sabato 7 maggio 2022

Depressione ... una protesta silenziosa.

 

DEPRESSIONEuna “protesta” silenziosa


bbiamo imboccato, da alcuni anni, il terzo millennio con spirito incerto e confuso. Le previsioni, infatti, inducono al pessimismo, mentre uno stato d’animo di profondo malessere, d’inquietudine e di solitudine, si sta diffondendo in un mondo che cambia con estrema rapidità. Si guarda al futuro, occultato da una fitta nebbia, con cupo fatalismo … difficoltà economiche, covid e guerre varie non lasciano la presa!!! Il “percorso” che si è iniziato è dunque un viaggio alla cieca. Le ragioni per sentirsi inutili e frustrati, con la sensazione di essere in balia degli eventi e di non poterli determinare e, gestire, sono infiniti (personali, sociali, culturali). Lo scenario mondiale con i suoi conflitti è pieno di incognite. La situazione economica per alcune classi sociali continua a essere preoccupante: il rischio è di ritornare a condizioni di vita modeste se non addirittura povere. Ma è soprattutto la sensazione di vagare in un mondo frantumato e privo di certezze, dove tutto si logora e si corrompe, che aumenta il tasso di frustrazione. Le droghe, pur cambiando nome e funzione, continuano a essere spacciate e a mietere vittime nell’area giovanile … anche le nuove tecnologie, per i più giovani, non lasciano scampo. La violenza della criminalità comune non si è per nulla attenuata. Il terrorismo nostrano è forse in letargo, ma quello internazionale esplode con rabbia sempre maggiore. Sì è vero, quanto sopra esposto sembra veramente drammatico, catastrofico ed immodificabile, ma in questo articolo c’è anche una “proposta” per prevenire e combattere questo malessere devastante. E cioè che, sia gli individui sia la società, per non “smarrirsi” nella confusione e non precipitare nel pessimismo, in qualche “protesta” interminabile, devono avere dei “progetti”, dei sogni e realizzarli in qualche modo. Coloro che non li hanno, zigzagando qua e là vivendo alla giornata sono, purtroppo, destinati a “perdersi” … uno smarrimento senza ritorno.

Ma che cosa è veramente la depressione?


on la parola depressione si intende, nell’uso comune, quel particolare stato dell’umore che con varie sfumature è detto anche tristezza, abbattimento, sconforto e disperazione; si presenta come una importante flessione dell'energia accompagnata da tristezza diffusa. In generale la depressione è sia fisica sia sia mentale. Sul piano fisico provoca una diminuzione dell'attività, un grande affaticamento, insonnia ed un rallentamento delle funzioni organiche (perdita dell'appetito, stitichezza). Dal punto di vista psichico si nota una diminuzione della capacità di attenzione, difficoltà a ricordare. Il minimo ostacolo sembra insormontabile. Alcuni soggetti predisposti hanno la tendenza a versare torrenti di lacrime senza una vera ragione, senza alcun motivo preciso. Inoltre è in casi di grave depressione che si arriva al suicidio … guai sottovalutare per chiunque solo un attimo questo stato psicosomatico.

ossiamo avere a che fare con uno stato depressivo costituzionale: questi stati sono decisamente durevoli. Di coloro che ne sono colpiti si dice che sono nati stanchi, che sono incapaci di impegnarsi, di far leva su uno sforzo di volontà. La loro intelligenza può essere buona, ma è come ripiegata su se stessa … inutile. Nei casi costituzionali, per fortuna rari rispetto ad altri stati depressivi, ogni incoraggiamento è davvero superfluo, ogni stimolo è vano. Sono degli abulici, mancano di forza a livello costituzionale, non è quasi possibile intervenire … impossibile la gestire. Tuttavia, una educazione oculata, permetterà di lottare contro questa deficienza che rischia di aggravarsi se l'ambiente sociale e familiare favorisce la pigrizia naturale del soggetto.

ppure possiamo trovarci di fronte ad una depressione reattiva: la prognosi per questo tipo di depressione, dovuta a cause esterne, è meno grave. Una volta eliminata la causa della depressione, il soggetto riprende la sua energia e tale stato psicofisico scompare. Le cause di depressioni passeggere sono, per esempio, dovute ad un grande dispendio di energia fisica (lutto, stress, lavoro, intenso, calo degli interessi, gravidanze troppo ravvicinate, affaticamento intellettuale, spostamenti molto frequenti). Il riposo in casa o meglio in campagna in un ambiente nuovo e riposante, permette di ritrovare una vitalità normale. In caso di affaticamento intellettuale, non è consigliabile il riposo a letto, ma piuttosto una attività fisica moderata, adatta alla costituzione ed esigenze del depresso. Un trauma affettivo troppo violento può avere lo stesso effetto dell'affaticamento. In questo caso è ancor più consigliabile lo spostarsi in un ambiente diverso, perché si evita di ritornare frequentemente sull'avvenimento che ha causato il malessere … di rimuginare continuamente.


