giovedì 19 maggio 2022

Il gioco d’azzardo … la lusinga del diavolo

 

Il gioco d’azzardo … la lusinga del diavolo

l piacere del gioco, nelle sue varie forme, è profondamente radicata nella natura umana. L’uomo lo porta con sé fin dai tempi più antichi. I segni di questa tendenza si trovano infatti in epoche assai remote. Contrariamente a quello che si può credere, va detto, che i grandi divieti e le eventuali “diaboliche” sanzioni messe in campo non hanno avuto nessuna presa, in pratica si sono sempre rilevati impotenti. Come possiamo dire: il profondo desiderio è rimasto, il “germe maligno” del gioco è tranquillamente sopravvissuto … si è evoluto, ha preso, nel tempo, sempre più piede e forme sofisticate diverse. La passione per il gioco d’azzardo è un fenomeno sicuramente in continua espansione con un fatturato stimato attorno a svariati milioni di € (non dobbiamo dimenticare il gioco clandestino completamente sconosciuto). E’ un fenomeno che coinvolge prevalentemente un’ampia fascia di popolazione adulta; gli incalliti a livello statistico raggiungono il 35% della popolazione. Quest’ultimi sono individui che giocano in maniera eccessiva tanto da sacrificare, o mettere il pericolo al gioco tutto quello che posseggono: dalle proprie finanze alla famiglia, dagli amici all’autostima. Il gioco d'azzardo, come un vampiro, succhia e distrugge completamente e lentamente la vita: affettiva, relazionale e professionale. 


a menzogna è, inoltre, sempre presente in questa dipendenza e viene usata per giustificare tale comportamento ossessivo. Ma in definitiva, al di là dei vari profili psicologici, ma perché si gioca? Perché un’alta percentuale di giocatori continuano pur perdendo molto denaro? Perché certe persone rinunciano a tutto, spesso, anche la propria moglie viene messa sul “piatto”, pur di continuare a giocare? Una risposta univoca ai precitati interrogativi non è sicuramente semplice, non riesce quasi mai a chiarire in profondità tale fenomeno. Molto probabilmente tale abitudine è riconducibile alle circostanze culturali e sociali in cui l’individuo ha vissuto. Forse il tutto dovrebbe essere ricercato nella sua storia evolutiva, nelle esperienze di vita che hanno delineato la sua personalità con il tipo di impatto che il gioco ha avuto sulla sua esistenza, con la percezione di esso come fonte di ricompense e di opportunità di vario genere … di soddisfazione e gratificazioni anche se non sempre garantite. La predisposizione al gioco, secondo alcuni modelli concettuali, dipenderebbe principalmente dallo schema di rinforzo: il giocatore, infatti, efficacemente rinforzato da vincite “casuali” sarebbe spinto a ritentare, in quanto vari tentativi significano più possibilità di vincita. Alcuni ricercatori, hanno posto l’attenzione su ciò che accade dal momento della puntata a quello della risposta alle scommesse ed è su questo lasso di tempo che hanno focalizzato i loro studi e ricerche. Ed è proprio in questo frangente che si verificano i momenti decisamente più stimolanti, determinando su molti giocatori un effetto di rinforzo; due, infatti, sono le fonti di rinforzo: l’eccitazione associata ai momenti stimolanti del gioco ed il denaro. Esse naturalmente agiscono insieme e coinvolgono sia l’aspetto temporale, con relativo eccitamento, sia l’aspetto razionale … denaro.


riteri diagnostici per l’impulso patologico al gioco d’azzardo. Almeno 4 sintomi, nel questionario di seguito indicato, devono essere presenti contemporaneamente perché si possa formulare tale quadro clinico:

Frequente preoccupazione per il gioco o, in qualche modo, per l’approvvigionamento di denaro per poter giocare;

Abitudine a giocare somme di denaro maggiori di quelle preventivate o a giocare per periodi più lunghi di quelli previsti;

Bisogno di aumentare l’entità o la frequenza delle scommesse per raggiungere l’eccitamento desiderato;

•  Irrequietezza o irritabilità se il soggetto è impossibilitato a giocare;
Ripetute perdite di denaro al gioco e ripetuti ritorni al gioco in giorni successivi per tentare la rivincita delle somme perdute;

  Reiterati tentativi di ridurre o interrompere il gioco;

Abitudine a giocare anche quando ci si aspetta che il soggetto assuma degli obblighi sociali o responsabilità professionali;

Tendenza a sacrificare al gioco certi importanti attività sociali, lavorative e ricreative;

