lunedì 19 settembre 2022

Quel fantastico mondo della Medicina Psicosomatica ...

APPARATO   UROGENITALE (Genitale)

Dona la vita, rappresenta la capacità di rigenerare ... indica la relazione, la tensione verso l'altro ... il lasciarsi andare.



ncapacità di lasciare andare il passato, rimanere legati a cose e situazioni … non lasciar fluire le tensioni e paura del futuro … giudicarsi di continuo, non piacersi … far vedere di valere per essere accettati … difficoltà a dare e ricevere… anorgasmia (assenza di orgasmo): un segnale di un rapporto che non funziona più … una femminilità “stanca” … un’atmosfera erotico - sentimentale “spenta".

indrome premestruale (S.P.M.)un femminile non accettato completamente, conflittuale e frustrante: sia fisico sia morale (difficoltà a “cedere”, a rinunciare, a lasciar andare, alla passività a favore di un attivismo sfrenato) … uno stato psicologico caratterizzato da sensibilità e vulnerabilità, chiede più cura, attenzione e comprensione … un femminile vissuto come ingombrante e poco invidiabile.

andidosi (infezione causata da funghi: micosi cutaneo - viscerale)… infezione == collera (da verificare in base alla localizzazione della micosi) … una lotta tra autonomia e indipendenza … soggetto molto pretenzioso e troppo perfezionista, vive il suo spazio psicologico in maniera confusa, non ben delimitato e ambivalente: io – tu (fusi) … simbiosi soffocante, difficoltà a prendere posizioni se non dietro il beneplacito dell’altro: ecco allora una candidosi vaginale che crea le dovute “distanze” … rimpiangere un passato più eccitante o paura di un evento sessuale trascorso particolarmente aggressivo, rifiutare, nascondere o mascherare una certa situazione (sentirsi in colpa).

alcoli biliarimancanza di libertà espressiva: rancore, paura e rigidità bloccano completamente il soggetto … difficoltà a sfogarsi, a ribellarsi, ad esprimere contrarietà e aggressività: un’energia che si accumula … il tutto si pietrifica (cristalli solidi che si formano nella cistifellea o nei dotti biliari … la bile si indurisce, diventa una “roccia”: pietra) perché tutta la tensione rimane dentro … la Colica … dice devi cambiare: esprimerti ed essere più malleabile … Un aiuto naturale: Fraxinus excelsior MG e Acer campestre MG.

alcoli renali un passano che non si riesce a togliere di torno (difficoltà a distinguere le cose passate dal presente, ciò che e utile e quello che non serve più) … incapacità di far fluire la vita: troppa durezza e rigidità nell’affrontare la realtà: il calcolo segnala la necessità flessibilità e malleabilità di atteggiamento … testardaggine, rigidità, poca disponibilità e difficoltà di adattamento bloccano il fluire della vita con la “roccia” … Un aiuta naturale: Betulla verrucosa (linfa) MG.

istiteuna estenuante lotta per mantenere inalterate le situazioni, difficoltà a cambiare atteggiamento… un conflitto profondo nel lasciar scorrere il flusso degli eventi (lasciare o trattenere, controllo o cedevolezza)… un mentale che non cede e non si piega al cambiamento.

olecistiteun accumulo di umiliazione, frustrazione, rabbia, rancore e aggressività … fantasie di vendetta mai espresse, da sempre trattenute per mantenere un’immagine affidabile, civile e perbene (sempre supercontrollata) … una energia aggressiva tenuta a bada magari con grandi abbuffate … Un aiuto naturale: Rosnarinus officinalis MG, Acer campestre MG, Fraxinus excelsior MG.

aginite (infiammazione della vagina: prurito, perdite, bruciore, spasmi) … può segnalare una certa avversione, collera, risentimento nei confronti del proprio partner … attraverso tale fenomeno, proprio per il proliferarsi di micosi brucianti, è possibile astenersi dai rapporti sessuali … opporsi alla “penetrazione” può indicare una profonda paura o per punire l’altro … ma può indicare anche un forte senso di colpa per aver tradito o per essersi concessa troppo facilmente … ci porta nel campo della sessualità: carenza femminile, difesa, troppa disponibilità, accoglienza, passione, abusi.

rostatite. Le infiammazioni, come più volte sottolineato (suffisso ITE), sottendono sempre una grande collera con irritazione. Segnalano un senso di rabbia o di impotenza perché non si riesce più a gestire come si vorrebbe certe situazioni e questioni (come uomo: si teme di essere meno potente, di non riuscire a “possedere” la partner, ci si sente responsabili per il calo dell’energia sessuale… un soggetto che ha impostato il suo valore sulla libido, sul potere sessuale, vuole dimostrare la sua potenza con l’eccesso sessuale … hanno un’immagine della virilità eccessiva: teme di perderla), frustrazione per la perdita di competitività (lavoro) … un conflitto con l’immagine del padre (punizione).

eurinoma al seno (tumori benigni al seno) … il seno rappresenta la maternità e l’affettività, il problema in questa zona segnala una invasione, una forte avversione di essere palpeggiati, toccati insistentemente senza “autorizzazione”, una mancanza di rispetto da parte di altri verso il proprio seno.

artolinite (infiammazione Gh. di Bartolino) … perdita di lubrificazione della mucosa vaginale durante il rapporto sessuale (menopausa: timore di non essere più desiderati) … secchezza vaginale … fenomeno legato a paure nei confronti del rapporto sessuale, ma anche calo del desiderio (depressione) o, magari, verso QUEL partner che non rispetta i tempi e il piacere dell’altro.


' composto da organi sessuali maschili e femminili interni ed esterni (ghiandole, testicoli, ovaie, utero): consente di procreare, di dare la vita. Dal momento della nascita fino a quando non si muore si è esseri sessuati (organismo provvisto di organi sessuali di riproduzione). La sessualità è parte integrante della propria identità, dell'opinione che si ha di se stessi e delle relazioni con gli altri … un’azione sociale che si completa sempre con un’altra persona. Il darsi completamente ad un'altra persona sconfina nei grandi temi dell’esistenza umana: tocca il senso profondo della vita. L'attività sessuale, essendo un prodotto relazionale di contatto e di intimità - rispetto a tutti i tipi di rapporto con altre persone - può rendere la vita piacevole o sconvolgente, se non disgustosa e avvilente: può procurare un'immensa gioia o una grande sofferenza. Un argomento che suscita sempre, a prescindere dall'ambiente scolarizzato o meno, grande perplessità, attenzione, curiosità, tormento, preoccupazione e ansia. Tale atteggiamento ambivalente si sviluppa, non tanto perché ci sia attualmente una epidemia di disturbi sessuali, ma perché questo periodo storico è disorientato da timori generalizzati connessi allo stato di precarietà esistenziale, all’incertezza patologica, ai pregiudizi, ai giudizi di valore, alla totale disinformazione... un fenomeno sempre guardato con diffidenza, timore e sospetto. La sessualità, infatti, non è circoscritta agli organi sessuali ma, considerati gli indubitabili (infiniti) condizionamenti culturali e sociali cui solitamente è sottoposta, la sua funzione coinvolge un ambito ben più vasto: personalità e comportamento individuale. Il problema sessuale, quindi, visto in questi termini non è altro che l'espressione di un disadattamento che investe globalmente la persona nella gestione dei rapporti con se stessa e con gli altri. 


ono tantissime le influenze culturali e sociali che possono incidere sull'atteggiamento nei confronti del sesso. Altrettanto numerosi e importanti sono i fattori che esulano da questo argomento - oltre a quelli psicologici - che interagiscono tra loro nella comunicazione sessuale: farmaci, alcol, droghe e problemi economici. In tema di sesso, infatti, alcuni ambienti culturali ed educativi possono inviare alla popolazione, fin da tenera età, messaggi confusi, accusatori, contraddittori e fuorvianti. Una educazione priva di moralismi, invece, è fondamentale per vivere una sessualità adulta naturale, spontanea, gratificante ed appagante. Quando si parla del sistema riproduttivo è inevitabile, quindi, entrare nel mondo complesso e tortuoso della sessualità, ovvero di tutti quei fenomeni fisiologici e psicologici che si riscontrano negli esseri umani in rapporto al loro sesso: desiderio, eccitazione, fantasia, piacere, felicità, gioia e riproduzione. Molti malesseri funzionali sono il risultato di un conflitto psicologico che viene rievocato ogni qualvolta si intraprende una nuova relazione. Sentimenti di inibizione, di imbarazzo, di vergogna e di colpa influiscono sempre sulla prestazione sessuale (“ottimale”, “soddisfacente”). Conflitti relazionali e problemi psicologici, secondo questa visione, la fanno da sempre da padroni … interferiscono sempre sul rapporto sessuale iniziale e finale. Fenomeno accompagnato dalla paura di non essere all'altezza delle aspettative ... il timore di fallire ostacola il piacere. Timore di fallire, scarso desiderio sessuale e difficoltà di eccitazione, inoltre, possono essere il risultato di un'ostilità latente presente nel rapporto di coppia, una profonda tensione con l’altro ... un rapporto rancoroso e travagliato che spegne la passione ancor prima di iniziare. Intense tonalità emotive in cui si è autorizzati ad ipotizzare un terreno nevrotico.

Chakra


n problema dell'apparato urogenitale indica una tensione al primo C. (sicurezza, voglia di vivere, madre), al terzo C. (riguarda la personalità, libertà e controllo, essere se stessi) e al quarto C. (relazioni, amare gli altri e se stessi, dare, ricevere).

Amenorrea.


pensieri, lo sappiamo, influiscono sul sistema endocrino, sulla chimica cerebrale e possono facilitare o ostacolare la produzione ormonale da parte dell’ipofisi … la persona paralizzata da atteggiamenti mentali rigidi - con un forte bisogno di potere e controllo - tende a ridurre la produzione dell’ormone coinvolto nel ciclo (progesterone)… un femminile poco “arrendevole” che fa fatica a fluire naturalmente, ad esprimersi liberamente: razionalità e attività dominano sull’istintualità e passività … un fenomeno spesso legato anche alla professione: atlete, donne “manager” … l’assenza del ciclo (amenorrea) segnala un femminile poco plastico, che non cede, che non si lascia andare.


erdita del flusso mestruale ... sospensione della sensibilità, difficoltà ad accettare la propria femminilità e un ruolo di donna considerato non certamente soddisfacente o positivo (amenorrea primaria: assenza di mestruazioni nell’età dello sviluppo; amenorrea secondaria: arresto temporaneo o permanente del ciclo dopo che si era presentato). Persona particolarmente vulnerabile che sta attraversando un periodo conflittuale - di incertezza, di delusione sentimentale, di rapporti sessuali colpevolizzati - pieno di paura e di frustrazione connesso alla sua femminilità ... sentimento di svalutazione del modo di sentirsi donna. Accanto ad un forte timore per l’attività sessuale si trova sovente una struttura psicologica con tratti ossessivi – depressivi.

Anorgasmia (assenza di orgasmo)


ssenza di orgasmo, incapacità di abbandonarsi al piacere … difficoltà ad abbandonarsi completamente, non si vuole lasciare ad un altro la conduzione del gioco … resistere, non fidarsi, un certo grado di diffidenza verso l’altro al punto di non riuscire a perdere la presa, il controllo: non si è disponibili a mettersi nelle mani dell'altro … partner.


l senso di “impotenza” nel gestire le varie situazioni della vita ha un suo preciso riscontro: in un importante calo della libido.


a difficoltà a raggiungere l’orgasmo, donna uomo che sia, è un fenomeno spesso funzionale, legato a problematiche emotive: brutte esperienze recenti o passate, disistima e sensi di colpa la fanno da leoni, sono le cause che si ripetono e ostacolano continuamente il raggiungimento del piacere sessuale … è fondamentale chiedersi in questo frangente se tale problema si manifesta con tutti i partner o solo con alcuni … in quale circostanza o relazione il blocco si verifica… mai nascondere o negare questa difficoltà… poi imparare a lasciarsi andare, soprattutto in questo atto che solo piacere e benessere dà: BASTA rovinare, mettere alle corde l’eros con autocontrollo e ragionamenti vari!

Dispareunia


olori che una donna può provare durante i rapporti sessuali. Relazione disturbata spesso con "quel partner"... difficoltà a lasciarsi andare, a concedersi completamente nell'attività sessuale.

Eiaculazione precoce

Un modo per togliersi da una situazione il più velocemente possibile … una grande paura di non essere all’altezza, inadeguati, amati, stimati e accettati … una “grande fuga” che permette di allontanarsi a gambe levate da una situazione che è vissuta in qualche modo come rischiosa … il letto non deve diventare un campo di battaglia ma un luogo dove potersi esprime liberamente … una rabbia inespressa verso la propria partner, viene vissuta come un autentico atto aggressivo, una specie di vendetta verso l’altra che rimane lì di sasso. A bocca asciutta!

' un problema che coinvolge soggetti spesso in preda all'ansia o con un forte desiderio di offrire e di dimostrare alla partner grandi e infinite capacità amatorie. Di possedere un'invidiabile natura virile e di essere un "vero" macho ... un desiderio ossessivo di possesso della compagna (temuta e incontrollabile) che rende insicuri perché viene vissuta come troppo libera, esigente, competitiva, intraprendente e disinvolta. Una situazione di intensa tensione difficile da reggere per molto tempo perché rende troppo instabili a livello emotivo. Essendo timoroso, preoccupato e dubbioso sulla propria virilità - fallito anche il tentativo di controllo - tende a concludere al più presto tale prestazione sessuale ... una fuga per mantenere stabile la propria immagine e sottrarsi all'ansia sempre più difficile da gestire con tale mentalità.


esticoli. Sono organi che producono gli spermatozoi e l’ormone maschile, il testosterone: energia sessuale e riproduttiva. Un disturbo in questa zona del corpo segnala la difficoltà a vivere o accettare la proprio mascolinità: l’essere e la funzione maschile più profonda … dubbi e perplessità sulla propria identità sessuale: sentirsi e definirsi uomo e maschio … non sentirsi desiderati, accettati o amati come appartenenti al sesso maschile … difficoltà nel concretizzare un progetto … poca sicurezza nel gestire e fare le cose … segnala il rapporto con la partner, un blocco … può derivare da un antico ricordo di un padre “autoritario” oppure troppo “assente” con cui non si è mai sviluppata una vera propria relazione affettiva … il gonfiore indica uno stato di limitazione nel proseguire, un sentirsi bloccati nell’espressione della propria mascolinità … l'eczema in questa zona significa sentirsi lontani, distanti dal partner … l’ernia segnala che il soggetto si sente intrappolato in certe situazioni relative ad essere uomo e alla propria mascolinità.

rostata (cancro) … è una ghiandola annessa all’apparato maschile (potenza maschile) la quale secerne un liquido che oltre a diluire e a dare quel caratteristico odore di pesce, protegge, colora e nutre gli spermatozoi … sensazione di fallimento (sentimentale, professionale), di impotenza (perdita del potere maschile, della libido) … si teme di non riuscire più a controllare le cose come si vorrebbe.

ndometriosi (tessuto ghiandolare dell’utero al di fuori dal suo normale sito) forte paura di avere bambini (concepirsi come donna): si teme che la nascita possa in qualche modo rompere l’armonia di coppia o portare a una vita piena di rinunce; (endometrite: rancore e rabbia verso il partner perché ostacola la gioia di diventare madre).

eucorrea (perdite bianche) richiama in qualche modo un profondo senso di colpa: colpevolizzazione per essersi lasciati troppo (facilmente) andare, tradimento, avere rapporti sessuali al di fuori del nucleo familiare … oppure rabbia verso un uomo irrispettoso.

mpotenza. Non si inizia e non si conclude … un maschile fragile, piccolo e indifeso incapace di esprimere la sua potenza sessuale. Impossibilità di raggiungere un'erezione adeguata per consentire l'atto sessuale. E' un fenomeno che inizia in modo insidioso ed episodico senza tanti disagi, poi, vissuto sempre con grande drammaticità e profonda sofferenza perché influisce sulla sicurezza e il modo di interagire con gli altri . L'ansia da prestazione può essere un fattore importante nei casi del disturbo erettivo. I problemi di erezione a "ripetizione" sono "contagiosi" e creano distanza emotiva.... tendono a perpetuarsi, persistere nel tempo. Quando il periodo è piuttosto lungo non fa altro che accentuare l'imbarazzo e il timore di insuccesso. La condizione ansiogena e gli stati di tensione sono responsabili o aumentano il senso di inadeguatezza e di fallimento (si veda a tale proposito il romanzo "Il Bell'Antonio" di V. Brancati, portato sugli schermi da M. Bolognini). Dopo una prima esperienza negativa, si può temere che questo possa accadere di nuovo ... essere talmente turbati da non riuscire a raggiungere l'eccitamento. Spesso in questi soggetti è presente - anche in altri settori della vita - il timore di non essere all'altezza della situazione, di fallire e di essere giudicati. Disertare tale rapporto, quindi, significa tenere sotto controllo impulsi sessuali trasformanti e pericolosi dal punto di vista emotivo.

Litigi, battaglie, conflitti




orti contrasti sono presenti in tutte le relazioni umane, ma i conflitti coniugali, possono disturbarci più di ogni altro rapporto, renderci la vita davvero difficile. Quando due persone decidono di vivere insieme, le inevitabili frustrazioni generano pesanti conflitti. Dipende, più qui di ogni altra cosa, dalla maturità emotiva e dalle capacità dei membri di contenere il conflitto e risolverlo in maniera costruttiva, prima che arrivi a produrre disagi e disturbi. Ogni coppia che vive insieme per un certo periodo di tempo giungerà inevitabilmente a divergere su pochi o molti punti di vista. L’armonia matrimoniale, si raggiunge accettando “metabolizzando” le tensioni e affrontandole realisticamente. La disarmonia coniugale nasce quando le tensioni sfuggono di mano, non vengono prese in considerazione o non vengono risolte. I contrasti, lo sappiamo, possono sorgere fin troppo facilmente. L’amarezza, i rancori e la tristezza (il non vivere) rovinano tutto, e anche se entrambi i partner siano animati dalle migliori intenzioni, in un modo o nell’altro finiscono per “scannarsi”. Spesso i motivi di queste liti appaiono banali, ma se osserviamo attentamente la situazione, rientrano in tre importanti categorie, relative all’autonomia dei soggetti stessi, alle loro aspirazioni e alla sessualità vissuta (denaro, alcol, coinvolgimento alla conduzione della casa, interessi familiari, amicizie personali, problemi sessuali, malattie). Molte delusioni e malintesi tra i membri della coppia sembrano sorgere dalla delusione che un partner prova quando l’altro non corrisponde alle aspettative, al modello preconcetto di ciò che l’altro dovrebbe essere. Questo modello è basato sulla fantasia, ed esprime tutte le aspettative, i desideri e i bisogni emotivi di chi lo ha prodotto (lo crea). E’ costruito sulla base delle esperienze vissute nella famiglia di origine, di ciò che si è visto delle altre famiglie e matrimoni, nei libri, film e televisione. L’individuo in base a quello che ha appreso estrapola lentamente l’immagine di quello che è per lui il coniuge ideale, un ideale con cui nessun essere umano potrebbe sperare di competere.


La delusione porta alla tensione e la tensione al risentimento. Il coniuge reagisce in maniera ostile al risentimento … così i vari motivi immaginari di lagnanza sono ora connessi a motivi concreti e reali. Sono spesso proprio quelle qualità che, in qualche modo, inizialmente hanno attratto l’una verso l’altra le persone della coppia che conducono alla sofferenza, all’insoddisfazione e alla disperazione. Un uomo anziano, ad esempio, sposa una donna molto più giovane di lui. All’inizio cerca una “figlia” che abbia cura di lui, lo ammiri e non metta a repentaglio in alcun modo la sua autonomia. La giovane fanciulla a sua volta, cerca un uomo forte che giochi al “padre” con la sua “ragazzina”. Man mano che passa il tempo e le esigenze cambiano, dopo aver raggiunto maggior maturità individuale, la consorte comincia ad essere infastidita delle continue premure del marito, e desidera la libertà. L’uomo entra in campo, interpreterà come una sfida ciò che in realtà altro non è: sentendosi tradito diverrà ostile nei suoi della “figlia” che non vuole più stare al gioco. O ancora due persone, unite da interessi professionali comuni decidono di sposarsi. Inizialmente ciascuno è sostenuto dalle aspirazioni dell’altro. La moglie vuole essere accanto al marito mentre progredisce nella sua carriera, ma col passare degli anni, soprattutto se si trova legata dal lavoro di casa o dalla famiglia che cresce di numero, comincia a risentirsi del tempo che lui passa fuori … invidiandogli la sua libertà. Il marito a sua volta, comincia a risentirsi dei suoi rimproveri e dei piccoli modi con cui sembra intenzionata a rovinare la sua carriera e le sue aspirazioni. In tutte queste situazioni ci sono tormenti e contrasti. Sono relativi a cose superficiali, spesso banali in se stesse, ma rappresentano esigenze profondamente sentite e che possono destabilizzare il rapporto. Di fronte a questi continui disagi, molti chiedono consiglio (anche alle fattucchiere con la speranza di togliere il “malocchio”), ma pochi vogliono veramente accettarli, o ammettere che gli altri possono sapere più di loro qual è la cosa migliore da farsi (proprio come è accaduto recentemente nel mio studio, per non ascoltare i risvolti di una certa situazione alla deriva, uno dei partner ha cercato di mettere in dubbio le mie capacità professionali). Di fatto un buon “consiglio” per la maggior parte delle persone coinvolte in questa situazione, se sono oneste, significa semplicemente una conferma di ciò che hanno già deciso di fare. Mentre il vero approccio terapeutico consiste nell’aiutare i due membri della coppia a passare dai litigi ad una comprensione delle loro esigenze più profonde. Aiutarli a capire a livello emotivo ciò che sta dietro ai sintomi, alle tensioni e ai contrasti.


ICORDA, non si “CAMBIA VESTE” alla coppia pensando o parlando, la si rinnova introducendo semplicemente piccole novità, mettendo in atto semplici e chiari gesti che fanno uscire dalla staticità… rompendo la routine e attivando nuovi comportamenti più soddisfacenti.

ontrariamente a convinzioni diffuse, l’amore non è attaccamento né simbiosi, tantomeno adeguarsi a ciò che pensano gli altri, fare le stesse cose, avere le stesse attività, avere gusti e abitudini simili, essere sempre disponibili, rifuggire le critiche … NO e poi NO, un rapporto diventa solido quando si riesce a mantenere la propria originalità, i propri interessi e seguire le proprie tendenze … essere liberi di poter scegliere e decidere.

ttenzioni ai segnali “asmatici” quando si presentano nella coppia: segnalano un legame in cui dell’altro non riusciamo a farne a meno (si ha paura di restare soli) ma è un rapporto che “ toglie il respiro, l’aria” completamente.

amore è al capolinea e si conclude con l’abbandono? … perché questo dolore insopportabile e tanta rabbia (se sei stato abbandonato)? … perché tanto accanimento, rimpianti e sensi di colpa (se sei tu ad abbandonare) anziché pensare invece che questa rottura può diventare, in base all’esperienza, un punto di forza, una buona opportunità per fare incontri più interessanti, rivivere nuovi rapporti pieni di gioia, più funzionali, appaganti, sereni e spontanei, un modo per ritornare a vivere con vero entusiasmo e profonda passione? … che è una grande occasione per guardarsi nuovamente intorno, la soluzione migliore per riappropriarsi della propria vita nel tempo presente senza più ‘dipendenza’, logorio e prigioni? … RICORDA, perdere il partner non significa perdere se stessi, le coordinate della propria vita, perdere completamente i punti di riferimento, il sostegno, sprofondare, “crollare” con lui … quel rapporto era davvero FELICE o pieno di DELUSIONI, di OFFESE, di INCEREZZE, di BANALITA’, portato avanti, il più delle volte, con FATICA, NOIA e a STENTI?