a depressione è, comunque, senza alcun dubbio un fenomeno universale e profondamente umano. Ogni persona, in qualche momento della propria vita, dall’infanzia fino all’età più avanzata, può sentirsi triste, privo di slancio, incapace di provare piacere, portata a ritirarsi dai rapporti interpersonali e impegni lavorativi. Questo particolare stato d’animo penoso può durare un tempo breve, spesso solo poche ore; quando tale situazione si dissolve, la persona incredibilmente si sente sollevata e avverte uno stato euforico. Quando siamo depressi tendiamo a darci tanto da fare senza concludere assolutamente nulla, passiamo molto tempo seduti, fissando il vuoto: siamo stanchi, abbiamo voglia di dormire, non reagiamo alle sollecitazioni dell’ambiente esterno ... non notiamo le cose che ci circondano e che magari ci stimolano. Agiamo come se il nostro corpo fosse anestetizzato. Può capitare a tutti, comunque, sporadicamente di sentirsi di umore triste, abbattuti e svogliati e non sapere il perché. Molto spesso però si è depressi per qualche motivo: la separazione da una persona cara, un insuccesso scolastico o professionale, la perdita del posto di lavoro (preoccupazione molto diffusa in questo periodo storico!), il distacco da un luogo familiare, la perdita della stima di noi stessi e del ruolo sociale, il fallimento di un progetto che da tempo abbiamo perseguito. Tutti questi sono avvenimenti che provocano quella reazione che il linguaggio comune chiama dolore, tristezza, avvilimento e un profondo dispiacere. La solidarietà degli altri o la partecipazione alla vita sociale aiutano, spesso, a superare più attivamente questo drammatico momento in maniera risolutiva. In genere chi ha una maggiore ricchezza di interessi nella vita riesce a trovare con maggior facilità un compenso e a riprendersi più velocemente. 



ell’epoca attuale la sofferenza depressiva è estremamente diffusa. Non sempre, fortunatamente, raggiunge le forme della depressione grave, si manifesta come disagio, malessere, incapacità di provare gioia: diventiamo apatici e indolenti ... siamo incapaci di fare le cose elementari di cui, in altri momenti più tranquilli, ci rallegriamo. Siamo sempre tristi e scoraggiati ci mettiamo persino a gridare senza motivo. Privarci continuamente di ogni cosa ci deprime. Possiamo sentirci tagliati fuori dalla possibilità di una soddisfazione, e più ci sentiamo calpestati meno facciamo per ottenerla. Una donna che sente che il marito non l’ama ma che probabilmente l’ama ma non sa esprimere quel tipo d’amore sollecitato, soffre di un continuo senso di privazione che la porta verso la depressione. La noia che spesso è confusa con la fatica, conduce alla depressione. Presi da una trama di inattività e di noia, cominciamo a sentire che la vita non ci coinvolge, sta passando su di noi. Prestiamo meno attenzione alle cose perché, nella nostra attività sempre uguale, si richiede meno attenzione. Cominciamo a perdere di vista ciò che potrebbe darci il sentimento di soddisfazione: e così la nostra depressione aumenta, si fa corpo. Oltre alla “chiusura” con ogni attività, sono evidenziabili, in questo quadro clinico, una serie di disagi fisici particolarmente significativi (stanchezza, insonnia, inappetenza, stipsi, mal di testa, mestruazioni irregolari, palpitazioni). Chi soffre di questo malessere è tormentato continuamente da forti sensi di colpa, si rimprovera costantemente di qualcosa e cerca di continuo di “rimettere” a posto tutte le cose … ma quali? (vive nel passato ed è incapace di futurizzarsi). In esso l’aggressività non è rivolta all’esterno, ma bensì verso se stesso. Il depresso, quindi, cerca di evitare tutto ciò di cui non ha l’approvazione generale e nasconde di conseguenza i propri impulsi aggressivi attraverso una condotta “impeccabile”. Esiste, inoltre, in questo disagio un problema invalidante: quello della responsabilità. La paura di assumersi delle responsabilità (non nel senso del merito o punizione, fortuna o sfortuna, giustizia e ingiustizia oppure della colpa, ma semplicemente di agire liberamente, di poter scegliere e decidere) si manifesta in particolar modo quando deve affrontare una nuova fase della propria vita (e sono tante le fasi significative di cambiamento che incontriamo nella nostra vita!). Tutto ciò crea dipendenza: devono inevitabilmente appoggiarsi su altre persone. Nel disagio depressivo si è profondamente dipendenti: teme di aggredire l’oggetto da cui dipende e quindi si vede costretto a non manifestare mai apertamente l’aggressività, per cui finisce per auto aggredirsi e, inevitabilmente, rendersi “inattivo” … completamente passivo. Quando costruiamo la nostra sicurezza su dei punti di riferimento esterni (famiglia, lavoro, partner, amici, studio) diventa particolarmente facile sperimentare esperienze depressive se tutto ciò viene a mancare o viene modificato. La depressione scaturisce anche da una “storia” chiusa tra noia ed infantilismo. Nella menopausa quando gli estrogeni (ormoni femminili) diminuiscono e, quindi, aumentano gli ormoni maschili (testosterone) si verifica, in chiave psicosomatica, una perdita di “territorio” e si colpevolizza. Quando invece c’è aumento degli ormoni femminili rispetto a quelli maschili ci sarà una depressione maniacale o isterica.

