domenica 1 maggio 2022

Cefalea ... e il suo linguaggio simbolico

 

CEFALEA …  e il suo linguaggio simbolico


n sovraccarico di pensieri e di preoccupazioni … un ingorgo di pensieri … uno sbarramento delle emozioni, un modo di pensare obsoleto … una parte di se che soffre e cerca di liberarsi dai vincoli della logica, degli schemi mentali rigidi … in breve, vuole vivere! Tensioni che non si vogliono affrontare: dire o non dire ecco il dilemma; si tende a reprimere la parte istintuale ed emotiva: non c'è' spazio per le sensazioni. Tenendo tutto dentro, però, perché' non si osa dire, perché magari il tutto è considerato sconveniente, si crea un clima di tensione permanente, il corpo si chiude e si diventa tutti di testa. Un modo di fare in cui si detestano i cambiamenti, gli imprevisti e le sorprese.

Ma torniamo a noi in un modo introduttivo più leggero

rendete una piccola porzione di collo rigido, un gruppetto di individui caciaroni, una qualche manciata di impegni inderogabili, una spruzzata di bambini urlanti, una mezz’ora di traffico sulla super strada Argenta - Ferrara e, quanto basta, un pizzico di giornata lavorativa inconcludente. Mescolate attentamente gli “ingredienti”, amalgamando il tutto con qualche goccia di incomprensione con il partner e… voilà: eccovi serviti una bella cefalea funzionale.


l di là delle facile battute è bene ricordare che la cefalea, oltre al suo carattere particolarmente invalidante, colpisce circa il 70% della popolazione adulta. Per la psicosomatica studiare gli aspetti simbolici di un “disagio” è il primo passo per comprenderlo nella sua globalità. Infatti, per questo orientamento scientifico una “affezione” non è solo uno scompenso meccanico o un deficit organico ma è, soprattutto, un aspetto che riguarda una modalità generale di relazionarsi con l’ambiente circostante che, inevitabilmente, coinvolge sia la mente sia il corpo. Noi consideriamo la testa, da sempre, come luogo della coscienza, intesa come capacità di conoscere il mondo e se stessi. E’ la sede dell’intelligenza, dell’immaginazione, della ragione e del pensiero: con la testa pensiamo e prendiamo le decisioni. In questo luogo “alto”, insomma, si trovano le strutture che permettono all’individuo di pensare, di agire, di sentire, di vedere e di udire: rappresenta la nostra autonomia e, più in generale, la nostra libertà. Nel linguaggio comune si usano spesso le seguenti espressioni: ”””Chi agisce in modo sconsiderato agisce senza testa; Non mi lascerò mai mettere i piedi sulla testa, chinare la testa (rassegnarsi); Mi romperei piuttosto la testa (punirsi); Non saper dove sbattere la testa (indecisione, perplessità); Mi ha dato alla testa (entusiasmarsi eccessivamente, inebriarsi); Ficcarsi nella testa (convincimento); Montarsi la testa (illudersi); Fare di testa propria (non accettare consigli); Vivere con la testa fra le nuvole (distrarsi); Perdere la testa (non avere più controllo); Mi fuma la testa (stordimento per chiacchiere o studio eccessivo); Mi va il sangue alla testa (arrabbiarsi, irosità); Togliersi dalla testa quella situazione (modificare le idee, rinunciare); Mettere la testa sotto la sabbia (nascondere la realtà, non voler vedere; Cospargersi il capo di ceneri (esprimere rammarico per un evento accaduto)”””. Questi succinti modi di dire rendono perfettamente l’idea di quanto sia importante la testa per la vita intellettiva dell’essere umano. Quando si indaga, pertanto, sull’origine della cefalea funzionale si deve sempre partire da una constatazione fondamentale: questo malessere agisce sui piani alti, colpisce completamente la sede del pensiero. La testa come abbiamo avuto modo di vedere è la nostra centrale di comando: in essa risiedono i “terminali” dei sensi; qui si prendono - quando si trova in buone condizioni - le decisioni, si gestiscono gli avvenimenti e si impartiscono le direttive sul da farsi. Le persone che tendono spesso a “ricondurre” o a far “riferimento” continuamente alla testa sono generalmente razionali (atteggiamento mentale con cui l’individuo tenta di spiegare in modo coerente un proprio sentimento o comportamento, oppure uno stile di vita di cui in realtà, egli non coglie le vere motivazioni istintuali) e la percepiscono come la parte più “nobile” dell’essere umano, in contrapposizione al corpo considerato come la sede dell’istinto (”meno nobile” e da tenere, il più delle volte, sotto controllo), ma anche al cuore e all’immaginazione valutati, entrambi, da alcuni, fenomeno di debolezza e di infantilità (conflitto tra istinto e pensiero). In breve, tendono a voler tenere tutto sotto un rigido controllo, compresi se stessi, a non lasciar trasparire le emozioni.



isulta estremamente interessante notare che quando si è in preda ad un attacco di cefalea, l’attività mentale è completamente inibita: non si riesce più a connettere, a ragionare … si è in balia degli eventi, delle sensazioni (più si tenta di pensare più si sprofonda nel dolore). In questo modo, oltre a tenere sotto controllo pensieri troppo invadenti, si va a bloccare nella testa tutto ciò che si teme di non essere in grado di gestire.

Ma cos’è veramente che si vuole trattenere a livello dell’immaginazione?

Può essere una situazione che non si vuole affrontare perché crea disagio;

Può essere una forma di aggressività trattenuta e repressa (non consigliata o “apprezzata” dall’ambiente in cui si vive) perché esprimerla potrebbe determinare sensi di colpa difficili da gestire;

Può essere una reazione alla stanchezza o la causa di una eccessiva tensione interiore o esteriore. La maggior parte di noi ricorderà, ad esempio, una cefalea comparsa dopo un’esperienza che ci ha particolarmente sconvolti o turbati. Questo tipo di cefalea può prendere il posto dell’ostilità e della collera;

Può essere la disistima, il timore per gli altri, di essere giudicati: l’insicurezza scaturita (trattenuta) da questi atteggiamenti andrà, poi, ad irrigidire i muscoli del trapezio e del collo;

Può essere un modo per spegnere la libido (energia sessuale attraverso la quale l’essere umano viene attivato a trarre piacere dalle zone erogene del proprio corpo) e reprimere il mondo istintuale, considerato troppo invadente e pericoloso se il pensiero si trasformasse il azione.


NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per la diagnosi e la terapia specifica. Questo articolo pertanto ha valore educativo, non prescrittivo.

Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 

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