamina nella sua totalità: corpo e mente (unità organica, morale e spirituale). Questo orientamento scientifico non si limita alla eliminazione dei sintomi. Esso si pone come obiettivo di educare gli individui ad uno stile di vita armonioso con se stessi ed il mondo … un modo di vivere, di pensare e di agire in perfetto equilibrio. Insegna (a contare su se stessi) che col pensiero, con la volontà, con l’azione mentale cosciente si può lavorare alla costruzione della salute fisica, psichica e mentale. La psicosomatica fa ritornare verso il buonsenso perché orienta l’attenzione sulla logica realtà che l’uomo è una entità a sé: una unità inscindibile. Non si può, quindi, diagnosticare e curare, se l’esame dei vari sintomi non è abbinato alla comprensione delle condizioni generali dell’organismo, di quelle mentali ed emotive dell’individuo … senza mai trascurare il sociale. 


a mente e il corpo - le funzioni organiche e quelle psicologiche - sono un tutt’uno. Il buon funzionamento del corpo non è semplicemente connesso a reazioni biochimiche, ma è preceduto e seguito, a vari livelli, da un tipo di energia “invisibile” (non quantificabile completamente con la strumentazione attuale), che sfugge infatti alla rigida definizione teorica. Dall’ambito di tale energia vitale non vanno tolte le capacità mentali d’intervento e controllo di alcuni meccanismi corporei. Per i più scettici va ricordato che molte funzioni - come la digestione, il battito cardiaco, il controllo degli sfinteri … sono completamente influenzati dallo stato mentale e psicologico. Se l’equilibrio fisiologico raggiunge la sua massima espressione in qualsiasi condizione anche l’aspetto mentale e psicologico viene ad essere influenzato in maniera stabile e duratura. In tal modo, non si arriva a distinguere più l’attività della materia dall’energia vitale, il funzionamento dell’organo dall’energia che lo fa funzionare, lo stato fisiologico da quello psicologico. Questo fenomeno, molto profondo, destabilizzante e sconvolgente (per la scienza “arrogante”) è più che reale. Ad esempio, una condizione leggermente alcalina del sangue - con un pH 7,4 ca. - genera uno stato emotivo di gioia, gratitudine ed ottimismo, mentre uno stato acido del sangue - con un pH 6,8 ca. - causa uno stato emotivo di ira, rancore e pessimismo. Ippocrate dice più o meno: La persona intera ha un rapporto con ognuna delle sue parti ed ogni organo con la persona intera. E’ illogico curare, quindi, un organo e disinteressarsi dell’insieme. E’ l’insieme che conta di più. E’ il tutto che bisogna curare. Un organo malato ci segnala che tutto l’organismo è in “avaria” … non esiste malattia locale, ma malattia dell’organismo. 


a malattia non è altro che uno sforzo dell’organismo per liberarsi di certe sostanze morbose che ingombrano (tossine, prodotti di rifiuto) … per ripristinare il suo vero stato di salute. “Contrariare” questo processo di guarigione è l’errore più grave che si possa commettere. Trattare un organo separatamente può favorire (o si può investire su) un ulteriore malessere; l’organo è parte integrante di un tutto, è il tutto che è malato ancor prima che lo sia l’organo in questione … è il tutto che deve essere curato. Non bisogna mai dimenticare che nell’organismo tutto è legato e che ogni apparato agisce sugli altri. Nessuna patologia è strettamente connessa ad un solo organo, ma quando una parte è malata, è tutto l’organismo che è colpito e che bisogna curare … mai fermarsi al sintomo! Per lavorare su una patologia occorre molta pazienza, ma assumendosi la piena “responsabilità” della propria salute sarà sorprendente scoprire la semplicità e la validità dei vari meccanismi di guarigione totale … il nostro benessere non dipende da nessun altro, solo da noi. Dobbiamo avere sempre la consapevolezza delle nostre condizioni fisiche, dei vari atteggiamenti mentali e delle abitudini individuali per superare con successo certi momenti di crisi… per raggiungere consapevolmente salute e felicità. La prima mossa che possiamo fare per acquistare una miglior consapevolezza di noi stessi è capire che il nostro aspetto esterno, oltre a parlare con un suo linguaggio specifico, è collegato con il nostro stato interno. Una volta capita la connessione esterno e interno del corpo - ovvero i messaggi dell’organismo - è possibile comprendere la causa della nostra reale condizione e, quindi, se siamo davvero “responsabili, cortesi, premurosi e rispettosi” possiamo fare il necessario per porvi rimedio. La conoscenza, comunque, per buona che sia, non vale nulla se non è messa in pratica. Non rimandiamo all’indomani ciò che si deve fare oggi … il corpo vive il tempo presente. La nostra salute e il nostro aspetto sono sempre in funzione dell’armonia con noi stessi, il mondo e gli altri. Una mente calma e felice, il tipo di esercizio e le varie attività messe in atto, il modo di pensare, sono tutti fattori indispensabili che si combinano per creare un flusso energetico armonioso, attivo e regolare, buona salute generale e grande felicità. Ricordiamoci che nulla succede per caso, isolatamente nel corpo, e quando qualcosa appare sull’esterno è il risultato di qualcos’altro che sta covando all’interno… da piccoli segnali come brufoli, macchie, colore, rughe, escrescenze, irsutismo, callosità si può arrivare al cancro. Quando qualcosa cambia all’interno, ciò mette in moto immediatamente una reazione all’esterno. Se sappiamo cosa cercare (leggere la reale condizione fisica), possiamo capire che i segni visibili esterni stanno segnalando, comunicando qualcosa sullo stato di salute … il fenomeno interno viene perciò rivelato in superficie.