Il quieto vivere  nuoce alla COPPIA  ... pro bono pacis”


ercare di cambiare gli altri, perdere tempo per adeguarli ai propri ritmi, è solo fonte di sofferenza e tensioni: si fa solo del male all’amore … a vivere per l’altro si perde se stessi… un amore finito, se si cerca di riesumarlo, procura soltanto guai … “rispolverare” e “nutrire” quotidianamente il rapporto, non chiudere il partner in gabbia, essere aperti ai brividi, all’avventura e all’innamoramento permanente, rende la coppia solida e felice … l’amore, con i suoi mediatori chimici dopamina e serotonina, apre la mente e rende felici … solitudine e senso di colpa portano spesso a scegliere “cose” non in linea con se stessi.




olte persone confondono le relazioni felici con quelle tranquille. Il timore di battibecchi non fa bene alla coppia perché addormenta completamente il rapporto nelle “buone maniere”. Per molti, non c’è niente di meglio che condividere - a casa o in ufficio - gli stessi principi, le stesse cose, lo stesso orientamento politico, gli stessi gusti… quella sensazione - più vagheggiata che reale - di pace, di sicurezza e di protezione che si può ricavare da una qualsiasi relazione. Rinunciare ad esprimersi in maniera chiara e diretta, evitare volutamente screzi e litigi, oltre ad ostacolare la propria naturale evoluzione, rende insoddisfatti e dipendenti dagli altri. Una sana divergenza di punti di vista, invece, stimola e porta vivacità in ogni rapporto. Il confronto aperto e dirsi ciò che si pensa nel modo giusto - senza far degenerare la discussione in un litigio sterile, violento e selvaggio - favorisce la conoscenza reciproca, può portare alla luce un dissidio che si covava da tempo, rimette in discussione le proprie priorità e fa emergere importanti esigenze che, se non direttamente espresse, potrebbero venire oscurate (dal “buonismo” a tutti i costi!). Una buona discussione è sempre una scossa benefica (rimette in moto la vita), rompe i blocchi mentali, rigenera una mente troppo statica e banale. Diminuendo i propri spazi di libertà e di autonomia ci si allontana da se stessi e si entra, inevitabilmente, nel tunnel della confusione, dell’insicurezza, dell’infelicità e della sfiducia in se stessi. Se ci si adatta ai modi e alle esigenze di chi sta accanto, se ci si lascia controllare dal timore di ferire, di perdere tutto e dalla paura di restare soli, si volta le spalle a se stessi, si perdono di vista le cose più preziose dell’esistenza umana: naturalezza, talento, creatività e unicità. 


uando si trasforma il quotidiano in un palcoscenico in cui si recita la parte del manichino e si rinuncia a ciò che si desidera veramente, la salute è a rischio: il corpo “tradisce”, prima la schiena poi la pancia … ma proprio perché non vuole farsi mancare nulla anche testa e difese immunitarie. Il ruolo “subordinato” trasforma lentamente il soggetto in un essere debole, inutile, vuoto, goffo e inadeguato. Una maschera grottesca che, oltre a “manipolare” le relazioni e soffocare ogni desiderio, nasconde una profonda e devastante aggressività rimossa. In questo modo, con l’accumulo di tensione, rancore e rabbia che acceca - spesso compressi da obblighi e da comandi non rispettosi - si rischia di esplodere in questioni futili o di poco conto, sulle persone più vicine che non centrano assolutamente niente… un fenomeno gestito da modelli mentali rigidi che spengono la gioia di vivere, fanno tacere i veri desideri e spingono a svuotare il frigo ogni sera. Da ciò non derivano unioni felici, ma nascono anzi discordie e contrasti insanabili … cresce per compensazione, se non si vuole “esplodere”, una gran voglia di “trasgredire” (innescando così - per i più sensibili - un ennesimo senso di colpa). Se ci si ostina, inoltre, ad adeguarsi ad uno stile di vita altrui, diventerà sempre più faticoso capire quel che si è in realtà e cosa si desidera veramente per il proprio benessere. Si finisce in una recita continua: “Va tutto bene, sono felice, una vita perfetta, tutto procede per il verso giusto, sorrido, tutto ok - tutto ok (come recita quel famoso ritornello) … quando invece non se ne può più e nulla è perfetto! Così la vita noiosa e prevedibile, senza passione non scuote più, brucia i “sogni” e fa ammalare … il corpo modificandosi dice no, si ribella (ipotalamo e ipofisi materializzano, attraverso gli ormoni, il rancore represso). Lentamente la situazione sfugge al controllo e si deteriora: testa pesante, riflessi rallentati, poca memoria e umore incerto … avvolti in una specie di ottundimento emotivo niente interessa e nulla attrae. Le giornate sono scontate e tendono a somigliarsi tutte. 


ove è finito quel desiderio straordinario di avventura, quell’intensa smania di vivere e tutte quelle iniziative che un tempo davano una profonda scossa, facevano battere il cuore, rapivano, sorprendevano, sbalordivano, stupivano (e così ci si ritrova in silenzio a giustificare, a dire che sono tutte cose di altri tempi, passate, superate…cosa vuoi mai, sono illusioni da fanciulli ... il disagio, il tormento e il malessere però aumentano)? E’ una sofferenza che arriva non perché sei “sbagliato” ma semplicemente perché quella “fanciullezza” negata vuole tornare in campo. Distruggere quei vissuti che ormai sono diventati una gabbia, un vestito elegante ma troppo stretto e soprattutto per portare via da quella palude biochimica cerebrale in cui ci si è impantanati: nuovi “volti” che spingono ad entrare in scena. Chi è calato in una dimensione di “spontaneità” - moderni studi di neurofisiologia lo confermano - percepisce più intensamente le sensazioni corporee che danno benessere e sperimenta uno stato di maggior consapevolezza delle proprie capacità … più lucido e meno influenzato dalla fatica psicofisica e dallo stress. Il quieto vivere obbligato, come abbiamo visto, diminuisce la fiducia in se stessi e la possibilità di esprimersi liberamente… pian piano porta l’autostima su un binario morto. Un gesto privo di libertà e di autonomia che allontana da ciò che si prova davvero. La mancanza di conflitti non è mai un segnale di un’unione perfetta, ma solo una modalità reattiva spinta dalla paura di deludere, di ferire o di far “scappare” il partner. Un’azione che non ha niente a che fare con la spontaneità e la naturalezza del vivere insieme: la sola finalità è quella di farsi accettare, far bella figura e sentirsi più “bravi” … rimanere vincolati a quei vissuti anche se creano un senso di desolazione, di estraneità e di lontananza da se stessi. Un atteggiamento rivolto più a soddisfare un bisogno di consenso che una reale volontà di dare un’impronta genuina alla propria esistenza e spessore al rapporto. 


uando si chiude la vita nel recinto del “buonismo” i disturbi come ansia, desolazione, amarezza, tristezza, depressione, rabbia, panico, ossessioni e paure, fanno visita per aprire dei varchi in un’esistenza cieca, spenta e bloccata. Un fenomeno più vasto che va ascoltato, interpretato e capito per ritrovare un benessere psicofisico generale e inaspettato… l’emozione allora si trasforma in consapevolezza e guida l’armonia interiore. Riconoscere e prestare attenzione ai propri bisogni e desideri, con il rispetto che meritano, ricorrendo all’aiuto di un esperto qualificato quando si è disorientati e “storditi”, è sempre un investimento salutare e benefico … si diventa così dei veri protagonisti, si vive senza mai rinunciare ad essere felici.

ttenzione ai rapporti colmi solo di lamenti: piangersi addosso continuamente si rischia di creare una “coppia sfortunata” … l’errore imperdonabile nel rapporto è quello del confronto, del paragone, di far rivivere un amore idealizzato, alla larga dalla minestra “riscaldata”: può avere un buon sapore ma ha perso le vere caratteristiche “organolettiche”, il gusto del nuovo, della prima volta e, soprattutto della novità.

l quieto vivere - prodotto da abitudini, luoghi comuni e modi di fare - non solo favorisce un equilibrio fermo, statico ed immobile, ma condiziona sempre la creatività, blocca energie preziose e grandi risorse interiori: tutto diventa scontato, ci si allontana dalla passione, dai piccoli piaceri … dalla vita … lo stare zitti e tutti buoni, per non scontentare nessuno, per il timore di perdere stima ed affetto di coloro che sono a fianco, non significa vivere una valida storia o “prova d’amore”, ma solo rapporti striminziti, dipendenti, trattenuti e sofferenti.

on farti MAI influenzare da chi vuole spegnere la tua vita, da chi vuole bloccare la tua voglia di vivere, da chi cerca di ostacolare la tua vera natura … fai attenzione ai loro TRUCCHI, alla loro INVADENZA - non aprire le porte alle personalità “estrose”, eccessivamente gentili ed assecondanti, ai perfetti incantatori di serpenti, ai MANIPOLATORI - non cadere nella loro trappola perché ti sfruttano, ti usano, ti obbligano a fare la “crocerossina”, ti mettono fuori gioco, ti confondono, ti fanno perdere la capacità nitida, lucida e serena di valutazione, ti sfiniscono, ti indeboliscono, ti succhiano completamente tutte le energie vitali, ti fanno sentire in colpa, ti convincono che senza di loro non fai molta strada: sei sempre un partner mignon, insicuro e bisognoso di cure … con la scusa di aiutarti e proteggerti ti ingabbiano, ti annullano: smantellano idee e progetti, creano dipendenza, rendono schiavi … 


rendi le distanze, ALLONTANATI, perché il loro punto “forza” si basa sul ricatto affettivo, in mano a loro diventi vulnerabile, ti convincono che vali poco senza la loro presenza, chiedono sacrifici inutili e ti fanno AMMALARE! … è facile riconoscerli o smascherarli: appaiono pieni di sogni grandiosi e con grandi idee immaginarie, si presentano come superiori e altruisti, sono bravissimi ad illudere e alleggerire la vita pesante dell’interlocutore, molti, nel tempo, diventano potenti parassiti, sono astuti nel convincere, chi è al loro fianco, che è difettoso, altri, invece, sono dei veri campioni nel sedurre con mille lusinghe e infinite strategie fantasiose, bizzarre e inutili … una cosa è certa, sono bravissimi nell’individuare i punti deboli e amplificare le difficoltà altrui, usano gli altri per diventare più forti, sono davvero maestri nel compensare qualche estemporaneo vuoto emotivo; se presti attenzione ti accorgi che il rapporto con loro è il peggior incubo della tua vita: sono noiosi, fastidiosi, invadenti, pedanti e soffocanti, alimentano continuamente rabbia e disagio, esasperano con il loro “saper tutto”


sci da questo MALEFICIO, rompi questo INCANTESIMO infantile, rispolverando gli aspetti piacevoli della tua vita, risvegliando la tua emotività, dando spazio alla tua autonomia, alle tue scelte, ai tuoi entusiasmi, alle tue passioni e alle tue decisioni, SOLO così puoi delimitare il tuo territorio: all’inizio sarà faticoso ma pian piano, aumentando l’autostima e la tua sicurezza, non sarai più in balia di illusionisti ed oppressori che si rinforzano solo quando hanno una platea di fronte, finalmente allontanerai dal tuo raggio d’azione parassiti e “vampiri” emotivi, potrai sconfiggere questi stani personaggi che, anch’essi, purtroppo, per sopravvivere sono costretti a recitare questa “farsa” … solo così, tornando in possesso delle tue energie profonde e risorse più autentiche, sarai immune dalla loro influenza malefica, potrai uscire da questi labirinti, ragnatele e rapporti veramente malsani, eviterai sofferenze inutili e, soprattutto, cosa più importante MALATTIE invalidanti.


omunicare bene rende il rapporto migliore e più soddisfacente. Le parole sono importanti diceva quel famoso regista, non solo nei rapporti interpersonali, ma anche, soprattutto, dico io, nel rapporto di coppia. Anche il continuo tormentare, punzecchiare con battute al vetriolo, taglienti come una lama da macellaio, non sono da meno, sono modalità comunicative che nuocciono e fanno andare alla deriva il rapporto. Certe parole usate in maniera inopportuna - come quelle non dette fanno male dentro - possono diventare velenose, scatenare un senso di vuoto diffuso, profonde insoddisfazioni, confusione, malumore e far esplodere litigi inutili. Possono diventare un pretesto per aggredire, isolare e allontanare le persone, soprattutto, quando certe frasi sono concentrate sul vittimismo, sul sacrificio e sulle lamentele continue oppure possono spegnere completamente il rapporto quando le usiamo per colpevolizzare o accusare l’altro. Anche le opinioni espresse attraverso un’impronta apparentemente positiva possono diventare disastrose, far vacillare anche la relazione più solida, rendere infelici e malati, come ad esempio l’uso di certe espressioni apparentemente innocue: insieme siamo una forza invidiabile, una coppia PERFETTA, solida a qualsiasi “bufera”, andiamo sempre d’amore e d’accordo, in ogni momento della giornata siamo sempre lì, instancabilmente, a tubare cipicip, cipicip e, ancora, cipicip, per mettere in piedi questo rapporto ho lasciato tutto, ho rinunciato a ogni cosa, persino cambiato lavoro e città, ed ora tu non puoi mandare a ramengo tutto quello che ho fatto, il MIO GRANDE investimento. Tutte parole piene di amarezza, rabbia e livore che rendono gli animi tesi ed esplosivi anziché placarli … modi di pensare carichi solo di aspettative, di rinunce e di sacrifici … ma la coppia si nutre davvero di questo? TUTTE le cose che spengono, svalorizzano, inibiscono la coppia, vanno affrontate e dette … dirle ovviamente, nel rispetto dell’altro e con le dovute maniere … solo in questo modo ciascun membro potrà evolversi e occuparsi autonomamente dei propri bisogni … risvegliare passione, creatività e talento … tutti elementi indispensabili al funzionamento della coppia libera che sa amarsi, scegliere e decidere senza influenze esterne.


ONANISMO … la solitudine del piacere


el “Libro” in cui si narra la creazione del mondo si dice che Giuda, separatosi dai suoi fratelli, si stabilì in maniera permanente sui prati di Odollam. Sposatosi ebbe tre figli: Er, Onan e Sela. Er, dopo il matrimonio, si rese talmente odioso al Signore che lo fece morire. Al secondogenito (Onan) fu assegnato, secondo l’antico costume ebraico - detto levirato - il compito di sostituirlo nel nucleo familiare, in modo tale da assicurare prosperità al fratello defunto. Ma Onan, essendo consapevole che i figli non sarebbero mai stati riconosciuti come un suo “prodotto”, ogni volta che giaceva con la cognata, per non dare appunto prosperità al fratello, disperdeva il seme per terra: praticava in realtà il coitus interruptus. Ma anche questo gesto non fu molto gradito al Signore, e così fece morire anche lui. Da questo gesto ebbe origine - anche se in maniera impropria - il termine onanismo, ovvero l’atto solitario del piacere. L’onanismo è praticato, seppur in maniera diversa e saltuaria, dai due sessi in tutte le quattro fasi evolutive (infanzia, adolescenza, adulta, vecchiaia). Tale pratica autoerotica, contrariamente ad un’opinione molto diffusa, non provoca nessun disturbo mentale … solo se praticata in maniera compulsiva può interferire o ostacolare studio e lavoro. Quando viene preferita ad un partner in carne ed ossa può essere un segno di sofferenza psichica, poiché essa rappresenta uno stadio infantile della sessualità. Non deve essere considerata anormale durante l’infanzia, nel periodo della pubertà e negli adulti impossibilitati ad avere rapporti sessuali normali. E’ considerata anche uno sfogo di impulsi istintivi, attivati nella prima infanzia e nell’adolescenza per una situazione transitoria dei sistemi ormonali e nervosi. Fenomeno secondo la psicanalisi, collegato a fantasie edipiche da considerare presociale. Continua poi nella pubertà, con maggiore frequenza. Diventa quindi morbosa quando viene preferita al rapporto con un proprio simile. 


uò rimanere il solo modo di soddisfazione sessuale per chi ha un handicap fisico o per gli appartenenti a certi ordini religiosi. La maggior parte delle volte si pratica occasionalmente in sostituzione della possibilità eteroerotiche, di cui si è provvisoriamente privati (prigione, navigazione, malattia). Tutto ciò, però, termina quando vengono ristabilite le condizioni normali. Pur appartenendo a tutti gli animali, trova la sua massima espressione creativa nell’essere umano. Nell’uomo, infatti, il raggiungimento dell’orgasmo (oltre a vari strumenti occasionali) avviene frizionando il glande attraverso il prepuzio: in questo caso lo strumento stimolatore è la mano. Nella donna l’onanismo può essere clitorideo o vaginale. Anche qui, nella maggior parte dei casi, oltre all’olisbo, i mezzi utilizzati sono le dita (strofinio, oggetti inanimati). Ricordiamo che l’onanismo si deve considerare una deviazione soltanto se è praticato in modo esclusivo anche quando un’attività erotica sarebbe perfettamente realizzabile. I pericoli dell’onanismo sono stati mostruosamente esagerati da un modo di pensare “irresponsabile” che imperversava nel diciottesimo secolo (non dobbiamo dimenticare che è un prodotto morale di quel tempo). La “pseudo” scienza, poi, non ha avuto un peso minore in quanto prediceva ai “colpevoli” impotenza, cecità, sterilità, idiozia, epilessia e morte certa. Veniva confusa ingenuamente la causa con l’effetto: molti psicopatici si abbandonano a un onanismo sfrenato perché hanno problemi mentali. Così per molto tempo l’onanismo ha subito le più severe condanne sia di ordine morale sia a livello scientifico. La masturbazione resta sempre molto colpevolizzata e angosciante sia per le terribili dicerie (paure poi mantenute nella vita adulta) sia per l’atteggiamento di condanna socio – culturale. Alcuni studi e ricerche - affermando la naturalezza e la legittimità di certe esperienze - hanno sicuramente eliminato ipocrisie e rimozioni circa questo rituale autoerotico. Non dobbiamo dimenticare che questa attività ancora oggi - soprattutto quando si tratta di sessualità infantile e adolescenziale - crea imbarazzo e inquietudine.


a sessualità in età adulta assume vari significati. C’è quella che si fa di tanto in tanto con il partner, e allora si tratta di una delle tante piacevoli varianti dell’atto sessuale, e c’è quella che si verifica come gesto solitario, che si alterna al rapporto di coppia… fenomeno davvero molto più diffuso di quanto non si creda. In questo caso ci sono probabilmente elementi di natura sessuale legati a fantasie molto segrete che non possono essere condivise con l’altro. Spesso la masturbazione si realizza per placare l’ansia e la tensione sessuale … una fantasia erotica che crea situazioni piacevoli che non ci sono. Tutti, mentre fanno l’amore hanno parallelamente un’attività fantastica: per alcuni questo fantasticare erotico è consapevole, per altri resta inconscio. Spesso accade però di vivere fantasie durante l’atto sessuale con un grande senso di colpa o di inadeguatezza o come se fosse la prova della mancata qualità del rapporto. Questo avviene tanto più spesso quanto più la fantasia è passibile di un giudizio esterno e moralistico, come nel caso di fantasie con un contenuto violento, di amore di gruppo e così via. Si tratta di quote della sessualità che hanno spesso sfumature di perversione, ma che sono innocue e destinate a rimanere fantastiche e irrealizzate. Proprio per questa ragione è rarissimo che due partner se le comunichino. Una coppia può fare gesti sessuali spregiudicati, però ha quasi sempre molta difficoltà a confidarsi le immagini che accompagnano tale pratica ... le fantasie fanno parte di un’area mentale molto soggettiva e privata, particolarmente legata all’inconscio.


TTENZIONE ... la masturbazione non rende ciechi, tantomeno folli, semplicemente - quella eccessiva - mette in catene, intrappola nella solitudine, allontana dagli altri, succhia in maniera esagerata energia, spegne la vera passione, ostacola i rapporti interpersonali, azzera il talento, toglie spazio alla creatività… attenti ai tratti depressivi!


a non CREDIAMOCI che quel gesto solitario fa: venire i brufoli, ritarda la maturazione fisica e psichica, perdere la vista lentamente, esaurisce gli ormoni, crea impotenza, fa ammalare … tuttalpiù POTREBBE, quando tale pratica diventa OSSESSIVA, determinare stanchezza, svogliatezza, uno stato infiammatorio più o meno importante (prostata e vescicole seminali) e, da non sottovalutare mai, isolamento sociale che tale atto in solitudine può creare ... Mario, dopo la sua esperienza psicoterapeutica, racconta: …”prima della terapia ipnotica la mia mente girava a vuoto, era come un vampiro, consumava inutilmente ed eccessivamente la mia energia, un pensiero che ruotavo esclusivamente attorno a questo gesto solitario … per un attimo di eccitazione che subito dopo si esauriva e complicava la vita con sensi di colpa; l’unico mio pensiero era concentrato lì, ora e dopo, orientato su come far passare tempo e noia attraverso l’attività masturbatoria esagerata: solo lei mi coinvolgeva, mi entusiasmava … ora sono più lucido, ho altri interessi, una ricca e soddisfacente vita sociale, parecchi rapporti interpersonali (prima erano inesistenti: sempre appartato, isolato, concentrato sulla “solitudine”, su una cosa sola) e, soprattutto, ho forza ed energia da vendere… con l’energia a disposizione e utilizzata in maniera più produttiva, sono creativo, concentrato e attento alle cose, ho trovato altre forme di piacere e soddisfazioni adatte alle mie esigenze e ai miei tempi”.

Sessualità … istruzione per l’uso 

una sessualità “intermittente” nasconde sempre un equilibrio emotivo instabile.


problemi sessuali sono i veri nemici della felicità. Calo del desiderio, frigidità, impotenza, rapporti dolorosi sono alcuni dei malesseri più comuni. Sofferenza che può diventare nel tempo causa di gravi problemi all’interno della coppia. Si dice che con l’arrivo dell’estate i sensi si risvegliano completamente. Si avvicinano le sospirate vacanze e la voglia di lasciarsi andare completamente si fa sempre più intensa. Alcuni ostacoli, però, sono lì, pronti in agguato: stress, routine, problemi familiari, cattiva comunicazione possono aver trasformato la vita intima in un vero inferno. Un approccio felice con una spontanea e naturale sessualità è l’unico scudo contro numerosi malesseri psicosomatici. Aumenta infatti le difese dell’organismo in quanto le endorfine che si liberano durante il rapporto sessuale contribuiscono a rafforzare il sistema immunitario. Un rapporto sessuale soddisfacente, inoltre, fa bene al cuore, grazie alla produzione di adrenalina e noradrenalina, esercita un’azione cardiostimolante (ovviamente con il partner abituale: sono le ansie prestazionali il vero pericolo!). Durante questa attività il cuore batte più forte e questo lo mantiene “allenato” migliorando anche la circolazione sanguigna. Recuperare un buon rapporto con la sessualità può essere di grande aiuto in caso di gravi disturbi dell’alimentazione, come ad esempio la bulimia. E’ risaputo inoltre che vivere il sesso in armonia riduce l’ansia, migliora il tono dell’umore e agisce positivamente sul sonno. 


nche in questa situazione sono chiamate in causa le famose endorfine, sostanze prodotte dal cervello che agiscono sulla serenità, distensione muscolare e conciliano il sonno. Grazie alla “produzione” di queste sostanze durante l’attività sessuale, si migliora anche la cefalea perché, oltre a favorire la circolazione, aumenta la soglia del dolore. La sessualità è ricca di sfaccettature e lati oscuri, fatta comunque sempre di complessi e sottili equilibri. Per questo basta un nonnulla per rompere questo incantesimo. Stress, noia, pensieri fastidiosi, incomprensioni sono i nemici in attesa, pronti a colpire inesorabilmente. Se l’intesa con il partner non è più quella passione di un tempo e al solo pensiero di mettere in cantiere una benché minima attività sessuale con una certa persona produce solo la voglia di darsela a gambe elevate forse è arrivato il momento di affrontare la questione e di non trascurarla pensando che prima o poi passerà. Fare sesso significa comunicare qualcosa di sé e conoscere qualcosa dell’altro, caratteristiche che molto spesso non sono trasmissibili con nessun altro sistema. Dopo questo atto, due soggetti non restano mai gli stessi: non solo mantengono la memoria biochimica dell’incontro ma il contatto stesso li ha “cambiati”, rendendoli più ricchi e disponibili nei rapporti con gli altri. La sessualità è una cosa seria, ma la sua principale caratteristica è la spontaneità che oggi, purtroppo, è molto facile perdere. Per riappropriarsi di questa naturalezza a volte può bastare saper sdrammatizzare e ironizzare sul concetto di prestazione, sulle sporadiche défaillance, sui confronti temuti (perché inutili) e sulla durata dell’atto. In questo modo - oltre ad evitare pensieri fastidiosi, ossessivi ed apprensivi che minano ovviamente l’esecuzione - l’attività sessuale potrà fluire in modo più autentico. Eliminare erotismo e passioni - diventare pantofolai anche in amore - vuol dire semplicemente condannarsi a una prigione asettica e invisibile. 


problemi di coppia negli ultimi tempi, secondo alcune fonti autorevoli, sono decisamente aumentati, soprattutto a causa del peggioramento dello stile di vita della nostra società. A volte ci si sente svogliati, i pensieri lasciano il posto a qualcosa che non ha niente a che vedere con questo atto piacevole e, ben presto, la passione diventa solo un lontano ricordo. La “svogliatezza” o meglio il calo del desiderio si verifica in periodi di stress prolungato, o di gravi difficoltà con il partner (la solita solfa, la noia, l’abitudine, la difficoltà di rinnovarsi). Ci si sente depressi, oppure si hanno sbalzi di umore, si teme di invecchiare in maniera repentina, ci si sente poco attraenti perché si è troppo impegnati e quindi si dedica poca attenzione a se stessi (essere trasandati e trascurati spegne l’eros). Oppure nella fantasia e nei sogni il sesso è eccitante e soddisfacente, ma nella realtà è deludente, la solita minestra riscaldata. Così, in breve, si cerca di evitarlo, prediligendo altre attività parallele come per esempio l’onanismo che ha però effetti fisiologici diversi dal vero rapporto sessuale. In tutte queste situazioni la frustrazione aumenta e con essa i sentimenti di rabbia, rancore, ostilità, forse il sesso è stato idealizzato e non è appagante come un tempo si sperava. A volte, invece, manca decisamente la confidenza con il partner e non si ha il coraggio di confidare all’altro quali sono i profondi desideri e le vere esigenze. Nel rapporto ci sono dei momenti in cui l’autostima viene fortemente messa in discussione: non solo quando i ruoli dei partner sono sbilanciati, ma anche quando uno dei due si sente trascurato o cala l’interesse erotico.


uando non c’è più quel frizzo entusiasmante nell’atto sessuale, manca una salutare eccitazione, il legame dura ormai da tempo e non è più vivace come una volta, significa che qualcosa è andato perso, tutto questo soffoca e spegne in profondità il rapporto di coppia. Nella coppia questo malessere, a volte, non è di natura sessuale ma semplicemente carenza di erotismo nei suoi vari aspetti (curiosità, rinnovamento, gioco, routine). Quando certe difficoltà sono espresse verso il partner e non riguardano fantasie verso altre situazione erotiche o si pratica l’onanismo con profonda soddisfazione, indicano un’indisponibilità all’incontro intimo con quella persona specifica: troppi conflitti, troppi giudizi di valore, troppe critiche … e, col tempo, anche l’odore aiuta l’allontanamento. Questo significa che non c’è nessuna patologia in atto ma semplicemente qualcosa è cambiato nella complicità e nell’intesa. E’ bene ricordare comunque che se certe disfunzioni sessuali, come le rughe - aumentano con l’età - non sempre in questo campo, è utile fare da soli. Se le cose non migliorano nel giro di qualche mese allora è meglio rivolgersi senza timori ad un andrologo oppure ad uno psicoterapeuta. Alcuni rimedi omeopatici, fitoterapici e infinite metodiche terapeutiche naturali (massaggio psicosomatico, moxa, alimentazione, rilassamento, ipnosi), inoltre, possono aiutare a riaccendere il fuoco dell’eros, migliorare l’intesa sessuale e creare l’atmosfera … giusta.


pesso nei rapporti, quando non ci si ‘cerca’ - dominati dal pensiero di non essere abbastanza sensuali o per niente desiderati - si attiva un pericoloso processo di autosvalutazione, il non “considerato”, pertanto, tormentato da tale dubbio, andrà alla ricerca di assurde conferme e diaboliche verifiche, mettendo in atto comportamenti ‘seduttivi’ oppure ‘provocatori’.


