sabato 18 febbraio 2017

Rendimento scolastico


Rendimento   scolastico

olti ragazzi presentano difficoltà nel rendimento scolastico o nell’integrazione sociale. I problemi possono derivare da molte cause: incompatibilità fra il temperamento del bambino (bagaglio genetico) e le richieste della scuola, turbe del comportamento di altra origine (cerebropatia, disturbi mentali, ecc.), un ritardo nello sviluppo del linguaggio o dell’apprendimento della lettura e dell’aritmetica. Quest’ultimo tipo di problema è stato oggetto di particolare attenzione in varie ricerche negli ultimi anni. In passato, queste difficoltà di apprendimento erano imputate a disturbi di ordine emotivo. Oggi sappiamo che molti di questi casi hanno una base biologica in ritardi o altri disturbi della maturazione delle strutture neurofisiologiche necessarie all’apprendimento della lettura o dell’aritmetica. Stando così le cose, un qualche trattamento rieducativo diventa la terapia d’elezione. Un discorso a parte merita il quadro clinico che va sotto il nome di iperattività a causa degli abusi di questa diagnosi, specialmente nell’ambiente scolastico. Il ragazzo iperattivo presenta una condizione di “svantaggio, a differenza di quello che ha per temperamento un alto livello di attività, il quale si colloca semplicemente ad uno degli estremi nella gamma di variazione di un tratto temperamentale. E’ importante quindi distinguere fra le due situazioni, che possono apparire simili per molti aspetti: sia l’iperattivo propriamente detto che l’altro presentano un’attività motoria vivace e abbondante, entrambi possono diventare nervosi ed irrequieti se costretti all’immobilità per esempio, se a scuola devono restare fermi nel banco per ore intere. Ma ci sono alcune differenze cruciali: il bambino iperattivo, solitamente,  passa continuamente da un’attività all’altra, senza portarne a termine nessuna, ha difficoltà a mantenere a lungo l’attenzione e si lascia facilmente distrarre mentre un “normale” temperamento con alto livello di attività non comporta questi problemi di disorganizzazione ed instabilità. 
ati questi sintomi del bambino iperattivo, il manuale diagnostico suggerisce la definizione “turbe dell’attenzione, partendo dall’ipotesi che l’attività disorganizzata dipenda dall’incapacità di mantenere a lungo l’attenzione. Quello che, purtroppo, è successo in molte scuole è che l’etichetta di “iperattività è stata applicata indiscriminatamente a tutti i bambini irrequieti e agitati in classe. Un bambino può essere irrequieto per le ragioni più varie: può annoiarsi con un insegnante che non riesce a interessarlo e stimolarlo a sufficienza; può stare in ansia per altri motivi; può semplicemente avere per temperamento un alto livello di attività.  Troppi bambini  sono definiti “iperattivi” perché danno noia in classe. A questo punto i genitori sono invitati a portarlo dallo specialista per un’eventuale “prescrizioni” (fenomeno che, attualmente, sta diventando particolarmente di moda anche in Italia). E a volte, purtroppo, lo specialista di fronte a una descrizione esagerata dei sintomi da parte dei genitori e dell’insegnante, può lasciarsi influenzare … dare seguito alla richiesta. 
n questo caso l’intervento “estemporaneo” il più delle volte risulta inutile o addirittura dannoso, perché le vere cause del problema rimangono del tutto trascurate. Un bambino, comunque, che presenta un serio problema scolastico merita di essere portato immediatamente all’attenzione di uno specialista competente, in modo da poter avviare senza indugi gli eventuali interventi che si rilevassero necessari. Un intervento precoce può prevenire le molte conseguenze disastrose che possono nascere nel corso degli anni dall’effetto cumulato dalle difficoltà scolastiche. Genitori e insegnanti devono collaborare per assicurare un adeguato intervento diagnostico e terapeutico. E’ bene, però, sempre riflettere sui vari consigli specialistici impartiti senza una valutazione completa delle possibili cause, non necessariamente emotive, ma spesso legate a questioni di temperamento o di funzionalità cerebrale.

Uno dei disturbi maggiormente rilevati dagli insegnanti,
caratterizzato da agitazione sia livello motorio sia psichico, è l’instabilità psicomotoria. Può avere due origini principali: fisica, quando è connessa a immaturità neurofisiologica; psichica, invece, quando esprime un eccesso di emotività. 
Tuttavia, spesso le due
 cause sono concomitanti 
ed interdipendenti.


l comportamento del fanciullo “instabile” è caratterizzato da mancanza di continuità nell’esercizio fisico ed intellettuale e da una estrema labilità nell’attenzione, mentre l’immaginazione può essere molto attiva e fervida. Egli non riesce a star fermo, ad applicarsi con continuità, per cui passa incessantemente da una cosa all’altra. L’instabilità può essere anche accompagnata da turbolenza e aggressività ed una estrema variabilità nell’umore che può cambiare bruscamente dall’allegria all’irascibilità.


osa fare. Per quanto riguarda la prevenzione, è utile considerare attentamente i due aspetti, affettivo e motorio, e assicurare al fanciullo la soddisfazione dei bisogni ad essi relativi. In primo luogo, ci si dovrà assicurare che il bambino viva in un clima sereno in cui si senta sicuro: si dovrà pertanto prestare particolare attenzione ai cambiamenti a qualsiasi situazione e che possa generare ansia (cambio di scuola, separazione dei genitori, nascita di fratelli, lutti, ecc.). In secondo luogo, si dovrà consentire al bambino sufficiente attività fisica attraverso la ginnastica e lo sport. Inoltre particolarmente utili per favorire un buon coordinamento motorio – sempre compromesso nei casi di instabilità – sono gli esercizi ritmici che promuovono l’agilità, il controllo muscolare, l’armonia dei movimenti e, al tempo stesso, aiutano a distendersi. Il movimento può anche divenire un mezzo di espressione e di piacere che sensibilizza positivamente il fanciullo circa il proprio corpo, spesso avvertito da chi tende all’instabilità come qualcosa di estraneo e di goffo.

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Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 
 E mail: bonipozzi@libero.it

NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi e terapia specifica.

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