. Le emozioni di rabbia, di contrarietà e di rancore trattenute si esprimono in cefalea, gastrite e crampi addominali;

.Quelle relative a commozione, gioia ed entusiasmo si traducono in vertigini, tensione cervicale e cefalea;

. Invece la paura, il pianto, l’imbarazzo e la tristezza parlano attraverso colite, nevralgie e rigidità muscolare;

. Mentre il trattenere i sentimenti e il desiderio sessuale si esprimono in tachicardia, ansia e depressione… con la testa separata dal corpo si perde il contatto con le proprie potenzialità (cosa è meglio per se stessi), le risorse naturali rendendo così confuse e inefficaci le azioni quotidiane … il corpo è nostro alleato: dobbiamo ascoltarlo … il corpo non lascia in pace perché vuole comunicare qualcosa di estremamente importante.



ono proprio i sensi di colpa, il senso di vuoto e di inutilità, il nascondere, l’autocritica, i dubbi, gli schemi mentali, il cercare le cause a tutti i costi per ogni cosa e i falsi giudizi che si hanno in testa a “soffocare”, a bloccare e a spegnere la VITA : una profonda insoddisfazione che fa guardare se stessi e gli altri con sospetto o come perfetti estranei … la vita non chiede mai che le si volti le spalle ma semplicemente di essere VISSUTA , di darle spazio, di non mettersi di “traverso” al suo continuo pulsare che “scorre” naturalmente.

... colpevolizzarsi significa ripetere continuamente quell’esperienza … non lottarci contro significa portare pace, armonia, equilibrio biochimico.



BUONA LETTURA ... e felice dibattito!

NOTA dell’AUTORE





apita spesso a seguito di letture “illuminanti” - dopo aver letto una breve introduzione di un racconto entusiasmante, qualche riga di un articolo eccitante o poche pagine di un libro a dir poco originale - di rimanere per un attimo disorientati, aver voglia di gettare tutto a mare, di cambiare completamente la propria vita, annullare ogni cosa in maniera definitiva e davvero radicale … fare scelte e prendere decisioni, a volte, in maniera confusa per aderire ad aspettative altrui. NON LO FATE, NON FATEVI INFLUENZARE dalla prima impressione, di quanto è stato scritto (qui o da altre parti), prima di "agire" LEGGETE, LEGGETE, LEGGETE e poi RILEGGETE ancora il contenuto di questo piccolo o grande lavoro (a voi il responso), solo dopo averlo ”metabolizzato” e “indossato” a pennello potete fare, o non fare, la vostra scelta:

ma sempre libera, autonoma, equilibrata, lucida, oculata e responsabile.

ICORDIAMOLO, le cose che ci fanno star bene sono - senza ombra di dubbio - quelle che nascono dentro di noi naturalmente e spontaneamente, prodotte sempre senza forzature non quelle prese in prestito da scritti o da influenze strane, sofisticate, artificiali.

L’autore non si assume alcuna responsabilità circa il materiale qui riportato o per la conseguenza del suo utilizzo. Per qualsiasi disagio si invita vivamente il lettore a rivolgersi solo a professionisti qualificati e accreditati in questo settore.



NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.


Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 

E mail: bonipozzi@libero.it

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