Le posizioni dell’ AMORE … trova quella che ti fa star bene.


’atto sessuale per la razza umana non è circoscritto solo all’apparato genitale ma, dati gli indubitabili condizionamenti culturali e sociali cui è continuamente sottoposto, la sua funzione investe sicuramente un ambito ben più vasto e complesso. La tendenza, infatti, a scoprire sempre nuove e diverse posizioni dell’atto sessuale non è prerogativa dell’attuale periodo culturale, è stata una costante nelle grandi civiltà (ellenica, latina, egiziana, cinese, indiana). Ci sono interessanti manuali antichi, preziosi vasi e fantastiche terrecotte (fortunatamente scampati al moralismo del Rinascimento) con curiosi, bizzarri, espliciti atti e raffigurazioni, il cui unico scopo era istruire uomini e donne ai piaceri legittimi del sesso. In realtà, erano tutti insegnamenti che conducevano, attraverso il piacere, a riscoprire aspetti diversi del proprio carattere: attraverso la posizione comunichiamo sempre il nostro modo di scendere in campo nella vita (sicurezza, decisione, sospetto, autostima, disistima, incertezza, fierezza). E’ molto probabile, quindi, che l’individuo attraverso svariate posture esprima, fin dalla notte dei tempi, non solo la sua vera personalità ma, in particolare, anche gli atteggiamenti mentali ed emotivi nei confronti del proprio partner: paura, diffidenza, titubanza, forza, decisione, timore, arroganza, affermazione, predominio, controllo, potenza, resa, aggressività. La posizione coitale, pertanto, segnala sempre, contrariamente a quello che si pensa, un diverso modo di vivere il rapporto con il proprio corpo e con l’altro. 


gni cambiamento spontaneo della postura sessuale, inoltre, consente di superare inibizioni, accende la fantasia e migliora incredibilmente la salute; allontana dal rapporto di coppia quella drammatica routine (rapporto scontato, logoro, stantio) che è la principale nemica dell’amore. Quando adottiamo una particolare posizione ci caliamo inevitabilmente in una dimensione in cui spazio – tempo e gli aspetti psicofisici si impregnano di significati simbolici completamente differenti. Che un partner stia sopra o sotto, di fianco o rovesciato, infatti, non è solo una caratteristica spaziale, ma cambia in profondità l’atteggiamento mentale e, soprattutto, la “forza” (la spinta energetica, la grinta, l’aggressività). Così come stare sdraiati oppure in piedi, ad esempio, non coinvolge solo l’atto, la “prestazione erotica” ma, indubbiamente, facilita (favorisce) una unione con significative differenze a livello di sensazioni e di ruolo (affettivo, dominante, insicuro, intimo, scatenato, violento, passionale). In questi termini, il cambiamento di posizione, proprio perché fa bene all’amore e alla salute, diventa indispensabile in quanto dà spazio alla creatività e voce a tutte quelle parti della nostra personalità che se assopite renderebbero, nel tempo, il rapporto poco fantasioso, privo di vitalità, ripetitivo e completamente noioso. Cambiare posizione – in totale sintonia con la situazione ed il momento – alimenta il “fuoco” sessuale e può migliorare molti disturbi psicosomatici. In realtà, se la sessualità si modifica – eliminando rigidità mentali e fisiche – anche la salute può beneficiarne: i disturbi organici, senza alcun dubbio, migliorano. Purtroppo, le abitudini sessuali vengono abbandonate con estrema difficoltà perché quell’unica posizione adottata, essendo più “facile” e più “naturale” per il soggetto, consente a priori di prevedere con “certezza” i risultati raggiunti (avendo la convinzione di realizzare una buona prestazione si evita in tal modo di sviluppare l’ansia di prestazione) e, quindi, non viene messa in discussione la propria immagine, cosa che invece accadrebbe se si intraprendessero nuovi “percorsi” sessuali che, oltre a dare quella sensazione di incertezza, fanno emergere quelle parti della personalità soffocate (sacrificate) di cui a volte non si conoscono concretamente i loro complessi significati emotivi, ovvero non si è in grado di prevedere le reazioni psicosomatiche, a volte devastanti, connesse alle nuove esperienze (sono queste le sensazioni che potrebbero destabilizzare, creare preoccupazione e disagio!). 


olte posizioni, tuttavia, definite canoniche, vanno bene per tutte le occasioni (la fantasia del momento suggerirà, in modo spontaneo, le varianti desiderate). La loro realizzazione, inoltre, è bene ricordare, dipende dall’età, dalle condizioni fisiche e, soprattutto, dalla “fame sessuale”. La confidenza (o l’armonia) che regna all’interno della coppia è sicuramente il solo viatico che consente di mettere in atto numerose posizioni purché, ovviamente, non vengano eseguite con lo spirito della solita “zuppa riscaldata”. Alcune posizioni, inoltre, possono donare all’uomo padronanza con il minimo sforzo, mentre per la donna un immenso e profondo piacere. Posizione: ma quale scegliere. La posizione “more ferarum” (da tergo: uomo in piedi o inginocchiato e la donna prona), molto vicina agli istinti e al mondo animalesco, non consente di vedere in viso il partner, ma gli “oggetti” sono ben visibili: la testa si abbassa e i genitali vengono “esibiti”, ovvero si alzano diventando un elemento particolarmente “forte” del rapporto. E’ una posizione che richiama un femminile completamente dipendente. Tale posizione può essere utile a tutti coloro che sono “trattenuti” (rigidi, controllati) e che esercitano un eccessivo controllo sulla propria istintualità. Quella del “missionario”, considerata più facile e naturale, sicuramente poco fantasiosa e originale, è una posizione in cui si verifica un maggior scambio di affettività e pare possa facilitare un’eventuale gravidanza, in quanto favorisce spontaneamente la migrazione degli spermatozoi verso l’utero. Il partner è completamente avvolto (protetto) non solo dalle braccia, ma può completamente “saziarsi” di tenerezza, carezze e baci. E’ quella più praticata e consente di “dilatare” maggiormente, rispettare in maniera naturale le esigenze della “prima volta” (rende meno dolorosa la deflorazione). E’ una posizione particolarmente indicata per coloro che hanno difficoltà erettive (stringendo gli arti inferiori si riesce a trattenere e a stimolare maggiormente il partner). La posizione del “postino” (uomo in piedi donna distesa) testimonia una sessualità improvvisata, caratterizzata dalla forza e dalla passione: infrange gli schemi ed esce dalle regole; è un maschile che irrompe su un femminile che si arrende piacevolmente. 


on solo si crea un’atmosfera particolarmente travolgente e passionale ma consente al maschio di recuperare, all’interno del rapporto, un ruolo decisamente “attivo” mentre alla donna permette di riscoprire l’abbandono e la passività. Sarà particolarmente indicata a tutti coloro che hanno messo in discussione il proprio ruolo all’interno della coppia (virilità, passività) e per tutti quei “malesseri” caratterizzati da: rigidità, inflessibilità, indecisione, difficoltà ad esprimersi e per chi non oltrepassa mai i limiti e si tiene continuamente (prudentemente) a freno. Quella della donna sopra è una posizione caratterizzata dal dominio femminile; si verifica un ribaltamento dei ruoli tradizionali: maschile attivo femminile passivo. E’ il mondo femminile a condurre il gioco: la donna non è bloccata e si libera anche dai condizionamenti culturali. Con questa posizione si verifica una maggiore stimolazione clitoridea, consentendo un piacere più completo, e non viene favorito il concepimento. E’ una posizione adatta a tutte le donne che hanno problemi di frigidità e per tutti quei soggetti iperattivi che non sanno accettare la passività. Può essere utile inoltre a tutti gli uomini che presentano il disagio di ejaculatio precox in quanto “rinunciando” al ruolo guida possono abbassare notevolmente il livello d’ansia di prestazione. Sembra particolarmente utile per chi soffre di ipertensione.

Erotismomeglio del viagra.


n buon rapporto con la sessualità è sempre garanzia di salute e di felicità: cura ogni malessere e allunga la vita. Vivere con naturalezza la dimensione erotica, senza nessuna forzatura, fa diminuire i livelli d’ansia, alza il tono dell’umore e combatte l’insonnia; uno tsunami che inonda di benessere l’intero psicosoma. Quando nella corteccia cerebrale (ipotalamo) si forma una potente immagine erotica, immediatamente, si diffondono, a cascata, dei salutari e potenti mediatori chimici in tutto l’organismo. Tutte le funzioni vitali del corpo, infatti, attraverso l’onda eccitatoria, sono coinvolte in maniera positiva, prevenendo in tal modo svariate patologie. Da questo stato di eccitazione cuore, pelle, reni, polmoni e ossa ne traggono giovamento tanto da consentirci di affermare che l’erotismo, rallentando l’orologio biologico, è un formidabile lasciapassare per la salute, un potente controveleno per la noia, l’apatia e malesseri vari: apre la via alla longevità. Se le “molecole dell’amore” fluiscono liberamente, senza luoghi comuni, sforzi, blocchi e inibizioni, il sistema immunitario si rinforza e il sangue si rigenera: ci si ammala di meno, si vive di più e meglio. E’ molto comune, infatti, nella pratica clinica, trovare collegamenti tra patologie e rapporti disturbati con la sfera erotico - sessuale. 


n realtà, la vita, per chi ama, si fa più lunga perché la carica erotica incrementa la produzione di neurotrasmettitori (dopamina, endorfine, serotonina) i quali, oltre ad acquietare mente e corpo, combattono stress e i suoi risvolti negativi sulla salute (garanzia di benessere). Senza questa energia e questa singolare guardia del corpo la vita sfiorisce, viene azzerata la vitalità, le giornate girano a vuoto, si colorano di grigio, diventano opache, trascorrono senza senso: la freschezza mentale si spegne, la lucidità si intorpidisce e la creatività svanisce. Una forza che se viene mossa da sentimenti di dolcezza e di tenerezza trasforma davvero le persone: si diventa euforici, aperti, disponibili, carichi di energia, forti, ottimisti … cancella l’ombrosità e fa perdere la testa... una perfetta fusione tra felicità e salute. Se però tale vissuto emotivo viene trascurato, si esce dal vortice benefico della vita, si diventa improvvisamente depressi e, soprattutto, si ricorre, per sentirsi carichi e vitali, a surrogati come cibo spazzatura e stimolanti a dir poco nocivi (meccanismi compensatori superficiali). Se la sessualità abdica, la gola si impossessa della situazione rendendo il soggetto completamento schiavo dal cibo (chi è innamorato si dimentica di mangiare). Sono le forzature, le pressioni, le prestazioni impossibili, i confronti temuti, il sentirsi sempre sotto esame, i dubbi, l’insicurezza, l’atteggiamento mentale perdente, gli scrupoli, il timore di non riuscire, le inibizioni che, agendo sull’ipotalamo, creano impotenza, disturbi, sofferenza nel corpo e nella mente; un termometro che segnala non solo lo stato di salute della coppia ma anche eventuali problematiche individuali e relazionali. Sono gli l’atteggiamenti mentali errati che frenano o bloccano, fanno seccare l’istinto, il desiderio … spengono o ravvivano la fiamma della passione. Si può dire, quindi, senza timore di smentita, che sono le immagine forti, distorte, sbagliate, attivate nella massa cerebrale che, disorientando e spaventando, creano disfunzioni e impotenza. Ripristinare, pertanto, una funzionalità attraverso un sofisticato “propellente chimico”, oltre delegare e mettere in mano ad “altri” il timone dell’esistenza, spegne la carica vitale, il senso naturale della vita, la vera intimità fatta di emozioni, di gioco e di sensazioni. 


eros si accende col nuovo, la fantasia, il mistero, l’imprevisto, la vivacità, si spegne, invece, con il vecchio, l’abitudine, la tristezza, il banale. La via maestra, per tale risveglio, è sempre quella dei sensi: la vista eccita, il profumo inebria e il contatto elettrizza … questa è la vera pillola. L’atmosfera erotica, infatti, in assenza di evidenti fatti organici (diabete, disturbi vascolari, infezioni, malformazioni) apre al nuovo, alla creatività, risveglia i sensi assopiti, stimola e fa riesumare gesti antichi, dimenticati, perduti nel tempo (corteggiamento, innamoramento). A volte la felicità sessuale svanisce, non perché si è impotenti, ma per motivi più semplici e naturali: un rapporto spento, logorato da snervanti abitudini coniugali, una relazione sbagliata, una sessualità a “comando”, con poca fantasia, stanca, senza preliminari, che non soddisfa più, che si trascina da tempo, caratterizzata solo da obblighi, doveri e da rigida programmazione … questi sono i veri nemici dell’eros. Si inciampa sulla chimica, infatti, quando l’eros è annoiato, non si ride più se non forzatamente, il desiderio si trova in una fase calante per la solita routine (sempre le stesse cose, gli stessi gesti, luoghi comuni, momenti sempre uguali), ci si sente fuori posto, non più coinvolti … tutto si riduce a un mero atto meccanico. Cosa fare. La prima cosa da fare è verificare che non ci sia un danno organico. La seconda mossa è chiedersi, magari con l’aiuto di uno specialista, se dietro a un calo di desiderio non esistano stati ansiosi e depressivi da tempo irrisolti. Poi, sempre con persone qualificate, riattivare l’energia vitale, mettere in atto quelle metodiche terapeutiche psicosomatiche, rivolte a risvegliare la spontaneità, riscoprire il mistero, facilitare l’improvvisazione, stimolare la creatività, riaccendere la fantasia; favorire autenticità, libertà e autonomia … dare spazio alla passione, alla vera e inconfondibile unicità erotica.

'amore con la sua energia libidica stimola il metabolismo, tonifica i muscoli, rende più socievoli, appaga il corpo e la mente: rende felici … allora, per avere più eccitazione e soddisfazione, BUTTATI, divertiti, mettiti a tuo agio, libera la fantasia, accendi il desiderio, rendilo meraviglioso, infuocato, misterioso, vivace e originale: bacia, abbraccia, solletica, accarezza, stringi e, senza fare il vampiro, “mordi” un po’ ATTENZIONE però, deve essere appagante, di “buona” qualità, bisogna farlo “bene”, con desiderio, eccitazione e passione, senza stress, perché se lo fai per senso di dovere o controvoglia, ti ritorna indietro attraverso una profonda insoddisfazione, debolezza e depressione.

Sessualità e cibo



angiare, cibo, dieta, alimentazione corretta, apparire bene, stare in quella taglia, dimagrire, e ancora dimagrire … tenute insieme da un sottile filo, queste parole ci bombardano continuamente dai media senza scrupoli, sono argomenti dominanti dei nostri discorsi, soprattutto nell’avvicinarsi delle vacanze e della prova “costume da bagno”. Il cibo ha un forte impatto sessuale su mente e corpo: è un tranquillante naturale, produce endorfine, calma e distende (non è raro che quando manca il sesso ci si butti sul cibo). Mangiare non è solo una necessità fisiologica, ma appaga i sensi, quindi porta piacere. Cibo e eros sono da sempre un binomio molto forte: chi è avanti con l’età, spesso tende a compensare una scarsa attività sessuale esagerando con il cibo (hanno la stessa localizzazione cerebrale, gli stessi ormoni). Sono parenti stretti, in quanto hanno molto in comune, anche se spesso la loro convivenza non è sempre la migliore: servono a socializzare, rappresentano dei piaceri intensi e, soprattutto, sono a portata di mano (facilmente abbordabili). Ma cosa lega tra loro erotismo e alimentazione? Se prendiamo in esame la dipendenza alimentare come la bulimia, queste due realtà, tra loro, non sono poi così distanti. Il soggetto affetto da bulimia infatti è un po’ come un “ninfomane alimentare” e segnala come in queste situazioni estreme (patologia alimentare), la bocca e il cibo si carichino di valenze che vanno ben oltre la loro funzione naturale. L’attacco di fame di chi soffre di bulimia ha un forte significato simbolico: riempire un vuoto affettivo e placare l’ansia.


ell’adolescenza questi soggetti possono avere una sessualità inesistente, ma nell’età adulta l’eros può emergere in maniera frenetica e compulsiva simile, appunto, ad un attacco di fame. Il rapporto tra alimentazione e sessualità è stretto e profondo: sono le più importanti fonti energetiche alle quali l’individuo attinge. Anoressia (sessualità inesistente) e bulimia due manifestazioni estreme nel rapporto sbagliato con il cibo. Da una parte il rifiuto totale, fino alla denutrizione e all’autosoppressione, dall’altra l’estrema difficoltà a controllarsi, il bisogno di ingozzarsi di qualsiasi cosa, salvo poi vomitare tutto per il terrore di ingrassare. In entrambe le situazioni, comunque, quello che il soggetto si nega è il piacere del proprio corpo, perché la conseguenza delle patologie alimentari si concretizza in un’immagine fisica che perde, per eccesso di magrezza o viceversa di adipe. In pratica, come la frigidità/ninfomania, così come la bulimia/anoressia. La bulimia pare infatti impersonare una figura arrendevole e oppressa, incapace di negare e di negarsi; l’anoressica al contrario, è una tragica immagine autosufficiente, che con il forte controllo di se stessa domina ogni tipo di necessità. In realtà, i problemi alimentari hanno come rovescio della medaglia i disturbi sessuali. Di tutto ciò, ovvero di questa confusione tra il mondo della sessualità e cibo, possiamo trovare conferme in altri campi. Il linguaggio parlato, i modi di dire, ci aprono uno scenario davvero significativo in cui è possibile trovare associazioni importanti tra aspetti erotici e alimentari: “Ti mangerei di baci”, forse è l’espressione più comune. L’associazione inoltre tra prodotti alimentari e parti anatomiche collegate al sesso si perde nella notte dei tempi (frutto del fico: cacciata dal paradiso, stretta relazione tra cibo e sesso; uccelli, pisello, fava). Come dire che la libido che ci governa può rivelarsi un nutrimento importante al pari (se non più) di ciò che ingeriamo dalla bocca. Due modi di nutrirci dunque: uno transita attraverso la materia, l’altro scaturisce da una fonte più profonda di energia (endorfine). Per capire meglio questa affermazione è sufficiente riportare la propria memoria ai primi innamoramenti, che fanno sentire carichi di energia. 


nche praticare il sesso in maniera soddisfacente riempie di felicità, voglia di vivere e, sicuramente, fa dimenticare la stanchezza quotidiana. Come nel cibo si è trascinati dal gusto o dominati dalle voglie, anche nel sesso c’è modo e modo di viverlo (a seconda del periodo evolutivo: infanzia, giovinezza, maturità, vecchiaia): con irruenza, dolcezza, affettività, fretta, passività. Esiste una sessualità focosa in cui la parola d’ordine è tutto e subito. Un’irruenza esplosiva molto veloce che altrettanto in fretta svanisce. Questo soggetto, con tratti collerici, è incline ad eccessi di attività sessuale, salvo a trascorrere periodi di apparente apatia o totale indifferenza. L’immagine che evocano questi soggetti è quella di un rudimentale lanciafiamme, con i suoi bagliori improvvisi ma che cessano bruscamente. C’è poi una sessualità con tendenza a svolazzare da fiore in fiore, brucare continuamente in altri pascoli, ovvero un soggetto che ama spaziare in giro, soffermandosi solo il tempo necessario per concludere e riprendendo il volo non appena ha il sentore di un legame duraturo. Anche il modo di alimentarsi può fornire alcuni elementi conoscitivi sulla sessualità di un soggetto. Mangiare in fretta, non assaporando e gustando il cibo, probabilmente mostra la stessa modalità nell’attività amatoria (eiaculazione precoce). Chi invece assapora e si gusta il cibo evidenzia la stessa passione nel sesso, gode e si lascia avvolgere da tutte le sensazioni corporee senza censurare le emozioni che esse provocano. Un antico proverbio latino recita: “Senza Bacco (vino) e Cenere (cibo), si raffredda Venere (amore)". E infine una piccola curiosità … “Frullato energizzante” da assumere un paio d’ore prima dell’attività in questione: Frullare insieme un bicchiere di latte, un cucchiaio abbondante di germe di grano, una banana media e, senza esagerare, miele di acacia.

Calo del desiderioquando la FANTASIA viene a mancare


enza desiderio dell’altro la coppia scoppia: non può durare molto un rapporto … l’energia sessuale è come una calamita se non “attira” è un legame scadente … l’eros riaccende la vita, una scarica biochimica che coinvolge la struttura cerebrale: capace di realizzare desideri e sogni … riempire la testa di parole e illusioni svilisce nel fisico e vuoti a livello mentale … mai annullarsi o voler cambiare gli usi dell’altro … tenere il broncio è un modo infantile per ricattare, colpire, ferire e punire.