Persistenza dell’abitudine al gioco nonostante l’impossibilità di pagare i debiti crescenti, o nonostante altri significativi problemi sociali, lavorativi o legali che il soggetto sappia essere acuiti dal gioco.


entativi di dare una spiegazione psicologica al problema degli individui che giocano d’azzardo in modo coattivo iniziano ad apparire all’inizio del secolo scorso. Alcuni orientamenti scientifici interpretano tale comportamento mala - adattivo al gioco, come una forma di autopunizione, dove il bisogno di perdere sarebbe preminente, in quanto servirebbe per espiare i sensi di colpa derivati dai sentimenti ambivalenti infantili. Il gioco esprimerebbe un’aggressività inconscia verso i genitori e perdere avrebbe il significato di questo castigo per l’aggressività manifestata … una punizione per espiare i pensieri “cattivi”. Ecco dunque la dinamica: il gioco d’azzardo fa rivivere al giocatore le antiche fantasie infantili di potenza e di megalomania; in queste fantasie, in cui il principio del piacere è anteposto al principio di realtà, rinasce lo scontro con l’educazione e con le norme apprese dai genitori; la colpa conseguente sarà espiata attraverso il desiderio di perdere e il dolore si trasformerà in piacere, ossia masochismo psichico … il tutto inconsapevole al soggetto perché derivato dal desiderio inconscio di perdere.

Come si crea l'indipendenza nel piccolo


l neonato, che vede la luce dopo nove mesi di vita parassitaria a spese dell'organismo materno, è destinato a diventare un adulto che provvede con le proprie risorse alla sua individuale e a quella della famiglia che a sua volta fonderà. La natura vuole perciò che il giovane essere umano, crescendo, si liberi dalle tutele inizialmente indispensabili che su di lui vengono esercitate e che ne assicurano l'esistenza, per arrivare a vivere autonomamente la propria vita. La storia personale di ciascun piccolo è storia di una graduale emancipazione, di una conquista dell'indipendenza la quale si accompagna allo sviluppo del suo spirito di indipendenza … mai di “dipendenza”!!! Uno scontro, perché si tratta certamente di una conquista, con tutto quello che questa parola implica di lotta. Lotta contro ostacoli interiori, psicologici: quelli che nel bambino si oppongono al suo desiderio di indipendenza; c'è poi il bisogno di protezione, di sicurezza, per non parlare poi della debolezza relativa all'età. Inoltre, lotta contro gli ostacoli esterni, sociali, che di fronte ai suoi tentativi di indipendenza, di libertà, erigono la “autorità” dei genitori, la disciplina familiare e scolastica. Vi sono perciò occasioni permanenti di conflitti più o meno latenti, più o meno profondi e duraturi, nei quali si può scorgere uno degli aspetti più caratteristici dell'eterna diaspora delle generazioni. Quale comportamento consigliare ai genitori di fronte a queste opposizioni dei loro figli? Come si può fare? E' indubbiamente indispensabile proteggere sempre il bambino e perciò vegliare su di lui. Ma non è opportuno che, a partire da una certa età, questa sorveglianza sia troppo evidente o addirittura ossessiva; né soprattutto si deve insistere sugli aspetti negativi del distacco imponendo assurde proibizioni. In sua presenza, non è opportuno esprimere troppo frequentemente timori a proposito della sua salute, della sua sicurezza personale, del suo benessere. In tal modo si rischia di farne un pusillanime, un essere esageratamente sensibile, avido di protezione esplicita e continuativa. Al contrario è opportuno lasciare che si misuri da solo con le difficoltà, e anche con modesti pericoli, lasciandogli l'iniziativa e la scelta dei mezzi per superarli … guai sostituirsi a lui, risolvergli ogni “guaio” che la vita dona senza nulla in cambio. La fiducia che gli diamo, lo avvicina così a noi, lo rende più forte e sicuro, lo spinge a prenderci come testimonio, li induce a dialogare con noi, mentre una docilità passiva dei cucciolo apre un solco incolmabile fra le generazioni.


on bisogna scegliere sempre al posto del bambino, ma dopo averlo illuminato senza influenzarlo neppure indirettamente, lasciargli la responsabilità delle decisioni che lo riguardano.