Perché ci deprimiamo


erché il nostro senso di fallimento, la mancanza, la perdita di qualcuno o di qualcosa deve affliggerci così tanto? Perché la depressione? Perché non l’indifferenza o l’ira? Perché la perdita reale è la perdita di qualcosa dentro di noi, piuttosto che qualcosa intorno a noi. Una persona illustre scrisse: “…chi mi ruba la borsa ruba una sciocchezza, ma chi mi priva del mio nome fa qualcosa di molto più spiacevole ed invalidante”. Ciò è quanto accade nella depressione. La perdita reale è quella della stima di se stessi. Con la perdita del denaro, del prestigio o di una opportunità oppure in ogni caso in cui venga a mancare qualcosa di importante, ci sentiamo meno adeguati. Con la perdita di una persona cara, un’importante parte di noi se ne va a causa della nostra identificazione con quella persona. Il guaio sta nel fatto che la nostra depressione spesso è sproporzionata alla perdita che ci sembra di subire. Ciò induce a credere fermamente che la stima che avevamo di noi stessi non era ben radicata. Alcune persone comunque (per il loro vissuto e per le complesse privazioni precedenti) sono più predisposte alla depressione di altre. Infatti, possiamo sentirci depressi senza un motivo razionale. Ma la soluzione è la stima di se stessi. La stima di se stessi è il fulcro o, meglio, il centro emotivo di gravità su cui poggia il nostro equilibrio psicofisico. La stima di sé di una persona predisposta alla depressione, è regolata non dalla persona ma dagli altri. Essa cerca costantemente, l’approvazione, l’elogio, la continua giustificazione, l’ammirazione e l’amore degli altri (è affamato di attenzione e complimenti).

Come si “costruisce” la “ predisposizione”


l bambino comincia la sua vita dotato esclusivamente di istinti; è interessato soltanto a essere soddisfatto (mangiare, bere, soddisfare le sue esigenze corporali). Man mano che passa il tempo impara che per questo ha bisogno dei suoi genitori. Stare da soli è pericoloso; non può far nulla da solo; è “impotente” verso il proprio ambiente. Impara presto che l’essere soddisfatto dipende dai suoi genitori e, soprattutto, che il loro amore o la loro disponibilità ad accettarlo è una garanzia di sopravvivenza per lui. Il bisogno di essere amati diventa il requisito essenziale del bisogno di soddisfare la fame. In primo luogo questo amore è offerto senza condizioni, ma i genitori imparano presto ad esigere qualcosa, e il bambino scopre di vivere in un mondo di approvazione o di disapprovazione. Dopo un po' l’amore viene offerto soltanto se agisce conformemente alla loro volontà. Le “malefatte” generano ben presto la paura della disapprovazione, e le azioni buone un’attesa di approvazione. Il bambino impara a riconoscere un giudizio di approvazione e uno di disapprovazione talmente bene da applicarli spontaneamente ed immediatamente a se stesso. Non appena distingue ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, comincia a formarsi una coscienza, e il bisogno di fare le cose giuste diventa il primo requisito per i suoi sentimenti di soddisfazione. Quindi, i genitori, dapprima ci guidano (secondo i loro schemi mentali e stili di vita) poi guidiamo noi stessi e come risultato soffriamo, non seguendo le nostre inclinazioni naturali, facilmente di frustrazioni. Siamo frustrati, diventiamo irosi; quando diventiamo irosi ed esprimiamo la nostra ira siamo rimproverati; quando siamo rimproverati ci sentiamo in colpa; e con la colpa sviluppiamo un bisogno di punizione (dobbiamo in qualche modo espiare!), il più delle volte attraverso la sofferenza. Ogni bambino ha avuto bisogno di pensare che buono e cibo coincidono; subito dopo ha avuto bisogno dell’amore; non appena è un po’ cresciuto ha avuto bisogno di sentire che sta agendo in maniera giusta. Dal momento che nel corso della nostra infanzia siamo sempre giudicati, ben presto impariamo a giudicare noi stessi. E quando facciamo qualcosa o vogliamo fare qualcosa che riteniamo sbagliato, ci sentiamo in colpa; giudichiamo che non siamo degni di approvazione e di lode. Sfortunatamente confondiamo la nostra “indegnità morale” o la nostra colpa con gli effetti che ogni nostro difetto ha su di noi. Ogni volta che manchiamo di fare qualcosa per la nostra soddisfazione, sminuiamo noi stessi; ancora una volta cominciamo a ricercare al di fuori la conferma del nostro valore. Passiamo il tempo a cercare amore piuttosto che offrirlo. E le nostre relazioni spesso sono insoddisfacenti perché nessuno può darci ciò che domandiamo … quello che ci è stato sottratto, anche in buona fede. Alcune persone vanno alla ricerca dell’approvazione esterna e dell’amore lavorando in maniera eccessivamente dura e conseguendo molto di più di quanto hanno bisogno; altri ancora si lasciano andare a una specie di “giostra sociale”, senza mai restare soli. Questi mezzi spesso ci offrono una reale, anche se instabile, possibilità di essere accettati.