' un fenomeno psicosomatico caratterizzato sostanzialmente da una riduzione della “voglia” sessuale che può essere generale o contestuale al rapporto di coppia. Le cause sono da rintracciare in un eccessivo e continuativo stress, in una routine noiosa e sempre uguale, oppure in problemi con l’altro sesso. Tale disturbo inoltre può essere favorito da malattie organiche, soprattutto croniche, e costituire nell’uomo un segnale di senilità a volte particolarmente precoce (andropausa). Per calo del desiderio sessuale, quindi, si intende una riduzione oppure la perdita persistente e prolungata dello stimolo sessuale e delle fantasie connesse a questa attività. Periodi occasionali di inappetenza sessuale sono piuttosto frequenti (ansia, stress, farmaci, psicosi, depressione). I problemi di coppia comunque (conflitti coniugali, rancori inespressi), in assenza di disturbi organici, rappresentano la causa principale del calo sessuale, sebbene possano contribuirvi molti altri fattori, tra cui l’età, la personalità e le esperienze passate. Nella coppia il calo può esprimere anche altre difficoltà, per esempio la perdita dell’erotismo nei suoi vari aspetti, non solo sessuali: la routine riduce l’eros a un semplice saltuario sfogo genitale, senza fantasia, gioco e curiosità (l’eccitazione, l’entusiasmo della novità, la fantasia del primo incontro, ad esempio, tiene in vita la sessualità mentre banalità, noiosità, ripetizione, il sempre uguale e la routine spengono completamente l’eros). Quando il calo del desiderio è solo verso il partner e non coinvolge le fantasie verso altri o l’attività magari autoerotica, indica inequivocabilmente un’indisponibilità all’incontro intimo con l’altro: troppi conflitti, oppure troppe critiche, non piacciono certi modi, anche l’odore diventa un problema. In breve, è il segnale - inutile negarlo - che qualcosa si è spento, è cambiato nella complicità e nell’intesa sessuale, non funziona più per il verso giusto. Il desiderio può diminuire anche nelle situazioni in cui uno dei membri abbia una relazione o nasconda un segreto, per esempio covare il desiderio di divorziare. Gli interventi chirurgici, inoltre, che compromettono l’immagine del corpo (mastectomia, isterectomia, prostatectomia, ileostomia) e i farmaci che deprimono il SNC o diminuiscono il livello di testosterone possono ridurre le “voglie” sessuali. 


n partner può perdere interesse per il sesso dopo essere stato licenziato. Con il passare del tempo, l’altro rinuncia a prendere l’iniziativa e così piano, piano si entra nel vortice della privazione sessuale. Non si deve comunque dimenticare che i problemi del desiderio sessuale persistenti, sono strettamente collegati ad altre difficoltà all’interno della relazione. A volte sono la causa di incomprensioni e conflitti, a volte ne sono la conseguenza. Chi è che rischia di più: soggetti logorati dallo stress, con orari di lavoro eccessivi e, soprattutto, dominati da preoccupazioni non lasciate sul posto di lavoro bensì portate nell’ambiente familiare; coloro che abusano di sostanze stimolanti o che cercano di stimolarsi, in maniera continuativa, con materiale pornografico, per tale ragione si sono disabituate a lasciar fluire l’energia psicofisica (libido) in modo creativo, spontaneo e naturale; persone che appartengono ad un quadro clinico depressivo (anche mascherato) e ansiogeno; soggetti che hanno silenziosamente, nel tempo, accumulato astio e contrarietà verso il partner e che non si riconoscono più nella sua consueta sessualità (questa ovviamente non è una formula matematica molti, anziché diventare inappetenti, possono trovare altre “soluzione” al di fuori della coppia). Cosa fare. I disturbi del desiderio sessuale sono estremamente complessi e, soprattutto, di non facile soluzione quando il conflitto è di coppia: spesso uno dei partner si oppone alla terapia (la prognosi dipende sempre dalla volontà della coppia: acconsentire, se necessario, di intraprendere una terapia individuale). Il trattamento comunque varia a seconda della causa del disturbo: se si tratta di un problema fisico, il medico deve curare il disturbo sottostante, un professionista della salute mentale, invece, può aiutare ad affrontare le ripercussioni emotive o coniugali del disturbo. Molte metodiche terapeutiche come ad esempio l’ipnosi sono fondamentali per rimuovere gli ostacoli psicologici che impediscono una sessualità piena di passione, entusiasmante, libera e spontanea.


perché si diventa impotenti? ... perché si confonde la sessualità con l'aggressività (si veda rimozione) ... si reprime la propria aggressività prima con le figure di riferimento poi verso la società (invece di essere determinati e attivi, si lascia spazio alla passività) ... ci si lascia gestire o si perde il gusto e il piacere della competizione ... in perenne conflitto tra amore e odio, tra un facile infantilisno e una difficile maturità, tra sottomissione e rivolta.

I  DISAGI  PSICOSESSUALI


ochi disagi emotivi sono offuscati ed intrisi di toni moralistici come lo sono i disturbi psicosessuali. Determinare tale “malessere” implica definire una chiara norma per il comportamento sessuale. Ma chi stabilirà queste regole? Chi dovrà essere il guardiano morale del comportamento sessuale? Perché tanto accanimento verso la sessualità che in realtà appartiene al mondo degli istinti? Essendo la sessualità umana, non solo legata alla procreazione, ma anche alla qualità della relazione è bene precisare che non esistono comportamenti giusti in assoluto. Si deve uscire dall’ottica di avere un’unica norma di riferimento rispetto alla quale si è in buona salute oppure malati. Non vi è esperienza sessuale fuori di noi a cui dobbiamo riferirci, ma una sessualità dentro di noi, che si sviluppa con trame diverse, è il senso che ognuno dà alla sua trama che è importante (noi siamo ciò che sentiamo di essere, siamo come ci vediamo e non come ci vedono gli altri; insomma, siamo belli se ci piacciamo e brutti se siamo scontenti di noi stessi). Esistono, comunque, parametri che definiscono a grandi linee degli argini: al di qua ci sono le carenze e dall’altra gli eccessi. Al centro si apre un vasto territorio di modalità “adeguate” che comprendono le infinite possibilità in termini di tempo, oggetto, modo, luogo, finalità.
 

ra tutti gli istinti (mangiare, dormire, l’istinto sessuale è quello che subisce, nel corso della sua evoluzione, i maggior rimaneggiamenti. La sessualità è, infatti, un bisogno naturale come mangiare, bere e dormire. Nell’animale l’istinto riproduttivo è il cardine per la sopravvivenza della specie, per l’essere umano, invece, le cose sono decisamente più complicate ed articolate in quanto può rinunciare volontariamente al sesso (castità: energia, comunque - se va bene - non spenta ma semplicemente trasformata) in favore di una cultura che prevede la sublimazione della propria parte istintuale. Questa trasformazione è, quindi, frutto di condizionamenti culturali e sociali. Tenendo conto di queste influenze è già possibile affermare che il sesso non è soltanto “poesia biologica” (per le finalità e per motivi di spazio non è possibile approfondire questo argomento) ma è, indubbiamente, un comportamento che coinvolge emozioni, sentimenti, paure, trasformazioni e divieti (evoca frequentemente il fantasma del peccato, della punizione e della colpa). In questa attività ogni individuo mette a fuoco fattori fisici ed emotivi, un insieme di ansia, ricordi ed emozioni che ogni volta impegnano tutto il suo essere. E’ il risultato di un lungo processo di crescita che inizia, contrariamente a quello che si pensa, dal concepimento e continua nel corso dell’intero arco di vita (menopausa e andropausa comprese). Tale esperienza è, quindi, carica di significati individuale e sociali (sessualità proposta dai modelli culturali). E’ una modalità “personale” con cui si entra in rapporto con l’altro o gli altri.


l significato culturale della sessualità è un fenomeno particolarmente curioso in quanto si struttura attraverso due temi fra loro contrapposti ma in stretta relazione: da un lato l’istinto “libertino” e dall’altro, l’asservimento ai modelli pubblici. Risulta innegabile, per quanto sopra esposto, che la sessualità è un fenomeno complesso influenzato da fattori biologici, psicologici e socio culturali (il comportamento sessuale finale dipenderà dall’interazione di queste forze). Il benessere sessuale, ovvero il sentirsi bene, è parte integrante della salute di ogni individuo. In questi termini, il sentirsi bene coinvolge inevitabilmente anche il vivere con piacere il mondo del pensare, del fare e delle relazioni oggettuali. Significa riflettere sui propri bisogni, desideri, sensazioni di poter vivere e coltivare sentimenti di speranza, e fiducia nei confronti della vita. Se si tiene conto di quanto esposto si comprende facilmente che la diagnosi di questo comportamento, inteso come malessere che crea sofferenza per se stessi e per gli altri, deve essere formulata da un professionista competente e, soprattutto, scevro da pregiudizi; capita sovente, infatti, che troppo zelo classificatorio induca, spesso, più confusione che chiarezza (se non colpevolizzazioni inutili ed assurde). A tale proposito un orientamento diagnostico qualificato ci viene fornito dal DSM IV (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali). In questo manuale i disturbi psicosessuali sono divisi, sostanzialmente, in 3 gruppi: Disturbi dell’Identità, Parafilie e Disfunzioni Psicosessuali.

Disturbi  dell'identità


el primo gruppo sono inclusi tutti i comportamenti caratterizzati dal fatto che l’individuo si sente a disagio e in contrasto rispetto al proprio sesso anatomico e mette in atto atteggiamenti generalmente caratteristici dell’altro sesso. Transessualismo. E’ una persona che sotto l’aspetto biologico, anatomico e fisiologico è un maschio o una femmina normali, ma nell’intimo ha la convinzione di appartenere al sesso opposto. Perciò molti transessuali, specialmente maschi, ricorrono ad interventi chirurgici per mutare la loro identità fisica e anagrafica: un “cambiamento di sesso”, più apparente che reale, sia perché l’appartenenza al sesso è scritta in ogni cellula, sia perché non è possibile conferire una vera funzionalità agli organi genitali costruiti dal chirurgo. In questo comportamento è comune la depressione che non deve mai essere sottovalutata in quanto può portare al suicidio.

Parafilie  (para: deviazione - filia: oggetto da cui si è attratti)


 sse sono caratterizzate dalla comparsa di eccitazioni nei confronti di oggetti o di situazioni erotiche che non rientrano nelle modalità normali di eccitazione e di attività sessuale, e che possono interferire a vari livelli sulla capacità di svolgere un’attività sessuale reciprocamente affettuosa. In questo gruppo troviamo: Feticismo, Travestimento, Zoofilia, Pedofilia, Esibizionismo, Voyeurismo, Masochismo Sessuale e Sadismo Sessuale. Feticismo. E’ l’uso di oggetti inanimati (feticci) come metodo ripetutamente prescelto o esclusivo per raggiungere l’eccitazione sessuale. E’ un bisogno irrinunciabile di vedere, manipolare, annusare un determinato oggetto per ottenerne, appunto, gratificazione sessuale. A volte vengono privilegiate alcune parti del corpo come mano, piede, gamba, orecchio, capelli, piuttosto che indumenti in contatto con parti sessuali: mutande, reggiseno, calze, giarrettiere. Il feticcio è, stranamente, ancora più potente ed attraente se è stato rubato (il feticista può essere anche cleptomane). Travestimento. Generalmente è il vestirsi da donna con modalità ricorrente e persistente da parte di un maschio eterosessuale. Tale manifestazione è realizzata per creare in sé un eccitamento sessuale che porta a un rapporto sessuale vero e proprio o alla masturbazione. E’, inoltre, presente una profonda frustrazione quando si verificano delle interferenze nella realizzazione del proprio travestimento. Zoofilia. Vengono utilizzati animali come metodo ripetutamente prescelto ed esclusivo per il raggiungimento dell’eccitazione sessuale. In pratica, l’atto o la fantasia di impegnarsi in qualche attività sessuale con degli animali è il metodo dominante prescelto o esclusivo per raggiungere l’eccitazione sessuale. La zoofilia è, in questo periodo storico, un comportamento alquanto insolito (perseguito giuridicamente). Lo si riscontrava soprattutto nelle campagne e in zone montane presso contadini e pastori in contatto diuturno con i branchi e le mandrie, per cui, tentati sessualmente dalle occasioni propizie e dalla lunga solitudine, essi cedevano al rapporto “bestiale”. 


ell’antichità questa particolare attività non era considerata strana e neppure impura, come testimoniano varie leggende indiane, egiziane, greche e romane (agli invitati al banchetto, oltre al partner naturale, veniva offerto, a seconda dei gusti dell’ospite, un animale). Pedofilia. Di tutte la Parafilie, la pedofilia è quella che suscita e crea, a dir poco, profondi sentimenti di disgusto. Nel gratificare i suoi desideri sessuali, il pedofilo danneggia irrimediabilmente dei bambini innocenti. Questa inclinazione morbosa verso i bambini che non hanno ancora raggiunto la pubertà, spesso si conclude tragicamente, perché il pedofilo, si rivela in realtà un terribile criminale. Nella pratica clinica, si scopre che essi presentano un profondo disturbo narcisistico della personalità con gravi tratti antisociali. L’adescamento avviene, di solito, attraverso l’elargizione di regali in oggetti o in denaro. Il comportamento del pedofilo può assumere le forme più diverse, da carezze alla violenza, fino all’uccisione. Esibizionismo. E’ il gesto di esibire i genitali a qualche estraneo che non se lo aspetta, allo scopo, naturalmente, di raggiungere l’eccitazione sessuale, senza che vi sia il tentativo di compiere ulteriori attività sessuali insieme all’estraneo coinvolto. E’ insolito che l’esibizionista molesti con parole e con altri atti. Sembra che l’atto di mostrare i suoi genitali permetta all’uomo, per quanto curioso possa essere questo gesto, di riguadagnare un qualche senso di valore e di identità maschile positiva. Spesso rivelano una profonda insicurezza rispetto al loro senso di mascolinità. Gli esibizionisti spesso sentono di non aver avuto nessuna influenza sulle persone del nucleo familiare, e hanno pertanto dovuto ricorrere a misure straordinarie per essere notati. Ciascun atto esibizionistico, in chiave psicoanalitica, può pertanto rappresentare un tentativo di rovesciare una situazione infantile traumatica. 


oyeurismo. Possiamo definirlo come l’altra faccia dell’esibizionismo; è il gesto di stare a guardare persone ignare, di solito estranei, mentre sono nude, o nell’atto di spogliarsi, o mentre sono impegnate in qualche attività sessuale, il tutto come metodo ripetutamente prescelto o esclusivo per raggiungere l’eccitazione sessuale. Rischio e segretezza sono gli elementi necessari della gratificazione che ottiene masturbandosi durante o subito dopo lo “spettacolo” da lui osservato, senza che la donna o la coppia se ne rendano conto o che siano d’accordo. Masochismo sessuale. Le fantasie legate a questo comportamento, per provare godimento sessuale, sono: essere legato, picchiato, violentato, oppure deriso ed umiliato (gesti di automutilazioni, quando sono presenti, hanno buona probabilità di essere ripetuti). Partecipa intenzionalmente a qualche attività nell’ambito della quale ha patito profonde lesioni fisiche oppure la sua vita è stata minacciata, allo scopo di produrre eccitazione sessuale, la quale si è quindi realizzata. Di solito si fa frustare da una donna pagata per questo, oppure chiede “punizioni” più sofisticate. Sadismo sessuale. Sadico è chi, per avere soddisfazione sessuale, deve dare dolore e umiliazione: infligge torture dalle più semplici alle più complicate. La sua vittima può essere non solo la donna, un uomo, un bambino, ma anche un vecchio o un animale. Il suo scopo è sempre lo stesso: far soffrire, talvolta fino alla morte. Ma egli è un tormentatore più che un assassino, che si serve di strumenti d’offesa accuratamente scelti (catene, fruste, uncini, biglie e altri ancora). … l’argine delle carenze.

DISFUNZIONI  PSICOSESSUALI


a maggior parte delle disfunzioni sessuali descritte nel DSM IV sono categorizzate come disturbi (intesi come sintomi che si esprimono nel somatico disturbando la funzione sessuale) del desiderio, dell’eccitamento o dell’orgasmo. Oggi questi malesseri hanno maggior frequenza del raffreddore e un’alta percentuale dei casi sono psicogeni, cioè conseguenza diretta di una “immaturità” psicologica. Tabù vecchi e nuovi, paura ed inibizioni, in queste manifestazioni, si sprecano. Queste difficoltà sono legate alla relazione sessuale, la quale si esprime attraverso la seguente sintomatologia: impotenza, eiaculazione rapida, ritardata o impossibile (uomo); anorgasmia, dispareunia (donna). Impotenza. La “serenità” del rapporto sessuale può essere insidiata da una serie di fattori psicologici abbastanza comuni e altrettanto frequenti. E’ la cosiddetta impotenza psicogena, che può facilmente sfociare, se non ne vengono individuate e sradicate le cause, nell’impotenza cronica (è come se ci si “escludesse dal gioco” per timore di fallire).


’impotenza funzionale (in assenza di cause organiche come malattie e malformazioni) è, indubbiamente, vissuta in modo estremamente drammatico e devastante perché l’attività sessuale è considerata, da alcuni, come fonte di sicurezza e potenza maschile. Questo disturbo (non-scambio con l’esterno) può essere interpretato, da un punto di vista psicosomatico, come un tentativo di tenere sotto controllo il più possibile una situazione vissuta pericolosa per l’equilibrio psicofisico. Questo particolare “atteggiamento” lo possiamo riscontrare anche in ambiti diversi (lavorativo e sociale) da quello sessuale. Il timore di fallire, di non essere all’altezza (timore del giudizio) delle aspettative può essere alla base di questa sorta di paralisi dell’istinto sessuale, dell’iniziativa e della creatività. Eiaculazione precoce. E’ anch’essa una modalità difensiva maschile nei confronti di una sessualità in qualche modo temuta. Il “tempismo” nell’intimo incontro con il femminile, fino ad impedire un vero e proprio contatto, può infatti avere un significato aggressivo nei confronti della partner, che spesso viene percepita come troppo esigente e competitiva, oppure può costituire una vera e proprio fuga per sottrarsi all’angoscia legata al rapporto sessuale stesso. Sono persone particolarmente ansiose con una mentalità, spesso, spiccatamente razionale. Anorgasmia. L’incapacità o comunque la difficoltà a raggiungere l’orgasmo è la più diffusa tra le disfunzioni sessuali femminili. Anche in questo caso, la causa principale è da imputare ad un’educazione particolarmente restrittiva. Un eccessivo autocontrollo non permette di lasciarsi andare e, quindi, fidarsi dell’altro o delle emozioni che suscita l’intimità. Dispareunia. In questo disturbo i rapporti (in assenza di cause organiche) sono difficoltosi e dolorosi. Spesso è una reazione di rifiuto, il più delle volte consapevole, nei riguardi della sessualità. Questa manifestazione è legata, in modo particolare, ad un partner e al suo atteggiamento. L’intervento terapeutico elettivo sarà volto a sciogliere le tensioni corporee attraverso metodiche ipnotiche ed esercizi di rilassamento. Come abbiamo potuto vedere, in questa breve esposizione, il fenomeno “sessuale” è più complicato di quanto generalmente presupponiamo. Questo fenomeno, oltre ad essere intriso di paura, può essere vissuto come una minaccia in quanto attraverso l’orgasmo si scatena una forza istintuale che non possiamo “controllare”. La capacità di autocontrollarsi facilita notevolmente la vita sociale, ma è anche al tempo stesso espressione di non spontaneità. 


utocontrollo significa che tutti gli impulsi “sgraditi” alla comunità devono, in qualche modo, essere repressi. In questo modo l’impulso diviene “invisibile” anche se resta da chiedersi che cosa ne sarà dell’impulso “bloccato”. Dato che l’impulso per sua natura tende alla realizzazione, esso tenderà a mostrarsi nuovamente, e così l’essere umano deve costantemente investire energia se vuole continuare a reprimere e a controllare l’impulso represso (diventa evidente il motivo per cui si ha paura della perdita del controllo). Se tutto ciò, infatti, emergesse, la situazione diventerebbe sì “sincera”, ma socialmente molto discutibile, “per questo è bene sapersi controllare” anche quando non si è lesivi verso se stessi, la società ed il partner. Mettendo in atto, pertanto, questa particolare “difesa” sia l’uomo che la donna possono sviluppare difficoltà e creare stati confusionali nella sfera sessuale. Entrambi si trovano davanti a pretese assurde a causa dell’importanza che il gruppo sociale di appartenenza dà alle prodezze sessuali facendone un metro di riuscita personale come un indice di successo (potenza) nelle relazioni sociali. Stimoli negativi, quindi, possono influenzare, in maniera diversa, sia il maschio che la femmina: nessun partner è immune. La maggior parte di tali disagi sono creati anche da tensione, ansia e, molto frequentemente, dalla paura di fallire e di essere rifiutati (o, ancor peggio, ridicolizzati). Il rapporto sessuale è caratterizzato da sottili equilibri, basta poco per rompere l’incantesimo: schemi mentali che portano a cattivi pensieri, stress e, soprattutto, incomprensioni con il partner (non si è più, in realtà, sulla stessa lunghezza d’onda). Se si tiene conto di quanto esposto appare evidente che l’atto sessuale, ormai separato dalla procreazione, assolve, fondamentalmente, il soddisfacimento di bisogni psicologici la cui importanza assume un ruolo ben più rilevante del piacere fisico nel quadro della qualità della relazione fra i partner. Il territorio, su cui ci si esprime, deve essere uno spazio di gioco creativo e di fantasia in cui l’impegno a trovare le reciproche strade del “benessere” dovrà essere la prerogativa principale. Il piacere del partner non può costituire una preda da razziare, ma un dono che si è liberamente offerto in cambio del nostro.


infomania (furore uterino). E’ un intenso desiderio erotico che la donna non riesce a soddisfare per mezzo del coito e dell’orgasmo procuratole. Si passa da un uomo all’altro, nella disperata ricerca del soddisfacimento e nell’illusione che la causa della sua insoddisfazione sia soprattutto imputabile all’altro: al maschio. E’ un fenomeno abbastanza raro che spesso viene confuso con un forte temperamento erotico. Nei casi acuti è sintomo di una gravissima degenerazione psichica. La ninfomania cronica, molto più frequente, è a volte complicata da un quadro clinico ossessivo. Le donne colpite da questa forma attenuata sono schiave della loro immaginazione: nel loro pensiero tutto si colora di sessualità e l’oggetto più lontano dal simbolismo sessuale diventa afrodisiaco. Il sogno lascivo si manifesta la notte mentre allo stato di veglia esse sono ossessionate da un vero e proprio eretismo cerebro – sessuale. Le ninfomani croniche sono affette da ‘libido insatiata’, anafrodisia che impedisce la conclusione benefica di un’eccitazione sessuale.


atiriasi. Il corrispondente maschile della ninfomania. E’ un desiderio erotico maschile molto forte, incontrollabile, che non trova soddisfazione nel rapporto sessuale e nell’orgasmo comunque raggiunto. La satiriasi deriva da un disturbo centrale che può essere acuto o cronico e che include la possibilità di un delirio allucinatorio a contenuto erotico. Chi ne è affetto può anche giungere, nell’impossibilità di soddisfare la passione sessuale, alla follia furiosa. Al sommo della crisi il malato è in uno stato incoercibile di fregola durante il quale gli si oscura la coscienza. Una nuova fase della libido può prodursi anche subito dopo l’eiaculazione: il soggetto sembra in perenne stato di turgescenza. Può essere all’origine delle peggiori perversioni sessuali, perlomeno nel campo dell’immaginazione.


