Dipendenza dagli altri …
er quanto sia difficile da immaginare, molte persone che soffrono di questi
blocchi paralizzanti non sanno che l’origine di tale paralisi è da ricercarsi
nella dipendenza. Tuttavia questo genere di dipendenza è così comune che, tutte
le volte in cui ci troviamo di fronte a una paralisi in una situazione
decisionale, dobbiamo prendere subito in considerazione questo problema e la
dolorosa dipendenza che esso implica. Il soggetto spesso non è assolutamente
consapevole né di tale dipendenza, né di “essere diviso”. A un livello
cosciente, lui o lei possono essere consapevoli soltanto di essere bloccati e
incapaci di giungere a una decisione, essere bloccati e incapaci di giungere a
una decisione. Questa è spesso la volta in cui la vittima di tale blocco
comportamentale tenterà di ottenere un maggior numero di opinioni, di
raccogliere più suggerimenti, di cercare qualcuno che sia “più forte”, “più
saggio” o che la colpisca in altro modo per rompere questa situazione
insostenibile. Ovviamente, questo blocco non può essere rimosso se non si
fermano le razionalizzazioni, e se la consapevolezza delle difficoltà non
sostituisce la delusione provocata da se stessi. E’ essenziale che le vittime
di questo problema smettano di avere paura di fare affidamento su di sé, di
prendersi la responsabilità delle loro decisioni, e di viverne le conseguenze,
qualunque possano essere. In particolare, può essere necessario tenersi lontano
da alleati “forti” e “esperti” per un po’ di tempo, e prendere delle decisioni,
non importa quali, per cominciare a rompere l’abitudine alla dipendenza.
Il bisogno ossessivo di piacere
l legame tra la negazione di sé,
la dipendenza e questo blocco è “l’amore”.
Per fonderci con un altro (Io) che avvertiamo più completo e sicuro del
nostro, utilizziamo l’amore come un mezzo che ci unisce ad esso dandoci una
giustificazione sul piano razionale. Più piacciamo, più vicino possiamo
giungere all’altro. Questo blocco specifico può avere un effetto estremamente
disastroso su tutti gli aspetti del comportamento. Praticamente tutto ciò che
una persona fa è motivato da un bisogno insaziabile di piacere. Com’è naturale,
il processo decisionale ne subirà un grandissimo danno, perché un processo
decisionale valido non va d’accordo con un atteggiamento competitivo volto a
ottenere popolarità. Nelle persone molto insicure, affette da odio verso se
stesse, dipendenti e alienate dai propri sentimenti, piacere diventa il punto
centrale della decisione piuttosto che la sostanza delle scelte stesse. Se una
scelta valida, veramente valida, rischiasse di produrre avversione da parte
degli altri o fosse impopolare, o sarebbe abbandonata per una cattiva, oppure
ne risulterebbe un blocco. Tanto per peggiorare le cose, la nostra cultura
rafforza il culto sproporzionato dell’amore. Naturalmente, l’amore maturo, col
quale intendo gentilezza, affetto, disponibilità, fiducia e intimità, ha un
grande valore. Ma anche queste forze costruttive hanno forti restrizioni, e
l’amore romantico ha molti limiti come base per prendere decisioni importanti
che conducano al successo o alla felicità. A tutti noi piace essere apprezzati
dagli altri, ma il bisogno di piacere raggiunge proporzioni malefiche quando
diventa un blocco di natura ossessiva. Essere amati o piacere viene vista come
la soluzione a tutti i problemi, e come il solo mezzo per essere al sicuro. “Se gli altri mi amano vuol dire che non mi
feriranno”. Di fatto, le vittime prese in questa rete fanno sempre del male
a se stesse trascurando le loro opinioni e le loro opzioni. Inoltre
razionalizzano il danno che fanno a se stesse idealizzando la loro bontà e il
loro “amore” per gli altri. Sotto sotto, tuttavia, si considerano come martiri che
si sacrificano. Purtroppo, nessuno piace sempre a tutti e nessuna pretesa o
tentativo di attaccarsi a un altro come l’edera producono un poco più d’amore.
Ad alcune persone piacciono, ad altre no. In ogni caso, la maggior parte di noi
non sopporta di essere oggetto di fittizie manovre amorose, e questo non piace
neppure a chi compie tali manovre. Quando le persone affette da questo problema
si trovano in una situazione in cui l’amore non sta arrivando, diventano
confuse, turbate e ancora meno capaci di prendere decisioni indipendenti.
Inibizioni e paralisi sono molto frequenti in questo tipo di blocco, perché
ogni decisione viene vista come una possibilità di non essere graditi.
n
questi soggetti c’è molta rabbia repressa verso coloro dai quali dipendono, e
ansia e paura di rivelarla per timore che costituisca una minaccia al fatto di
piacere e alla loro immagina di persone “gradevoli” o di “vittime”.
Perciò tale rabbia si esprime in
un sabotaggio sottile, in messaggi confusi e contradditori, in relazioni
disturbate e in decisioni fallimentari. Quasi tutto ciò avviene su un piano inconscio, a parte la dolorosa
conseguenza di rapporti e decisioni mediocri.
Questo sì che viene avvertito!
Tuttavia, quando l’individuo comincia a
mettere in dubbio il valore della ricerca di amore universale, è sulla strada
buona per sciogliere questo blocco.
Egli deve giungere a capire che
essere amati è un fenomeno naturale che non può venire esteso universalmente
con nessuna manovra; che piacere è una cosa gradevole ma ha un valore troppo
limitato; che la schiavitù a questa tirannia distrugge il processo decisionale.
E deve inoltre comprendere che il fatto di piacere non ha in realtà accresciuto
di una virgola la sua sicurezza.
Deve anche ammettere e accettare
senza disprezzarsi di essere stato prigioniero di questo blocco, e che il tempo
e l’energia utilizzati in questo tentativo non solo sono andati sprecati, ma
usati in modo controproducente per spogliarlo del suo potere decisionale.
Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551
E mail: bonipozzi@libero.it
NB. Le
informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo
articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico
di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi
diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un
valore educativo, non prescrittivo.
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