Come evitare la depressione


n rimedio immediato e utile è quello di eliminare i due maggiori fattori che ci rendono “predisposti” alla depressione, cioè il senso di privazione continua e il senso di colpa, di cui a volte non siamo consapevoli e che abbassano la stima di noi stessi. La prima cosa che possiamo fare sono autentici sforzi per rimanere in una discreta energia e, soprattutto, in buona salute fisica: la malattia produce apatia, svogliatezza, disistima ... depressione. Conservarsi in buona salute richiede una corretta alimentazione e, soprattutto, un’attività fisica non necessariamente pesante, ma piuttosto regolare, generale e continuativa, come ad esempio passeggiare, salire le scale, fare flessioni, imparare lo Judo, gli esercizi di Yoga, prendere lezioni di ballo, insomma, ogni cosa che implica - senza stressarci troppo - un uso attivo del nostro corpo. Il nostro bisogno di attività fisiche è tanto importante quanto il nostro bisogno di riposo, di acqua e di aria. Spesso siamo stanchi, non per il troppo lavoro ma per il fatto che siamo inattivi … perché non abbiamo progetti, sogni da realizzare!!! Se il nostro bisogno di attività fisica resta insoddisfatto, ci rimane un senso di privazione, di silenziosa inquietudine. Siamo in grado di evitare la depressione anche riconoscendo il valore della varietà. Se facciamo qualcosa in continuazione, la monotonia tende a tirarci giù di morale … farci ruotare inutilmente su se stessi. Maggiore è la monotonia minore sono le richieste di attenzione. La prima legge dell’attenzione è il movimento … lo sguardo aperto e interessato. Ogni cambiamento allontana dalla monotonia, dalla noia. E’ importate introdurre qualcosa di diverso nella propria vita il più spesso possibile. E’ bene ricordare, inoltre, che una delle caratteristiche principali della depressione è il non avere speranze. Dobbiamo fare piani - se ci danno soddisfazione - a lungo e a breve termine: possiamo progettare un viaggio anche se non abbiamo molte speranze di riuscire a farlo. Alla fine magari ci si rallegra semplicemente a leggere cose curiose sui diversi paesi che volevamo visitare. Chissà magari si scopre entro pochi anni che il viaggio non era poi così irrealistico … non certo impossibile. Ogni cosa, inoltre, che facciamo per migliorare la nostra abilità di andare d’accordo con la gente ci aiuta a prevenire la depressione perché diminuisce la nostra ostilità e il nostro senso di colpa. La migliore via per migliorare la propria capacità di andare d’accordo con la gente è di partire dal principio che ciascuno ha qualcosa da offrire ed è compito nostro trovare che cosa ha di “speciale”. E’ facile accettare i lati positivi che vediamo nella gente, la difficoltà nella vita sta nell’accettare i loro difetti, nel modificare il nostro sguardo pretenzioso, le nostre reazioni leggermente in modo da potere stabilire qualche modalità di relazione. L’esasperazione non ci fa arrivare in nessun posto. Un modo di sicuro successo per introdursi in ogni situazione sociale è di ascoltare gli altri. Se ascoltiamo attentamente una persona sufficientemente a lungo, essa ci dirà, e ogni altro cui capiti la stessa cosa, quanto siamo intelligenti e che contenuti interessanti e originali manifestiamo. Il fatto è che impariamo dalle altre persone, anche dalle persone noiose e fastidiose. Ascoltare ci aiuta a mantenere flessibile il nostro punto di vista personale. Ci impedisce di annoiare le altre persone con le nostre opinioni e con i nostri problemi. Un altro modo di impedire la depressione è sviluppare vie d’uscita per i nostri sentimenti di ostilità. Interessi occasionali che offrono premi e soddisfazioni, bilanciano l’ostilità che sentiamo. Una qualsiasi attività (arte, musica, giardinaggio) se ci riesce bene ci porta un senso di soddisfazione, e ciò tende a diminuire la nostra ostilità e, quindi, il senso di colpa. Il senso di colpa, essendo una delle cause prime della depressione, rende il sesso un importate fattore di depressione. Una sana vita sessuale creativa, libera da giudizi di valore, è generalmente necessaria per evitare la depressione.