Ciò non significa che bisogna incoraggiarne i capricci su alcuni aspetti insignificanti, ma conviene certo lasciare che egli si occupi e si preoccupi come vuole di quanto lo riguarda, pur comunicandogli il nostro punto di vista su tutti i problemi. Non bisogna fargli trovare la pappa fatta, tracciargli piani di comportamento troppo dettagliati, ma incoraggiarlo a prendere iniziative riguardo ai problemi relativi i suoi interessi principali: problemi che possa risolvere a suo modo e di cui si assuma la responsabilità. Se a una ragazza piace cucinare e in particolare preparare dolci, lasciatele preparare il dessert senza intervenire nel suo lavoro: che importa se il dolce non è perfetto? Sarà migliore la prossima volta perché è l'esperienza individuale che insegna e non quella degli altri. Anche un lavoro maldestro, ma personale, è sempre psicologicamente preferibile a un successo dovuto all'aiuto altrui.

Impegniamoci ad aiutarli, concependo la disciplina non come un fine a se stante, ma come un apprendistato verso la libertà e l'autonomia. Bisogna ch'egli finisca col conformare il proprio comportamento alle regole di vita ch'egli ha scoperte in se stesso e che sta già accettando dopo averle però verificate.


itornando a noi, poi, dalle vincite, inoltre, il giocatore d’azzardo ottiene piacere sia come innalzamento dell’autostima sia in rapporto all’attivazione psicologica connessa alle scommesse. Le vincite sono considerate come il prodotto della propria abilità, vengono esibite e reinvestite in diversi tipi di gioco, mentre le perdite vengono attribuite a errori esterni e non sono considerate. Nella fase perdente il giocatore si convince che “inseguire” la fortuna sia una buona strategia; il giocatore “insegue” il gioco con i soldi che si è fatto prestare, tiene nascosti i debiti e, quando è scoperto, iniziano le crisi familiari. Tormentato dalla mancanza di soldi, trascura il lavoro e trascorre, per rifarsi, sempre più tempo al gioco. La fase di disperazione è caratterizzata da una spasmodica ricerca di denaro, dallo sforzo per il pagamento dei debiti e dall’ossessione del gioco. In famiglia il giocatore è mal tollerato e lui stesso rende la vita gravosa a tutti … figli compresi. A poco a poco, entra in uno stato di “follia”, di panico che lo conduce ad un gioco sempre più smodato ed irrazionale. Diventa nervoso, irrequieto, irascibile e iperteso al punto di scivolare nella fissazione … si presenta confuso ed impacciato. L’alimentazione si fa irregolare e la vita presenta pochi interessi … beve e fuma in maniera ossessiva.

osa fare
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I colloqui con uno psicoterapeuta servono per individuare ed affrontare i meccanismi difensivi che il giocatore mette in atto; di ridurre il senso di isolamento e di alienazione. La desensibilizzazione immaginativa, particolarmente utile, implica il dover immaginare delle stimolanti situazioni di gioco e poi accoppiare gli stimoli immaginati con una reazione concorrenziale come il non giocare ed i sentimenti di noia. Per la riabilitazione si punta sulle caratteristiche e sulle qualità positive del giocatore allo scopo di dirigere le energie del soggetto stesso verso un’attività che sostituisca significativamente la spinta a giocare.


Un po’ di pratica


he si tratti di droghe, farmaci, tabacco, alcol e gioco d'azzardo, qualsiasi dipendenza può prendere il controllo della vita e spingere in una spirale distruttiva. Questa visualizzazione potrebbe essere d’aiuto. Non cominciamo a dire subito che sono baggianate … tempo perso, inutile, in tutte le cose ci vuole interesse, impegno e continuità!!!


hiudere gli occhi e immaginate una profonda buca. Gettate dentro tutti i giochi d’azzardo con cui finora avete giocato … non importa la dipendenza, potrebbe essere alcol, tabacco, droghe legali e illegali. Cadendo nella buca raggiungeranno il centro della terra e lì bruceranno. Ora immaginate di fare lo stesso con tutti i giochi del mondo. Nel vostro mondo non ci sono più i giochi d’azzardo di nessun tipo. Come vi sentite? Terrorizzati? Sollevati? Allegri? Datevi un po’ di tempo per sentire qualunque emozione emerga alla coscienza, senza giudicarla e senza evitarla. Ora immaginate che nella vostra testa ci sia un gigantesco pannello di controllo, dal quale potete regolare tutti i desideri e i bisogni. Trovate i cavi attraverso i quali viene innescata la vostra dipendenza. Staccateli, chissà, potreste scoprire di non aver più voglia di giocare … eseguire la fantasia con un certo impegno e senza sforzo per dieci minuti, due volte al giorno. Non non ve la sentite fatevi aiutare da una persona qualificata.


NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.

Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551
E mail: bonipozzi@libero.it


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