SESSUALITA’   e   DINTORNI …

atteggiamento di ogni individuo di fronte alla sessualità “parte” nell’infanzia: esso viene influenzato da ciò che si vede nei genitori, dalla valutazione del ruolo, dalla posizione familiare e dalle debolezze fisiche. Spesso tale fenomeno è risultato di un “errore” evolutivo che continua nel tempo: viene “contratto” nell’infanzia e poi costantemente ripetuto. Da questo “errore” ogni individuo potrà liberarsi soltanto orientando la sua personalità verso una nuova strada, una nuova meta, un nuovo stile di vita. Si comincia a reagire ad una situazione della vita nel suo insieme, e non ad un solo aspetto di essa che può venir deliberatamente presentata … risulta davvero difficile ingannare i bambini su quello che li circonda (dinamiche affettive, sociali, comportamentali). In linea di massima, possiamo dire che i fanciulli di ogni generazione esprimono nel loro comportamento le “difficoltà” che affliggono le figure di riferimento. Il grado di rivalità che esiste fra i due sessi si può già percepire osservando l’attività ludica dei bambini: una lotta fra maschi e femmine per la conquista del potere. Un attrito piuttosto vivace e continuativo, ad esempio, tra i genitori avrà naturalmente l’effetto di rivelare al piccolo gli aspetti sgradevoli e pericolosi della relazione amorosa. La forte supremazia di un genitore sull’altro può riflettersi sulla valutazione che il bambino dà al proprio ruolo sessuale. Se la figura dominante è il padre, il figlio può pensare che non riuscirà mai ad eguagliare la sua autorità e la sua virilità. Proprio per questo motivo, molti figli di persone “importanti” sono spesso scoraggiati, hanno notevole difficoltà nello scegliere la professione o addirittura possono scegliere “percorsi” pericolosi. Se invece chi controlla e domina è la madre, il figlio può opporsi a lei con successo, e spesso troviamo che i grandi uomini hanno avuto madri con una personalità eccezionalmente forte. Altre volte il figlio può soccombere e rimanere per tutta la vita fragile (debole), viziato e dipendente dalla questa figura dominante. La ragazza che si sente detronizzata da una madre simile, rivolge la sua attenzione al padre, lo prende come modello, e sviluppa dei tratti particolarmente “virili”


e il padre è debole ed irresponsabile e il nucleo familiare è mandato avanti solo dalla madre, la ragazza svilupperà nella sua mente l’immagine che le donne possono benissimo bastare a se stesse e quindi assumerà una fiducia in se stessa di tipo maschile. Quando una ragazza vede che sua madre ottiene dal partner tutto quello che vuole con le carezze e le effusioni amorose, può prendere esempio da lei su come si deve trattare il “sesso forte”. I ragazzi che hanno imparato il modo di farsi amare dalla madre si scelgono delle mogli dalle quali si fanno amare nello stesso modo. le ragazze che hanno combattuto contro il loro padre saranno portate a scegliere un marito contro il quale esse potranno continuare la “battaglia” da tempo iniziata. Un marito che ha una moglie infedele è qualche volta un soggetto che è stato trascurato dalla madre. Queste ripetizioni si verificano per il bisogno che si ha per mantenere e continuare il proprio stile di vita. La difficoltà che incontra un fanciullo quando viene detronizzato da una sorella più giovane, o di un ragazzo unico maschio in una famiglia di donne, o viceversa una fanciulla detronizzata da un fratello più giovane e privilegiato, rappresentano l’ennesima testimonianza della lotta continua che ogni figlio deve sostenere e che può scoraggiarlo nel raggiungimento della sua posizione sociale e del ruolo sessuale. L’idea della superiorità e della virilità sono così strettamente connesse che un fallimento in un settore anche diverso da quello sessuale può far sorgere nel bimbo il dubbio di non essere abbastanza virile. Nel linguaggio comune usiamo spesso metafore sessuali. Per esempio alla frase “è un debole” è stato sostituito la locuzione più efficace e colorita “è una femminuccia”. Questi modi di dire possono essere resi ancora più efficaci usando dei confronti fisici. Non usiamo forse per esprimere dolore “il mio cuore sanguina” oppure raffigurare la paura con l’espressione “è come se le mie gambe fossero di gelatina” o ancora esprimere un turbamento affermando “mi gira la testa”? Tutti gli organi del corpo, non solo quelli sessuali forniscono parecchio materiale analogico: per esempio il ragazzo che manifesta il suo scoraggiamento con la frase “mi sento una femminuccia” può spingere più oltre il suo paragone, può avere la sensazione e comportarsi come se stesse dicendo “i miei organi genitali non sono virili”.
 

osì la bambina può esprimere la sua delusione di non essere un maschio dicendo “sento che mi manca qualche cosa …” La masturbazione (si veda l’articolo “La solitudine del piacere”) dei bambini può essere considerata a seconda dell’intensità un segno di scoraggiamento. L’attenzione del piccolo si è concentrata, in forma angosciosa, su se stesso, ed egli esprime il senso di debolezza con questo “atto”, con il linguaggio degli organi. Naturalmente non bisogna preoccuparsi della masturbazione infantile, ma piuttosto distrarre l’attenzione del bambino da se stesso e dirigerla verso interessi esterni, ed inoltre rassicurarlo che non si può cambiare sesso, che i ragazzi crescono e diventano degli uomini e le ragazze delle donne. Quando la madre dà troppa importanza alle prime esperienze sessuali il bambino è portato a sopravalutarne il significato. Magari è un po’ spaventata, si preoccupa troppo del suo bambino, parla con lui di queste cose e, a seconda della sua educazione ricevuta, lo rimprovera. Ora sappiamo che a molti bambini piace essere al centro dell’attenzione e spesso un bambino insiste nelle sue abitudini proprio perché queste gli vengono rimproverate. E’ molto meglio non sopravalutare la questione sessuale, ma trattarla come un fenomeno naturale e, se non ci si dimostra impressionati di fronte ai piccoli, tutto riesce più facile e di breve durata. E’ durante l’adolescenza che si nota se il bambino è adeguatamente preparato al ruolo sessuale che deve svolgere. Per quasi tutti i ragazzi, l’adolescenza - spesso manifestata con grande esuberanza - significa soprattutto una cosa sola: dimostrare che non si è più bambino. Molte manifestazioni adolescenziali sono semplicemente il risultato del desiderio di dimostrare indipendenza, eguaglianza con gli adulti, virilità o femminilità. Il carattere di queste manifestazioni dipendono dal significato che il bambino ha attribuito a certe esperienze vissute in quel particolare nucleo sociale. 


n bambino che non è stato preparato ad affrontare la vita in modo adeguato è disorientato e sperimenta un profondo disagio di fronte a queste problematiche. Nei rapporti sociali appare timido e riservato, con tendenza a isolarsi restando chiuso in casa e, di fronte al problema del lavoro, non sa trovare professione che lo attragga perché si sente incapace di tutto. Nei riguardi dell’amore e del matrimonio è ostacolato dal suo imbarazzo nei confronti dell’altro sesso con cui evita di avere contatti. Se qualcuno gli parla arrossisce e non trova parole per rispondere. Altri, invece, possono diventare arroganti, ipercritici nei riguardi dei loro genitori, e possono spingere la loro ribellione sino al punto di cacciarsi in pericolose avventure sessuali. Essi possono mettersi “volutamente” nei pasticci per dimostrare ai genitori di aver ancora bisogno di affetto oppure per rassicurarsi, come il figliuol prodigo, del continuo affetto dei genitori e della loro fiducia. La sessualità può rappresentare la via più breve per dimostrare una certa indipendenza senza per questo dover affrontare le vere responsabilità dell’età matura. Di solito, comunque, gli adolescenti cercano di tenere in disparte la sessualità, almeno in un primo tempo (proprie per le sensazioni devastanti che essa evoca), e preferisce gli amori romantici, specialmente quelli che si configurano come una relazione impossibile. La tendenza comune agli adolescenti di innamorarsi di eroi, cantanti ed attori non dev’essere derisa dai genitori. Tale “infatuazione” ha lo scopo di far guadagnare il tempo necessario per l’adattamento a queste nuove turbolenze emotive. Anche il “piacere solitario”, che generalmente compare in questo periodo, dev’essere considerato un mezzo per prendere tempo. Soltanto se tale attività si presenta in forma ossessiva e accompagnata da forte senso di colpa può essere motivo di sofferenza. Il fanciullo medita su questa “debolezza” e considera la masturbazione come prova di una propria preesistente mancanza di volontà. 


orge quindi il problema di come riuscire a controllarsi, ma questa difficoltà non fa che accentuare le sue fantasie tentatrici, e scoppia un profondo conflitto interiore tra il “bisogno” e la “volontà” con il risultato che il bisogno di masturbarsi e l’autocondanna si accentuano sempre più. La sessualità, da un problema oggettivo diventa una lotta soggettiva contro i propri desideri intimi. Questo conflitto interiore rappresenta un’evasione dal vero problema della sessualità e deve essere quindi considerato un alibi di natura emotiva. Il soggetto può dire a se stesso: “Se soltanto non avessi questa debolezza, quante cose potrei fare”. In generale i disturbi emotivi di natura sessuale possono essere considerati un mezzo per evitare di affrontare l’esperienza diretta e per procurarsi un alibi in caso di fallimento. Questo fenomeno, quando si verifica in un adulto, denota un certo grado di insicurezza. Egli affronta il problema in uno stato di estrema tensione, terrorizzato dal pensiero di perdere il proprio prestigio qualora fallisse. La sua mente è perciò concentrata unicamente su se stesso, mentre dovrebbe essere concentrata sul partner: godersi senza vincoli questa “folle passione”, liberamente questi attimi unici ed esplosivi. Qualche volta egli adduce pretesti irrilevanti: si lamenta perché le situazioni e le condizioni non sono come - a suo dire - dovrebbero essere, oppure perché la compagna ha detto o ha fatto qualcosa che gli ha dato fastidio. Egli può quindi attribuire il suo fallimento a questi fattori che l’hanno “fuorviato" (attività masturbatoria anziché il rapporto sessuale “adulto”, impotenza), così il suo prestigio è salvo. Spesso il suo interesse tende a diminuire quando si accorge che l’interesse della compagna sta invece aumentando, perché il suo atteggiamento è vissuto come una incalzante competizione o invadenza, e non è raro che gli uomini preferiscono una donna “imbranata” e passiva, che non prenda iniziative e che non ostacoli la loro supremazia. Non dobbiamo dimenticare che in questo periodo storico, in cui le donne possono liberamente scegliere e decidere autonomamente, i disturbi sessuali maschili sono aumentati in maniera impressionante: il maschio è stato messo all’angolo. 

impotenza, come ogni debolezza, si converte gradualmente nella sua compensazione e può essere usata per creare negli altri uno stato di ansiosa aspettativa. Altre volte si può avere il desiderio di vendicarsi della donna lasciandola insoddisfatta e dimostrando un disprezzo per il suo “fascino”. L’impotenza può anche non essere l’espressione di un rancore verso la compagna, può essere, per esempio, una reazione dell’uomo di fronte a una donna troppo possessiva, invadente, avida o dominante. Per la donna è abbastanza rassicurante constatare che il maschio è “inferiore” alla femmina nell’ambito sessuale. La donna può compiere, o almeno permettersi, l’atto sessuale ripetutamente e in qualsiasi momento, mentre l’uomo è spesso condizionato dalle sue condizioni fisiche, dallo stato d’animo e dalla situazione del momento. Ne consegue che “tutti” gli uomini, chi più chi meno, sono sempre più ossessionati dalla paura del fallimento e dell’impotenza. L’eccessiva importanza che viene attribuita alla potenza sessuale, produce, nell’uomo che fallisce, una immensa vergogna, che sembra invalidare tutta la sua personalità, e che lo può inibire per lungo tempo dal tentare nuovi rapporti sessuali. Un’altra ragione di fallimento può essere rappresentata dal fatto che la donna venga influenzata dalle angosce dell’uomo; se poi essa considera il fallimento come un’offesa personale, di non essere più attraente, sensuale e erotica i guai non finiscono più. Le cose si aggiustano sono se c’è comprensione, desiderio e volontà nel risolvere tali problematiche. E’ necessario soprattutto che si attenui questa paura, questa infinito stato di tensione e che ogni eventuale fallimento venga minimizzato - da entrambi - con affettuoso umorismo.


Omosessualità … orientamenti diversi


onosciuta fin dall’antichità, dov’era accettata dai greci, l’omosessualità è ancora oggi, nell'anno 2015 d.c., una “faccenda” del tutto aperta e controversa. Varie scuole di pensiero hanno cercato di spiegarla, ma il suo carattere psichico è apparso molto lentamente e confuso. Alcuni “antichi” studiosi, in particolare Krafft – Ebing, la collocano nelle perversioni sessuali: deriverebbe da una degenerazione congenita. La conclusione di tali affermazioni è comprensibile in quanto tale fenomeno proviene da esperienze e ricerche effettuate in settori specifici: archivi polizieschi e ambienti criminali. Non stupisce, pertanto, che queste convinzioni siano presenti ancora oggi nei modi di pensare di molte persone comuni. Contemporaneo di Freud e di Krafft – Ebing, il medico inglese Havelock Ellis tentò per primo di demistificare l’omosessualità dimostrando che non è affatto congenita, ma sempre acquisita. Contro le affermazioni di Krafft – Ebing e i suoi allievi ne affermava il carattere puramente psichico. Anche Freud, nella sua “Psicoanalisi”, doveva affrontare il “problema”. Critica l’organicismo di Krafft – Ebing ma non accetta neppure la tesi di Haverlock, che non permettono di capire come mai solo certi individui reagiscono manifestando “omosessualità”. Freud forse è l’unico a sottolineare l’importanza di una certa “costellazione psicologica”, che sembra peraltro decisiva, ma non nega la possibilità di fattori organici. Quello che sembra decisivo nella genesi dell’omosessualità, a suo dire, è una fissazione infantile alla madre, che porta il bambino a cercare adolescenti che gli somigliano. Havelock aveva gia sottolineato l’importanza di questa scelta chiamandola “narcisismo”. Lo studio del complesso di Edipo


””"Il complesso di Edipo definisce un momento fondamentale dell’esistenza infantile, caratterizzato da una tenerezza violenta per la madre e da una affettività ambivalente per il padre. Freud vi riconosce il “complesso nucleare”, fonte di tutte le nevrosi. Freud assume a simbolo la tragedia di Sofocle re, che traduce nel suo parossismo il desiderio d’uccidere il padre e realizzare l’incesto con la madre. Lo studio della nevrosi permette a Freud di descrivere la formazione di questo complesso, diversa a seconda del sesso ma non quanto a struttura. All’inizio, il primo oggetto d’amore d’ogni bambino è la madre. Pur amando il padre, arriva ad augurarne la morte, per eliminarlo come rivale. Questo mescolarsi d’odio e amore è chiamato da Freud ambivalenza. Ma il bambino teme che i suoi auguri di morte siano “percepiti” dal padre. Questa paura si manifesta sotto forma d’angoscia di castrazione. Il bambino allora rinuncia alla madre come primo oggetto di desiderio. Nella bambina il complesso di castrazione non segna la vita del complesso di Edipo, ma il suo inizio. Quando scopre la differenza dei sessi, ne prova un profondo dispetto, e ne incolpa la madre. Quest’odio verso la madre la spinge verso il padre. Il desiderio di avere un pene si trasforma in desiderio di avere un figlio dal padre. Quando rinuncia a questo desiderio accede alla sessualità adulta (fase genitale). Ma può accadere che il bimbo non rinunci mai alla madre come primo oggetto di desiderio. La fissazione alla madre può portare all’omosessualità o alla nevrosi ossessiva. La fissazione della bambina al padre può portare ad una generale colpevolizzazione della sessualità sotto forma di isteria o frigidità … le attuali concezioni scientifiche giudicano la forza del complesso e la sua espressione variabili da una società all’altra a seconda delle forme di organizzazione della famiglia ””” ... 


e del suo possibile fallimento doveva rendere possibile un approfondimento della genesi dell’omosessualità. Mentre per l’uomo sembra decisiva l’identificazione alla madre, per la donna è la fissazione al padre a rischiare di provocare l’omosessualità. L’elemento decisivo sembra il complesso di castrazione: se la bambina non riesce ad accettare la differenza dei sessi, non può staccarsi dall’identificazione al padre e rischia di diventare omosessuale. Nel bambino la comparsa dell’omosessualità sarà decisa dal modo in cui ha risolto il complesso di edipico e attraversato il periodo della pubertà. Condannata in certi paesi da leggi severe, ammessa in altri, l’omosessualità è ancora oggi oggetto di cattiva considerazione … spesso violenta, anche nelle nuove generazioni. Non è possibile comunque descrivere un profilo generale e fedele di questo fenomeno. Esistono infatti tutti i gradi nel modo di presentarsi fra il soggetto chiaramente effeminato e che vuole mostrarsi come tale, il soggetto che passa del tutto inosservato, e il soggetto, al contrario, si comporta virilmente nelle azioni, nei discorsi e negli sport. Allo stesso modo tutte le sfumature esistono tra l’omosessuale vergognoso, pieno di sensi di colpa che teme lo scandalo e ricerca in tutti i modi, compreso il matrimonio, di nascondere le sue inclinazioni e l’omosessualità che si dichiara come tale, che si fa notare, che sceglie la cultura caratteristica di questo ambiente (gergo, riviste, locali pubblici) o una militanza più o meno provocatoria. L’oscurantismo e i pregiudizi sociali di cui l’omosessuale è oggetto, è stato chiamato in causa per spiegare certi tratti della sua relazione con l’altro.


uesto comportamento sessuale in genere nascosto e clandestino imprime alle persone un certo modo di apparire. L’aspirazione ad una relazione di coppia è frequente, ma la sua realizzazione “incerta”, per una certa instabilità sessuale più che affettiva e per complicazioni passionali frequenti (gelosia, minacce di vendetta, ricatti, tentativi di autosoppressione) che spiegano l’alternarsi di rotture e di riconciliamenti provvisori. I tratti di personalità più spesso segnalati sono la suscettibilità, l’assenza di aggressività manifesta, attenzione al conformismo sociale. Dobbiamo ricordare che solo una piccola percentuale di omosessuali giungono a una consultazione per i certi conflitti sociali. Spesso la richiesta di un consulto medico o psicologico proviene dall’ambiente familiare, dopo aver scoperto, a loro dire, questa scandalosa anomalia. L’unica cosa che rimane all’interessato, non avendo nessun reale bisogno di trattamento, è un compromesso. In altri casi, soprattutto negli adolescenti, può essere ragionevole una consultazione psicologica per tratti ansiosi e depressivi. Oppure quando è presente una sofferenza emotiva centrata sul senso di colpa, sul problema immaginario, piuttosto che reale, dovuto alla sensazione di incompletezza e di insuccesso.

al   FEMMINILE

omosessualità femminile appare, generalmente, rispetto al comportamento maschile, più “discreta" meno appariscente. Le donne, in realtà, non sono meno numerose degli uomini esclusivamente omosessuali. Il loro comportamento viene così poco notato e valutato che vivere insieme è più facile a due donne che a due uomini: nessuno si meraviglia che una donna condivida l’appartamento con un’amica e faccia coppia fissa con lei. Perciò le donne sentono, in genere, la propria “diversità” in misura molto minore degli uomini. Le donne inoltre ricorrono a vari modi e mezzi di contatto erotico e di soddisfazione sessuale: come nel caso degli omosessuali maschi, si tratta dei medesimi atti che la coppia eterosessuale compie come preliminari erotici e per masturbarsi fino all’orgasmo. Contrariamente all’opinione comune, la penetrazione in vagina d’un oggetto che simula un pene, o più modernamente un vibratore con tecnologia super moderna, è poco frequente. Poiché, ovviamente, di solito le donne conoscono meglio degli uomini la sessualità femminile, il raggiungimento dell’orgasmo tra persone dello stesso sesso è solitamente più facile che fra le donne eterosessuali. Vi è però da rilevare che la frequenza media dei rapporti lesbici è piuttosto bassa; e, che, a brevi periodi in cui i contatti sono frequenti, se ne alternano altri di prolungata astinenza. Fra le donne, alcune assumono verso la partner un ruolo “maschile” oppure “femminile”; ma spesso l’uno o l’altro di questi ruoli s’inverte. Altre donne, invece, li considerano una imitazione inutile del rapporto eterosessuale. Vi è poi da notare che, diversamente dall’omosessualità (e eterosessualità) maschile il lesbismo si esprime, come si è detto, più frequentemente con manifestazioni affettive che non contatti sessuali; contatti, peraltro, privi di quelle manifestazioni (violenza, sadismo, voyeurismo, esibizionismo) che sono tipicamente maschili.

a lesbica è anzitutto una donna. Ciò spiega perché la sua vita affettiva sia essenzialmente femminile, basata appunto più sui sentimenti che sul rapporto fisico, del quale essa può anche non avvertire la necessità. Per la donna in generale, e per la lesbica in particolare, il contatto sessuale non ha la stessa impellenza (a parte alcuni quadri clinici particolari) che ha per l’uomo: e questo perché il lesbismo, come la sessualità femminile in genere, è in grado di trovare nei rapporti affettivi altre fonti di soddisfazione e di appagamento, al di fuori dell’orgasmo, che per l’uomo hanno un richiamo più debole quando addirittura non sia inesistente. Il lesbismo, dunque, è molto meno “materiale” e assai più “spirituale” di quanto comunemente si creda. In conclusione, per il lesbismo valgono le stesse considerazioni di fondo che si sono fatte per l’omosessualità maschile. La lesbica, in quanto tale, NON è malata, NON è nevrotica, ma un essere umano UGUALE a tutti gli altri, eccetto per quello che riguarda la sua tendenza sessuale e affettiva. Come gli omosessuali maschi, le lesbiche sono una minoranza la cui “diversità” deve essere considerata nei suoi termini reali, a cominciare dal fatto che una diversità molto relativa. Una minoranza che ha pieno diritto di esprimersi, di essere ascoltata, conosciuta, compresa e accettata perché non offende i principi della morale universale, non è una degradazione del sesso e dell’amore né una menomazione di ciò che è profondamente e positivamente umano.


irando per Ferrara, in un pomeriggio di mezza estate, nel lontano 2000, vidi due ragazzine poco più che adolescenti che si baciavano, non curanti dei passanti, sedute su alcuni gradini di un vecchio edificio adiacente ad una strada principale … l’unica cosa davvero "DIVERSA" che mi ha colpito è stata la loro passione, la loro spontaneità, la loro delicatezza, la loro sensibilità e, ancora, la loro PROFONDA tenerezza … il loro grande AMORE!

Conclusioni

ancora molto diffusa l’opinione che l’omosessualità sia una specie di malattia, se non un vizio. In realtà è semplicemente una variante del comportamento sessuale usuale. Perciò se un omosessuale si differenzia solo per il suo comportamento diverso da quello della maggioranza eterosessuale, rappresentata dai “normali, e non presenta alcun sintomo sicuramente riferibile a situazioni patologiche, non può essere considerato un “malato”. L’omosessuale autentico si sente ben integrato nella propria tendenza e non prova sentimenti di colpa; anzi si ritiene, a suo modo, “naturale”. Proprio quanto l’eterosessuale, può lamentare disfunzioni genitali, come eiaculazione precoce e impotenza; o essere sadico, masochista feticista e così via, in modo morboso. Ancora molto diffusa, e persistente, è l’idea che l’omosessuale, anche femminile, sia una nevrosi. E’ vero che un gran numero di omosessuali presentano sintomi nevrotici, ma il più delle volte appaiono dovuti non all’omosessualità in sé, ma alla disapprovazione sociale. Al punto che il suicidio è più frequente fra gli omosessuali che fra gli eterosessuali. Se un uomo (o una donna) si sente a suo agio nella propria omosessualità, se l’ha integrata nella propria vita, nessuna cura gli può fare effetto. Egli non prova alcun desiderio di cambiare, considera un’aggressione ogni tentativo di indurlo all’eterosessualità … sta alla larga da psicologi, psicoanalisti, psichiatri. Per ciò che riguarda l’attività erotica, la coppia omosessuale compie, se si esclude il coito vero e proprio, i medesimi atti della coppia eterosessuale. Quindi non sono, di per sé, atti omosessuali, ma ne assumono il significato quando vengono eseguiti da due uomini o due donne. Si crede comunemente che nel coito anale omosessuale vi siano sempre, in analogia con quello eterosessuale, due ruoli opposti e permanenti: un individuo che fa la parte del maschio (il penetratore, l’attivo) e un altro che fa quello della femmina (il penetrato, il passivo). Questi due ruoli esistono, ma spesso non sono esclusivi, perché vi sono omosessuali che li assumono alternativamente; anzi, questa e altre pratiche omosessuali non sono attive né passive, ma l’una e l’altra cosa insieme, proprio come accade fra gli eterosessuali. 


li omosessuali sono stati accusati anche di essere incapaci di amore, o comunque di non amare come gli eterosessuali. Per smentire questo pregiudizio basta considerare che il concetto di amore spirituale fra uomo e donna discende da Platone (da cui amore platonico), il filosofo greco che, pur riferendosi all’omosessualità, ne ha parlato sotto un aspetto valido per tutti. Esistono, è vero, omosessuali incapaci di amore, come ve ne sono fra gli eterosessuali. Ma chiunque si sia avvicinato al loro mondo sa bene che fra essi si può trovare l’intera gamma dei sentimenti amorosi e di odio, di felicità e infelicità, di fedeltà o di infedeltà. Non deve MAI essere dimenticato che l’omosessuale è un essere umano simile a tutti gli altri, salvo per quel che riguarda la sua tendenza sessuale e affettiva. Non si può fare l’identikit dell’omosessuale più di quanto si possa fare quello dell’eterosessuale. I tipi omosessuali che la gente conosce e dei quali sente parlare vanno dall’artista o dall’intellettuale circondato dalla sua corte di giovani, all’individuo che frequenta i gabinetti pubblici, i parchi, i cinema in cerca di compagni occasionali; dal pederasta che insidia i ragazzini, al gay che si batte per il riconoscimento dei suoi diritti civili. Costoro sono la parte emergente, la più piccola, della totalità del mondo omosessuale. Al di sotto di questo iceberg appariscente esiste, di gran lunga più vasto, il mondo omosessuale invisibile, ignorato da psicologi, dai criminologi, dalla stampa: è il mondo degli omosessuali che vivono una vita riservata quanto quella dell’immensa massa delle persone comuni. Riservata, ma contrassegnata molto spesso dalla solitudine, dall’isolamento, dall’impossibilità di esprimersi … una condizione per NULLA “anormale” in cui da curare c’è solo il pregiudizio.


ON dobbiamo dimenticare che il DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) nel 1973 ha tolto le “omosessualità” dall’elenco dei disturbi mentali, mettendole in relazione a una delle tante manifestazioni della sessualità umana.