iassumendo, la depressione è una situazione di diminuzione dell’attività, caratterizzata dal nascere della malinconia, dal senso di rifiuto e dal senso di futilità. Sentiamo che non c’è via d’uscita. Tali sentimenti sono generati da un senso di privazione più spesso che da una privazione autentica e dalla perdita del proprio valore. L’ostilità e il senso di colpa hanno in ciò un posto eminente e culminano nella tendenza a giudicare noi stessi troppo severamente. In uno stato di depressione la nostra volontà di fare qualcosa è seriamente danneggiata. Ciò è il motivo che rende così difficile trovare una via d’uscita alla depressione. Fra le cose che facciamo abitualmente, due tipi di attività ricompensano in maniera particolare. Il primo è mantenere la nostra attitudine a reagire favorevolmente con la gente, il secondo è seguire i nostri interessi con zelo sufficiente da essere assorbiti completamente da essi. Un altro mezzo ancora più efficace per reprimere la depressione è qualcosa che migliori e ampli il nostro punto di vista. I nostri interessi si sviluppano meglio attraverso una prospettiva sulla vita, che è prima di tutto qualcosa che ci aiuta, piuttosto che un punto di vista critico, negativo, distruttivo. Le cose non sono esattamente buone o esattamente cattive; esse sono anche migliori o peggiori … anche una via di mezzo. Il fatto che la cosa peggiore che può capitarci raramente accade, questo aiuta la nostra prospettiva. Ci aiuta a vedere che la vita non è così avara da non offrirci una seconda possibilità.


e siamo scivolati in un momento di pessimismo non sprechiamo energie inutilmente: l’importante è abituarsi a compiere, al mattino, una piccola operazione che porti luce nella nostra giornata. Come è stato sottolineato più volte, tristezza, malinconia, senso di solitudine e stanchezza sono gli stati d’animo che più caratterizzano i periodi depressivi che spesso esprimono un bisogno di riflessione e di ripiegamento interiore … una “protesta” in grigio di questo singolare periodo storico. E’ come se l’individuo sentisse la necessità di fermarsi un attimo, cercando di raccogliere così l’energia per prepararsi allo slancio necessario per affrontare un momento di crescita e di cambiamento. Quando però la scarsa vitalità e la tendenza a lasciarsi trascinare dagli eventi si presentano costantemente, per lunghi periodi di tempo e senza alcuna motivazione apparente, ci troviamo di fronte a un campanello d’allarme da non sottovalutare assolutamente. Sono solo questi i casi in cui si può parlare più precisamente di depressione, che può anche manifestarsi attraverso il corpo, ad esempio con disturbi infiammatori a carico dell’apparato respiratorio, alterati comportamenti alimentari e turbe del sonno.

n breve, una infelicità che si è fatta “cervello” ! Il disagio a volte non è dovuto ad un evento esterno ma viene dall’interno: un campanello che segnala che si stanno facendo cose che non interessano più; in quello che facciamo non c’è più coinvolgimento, stupore, sorpresa, slancio, non si è più attratti dalla sorpresa e dall'imprevisto: tutto è piatto e banale; tristezza, pessimismo, sensi di colpa e inutilità, perdita di interesse verso la vita, le amicizie e il lavoro, chiusura in se stessi e rifiuto dei rapporti sociali … in breve, non si sta vivendo la propria autenticità.


NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.

Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 
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