Divorzio  …  quando i rapporti finiscono

schiodarsi dalla routine è fondamentale perché tutte le abitudine quotidiane, troppo consolidate e ripetitive, fanno “sbandare” i rapporti… l’amore felice, oltre a far spiccare il volo, creare, illuminare e ringiovanire completamente, cura meglio di un farmaco: migliora la circolazione, toglie quella fastidiosa cefalea, rinforza le difese immunitarie, rende “leggeri” (non si ha più bisogno di compensare un vuoto affettivo), allontana insonnia e ansia … nell’amore contano le emozioni vissute e le sensazioni che il rapporto attiva in modo naturale e spontaneo, senza forzature o rompicapo.




rriva un bel giorno che vivere insieme diventa un inferno. Una unione che sembrava indistruttibile poco alla volta o all’improvviso salta, crolla come un gigante d’argilla. I motivi possono essere tantissimi: tradimento, violenza, mancanza di entusiasmo e di passione, noia, incomprensione, difficoltà economiche, calo della libido. Il divorzio, anche se non fa più notizia, non riguarda esclusivamente il puro e semplice scioglimento del vincolo matrimoniale, ma coinvolge aspetti emotivi particolarmente dolorosi - difficili da gestire - quali ad esempio abbandono, distacco e separazione; l’addio innesca una infinità di problematiche psicologiche e pratiche (il tutto deve essere affrontato immediatamente). “Divorziare in allegria” è sicuramente uno slogan per qualche commedia popolare e, comunque, stando ai dati oggettivi è sicuramente una locuzione decisamente anacronistica. In questo fenomeno, se si presta attenzione, la vera sofferenza non si concretizza automaticamente con la separazione, ma l’infelicità era già presente quando la coppia, a se stessa e agli altri, si sforzava di dire “E’ tutto normale, tutto funziona alla meraviglia … tutto come prima”: il rapporto era già una prigione invisibile, un’atmosfera di perenne tensione, in breve un fenomeno di sofferenza per entrambi i coniugi. Non sempre la sofferenza è prerogativa per forza solo a chi sperimenta il sentimento di abbandono: anche chi lascia può portare il peso di questa rottura (senso di colpa, attaccarsi ai ricordi, cercare di mantenere a tutti i costi un rapporto di amicizia per rendere il distacco meno traumatico)

a separazione porta sempre con sé tristezza, amarezza profonda, malinconia, dolore e perché no, anche paura. Vivendo per molto tempo una vita di coppia si finisce per perdere di vista la propria individualità (perdita del lavoro, degli amici, interessi) e quando un membro della coppia si allontana ci si sente smarriti, come se si avesse perso una parte di se stessi (fenomeno ben evidenziato nella depressione). Il vero dolore comunque viene amplificato dalla resistenza, dallo sforzo di fare andare le cose diversamente, dal tentativo di cancellarlo: quando una storia è finita è finita. Non ci si rende conto che in questo modo la sofferenza la si fa diventare ancora più forte (tenere il cervello concentrato su quel unico pensiero non si fa altro che alimentarlo). Il fingere un amore e un piacere che non si prova più è devastante ma soprattutto apre le porte silenziosamente alle malattie psicosomatiche. Se la storia è finita, è segno che l’alchimia dell’amore si era spenta da tempo. Se non ci si sente più attratti da qualcuno e il suo odore dà persino fastidio non ci sono dubbi: è finita. Inutile raccontarsi che ci si ama, che si è legati da tante cose: per quanto dorata sia una gabbia è sempre una gabbia. Quando si arriva a questo particolare rapporto, il divorzio - se veramente non si ha più niente da dire - diventa la soluzione ideale per porre fine definitivamente alla giostra di infelicità per uno o entrambi i partner. Se la convivenza è giunta a sfaldarsi, evidentemente significa che le cose non andavano poi così tanto bene: è l’occasione per uscire da una vita chiusa. Quando un matrimonio entra in crisi, l’unica possibilità è scoprire le cause e quindi vedere se è possibile salvarlo. L’esperienza, però, insegna che quando la coppia entra in crisi difficilmente i membri che la compongono sono in grado di comprendere in maniera lucida i motivi. In questa fase i motivi di sofferenza, i pericoli di ulteriore disorientamento e delusione sono tantissimi e, soprattutto, a portata di mano: certi legulei estemporanei pronti a far riappacificare ma in realtà sono concentrati solo sulla parcella, ciarlatani e fattucchiere che assicurano e prevedono l’avvicinamento della coppia, amici comprensivi e parenti serpenti che tentano di salvare dall’esterno qualcosa che non funziona più all’interno. Se la coppia non funziona per mancanza di “collante”, di elementi che la tengono insieme, è del tutto inutile ricorrere a strategie di qualunque tipo esse siano, nella convinzione che tutto bene o male si sistemerà. Appare evidente quindi che chi sceglie di divorziare lo fa non per capriccio ma prima di tutto per risolvere una situazione di sofferenza individuale ormai insopportabile.

nnullarsi per il partner, non dire mai di no, fare continui sforzi e sacrifici per lui perché solo in questo modo ci si sente importanti ed indispensabili, non è amore ma solamente dipendenza e, col tempo, si sviluppa una profonda disistima … l’equilibrio si raggiunge quando si dà e si prende.

uando si spezza un rapporto, si esaurisce una passione, finisce un amore, soffrire è del tutto “normale” perché l’essere umano, da buon conservatore, con i suoi atteggiamenti e schemi mentale rigidi, vorrebbe mantenere ogni situazione immutata, non abbandonare le vecchie condizioni e abitudini, cercare, costi quel che costi, con unghie e denti, trattenere le cose così come sono anche se, in questo caso specifico, la fiamma dell’amore è affievolita, se non già spenta da tempo, senza vitalità, non scalda più … far rinascere un nuovo rapporto con la convinzione del “bicchiere mezzo vuoto”, con l’idea di essere “sfortunato” è davvero difficile: vittimismo, disillusione e voglia di rivalsa la fanno da padroni, gelano, bloccano e chiudono, ancora prima di partire, nuove esperienze magari più entusiasmanti, vivaci e felici: si perde così l’opportunità di essere ancora VIVI, pronti a ricominciare, aperti a nuove avventure, ad orizzonti diversi … abbandonare pregiudizi e modi di pensare pessimistici è il primo passo per gestire tale dolore, il secondo è quello di non farsi controllare dall’esperienza… fare attenzione a non idealizzare, a crogiolarsi nel rimpianto, catalogare e inserire l’amore in modelli rigidi ed infantili … evitare di farsi confondere da tutte quelle frasi fatte, dai luoghi comuni, da quei modi di pensare prodotti dalla delusione e dal timore di ri-soffrire che altro non fanno che naufragare o boicottare, fin da subito, l’approccio relazionale: “l’amore non esiste tantomeno la felicità, non potrò mai più essere felice con un altro partner, tutte le donne/uomini sono uguali, bugiardi, non amerò più nessuno” (l’amore è un fenomeno chimico, non mentale, nemmeno fatto di calcoli e strategie, la prova è che produce, ogni volta che appare in scena, l’ossicitina: il “farmaco” della leggerezza, dell’ebbrezza e dell’esaltazione … PROVALO!) … 


ei primi incontri, non pretendiamo che l’altro fornisca in ogni momento la grande prova d’amore, dimostri e rassicuri che è sincero, che vuole veramente bene perché, oltre a renderlo insicuro, pieno di dubbi e caricarlo eccessivamente di responsabilità, gli si toglie libertà e spontaneità: sono tutti veleni mentali che paralizzano e privano della naturalezza… parlare troppo e dedicare molto tempo ad una storia finita non solo crea confusione ma la amplifica ancora di più, rinforza le preoccupazioni, crea condizioni e convinzioni che sembrano reali (anche l’amico più lucido e attento ha la sua verità, la sua originale interpretazione ma non è detto che corrisponda alla propria) … ricorda, i sorrisi finti, i brontolii continui e i mugugni ben stampati in viso manipolano, ritardano e tolgono energia al nuovo rapporto relazionale … se si è esaurito quel tipo di rapporto perché era troppo scontato e prevedibile, non è detto che un altro, quando si ha la mente sgombra da pregiudizi e non si mettono in atto ovviamente gli stessi meccanismi mentali fallimentari, non possa ripartire e realizzarsi alla grande: RIPROVACI, non fermarti qui!


uando la fine di un rapporto arriva, la mente si riempie immediatamente di pensieri opprimenti, non lasciano scampo, di colpo ci si avvelena di rimpianti e sensi di colpa inutili: “Se mi fossi “svegliato” prima … Se non dicevo quelle frasi … Se non avessi fatto … Dovevo assecondare quelle cose, valorizzarle di più … Dovevo essere più sensibile, più presente … Segnarmi i momenti più importanti, essere più attento alle ricorrenze … Se non avessi accettato quell’invito … FORSE, forse e forse, chissà, saremmo ancora insieme” … ma quanti più!!! … il pensiero rimane lì, inchiodato sul partner … la “perdita” di una persona cara è sempre un’esperienza straziante, un inferno che brucia lentamente ed inesorabilmente, un tormento che ripiega su se stessi, una sofferenza sorda che disorienta, che strappa non solo i capelli ma che azzera anche ogni certezza, smantella improvvisamente i punti di riferimento più importanti, un dolore mentale diffuso che si trasforma lentamente in un disagio fisico (le difese si abbassano, i tratti depressivi fanno la loro comparsa, il rimuginare continuo fa esplodere la testa, produce tensione alla bocca dello stomaco e all’intestino, Morfeo diventa un tiranno … costringe a fare a botte tutta la notte col lenzuola e cuscino): il mondo ci cade letteralmente addosso … lo strazio e il rimorso per le cose “non fatte” in passato si impossessano della nostra vita, inquinano, dominano, controllano e gestiscono il nostro vivere nel tempo presente … allontanarsi, fuggire dalla sofferenza, dal dolore è una reazione istintiva e ben motivata, più che umana, per certi versi inevitabile, bisogna fare in fretta.


a ecco che, improvvisamente, quella melodia ci raggela il corpo e la mente, ci pietrifica di colpo, quella canzone ci riporta a lui/lei, a quel film visto insieme che ci ha particolarmente divertiti stimola la voglia di ritornare indietro, poi, quel lungo viale alberato di tigli profumati rievoca un tenero e caldo momento mano nella mano, certi luoghi, poi, oltre ad essere un vero e proprio supplizio sono sempre più presenti e davvero inevitabili … quel fantastico mangiare al cinese al lume di candela, leggeri, liberi, in silenzio, presi dalla follia della passione, seduti all’aperto coccolati da una calda brezza estiva, ritorna violentemente in scena portando un venticello di tristezza, nostalgia, tenerezza e lacrime … e, ancora, pensare a quell’intimità - davanti al televisore rannicchiati e dormire abbracciati nel lettone - paralizza ogni attività, avvalora ancora di più quell’idea devastante che non ci sarà più nessun altro nella propria vita, tutto è finito, giuro e rigiuro che il cuore non batterà mai più … impossibile ritornare a vivere normalmente … riflessi rallentati, umore incerto, una sofferenza incredibile, un tormento senza sosta, un patimento davvero ingestibile … terribile, terribile (questo è il dramma e il dolore che leggo negli occhi, nel volto smarrito dei miei pazienti quando sperimentano un abbandono). Senza quelle vecchie abitudini ci si sente persi, completamente vuoti, confusi, smarriti, nulla attrae, niente interessa, tutto si rifiuta, si va completamente alla deriva, è la fine! Lentamente lo spazio di libero movimento si restringe: quel ristorantino tanto amato è da evitare, quel film va nascosto, gli amici allontanati, quelle letture cestinate.


ffiorano bizzarre paure, strane insicurezze e oscure incertezze … pian, piano prende corpo una profonda delusione, la sensazione di avere sprecato troppo tempo in quel rapporto che non meritava assolutamente tutto il nostro impegno e attenzione … si diventa scontrosi, aggressivi, freddi, acidi, cattivi, ogni cosa perde importanza … non si esce più, il processo di isolamento ha inizio, rabbia, rancore, pessimismo annullano altre opportunità e occasioni, allontanano la possibilità di nuovi incontri, di essere nuovamente inebriati da salutari passioni … chissà mai, forse, magari più coinvolgenti e felici … MA le sue passioni erano anche le tue passioni veramente? … MA era proprio fonte di benessere quel vivere? … eravamo davvero felici, liberi, fiduciosi, indipendenti, naturali e spontanei, oppure quel rapporto era diventato noioso, spento, senza fantasia, troppo idealizzato e poco creativo, tenuto in piedi solo dalla routine e dall’abitudine, in attesa di stimoli migliori e più coinvolgenti, sorretto solo dalla paura del cambiamento? Ma cosa si può fare per eliminare queste fastidiose e dolorose “impronte” del passato? E’ bene ricordare che ogni pensiero, anche se doloroso, è l’unico strumento rimasto - assieme a rimpianti, lamenti e sensi di colpa - che ci permette di rimanere ancorati, in contatto, legati con quella cosa tanto desiderata o con quella determinata persona tanto “amata” … ecco perché risulta difficile rinunciarci … il non pensarci significherebbe troncare quell’esperienza in maniera definitiva e, quindi, ci si ritroverebbe ancora più confusi, più soli, più lacerati, più abbandonati. Più noi ci ribelliamo, più ci opponiamo con forza alla sofferenza e più, però, attraverso la produzione degli ormoni dello stress, la rendiamo importante, attiva e viva. Sarà utile, in questo particolare frangente, per contrastate questo infinito patimento anche biochimico, essere presenti a se stessi, SENTIRE e GUSTARE lentamente, senza fretta, quello che si sta facendo realmente … riscoprire, attivare i sensi, entrare in contatto con le nostre vere sensazioni. 


uardare pian piano le cose da un’altra angolatura, con uno sguardo diverso: unica possibilità di ritornare a far germogliare la nostra vita … provare piacere nel vivere le piccole cose, magari con lui non era possibile, perché erano banalizzate, ridicolizzate, etichettate come capricci infantili oppure soffocate per il quieto vivere. Creati nuovi spazi, luoghi diversi, solo tuoi, evita di fare le stesse cose, gli stessi percorsi, così potrai ricevere nuovi stimoli. Sono tante le sensazioni utili, che fanno riemergere, possono risvegliare lucidità, desideri e la voglia di fare, ritornare con gli altri … soprattutto, star bene con se stessi, non in funzione a quello che si farà o chi si incontrerà: ma SOLO e SOLO per se stessi ORA, in questo momento … indossare un abito che ci fa sentire bene e sicuri, un profumo che ci solleva l’umore, mangiare anche tutte quelle cose che prima per ‘l’alito pesante’ o perché non facevano snob non si potevano assaggiare … premiarsi e premiarsi gradualmente … FARE e FARE ancora, iscriversi a corsi … l’importante che siano tutte cose desiderate e “sentite” … qualunque cosa che si mette in cantiere va bene basta che sia rivolta a “coccolare” e “curare” la propria anima … RICORDA, ognuno di noi è unico e speciale, l’amore e la felicità sono risorse inesauribili … infinite!
ICORDA, l’amore è un viaggio meraviglioso, una lunga strada in cui ci si può “saltellare” liberamente sopra, un percorso guidato dall’improvvisazione e dall’istinto, un territorio “vergine” tutto da scoprire in ogni suo angolo più recondito, quindi, come ogni cosa vivente, può sbocciare, svilupparsi, invecchiare e anche morire.
ai “SEDERSI” su un amore finito … un rapporto concluso, se non lo copriamo di lamenti, compianti e sensi di colpa, ci prepara sempre a qualcosa di nuovo, a modi di vivere originali e unici, dona nuove forze, porta desideri, consapevolezza, idee, interessi e grandi passioni: nuovi amori che ti fanno ripartire alla grande perché non ti piegano all’abitudine, non ti vincolano a personaggi prestabiliti e che non ti lasciano confezionare dalla routine o dalle convenzioni.


Il  rapporto di coppia

a passione è lì pronta sempre a ricordare che si è vivi e pieni di energia, si risveglia solo se è nutrita di emozioni e consapevolezza: in un rapporto “addormentato” non scorre energia … in ogni rapporto malato c’è un “dittatore” che dirige e comanda e uno schiavo che si inchina e ubbidisce: un rapporto davvero immaturo e privo di consapevolezza.

lla larga da chi ubriaca di parole … l’amore non è mai un laccio, pena e sofferenza, ha bisogno in ogni momento di novità e passione … la fiamma dell’amore può scaldare, “arrostire” e far rinascere (regalando energia e vitalità), ma anche far precipitare nel gelo più profondo: rendere la vita completamente piatta … sotto la fiamma dell’eros la mente abdica lasciando il passo alla passione, al mistero e al desiderio … gabbie e catene non aiutano a conservare l’amore.



olte relazioni sono felici, solo all’inizio. Ma succede raramente che tutto proceda senza intoppi, mentre la vita e le situazioni si evolvono: la forza di un rapporto dipende dalla capacità di adattamento dei due partner. Non si può affermare di conoscere il proprio partner fino al momento in cui le circostanze esistenziali ci mettono a confronto con le nostre risorse sia personali sia di coppia. Inoltre, bisogna precisare che la coppia “tipica” non esiste. Ognuno di noi è caratterizzato da possibilità e debolezza particolari, e il successo della coppia dipende molto dalla nostra capacità di riconoscerle e di trovare una conseguente forma di adattamento. Aspettarsi che il nostro partner incarni l’immagine che gli abbiamo attribuito provoca grandi tensioni nella coppia. La fragilità e la fallibilità umana restringono la possibilità di trovare un partner “perfetto” o di esserlo noi stessi. Se riusciremo ad amare senza condizioni, ad accettare le debolezze del nostro partner e a concentrarci sulle sue qualità, più probabilità avremo di risolvere qualsiasi problema. Costruire e nutrire un rapporto che duri tutta la vita richiede molta consapevolezza di sé o molto impegno. La capacità di dare e quella di ricevere, l’impegno di pervenire a equi compromessi, permetteranno di evitare sensi di colpa e risentimenti che potrebbero rovinare o distruggere il rapporto. 


essun rapporto, nemmeno il più felice, è privo di conflitti. E’ possibile risolverli più facilmente se si svilupperà una buona capacità di comunicazione. Per poterlo fare si deve primo di tutto stabilire una solida base di comunicazione con il partner. E’ importante sentirsi liberi di esprimere le proprie preoccupazioni personali nel momento in cui sorgono, prima che si trasformino in problemi davvero importanti. Cercare di sviluppare un modo di pensare non pessimistico e, soprattutto, guardare realisticamente le situazione in maniera lucida prima che le discussioni comincino. Discutere le cose con calma. Cercare di usare empatia, capire il punto di vista del partner, in modo da facilitare la possibilità di un compromesso ragionevole. Non è soltanto ciò che si dice che influenza la capacità di comunicare: il tono di voce, l’espressione del viso (mutismi e silenzi esagerati e colpevolizzanti), i gesti e i movimenti costituiscono segnali non verbali e indizi che rivelano i veri sentimenti. Stare attenti con una certa sensibilità ai segnali di questo tipo trasmessi dal partner ed esprimersi con chiarezza, in modo da incoraggiare la comunicazione. Quando i problemi sembrano insormontabili, bisogna sempre ricordare che si ha sempre la possibilità di scelta tra azioni ed atteggiamenti che possono facilitare la gestione della situazione. 


ademecum per contenere i danni e la sofferenza. Smettere di ripensare continuamente al passato perché scatta il senso di colpa. Ancorarsi ad un tempo pieno di ricordi negativi (risentimento, rimorso, rimpianti) significa ritagliare un pezzo del passato, isolarlo dalla tenebrosa massa del passato, e farlo rivivere nell’attualità; il passato è passato non lo si può più modificare: è un tempo in cui si annida la disistima e l’infelicità. E’ importante usare parole univoche, chiare e precise nell’addio: se si è ambigui o possibilisti il partner potrebbe aggrapparsi ad elementi inesistenti o intravedere la possibilità di riappacificarsi e quindi non avere la consapevolezza che tutto è finito (è importante prendere atto che la coppia non esiste più). Anche rivedersi frequentemente può essere controproducente: si mescola il dolore e fa aumentare la dipendenza. Non isolarsi: è nel momento dell’abbandono che si ha soprattutto bisogno di un sostegno, di essere ascoltati (gli eroi solitari sono destinati ad incancrenirsi e vivere nella sofferenza). I figli del divorzio. I bambini, dopo il divorzio, possono regredire, diventare irritabili e dipendenti. Alcuni si sentono soli, depressi ed abbandonati, sviluppano malattie e incontrano difficoltà nei rapporti di amicizia. Altri invece, per far fronte a questo malessere, fanno esperienza di droga, alcol e sesso. Molto spesso, dopo la separazione, i genitori hanno notevole difficoltà ad accettare la relazione tra il figlio che amano e il coniuge che hanno smesso di amare. Quello che importa è non litigare in presenza del figlio, usare sempre la massima sincerità e, soprattutto, non usarlo come arma per la battaglia in corso. E’ necessario rassicurarli che entrambi i genitori, nonostante la rottura, continueranno ad amarli: il benessere dei figli dipende da quanto un padre e una madre sono disposti a lavorare insieme in maniera costruttiva.


e la coppia viene costruita in un ambiente paludoso, su fondamenta fragili, d’argilla, il rapporto diventa un “incastro” di debolezze, insicurezze e fragilità.

uando siamo presi dal vero amore è impossibile non accorgersene o ignorarlo: dal profondo si sprigiona una forza incredibile (quasi Hulkiana), energia pronta all’uso, vivacità intrattenibile, una frenesia ingestibile per incontrare, sentire, annusare e vedere l’altro ogni secondo, ogni attimo della giornata, una gran voglia di fare, di fare nuovamente, ancora fare e poi FARE, nessuno riesce a fermare questo fuoco … dal vero amore, quando si ama davvero, anche se non sempre è eterno, non ci si allontana mai, perché quel rapporto è davvero speciale … sono sempre gli ideali e le varie illusioni a condizionare, a ingabbiare e a spegnere il rapporto.


Gli  AMORI  estivi


ICORDA, le passioni travolgenti, le grandi sbandate arrivano per smantellare una relazione spenta, non DIMENTICARLO, per segnalare che la fiamma dell’eros non brucia più: una situazione che stimola a cercare i letti altrui.


’estate non è soltanto la stagione più calda dell’anno o il periodo di vacanza più desiderato dai lavoratori, ma anche un momento di intense e incontrollabili passioni (una stagione che favorisce la produzione ormonale). Tutto avviene in breve tempo, l’attrazione sessuale e la liberazione erotica scoppiano improvvisamente travolgendo le persone in pochi istanti. Per alcuni è il momento giusto per provare emozioni nuove: amori che fanno la loro comparsa all’improvviso e divampano come un enorme falò sulla spiaggia. Questa grande passione si può esprimere con la stessa rapidità ed intensità di un fulmine a ciel sereno, lasciando emergere quelle componenti emotive segregate, imprigionate, tenute a debita distanza e sotto controllo durante tutto l’anno. Quando la vita di coppia è caratterizzata da abitudinarietà, da azioni vuote e da stanchezza generale, in vacanza, lontani dai ritmi, dagli occhi indiscreti, e dalle regole della città, la sessualità spesso mostra il suo vero volto esplosivo, selvaggio, aggressivo, per certi versi sconvolgente … ovvero quella componente soggettiva che raramente si esprime nell’amore consolidato (spazio ad una sessualità libera ed immediata). L’abitudine è bene ricordare - in qualsiasi settore della vita - smorza gli entusiasmi, fa perdere la lucidità, la freschezza intellettuale, attenua la concentrazione e il coinvolgimento in ciò che si sta realizzando; in breve, spesso, fa sentire incompleti, frustrati e non del tutto appagati. 


a vacanza, volenti o nolenti, è un momento di rottura con i soliti schemi mentali, dell’abitudine, può togliere finalmente dal “pantano”, dal grigiore, dal banale e dalla routine quotidiana, e risvegliare vissuti antichi entusiasmanti, importanti sensazioni dimenticate o assopite: un vero tuffo nel nuovo e nella libertà assoluta (riscoprire il gioco e risvegliare le sensazioni corporee nascoste tra le pieghe di un corpo ormai atrofizzato dalle banalità). Tutte le proibizioni, come d’incanto, sembrano svanire completamente sotto l’influsso del solleone complice e traditore. Sembra di vivere in un’altra dimensione, la parola d’ordine è voglia di fare, di esprimersi, di allegria, totale abbandono e piena libertà … desiderio di vita, di vita e ancora di vita. Quando cadono i piccoli “divieti” e le reciproche proibizioni, immediatamente l’amore estivo ne approfitta per allargare i propri spazi, i propri confini, i propri territori naturali … andare oltre al quotidiano. Per molte persone la vacanza diventa realmente l’unica occasione per ascoltare la propria voce interiore, le proprie esigenze, lasciare esprimere e vivere completamente la propria istintualità e, soprattutto, dare spazio alle fantasie erotiche più nascoste. E’ un comportamento compulsivo caratterizzato dalla ricerca di un piacere ormai sopito all’interno di un rapporto di coppia ormai, spento, noioso, stanco e lacerato … privo ormai di vere passioni (i desideri ci sono ma rivolti a qualcosa d’altro di più frizzante ed eccitante!). Questo fenomeno ha un profondo coinvolgimento emotivo ed è nettamente in contrasto con l’abituale atteggiamento apatico e noioso che contraddistingue gli amori cittadini (ovviamente quelli “vecchi”). E’ proprio in questo breve e fuggevole momento (un vero e proprio “Carpe diem quam minimum credula postero”) vissuto lontano dal quotidiano ripetitivo e noioso, che si riscoprono non solo emozioni di un’intensità ineguagliabile ma anche momenti indimenticabili … frizzanti, eccitanti. 


atmosfera della vacanza coinvolge anche la ricerca di indumenti particolari: abbigliamento che in altre occasioni non si oserebbe mai e poi mai indossare. Sono abiti che hanno una valenza, per alcuni peccaminosa, “trasgressiva” o magari un po’ audaci ma che sono in sintonia con il clima vacanziero spensierato e “trasgressivo”. Finalmente si può vestire in maniera diversa, spontanea e libera, un modo per piacere un pochino agli altri ma soprattutto a se stessi. Anche il trucco del viso si modifica fino a sembrare più visibile, appariscente, un continuo e naturale pavoneggiarsi per richiamare l’attenzione e segnalare una certa disponibilità a nuove relazioni frizzanti e intense interpersonali. Il fascino della notte di mezza estate, poi, con la luna piena e il cielo stellato, facilita questo fenomeno passionale, libertino e trasgressivo. La notte buia, la luna piena, il cielo stellato, i profumi, il caldo, le atmosfere strane, magiche e fiabesche portano a vere “follie”. Tutte sensazioni che fanno sognare e neutralizzano quella parte “diurna” dominata da regole e, spesso, colma di desideri repressi … saranno loro i capri espiatori, i veri responsabili di quelle notti travolgenti e colme dolci trasgressioni. Poiché le vacanze bramate e tanto sospirate sono brevi, molte persone desiderano vivere le situazioni ed emozioni in maniera più veloce ed intensa possibile. Le vacanze, infatti, diventano un palcoscenico dove vengono realizzati i desideri più profondi, quelle parti che in realtà si vorrebbe far vivere, ma che per qualche ragione (morale, educazione, cultura, convenienza) non è possibile “recitare”. Ma come in tutte le belle favole anche in questo momento magico, in queste notti di mezza estate, l’incanto svanisce, il rientro si fa sentire: il pensiero del ritorno interrompe drasticamente questo clima fiabesco, questo mondo davvero fantastico. E come recita quella famosa locuzione, purtroppo, nel bene e nel male ‘Chi ha preso ha preso chi ha dato ha dato. L’aspetto fondamentale, comunque, in questa esperienza estiva è la consapevolezza che tutte le forme “trasgressive” sono delimitate e circoscritte a questo periodo festoso, di riposo: alle vacanze. Non esiste, pertanto, in questo fenomeno estivo la dimensione di continuità che spesso è fondamentale per gli incontri duraturi e cittadini. 


a sua fine precoce, già in partenza conosciuta, è figlia del fuoco dell’istante, dell’attrazione sessuale e della passione. Ogni incontro, infatti, con l’avvicinarsi della fine delle vacanze, è accompagnato da un senso di precarietà, ed è per questo che fino all’ultimo minuto, tra pianti e abbracci, si deve godere in fretta e il più intensamente possibile questi grandiosi momenti (che non torneranno più, forse altri, ma mai con queste caratteristiche estive): gli attimi sono davvero preziosi. Il tempo sembra non bastare mai e tutto si carica di un alone di tristezza perché si ha la sensazione di perdere qualcosa di veramente importante, di unico, che forse non tornerà più: quei momenti che accendevano di ardente passione. Si cerca in qualche modo di contenere la sofferenza della perdita, ed è in quel frangente che si scambiano confidenze, oggetti, numeri telefonici (ricordi da attingere nei momenti grigi). Il corteggiamento estivo, come abbiamo visto, è caratterizzato da ritmi e tempi diversi: non c’è tempo, se il fuoco brucia, la freccia con la punta d’oro deve scoccare all’istante. Questa esperienza, accompagnata sempre dalla spirito fantasmatico vacanziero, se priva di sensi di colpa, spesso è davvero diagnosi e terapia: toglie il ronzio mentale, rende malleabili, ammorbidisce la rigidità e annulla le diffidenze che normalmente accompagnano le relazioni interpersonali nel corso dell’anno.



cco perché, spesso, al rientro in città, oltre ad un pizzico di nostalgia, si porta anche un po’ di “apertura”, di flessibilità, di eccitazione e di vivacità nei rapporti interpersonali (partner compreso). Il fatto curioso in tutta questa vicenda è che l’amore del focolare (calore, sicurezza, continuità) e quello passionale (trasgressione, liberazione dell’istinto) possono tranquillamente coesistere. Ma cosa più importante è che tutte queste esperienze fatte lontano dalla città e da occhi indiscreti possono mettere in discussione, stimolare o far rinascere, se non è stato fatto a tempo debito, un rapporto ormai congelato dall’abitudine, dalla routine e dal vecchio. Per molti, può essere veramente un’opportunità, uno scossone e uno stimolo alla riscoperta e alla continuità del rapporto … la salvezza di un rapporto ormai logoro e sfilacciato. Cosa fare. Poiché la coppia - se formata da individui spontanei ed autonomi - è fonte di felicità, il lavoro terapeutico principale sarà quello di ripristinare questo stato di soddisfazione, favorire un dialogo più vantaggioso, migliorare la comunicazione, affrontare e risolvere meglio i conflitti.

amore ben vissuto - con quella passione che mette le ali - produce creatività, una grande energia che trasforma attimo dopo attimo la vita, una forza che vivifica e mantiene in salute: un grandioso e potente farmaco naturale che con la sua cascata ormonale rende incredibilmente più giovani, ringiovanisce dentro e fuori … senza timore di smentita, con i suoi processi biochimici, CURA ogni malessere sia fisico, sia emotivo: tiene lontano tutti i mali esistenziali (stimola le difese immunitarie e rinforza il processo di AUTO – GUARIGIONE), fa evolvere, potenzia e riattiva il cervello con la sua reazione ormonale, rende davvero felici e creativi… sprigiona in ogni momento una grande leggerezza, gioia e voglia di vivere … ha davvero un grande potere curativo che fa scomparire (scordare) cefalea e dolori in generale, tonifica e lucida la pelle, risana il cuore, ripara le cellule nervose e rinforza il sistema immunitario, risveglia i sensi … BLOCCA i tuoi pensieri, giudizi, calcoli, aspettative e ideali perché lo ingabbiano … BASTA vituperio, maltrattare l’eros o nascondersi dietro i finti amori perché lo soffochiamo!

PARI  sì,  ma  DIFFERENTI  ...


abbie e catene non aiutano a conservare l’amore … l’erotismo è una scarica benefica che coinvolge tutto il corpo: con i suoi mediatori chimici previene le malattie … un felice rapporto con la sessualità non solo allunga la vita ma è sempre garanzia di benessere perché aumenta le difese immunitarie … è importante sorprendersi, riconquistarsi: fare almeno una volta una cosa che sia solo nostra!... riconoscere un certo feeling (attrazione sessuale) è un fatto di istinto e non di testa: ascoltare le proprie emozioni significa “accendere il cuore” … la rabbia non espressa (distruttiva) e la noia sono le cause principali del malessere di coppia.


unione di due esseri è una delle situazioni più complicate che la natura umana abbia mai escogitato … non sappiamo però, a tutt’oggi, quanto malignamente. Ci sono coppie in cui i singoli individui hanno spazi propri, crescono autonomamente, portano vivacità, slancio, creatività e interessi individuali all’interno del legame rendendolo frizzante, gioioso e pieno di fantasia (osmosi). Tale struttura, essendo costituita da soggetti autonomi, sorretta dallo scambio reciproco, diventa più solida, vera e profonda. Un simile rapporto, quindi, all’insegna del dialogo e travolto dalla passione, altro non può che alimentare autostima, benessere e felicità. Essendo una coppia libera, creativa e aperta nessuno mai cercherà di sopraffare l’altro per omologarlo a sentimenti e comportamenti predefiniti. Altri legami, invece, atrofizzati, aridi e spenti, tenuti in piedi da dinamiche “perverse”, annullano completamente l’unicità dei suoi componenti (simbiosi): si è convinti di non poter esistere senza l’altro. Individui che - oltre a mancare di una solida identità - si rivelano incapaci di gestire scelte libere e autonome. Vuol dire impoverire o annullare completamente se stessi, perdere lentamente la propria identità, sacrificare buona parte delle risorse individuali a favore dell’altro … una storia che non fa vibrare il cuore. Si può dire, paradossalmente, che la stabilità del rapporto viene realizzata a patto che entrambi i membri svalutino le proprie capacità, in modo tale che ciascuno non possa fare a meno dell’altro; una relazione logora, scadente, banale, scontata, piena di “scarti” reciproci, tenuta insieme dall’attaccamento e dall’abitudine. In questa atmosfera, domina la sensazione di incompletezza e di essere in balia degli eventi, si gira a vuoto e si convinti di non avere i pezzi giusti: si diventa “interi”, “funzionanti” e “completi” solo attraverso l’unione con l’altro. 


n realtà si crede di ritrovare nel partner le figure di riferimento della propria infanzia, così come sono state vissute quando si era piccoli e indifesi. Riproponendo tale film - tentativo maldestro di anestetizzare un passato pieno di mortificazioni e di delusioni - si chiede all’altro di correggere gli errori e di “risolvere” il malessere che quelle persone, magari in buona fede, hanno inflitto. Se la simbiosi è spinta agli estremi non crea solo forme di dipendenza patologica ma rende il rapporto una polveriera, basta un non nulla per scatenare timori, gelosie e forti sospetti. Una tensione penosa che prima o poi sfocerà in eclatanti e raccapriccianti fatti di cronaca nera. Ai voglia di dire dopo il “fatto”, attraverso interviste estemporanee ad amici e parenti, che era buono, disponibile, riservato, rispettoso … dentro però il vulcano era attivo, pieno di magma infuocato, cenere e lapilli (rabbia, rancori), se non già in eruzione! Tutte queste privazioni e mortificazioni - accompagnate sempre dalla sensazione di non essere degni d’amore - scatena nell’individuo un bisogno continuo e drammatico di conferme che, ovviamente, il malcapitato cercherà incessantemente nell’altro … all’infinito, perché nessun essere umano è in grado di colmare quel vuoto. Un fenomeno che accade spesso tra un marito invasivo e una moglie succube (più rara la formula tra moglie e marito); in questo modo è uno solo ad assumersi ogni responsabilità. Sembra una relazione apparentemente inossidabile che, però, alterna in chi è gregario un continuo malessere latente, dato dal disertare costantemente se stesso … tanto ci pensa l’altro! Senza l’altro ci si sente persi; ma con l’altro pare di non esistere … è proprio quando non si ha più “bisogno” dell’altro che comincia la vera relazione. L’imposizione prima o poi, lo sappiamo, paga dazio, avvelena il rapporto e lo riduce in una rissa psicologica. La relazione simbiotica, infatti, riscontrabile anche nel quadro clinico depressivo, blocca la crescita individuale, soffoca l’entusiasmo e ostacola completamente l’evoluzione della coppia. Un simile rapporto stagnante, sorretto da questi atteggiamenti che non potranno mai rasserenare nessun orizzonte psichico, immerge i membri della coppia in una bolla di disagio strisciante togliendo ad essi spontaneità, vitalità ed energia … rende inutili, stanchi e svuotati.



icorda, cambiare gli altri è sempre un’operazione ostinata ed inutile! A volte il timore della solitudine è talmente forte che spinge a percepire un rapporto soddisfacente anche quando in realtà non ha più nulla da dare.

e relazioni sbagliate e pesanti mettono a tappeto, rendono più fragili, promuovono conflitti, litigi e incomprensioni, aumentano a dismisura dubbi e insicurezze.


INFEDELTA' …


ssere ripetitivi e abitudinari finisce per limitare eros, creatività e potenzialità: la relazione va vissuta con pienezza istante dopo istante… l’eros non va assolutamente d’accordo con i calcoli e le strategie varie… non ingessare e contaminare l’amore con il proprio ideale di amore perché gli AMORI senza paure, sorprese, imprevisti, rabbie, desideri e passioni diventano prevedibili e scontati e, quindi, hanno vita corta, FINISCONO! … bisogna stare alla larga da chi ha intenzione di danneggiare!!!

he sia vera o immaginata, l’infedeltà è un demone che farà la sua apparizione e allora sì che saranno giorni bui e dolorosi. Queste parole, spesso, un po’ per paranoia, un po’ per scaramanzia e un po’ per scherzo, era l’augurio ai novelli sposi da parte di amici buontemponi. In pratica, si intendeva affermare che, volenti o nolenti, per quanto bene e passione ci fosse nella coppia, il “mostro” prima o poi avrebbe fatto la sua comparsa. E’ un tema che con l’avvicinarsi delle vacanze - fatte di notti trasgressive e galeotte - può terrorizzare non poche coppie. Anche se la religione condanna il tradimento (non desiderare la donna d’altri … non commettere adulterio) e la morale, per non farsi mancare niente, lo mette all’indice, tale atto in amore è sempre di grande attualità e sempre più di moda. Il codice morale, quindi, pare non abbia nessuna presa sul tradimento. La scappatella non conosce limiti, avviene in ogni fascia sociale e culturale.


ille sono i desideri nascosti dietro questa figura “trasgressiva” e fantasiosa dell’amante. Non solo voglia di libertà e di nuovo, ma anche ritrovare le profonde passioni ormai dimenticate, le attenzioni perdute, verificare la propria virilità e l’indiscutibile avvenenza. Dalla notte dei tempi, in amore, si è infedeli e si continua ad essere infedeli. Pare che questa attività, secondo alcune ricerche accreditate, non risparmi nessuno. Sembra, infatti, sempre secondo questo sondaggio, che un’alta percentuale di persone, chi più chi meno, nel corso della loro vita, almeno una volta abbia inciampato in qualche scappatella. In passato il tradimento era forse più nascosto e peccaminoso, recentemente, invece, secondo la teoria della coppia aperta, viene interpretato come un segno di inequivocabile emancipazione personale. Un tempo per l’uomo tradire era indice di salute e, quindi, poteva vantarsene tranquillamente. Più trofei portava a casa più aumentava la sua virilità. Alla moglie, che scopriva l’inghippo, era solo concesso di perdonare e rimettere insieme la coppia. In un clima di questo tipo la donna che tradiva doveva essere solo cacciata. Solitamente era il maschio che veniva scoperto in flagranza mentre la donna, spesso, riusciva ad occultare in maniera veramente sapiente l’infedeltà. Dirlo o non dirlo, sembra il titolo di una tragedia scespiriana. Il problema non è tanto confessarlo o meno, ma quello che potrebbe scatenare: accende sospetti, suscita gelosia, aggressioni brutali, l’orgoglio va in frantumi (se la coppia non ha più niente da condividere o spartire può anche andar bene).


ifficilmente c’è un responsabile, l’infedeltà non è mai imputabile ad un solo partner, c’è qualcosa che non và nella coppia e il tradimento ha la funzione di preparare le basi per una revisione del rapporto … ricreare e dare una spinta, se questo è possibile, ad un nuovo e sereno ménage (quanti rapporti funzionano meglio dopo il tradimento!). Se non esistono più stimoli soddisfacenti comincerà ad emergere un certo malessere aprendo, in tal modo, una profonda crisi devastante. Se si verifica la “scappatella” vuol dire che quel rapporto è privo di passione e non fa più perdere la testa. Quando in una coppia ci sono troppi tabù, la vita diventa una vera prigione: è inevitabile, quindi, che si desideri evadere! Non lo si può negare, essere traditi è davvero doloroso e destabilizza l’intera persona, ma è anche vero che spesso si rivela fondamentale nel processo di crescita e nell’evoluzione della coppia. I sensi di colpa, l’angoscia della perdita e dell’abbandono poi rendono la vita familiare un vero inferno. L’infedeltà pare che abbia, in qualche modo, una funzione terapeutica, fa bene alla salute: i malesseri generali scompaiono (mal di testa, mal di pancia, mal di schiena, quei tratti depressivi fastidiosi che da un po’ di tempo erano presenti), il cattivo umore lascia il posto all’entusiasmo e alla felicita, mentre l’ansia, di colpo, svanisce lasciando spazio alla voglia di fare. Uscire da quelle regole fastidiose ha, infatti, un valore terapeutico indiscutibile se le abitudini di coppia stanno spegnendo lentamente l’entusiasmo della vita. 


l bisogno di tradire comunque è un tentativo di ritrovare le attenzioni che si sono affievolite nel tempo, per sentirsi compresi, per riaccendere la fantasia, per risvegliare l’eros che l’abitudine ha assopito e appiattito: permette di evadere dalla “routine affettiva” in cui, spesso, un rapporto di lunga durata ingabbia entrambi i partner. Il bisogno di sentirsi femminili e affascinanti, di essere ricercati, questa è la vera molla che fa scattare l’infedeltà. Tutto ciò, dopo vari anni di convivenza, di solito le reciproche attenzioni diminuiscono, l’erotismo si anestetizza parzialmente e soprattutto la donna può percepire di non essere poi così tanto desiderata. La donna ferita nella sua vanità è spinta a provare a se stessa di avere ancora sex appeal, si apre quindi ad altri sguardi e lusinghe fino a che scatta e si concretizza la relazione extraconiugale. In questo modo, oltre ad evadere dal focolare domestico sempre uguale, può trovare la conferma di non aver perso fascino, passione e seduttività. Per l’uomo, invece, la molla che fa scatenare l’infedeltà, è spesso il desiderio di vedere riconfermata la sua potenza giovanile e la propria virilità, in modo tale che nessuna donna possa resistergli. Dovendo concludere questo articolo è importante precisare che nessuno ha il diritto di suggerire di tradire o di non tradire, quanto piuttosto di impegnarsi alla ricerca dei motivi che hanno spento e ingabbiato la grande passione amorosa. Inoltre, anche una forma di gelosia (ossessiva e morbosa) può spingere uno dei partner ad “inciampare” in qualche scappatella. Una unione, infatti, basata sulla persecuzione, sul sospetto e sul controllo del partner, altro non porta che al tradimento … o avvelena irrimediabilmente, man mano che passa il tempo, il rapporto di coppia.


opo un tradimento si ritorna insieme solo se la nuova esperienza è stata utile per entrambi, fa battere il cuore come la prima volta, stimola altre visioni, sollecita interessi diversi, mette brio al rapporto. Basta rancori, illusioni, meschinità, aspettative, vittimismo, rivalse … recuperare un legame ormai logoro e in mille pezzi significa mettere insieme, incollare un “amore” banale, insulso, fragile e inaffidabile… quando si va a “brucare” nei pascoli adiacenti ai propri territori vuol dire che qualcosa da tempo nella coppia si è spento o si è raffreddato, si è smarrito il senso dell’avventura, si è perso il gusto della conquista … allora, proprio per non "ammalarsi", si cerca altrove ciò che manca.

ontrariamente a convinzioni piuttosto diffuse, la fedeltà non è un atto d’amore eterno, tantomeno una garanzia di controllo o di possesso su l’altro … non deve essere un dovere, è solo un gesto spontaneo che segnala ancora fuoco sotto la cenere e, quindi, metterebbe sullo sfondo il desiderio di cercare altri orizzonti o altri pascoli, in realtà, non sarebbero per niente interessanti, diversamente, se fosse un sacrificio, diventerebbe una prigione che fa solo danni alla coppia e, soprattutto, a se stessi.

pesso il tradimento viene “suggerito” dal “nuovo” perché il “vecchio” non attrae più, non coinvolge, non stimola, non interessa, non stupisce più: passione ormai spenta, una relazione stanca che toglie vitalità, un rapporto infelice in cui l’abitudine e noia ci sono - forse in abbondanza - ma si è scarsi di tutto il resto, leggerezza, entusiasmo, sguardi, lusinghe, seduzione, slancio, fantasia ed erotismo compreso … l’infedeltà è un’esperienza complessa, a volte fa sentire meno soli, altre volte permette di prendersi i propri spazi che si sono persi nella relazione ma, soprattutto, trasforma, fa sentire VIVI, permette di uscire dalla routine affettiva, dalla disattenzione, dalla noncuranza e dall’indolenza del partner: scardinare false certezza e cattive abitudine, mette in primo piano i propri bisogni emozionali insoddisfatti.


on dobbiamo dimenticare che ogni “avventura”, al di là della sua più o meno brevità o astuta “programmazione”, è sempre un segnale evidente di sofferenza, di insicurezza e di vuoto nella coppia, un’infelicità spinta da un modo di vivere il rapporto troppo scontato, idealizzato, stagnante, distratto, annoiato, monotono, ripetitivo, costrittivo o limitativo: una relazione in cui non si sta più a proprio agio perché carente di attenzioni fisiche e affettive … la “scappatella” solitaria o ripetuta, allora, non solo può smantellare quella facciata sociale imposta e fuori luogo (che serve solo a tenere in pugno, controllare e gestire l’anima … la società), sconvolgere quel solito modo di amare, liberare tutta l’energia soffocata, rivedere un rapporto logoro ed invecchiato, diventare una strategia inconscia per liberarsi da schemi sentimentali rigidi, tradizionali e sempre uguali, ma anche un modo per essere più desiderabili, stimolare il piacere della conquista, sperimentare nuove sensazioni e stati di innamoramento travolgenti che risvegliano desideri insoliti, sprona a guardarsi intorno, risolleva dalla rassegnazione, sviluppa infiniti interessi, riaccende passioni intense e profonde: riconferma la propria individualità, ravviva i rapporti, lascia forti, seduttivi e sereni.  


a “esplodere”, saltare, correre, urlare e cantare a squarciagola: trasforma, rende entusiasti, spensierati, ottimisti e rinnovati, si trascorrono, oltre a lasciare, momenti davvero FELICI: scioglie improvvisamente quei legami che impediscono di vivere, rapporti strani in cui da tempo si è ingabbiati … RICORDA, la vita non chiede mai che le si volti le spalle … SAPPIATELO, solo con una buona autostima, una adeguata realizzazione di se stessi e una giusta dose di serenità è possibile decidere se “giocare” al vero amore o restare in “panchina”.

Corna   o  non corna



a lo sapete perché si usa questa espressione, ovvero quello/a ha le corna, riferendosi ad un tradimento?

i racconta che Pasifae, moglie del re Minosse, una notte si oppose ai suoi desideri amorosi. Con questo rifiuto ella non solo offese il re ma anche Afrodite che per punizione la condannò a diventare ninfomane. Minosse, allora, preso dalla vergogna per questo sua comportamento "eccessivamente libertino" la costrinse a vivere in un luogo lontano dal palazzo e abitato solo da donne. Pasifae, però, non si perse d’animo, per soddisfare questo insistente ed intenso desiderio erotico, si mise all’interno di un manufatto di legno a forma di mucca e si fece legare nella “giusta posizione” affinché il toro potesse fare il “resto” … fu proprio da questo rapporto che nacque il famoso Minotauro. Questa notizia scandalosa volò velocemente alle orecchie dei sudditi che non persero tempo a ricordare a Sua Maestà questo insolito tradimento con un gesto delle mani: le corna.


COPPIA …  ecco come riaccendere il desiderio


l desiderio sessuale non ha età, è un’energia vitale e multiforme che accompagna l’essere umano per tutta la sua esistenza. Il ruolo principale dell’eros non è solo quello di sentirsi belli, attraenti e interessanti per gli altri, ma anche quello di sviluppare una adeguata sicurezza e autostima: una perfetta fusione tra felicità e salute. Da sempre, però, le lamentele sono onnipresenti, compaiono sulla scena in maniera spesso silente, e rivestono diverse forme. L’erotismo e l’amore fisico col tempo possono perdere “vigore”, una certa intensità e interesse: una sessualità che si impoverisce gradatamente senza trombe e tamburi. I giochi erotici, man mano che passa il tempo, se persistono, diventano stereotipati e privi di emozioni. Con quella macchina sessuale tutto sarebbe possibile, ma il poco entusiasmo, la quasi inesistente eccitazione, la prevedibilità, la profonda svogliatezza e la scarsa voglia conducono i partner, il più delle volte, a cancellare la sessualità dal quotidiano. In questo modo l’eros rischia di perdersi e spegnersi completamente. Per riprendersi la gioia della felicità e godere dei suoi benefici - ovviamente senza insegnare niente a nessuno perché la vita sessuale si basa sempre su esperienze individuali che sfuggono completamente alla razionalità - occorre risvegliare la propria “natura”, ovvero quel mondo erotico soggettivo che abita dentro ogni persona (fantasia, magia erotica, immagini, suggestioni, mistero, desiderio, passione). Se sotto la cenere cova ancora il fuoco passionale, per risvegliare l’eros assopito e ribaltare alcuni comportamenti soffocanti, non sono necessari grandi interventi ma piccoli e semplici aggiustamenti quotidiani. 



n’attività sessuale povera o insoddisfacente non favorisce solo una vita infelice ma è un sintomo importante di malessere generale. Se la sessualità è stanca e demotivata, vuol dire semplicemente che l’energia vitale è agli sgoccioli, al capolinea, in riserva, l’eros non fa più “perdere la testa” e non si è più in sintonia con il corpo (attraverso il corpo si sperimenta il piacere ma la mente può ostacolarlo). Uno dei fattori che spegne lentamente la fiamma del desiderio è l’eccesso di familiarità. A forza di condividere ogni cosa, di non avere nemmeno un proprio spazio, un piccolo segreto, porta dritti, dritti a un rapporto simile a quello tra fratelli e sorelle: finisce per diventare in qualche modo troppo ripetitivo, sempre uguale, alquanto “familiare”. Il segreto dell’attrazione e dell’erotismo è invece quello di vedere l’altro con occhi diversi: creare un’atmosfera carica di eccitazione, piena di fantasia e passione. Anche l’assenza di conflitti e di litigi, spesso, non è indice di unione felice. Tale fenomeno, contrariamente a quello che si pensa, segnala la mancanza di intimità e, soprattutto, di coinvolgimento. I rancori e i malumori, sempre presenti in qualsiasi ménage, se esteriorizzati in tempo reale, permettono di chiarire i rapporti di coppia, di comprendere posizioni diverse e di conseguenza, le ripicche ESPRESSE e chiarite… difficilmente tengono a distanza il partner sotto le lenzuola. 


on è raro, infatti, che dopo un’animata discussione scatti una bramosia, una profonda eccitazione sessuale, libera, spontanea ed intensa. Un altro atteggiamento sbagliato, che potrebbe portare dritti a spegnere l’eros senza accorgersene, è proprio quello di ripetere e inseguire i rituali fissi; gesti che accompagnano sempre svogliatezza e stanchezza, tolgono all’atto tutte le magie erotiche: lo stesso giorno, la stessa atmosfera, lo stesso abbigliamento, lo stesso ambiente e luogo. Tutto ciò può essere rassicurante per chi non vede di buon occhio la sessualità, ma l’abitudine rende il sesso piatto, riscaldato, privo di ingredienti erotici, privo di mistero, di fantasia e di spontaneità; in breve, sacrifica il vero piacere per un immagine troppo controllata e ripetitiva. Non essere mai se stessi, seguire dei ruoli ideali, cavalcare eccessivamente l’onda della moda porta inevitabilmente a snaturare la carica erotica. Assecondare continuamente il partner ed elargire eccessivamente una finta generosità fa covare un profondo sentimento di ostilità. Ogni cosa deve essere condivisa perché in amore i troppi “sacrifici” portano a frustrazioni e insoddisfazione (cova silenziosamente l’aggressività) … a insanabili conflitti. Proprio perché la perfetta sintonia è irraggiungibile tra i due partner, l’atto della mediazione risulta fondamentale per la serenità della coppia. Tale intesa, tuttavia, non deve creare squilibri che soffocano spontaneità e desideri: se non si condividono certe fantasie bisogna imparare a dire di no. Spesso è radicata la convinzione, soprattutto nel maschio, che la sessualità coincida e si esaurisca con la penetrazione. Niente di più sbagliato, l’eccitazione è molto più complessa. 


eros è un qualcosa di fenomenale, coinvolge tutti i sensi, i “contorni”, scatta per sottili stimoli sublimali e amplifica tutte le sensazione: carezze, attesa, immaginazione, fantasia, complicità e giochi di sguardi preparano il terreno al massimo piacere. Un altro ostacolo è la pudicizia e la vergogna nei confronti del partner (timori di avere difetti fisici, chiusura verso toccamenti e atti). In questo caso è indispensabile ristabilire una buona confidenza col proprio corpo perché questi sentimenti oltre a costringere il soggetto a privarsi di alcune naturali e benefiche pratiche erotiche, segnalano una forma di inibizione invalidante che nasce da un profondo giudizio morale. Giunti al termine, si può affermare, senza timore di smentita, che il sesso arricchisce e fa star bene, in perfetta salute. Questo è fondamentale per sentirsi realizzati, non solo nella coppia ma anche come individuo. Godere appieno la vita significa poter vivere l’orgasmo. Chi vive l’amore, sesso compreso, è più sereno (non ha mal di testa, come diceva la cultura medica di un tempo!), sa gioire dei propri successi e, perché no, anche di quelli altrui, vede le cose sotto un aspetto creativo ed evolutivo. Il sesso è sempre un mezzo di incontro. Non si tratta semplicemente di accarezzarlo, toccare l’altro o di guardarlo, sentire l’odore e il caldo della sua pelle, scoprirne le forme nascoste e il suo mistero. Si può toccare l’altro per farne una preda, catturarlo alle proprie voglie, si può frugare con mano fugace il corpo “bagnato” o sedurlo con ingegnosi indugi; si può spiarlo nella sua intimità, sorprenderlo, catturarlo. Ma i gesti dell’eros, nonostante una somiglianza apparente, hanno sempre una diversa eloquenza: al di là dell’aspetto fisico, come pura espressione carnale, sguardo, fantasia e carezza evocano una personalità che senza il corpo rimarrebbe spenta, inespressa. In questo incontro libero da pregiudizi e vincoli morali, il mondo di ciascuno diventa trasparente, si scioglie ogni ostacolo o barriera. In questo modo il piacere non è la semplice soddisfazione sessuale o, magari, chiusura egoistica su se stessi ma, piuttosto, espansione della personalità di ciascun protagonista. Quando la coppia soffre è utile chiedere aiuto a persone qualificate e abilitate per questo tipo di supporto … non siamo nati per soffrire!

NB. E’ possibile richiedere direttamente all’autore dell’articolo, attraverso i recapiti sottoindicati, il test di compatibilità della coppia (rapporto soddisfacente, accettazione da parte del partner, se il rapporto mette ansia).


uando l’amore non è governato da una forte attrazione, gioia, divertimento, sorriso, desiderio e curiosità il rapporto è sotto il controllo dell’insofferenza silenziosa, dominato da piccoli dispettucci meschini e offuscato da continui rimpianti … l’amore deve scuotere ma, soprattutto, infiammare … quando l’amore non è governato da una forte attrazione, gioia, divertimento, sorriso, desiderio e curiosità il rapporto è sotto il controllo dell’insofferenza silenziosa, dominato da piccoli dispettucci meschini e offuscato da continui rimpianti … l’amore deve scuotere ma, soprattutto, infiammare.

Disturbi   femminili

a parola “mestruazione” ha un’origine indoeuropea: menes che significa indifferentemente ”luna” e “mese”. La mestruazione è quel fenomeno fisiologico naturale che si ripete ogni mese, cioè ad ogni cambiamento lunare. Vi è una stretta analogia tra il tempo cosmico, il suo alternarsi ciclico, e il tempo fisiologico della donna. Il ciclo lunare ed il ciclo femminile infatti corrispondono: in analogia alle diverse fasi lunari, anche nell’utero, nei 28 giorni, l’ovulo matura, raggiunge la sua pienezza e, se non fecondato dalla cellula seminale, decresce per poi essere espulso. In assenza di fecondazione, pertanto, la mucosa uterina si distacca e si autoelimina: questo fenomeno è detto appunto mestruazione. Relativamente al mestruo, sembra strano ma ancora oggi subiamo le conseguenze di una cultura impregnata di pregiudizi ed ostile nei confronti di questa funzione fisiologica. Le donne mestruate, nella storia, hanno sempre subito, perché considerato un “potere contaminante”, grandi emarginazioni e proibizioni: non potevano cucinare la carne, toccare armi, preparare il sapone o la maionese. Non a caso nella lingua inglese il flusso mestruale è chiamato “The curse”, maledizione e calamità. Anche nell’antico Egitto l’isolamento era obbligatorio durante l’intero periodo mestruale. Plinio il Vecchio - scrittore romano 23 – 89 d.C. - nei suoi testi scriveva: “La donna afflitta dalle mestruazioni rovina il raccolto, rende spoglio il giardino, guasta le sementi, fa cadere i frutti, uccide le api, il vino si trasforma in aceto al suo tocco, il latte diventa acido e cagliato”. Egli riconosceva inoltre al sangue mestruale un potere terapeutico: esso veniva usato come rimedio contro la gotta, l’epilessia, le emorragie, le cefalee e la rabbia. Queste convinzioni, per quanto bizzarre possano apparire, sono persistite fino a tempi relativamente recenti e non solo in ambienti incolti e rozzi. 


ochi sono comunque i fenomeni fisiologici del corpo che come il ciclo mestruale hanno suscitato in tutte le culture, anche le più diverse, pregiudizi, sospetti, timori, pudore e paura. Ecco perché dietro al ciclo mestruale esistono differenti modalità di lettura psicosomatica: l’aspetto tabù e quello istintuale, per non dimenticare il lato sessuale e sociale. Nonostante sia un processo del tutto fisiologico, le mestruazioni sono vissute da molte donne con un malessere e un disagio tali da influenzare pesantemente il loro stile di vita. Con il ciclo la vita delle donne, in qualche modo, cambia: il corpo si trasforma, l’umore si fa ciclico, incomincia una sessualità adulta, si affaccia la possibilità di diventare madre. E’ comprensibile, pertanto, che i disturbi del ciclo esprimano (in assenza ovviamente di una patologia organica), molto spesso, un difficile rapporto con la propria femminilità. Questo ovviamente non vuol dire che la persona in questione non sia femminile, ma semplicemente che trova il ruolo della donna poco invidiabile. Ognuno dei disturbi dunque si spiega con le caratteristiche di chi ne soffre. Un flusso scarso (ipomenorrea), un flusso troppo abbondante (ipermenorrea), un flusso ritardato (oligemenorrea), un flusso anticipato (polimenorrea), un flusso assente (amenorrea): possono raccontarci di un femminile esuberante, di una paura di crescere, o della convinzione che tutto ormai sia concluso. La difficoltà con cui si vive il mestruo, dà quindi una rappresentazione fedele dei disagi connessi al modo di vivere la propria femminilità: svela i suoi tormenti. Andiamo allora ad esaminare gli aspetti simbolici che i disturbi mestruali più ricorrenti esprimono. Amenorrea. Termine che indica l’assenza o la scomparsa del ciclo mestruale. Si parla di amenorrea primaria se il ciclo non è mai comparso entro i 16 anni di età, di amenorrea secondaria se i cicli, in passato normali sono scomparsi da almeno 6 mesi. L’amenorrea è una delle espressioni più evidenti di come un modo di pensare, uno stato d’animo negativo o un evento traumatico, possano diventare sintomo corporeo (amenorrea psicogena). La donna in amenorrea sta sperimentando un periodo conflittuale – con se stessa o con chi le sta vicino – che ruota intorno al tema dell’espressione della femminilità. Tale situazione conflittuale è molto intensa: per qualche ragione sentirsi pienamente donna è un problema, che tuttavia rimane, il più delle volte, inconsapevole e, soprattutto, non affrontato. Si verifica comunque in seguito a condizioni di stress, gravi lutti familiari, separazioni e divorzi, attività fisica intensa come nelle atlete, ragazze che soffrono di disturbi alimentari (anoressia, bulimia), che rinunciano alla propria dimensione femminile e che sono cresciute in un ambiente familiare che non ha mai accettato il loro sviluppo sessuale, il loro diventare adulte. Rimanere “piccole” consente anche di evitare il dolore connesso alle “responsabilità” che richiede l’essere adulta: il mestruo fa “diventare donna”, il modo più sicuro per restare bambine è quello di evitarlo. E’ piuttosto evidente come mai chi soffre di anoressia non abbia le mestruazioni o le abbia molto ritardate. Esse hanno timore della propria femminilità, paura della sessualità e della maternità. E’ ampiamente documentato che in situazioni di grande paura ed insicurezza, nelle catastrofi e in prigione (è nota l’alta percentuale di amenorrea nei campi di concentramento) si arriva con particolare frequenza alla sospensione delle mestruazioni. Dismenorrea. Il termine indica la presenza di un ciclo mestruale molto doloroso.


dolori sono intensi e ricordano le coliche addominali; si possono associare a nausee, cefalee, vomito, scariche diarroiche, esagerata irritabilità durante e dopo le mestruazioni. Questo fenomeno si riscontra frequentemente in donne che faticano ad immaginare il loro futuro. Hanno, inoltre, notevole difficoltà a creare un proprio spazio affettivo, molto spesso la loro vita amorosa è instabile e continua ad oscillare tra alti e bassi. Poiché esiste in queste persone una certa difficoltà a fermarsi, a vivere un momento di rallentamento e di passività, perché vissuti come pericolosi o limitanti, le mestruazioni dolorose indicano la necessità di rallentare la propria attività familiare o professionale. Sono donne che, se potessero, farebbero a meno del ciclo mestruale, vissuto – se anche non fosse doloroso – come ostacolo ad una vita che dovrebbe restare sempre uguale giorno dopo giorno, una vita che banalizza questo fenomeno vedendolo come perdita di tempo. Chi vive dolorosamente il ciclo mestruale, vive dolorosamente anche la propria femminilità. I disturbi mestruali, molto spesso, fanno intuire problemi sessuali perché tale malessere impedisce anche di donarsi completamente e spontaneamente a tale attività. Menopausa (l’età d’oro). Arresto definitivo del flusso mestruale. La menopausa è considerata, a torto, il momento del decadimento della donna. In realtà la “separazione” dell’energia sessuale da quella procreativa conduce ad una seconda giovinezza. Che la menopausa coincida con lo spegnersi della sessualità femminile è un concetto superato da tempo. La fine della fertilità non spegne il desiderio, anzi può spingere la donna a vivere l’erotismo in maniera più profonda e più libera. Le vampate di calore sul viso, secondo il linguaggio psicosomatico, testimoniano che la libido, in qualche modo, cerca di esprimersi. Molto spesso la perdita della capacità riproduttiva può essere sentita in modi diversi: da molte donne è vista come un lutto, come una perdita importante di sé, e ciò riguarda in particolar modo coloro che hanno fatto dell’essere “madre che fa figli” l’aspetto fondamentale della propria identità; da altre può invece essere vissuta come un sollievo. La sintomatologia è in parte sicuramente fisiologica, tuttavia, quando si presenta in modo spiccato e continuativo, indica una difficoltà nell’accettare il “cambiamento”: il timore profondo di una “perdita” senza riuscire a rimpiazzare il “nuovo”. Spesso i disturbi della menopausa altro non sono che la resistenza al nuovo “volto” della femminilità. Infatti, le vampate di calore al volto, sudorazione, tachicardia, irrequietezza, labilità emotiva, sono tutti sintomi che visti con l’occhio della psicosomatica ci rivelano che si è di fronte ad un mutamento rapido dello stato di coscienza del femminile. Raramente una donna si mostra soddisfatta di questa sua condizione, e quasi sempre la sensazione di essere giunta ad una tappa conclusiva del cammino, una specie di punto senza ritorno, si ripercuote nel suo equilibrio psicosomatico. Se tale fenomeno in sé non è una malattia, la “menopausa mentale”, che da questo momento informerà di sé tutto l’organismo, mostra invece di esserlo. Ansia e depressione sono spesso compresenti e indicano uno stato di disagio e di disorientamento dovute alle profonde modificazioni biochimiche. Nello specifico, l’ansia manifesta uno stato di naturale all’erta nei confronti della fase di passaggio, mentre una prevalenza di tratti depressivi indica che la menopausa viene vissuta come perdita, come chiusura e rinuncia.


APEVATE che ... la vitamina A può essere utile nei casi di mestruazioni abbondanti e per sensibilità al seno in tale periodo... manganese e Calcio (oligoelemento) nella sindrome mestruale... Omega 3 (EPO) sindrome premestruale.

Problemi S.p.M (sindrome premestruale), un succo di: mela, sedano e finocchio può aiutare.


menorrea … (interruzione del ciclo mestruale) un break della femminilità, una rimozione di parti femminili essenziali sia come donna sia come femmina: insicurezza e fragilità … un ambiente sociale che non (favorisce) accettato lo sviluppo sessuale e di essere donna (adulta)… anoressiche e bulimiche le più colpite. Un aiuto naturale: Rubus idaeus MG … sono particolarmente utili le metodiche terapeutiche che mettono in contatto con la fisicità.

norgasmia … (incapacità a raggiungere l’orgasmo) difficoltà ad entrare in relazione con il partner per motivi di autostima o per un atteggiamento ambivalente (rabbia - ostilità, depressione - iperattività) … un netto rifiuto di godere, di concedersi all’altro, di provare piacere sessuale … timore di perdere il controllo (incapacità di lasciarsi andare) o di non riuscire a gestire un piacere “troppo forte” … Un aiuto naturale: Betulla pubescente MG, Quercus robur MG, Sequoia gigantea MG.


ATTENZIONE   PERICOLO


a sessualità, come abbiamo potuto vedere, è un fenomeno umano davvero ricco, complesso e variegato (fatto di mistero, sorpresa, autenticità … una componente umana davvero creativa e giocosa). Riguarda tutto ciò che appartiene alla sfera del sesso nell’infanzia come nell’età adulta: modalità e l’intensità con cui si vive l’eros. I suoi caratteri sono determinati dalle abitudini familiari e sociali, dal modo di vivere, dalla libido. Segnala la propria personalità, l’opinione che si ha di se stessi e, soprattutto, la vita di relazione (vicinanza e distanza, amore e paura). La sessualità può essere alterata da sentimenti di timore o di ostilità. I timori profondi possono essere i sintomi di una psicosi generalizzata di tendenza autodistruttiva … una vera e proprio malattia e spesso una grande “infermità”. Tale fenomeno quando è “pilotato” da una profonda sofferenza, si esprime sempre, che vogliamo o no, in maniera più o meno marcata, anche nei rapporti e nelle piccole attività sociali: con modi di fare impacciati e conflittuali … segnala sempre un problema relazionale invalidante, un manipolare altri individui, spesso più deboli (in eccesso o in difetto). La difficoltà sessuale, quindi, non è mai isolata, ma può coinvolgere altre aree importanti della vita quotidiana: lavorativa e scolastica. A volte si manifesta con un grande bisogno di controllare e dominare tutto ciò che sta intorno (rabbia, aggressività, rancore, sadismo), altre volte, invece, spinge a vivere ogni cosa in maniera completamente passiva (senso di colpa, masochismo), con un forte timore di essere umiliati e terrorizzati al solo pensiero di essere ridicolizzati. I disturbi connessi alla sessualità, comunque, sono spesso la causa di grande sofferenza, di incomprensioni e di conflitti nella coppia … a volte ne sono la conseguenza. 


na vita sessuale frustrante, timorosa o impoverita, viene spesso compensata, senza saperlo, con acquisti sconsiderati, consumo eccessivo di alcol, bulimia e altre attività compulsive disastrose. A volte, invece, le cose sono più serie, il malessere ha un carattere costrittivo: i disturbi sono collegati all’eccesso. Tale fenomeno allora è caratterizzato da impulsi ossessivi - compulsivi a scapito di altre attività importanti (tutto ruota attorno alla realizzazione del piacere immediato; ad esempio, la masturbazione compulsiva toglie energie ad attività importanti e più creative). I soggetti con queste difficoltà, dominati da infelicità ed infantilismo, possono agire in modo potenzialmente dannoso per se stessi e gli altri. Gestiscono in maniera maldestra le loro sensazioni di irrequietezza, inadeguatezza ed inutilità, attraverso comportamenti che non sono in grado di controllare: massacri, molestie ai bambini, incesto e violenza carnale. L’aggressività sfogata nel sesso può portare, infatti, ad azioni distruttive, a comportamenti estremi come lo stupro e il delitto (distruggere l’oggetto del desiderio). Non dobbiamo dimenticare che queste persone non sono “marziani”, ma sono individui che lavorano, si sposano, hanno figli e possono atteggiarsi a genitori esemplari e premurosi. In particolare, possono condurre una vita apparentemente “normale” e spesso quantitativamente intensa rispetto ad altri, che però procura un piacere nettamente insoddisfacente e inferiore a quello che possono ottenere mettendo in moto i meccanismi di questo disagio… trovano piena soddisfazione soltanto attraverso il loro comportamento ritualizzato. Pertanto, si trovano in una condizione di doppia personalità nella quale, dietro a un adattamento sociale che appare ben riuscito, covano forme di aggressività antisociali e destabilizzanti che possono esplodere nei momenti più impensati. Ricordiamolo, molte sono le strade che conducono a scalare - per chi è munito di un adeguato “abbigliamento” (chi lo desidera veramente) - le grandi vette della vita e riportare, chi ha queste difficoltà, alla felicità … cui è sempre logico desiderare e aspirare. E’ fondamentale, quindi, riconoscere questa sofferenza (anche nelle sue forme più leggere) e ammettere senza pregiudizi che questi individui, come quelli appartenenti ad altri quadri clinici, anche se non devono mai essere censurati o perseguitati per la loro condotta, sono tuttavia dal punto di vista emotivo dei veri e propri malati che vanno sempre incoraggiati a farsi curare. Considerato il fenomeno sotto questa luce, si può eliminare - come ogni altro squilibrio emotivo - con una psicoterapia intensiva a carattere attivo, direttivo e persuasivo … UOMINI, siamo figli di DONNE, RISPETTIAMOLE!!!


CONCLUSIONI      e piccole    CURIOSITA’


a sessualità è parte integrante dell’identità, dell’opinione di se stessi e, soprattutto, delle relazioni con gli altri. Concedersi ad un’altra persona - condividendo sentimenti, emozioni, pensieri e piacere sessuale - va in profondità, tocca l’essenza del significato della vita umana. Come ogni altro aspetto di una relazione stabile e duratura, il sesso si evolve e si modifica nel corso del tempo. La sessualità è dinamica e cambia continuamente nel corso della vita di una persona. Il desiderio sessuale è un impulso biologico che varia a seconda della persona e delle varie fasi della vita … può essere influenzato in negativo da sofferenza psicologica o da un conflitto di coppia (ma stimolato da nuove relazioni). I problemi psicologici più comuni si riferiscono al timore di fallire, al disagio per l’intimità, alla paura del dolore fisico, a sentimenti di imbarazzo, inibizione e colpa. I problemi relazionali, invece, sono di due tipi: conflitti scatenati da problemi non sessuali (preoccupazioni di natura economica, di controllo) che compromettono le fasi iniziali della sessualità; oppure incomprensioni tra i partner (mancanza di attrazione sessuale, poco erotismo, assenza di intimità, preferenze sul tipo di attività sessuale). Se un partner, dopo qualche tempo, prova meno interesse per il sesso rispetto all’altro, questo non deve necessariamente essere considerato anormale. I problemi relativi al desiderio sessuale rappresentano la ragione più comune per cui le persone si rivolgono a specialisti per un aiuto. Comprendere le esigenze e i comportamenti sessuali può essere davvero difficile a causa di convinzioni radicate nel tempo circa la sessualità e della disinformazione. Le influenze culturali e le esperienze infantili, infatti, possono incidere sull’atteggiamento nei confronti del sesso. Oltre a certe perplessità e dubbi, ogni persona ha preoccupazioni uniche e specifiche. 


na ragazza può sentirsi a disagio per la forma del proprio seno, mentre un ragazzo può essere preoccupato per le dimensioni del pene … da queste convinzioni, entrambi i soggetti possono temere di non essere in grado di essere all’altezza o soddisfare le esigenze dell’altro. Il concetto di “normalità” sessuale, varia molto a seconda delle culture e del periodo storico in cui viene preso in considerazione. I dubbi in materia di “prestazione” possono compromettere il buon rapporto di coppia e fornire spunti per eventuali difficoltà sessuali. Una prestazione sessuale “ottimale” comunque è tale solo a giudizio della persona coinvolta: ciò che per un soggetto è una soddisfacente attività sessuale per un altro può risultare del tutto insufficiente. Come pure la frequenza di tale attività non può che essere un parere soggettivo. Per disfunzione sessuale si intende una complicazione a livello di una qualsiasi fase della risposta sessuale (desiderio, eccitazione, orgasmo, rilassamento fisico e mentale). Non si può comprendere come funziona il rapporto sessuale se non si conoscono bene queste quattro fasi di risposta sessuale. Tali disfunzioni possono intervenire in ognuna delle prime fasi del ciclo di risposta sessuale, dato che queste si susseguono velocemente e possono determinare un alterazione in quelle successive. Le cause possono essere di natura anatomica, psicologica o biologica. Tale fenomeno può colpire soggetti eterosessuali, omosessuali e bisessuali. La differenza fondamentale tra una difficoltà episodica e una disfunzione sta nel modo in cui il soggetto o una coppia percepisce una situazione e risponde ad essa con apprensione. Alcuni individui mostrano segni di profondo turbamento non appena incontrano la minima difficoltà sessuale; altri, invece, cominciano a preoccuparsi solo in caso di difficoltà ripetute e prolungate. Se è presente una disfunzione, questa inevitabilmente finirà per coinvolgere anche il partner. Un soggetto ansioso di soddisfare la propria compagna può non riuscire a mantenere completamente l’erezione. La partner può essere talmente preoccupata per le difficoltà incontrate dal compagno (oppure sentirsi in parte responsabile) da non riuscire a rilassarsi e a raggiungere l’orgasmo. Così, la mancata soddisfazione sessuale da parte sua, aggrava ulteriormente lo stato ansiogeno e, quindi, i problemi di erezione di lui. Poiché la sessualità rappresenta un aspetto fondamentale dell’identità e dell’attività di un individuo, le disfunzioni sessuali possono causare una profonda instabilità e sofferenza. Tale malessere può interferire anche con altri aspetti della vita e dell’immagine di sé di una persona. Alcuni individui sentono di venire meno alla propria idea di quello che un uomo o una donna “normale” dovrebbe fare. Altri avvertono un senso di depressione, ansia, colpa, vergogna o frustrazione. Molti individui prestano talmente tanta attenzione a ogni sfumatura della propria risposta sessuale da assumere un atteggiamento da spettatore, vigilando, controllando se stessi e il proprio partner. Fenomeno che inevitabilmente compromette ulteriormente le prestazioni e la soddisfazione sessuale. 


a prima cosa da prendere in considerazione in presenza di una disfunzione sessuale è il contesto in cui avviene: è un fenomeno generalizzato oppure situazionale? La disfunzione generalizzata si verifica quando è presente in tutte o quasi le situazioni sessuali, indipendentemente dal partner o dal tipo di stimolazione sessuale. Il soggetto non raggiunge l’orgasmo né attraverso la masturbazione, né con il coito, né a livello orale. La disfunzione situazionale, invece, si verifica solo con determinati compagni o magari durante una specifica attività sessuale. Come nel caso di un individuo che non ha alcuna difficoltà erettiva durante la masturbazione o la stimolazione orale, ma accumula insuccessi e incontra fallimenti nei rapporti completi.


NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.


Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 

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