olti
ragazzi presentano difficoltà nel rendimento scolastico o nell’integrazione
sociale. I problemi possono derivare da molte cause: incompatibilità fra il
temperamento del bambino (bagaglio genetico) e le richieste della scuola, turbe del comportamento di
altra origine (cerebropatia, disturbi
mentali, ecc.), un ritardo nello sviluppo del linguaggio o
dell’apprendimento della lettura e dell’aritmetica. Quest’ultimo tipo di
problema è stato oggetto di particolare attenzione in varie ricerche negli
ultimi anni. In passato, queste difficoltà di apprendimento erano imputate a
disturbi di ordine emotivo. Oggi sappiamo che molti di questi casi hanno una
base biologica in ritardi o altri disturbi della maturazione delle strutture
neurofisiologiche necessarie all’apprendimento della lettura o dell’aritmetica.
Stando così le cose, un qualche trattamento rieducativo diventa la terapia
d’elezione. Un discorso a parte merita il quadro clinico che va sotto il nome
di iperattività a causa degli abusi di questa diagnosi, specialmente
nell’ambiente scolastico. Il ragazzo iperattivo presenta una condizione di “svantaggio”,
a differenza di quello che ha per temperamento un alto livello di attività, il
quale si colloca semplicemente ad uno degli estremi nella gamma di variazione
di un tratto temperamentale. E’ importante quindi distinguere fra le due
situazioni, che possono apparire simili per molti aspetti: sia l’iperattivo propriamente detto che l’altro presentano un’attività
motoria vivace e abbondante, entrambi possono diventare nervosi ed irrequieti
se costretti all’immobilità per esempio, se a scuola devono restare fermi nel
banco per ore intere. Ma ci sono alcune differenze cruciali: il bambino iperattivo, solitamente, passa continuamente da un’attività all’altra,
senza portarne a termine nessuna, ha difficoltà a mantenere a lungo
l’attenzione e si lascia facilmente distrarre mentre un “normale” temperamento
con alto livello di attività non comporta questi problemi di disorganizzazione
ed instabilità.
ati questi sintomi del bambino iperattivo, il manuale diagnostico suggerisce la
definizione “turbe dell’attenzione”,
partendo dall’ipotesi che l’attività disorganizzata dipenda dall’incapacità di
mantenere a lungo l’attenzione. Quello che, purtroppo, è successo in molte
scuole è che l’etichetta di “iperattività” è stata applicata
indiscriminatamente a tutti i bambini irrequieti e agitati in classe. Un
bambino può essere irrequieto per le ragioni più varie: può annoiarsi con un insegnante
che non riesce a interessarlo e stimolarlo a sufficienza; può stare in ansia per
altri motivi; può semplicemente avere per temperamento un alto livello di
attività. Troppi bambini sono definiti “iperattivi” perché danno noia
in classe. A questo punto i genitori sono invitati a portarlo dallo specialista
per un’eventuale “prescrizioni” (fenomeno che, attualmente, sta diventando
particolarmente di moda anche in Italia). E a volte, purtroppo, lo
specialista di fronte a una descrizione esagerata dei sintomi da parte dei
genitori e dell’insegnante, può lasciarsi influenzare … dare seguito alla richiesta.
n questo caso l’intervento “estemporaneo” il più delle volte
risulta inutile o addirittura dannoso, perché le vere cause del problema
rimangono del tutto trascurate. Un bambino, comunque, che presenta un serio
problema scolastico merita di essere portato immediatamente all’attenzione di
uno specialista competente, in modo da poter avviare senza indugi gli eventuali
interventi che si rilevassero necessari. Un intervento precoce può prevenire le
molte conseguenze disastrose che possono nascere nel corso degli anni
dall’effetto cumulato dalle difficoltà scolastiche. Genitori e insegnanti
devono collaborare per assicurare un adeguato intervento diagnostico e
terapeutico. E’ bene, però, sempre riflettere sui vari consigli specialistici
impartiti senza una valutazione completa delle possibili cause, non
necessariamente emotive, ma spesso legate a questioni di temperamento o di
funzionalità cerebrale.
Uno
dei disturbi maggiormente rilevati dagli insegnanti,
caratterizzato
da agitazione sia livello motorio sia psichico, è l’instabilità psicomotoria. Può
avere due origini principali: fisica, quando è connessa a immaturità
neurofisiologica; psichica, invece, quando esprime un eccesso di emotività.
Tuttavia, spesso le due
cause sono concomitanti
ed interdipendenti.
l
comportamento del fanciullo “instabile” è caratterizzato da mancanza di continuità nell’esercizio fisico ed intellettuale e da una estrema
labilità nell’attenzione, mentre l’immaginazione può essere molto attiva e
fervida. Egli non riesce a star fermo, ad applicarsi con continuità, per cui
passa incessantemente da una cosa all’altra. L’instabilità può essere anche
accompagnata da turbolenza e aggressività ed una estrema variabilità nell’umore che può
cambiare bruscamente dall’allegria all’irascibilità.
osa fare. Per quanto
riguarda la prevenzione, è utile considerare attentamente i due aspetti,
affettivo e motorio, e assicurare al fanciullo la soddisfazione dei bisogni ad
essi relativi. In primo luogo, ci si dovrà assicurare che il bambino viva in un
clima sereno in cui si senta sicuro: si dovrà pertanto prestare particolare
attenzione ai cambiamenti a qualsiasi situazione e che possa generare ansia (cambio di scuola, separazione dei genitori,
nascita di fratelli, lutti, ecc.). In secondo luogo, si dovrà consentire al
bambino sufficiente attività fisica attraverso la ginnastica e lo sport.
Inoltre particolarmente utili per favorire un buon coordinamento motorio – sempre compromesso nei casi di instabilità
– sono gli esercizi ritmici che promuovono l’agilità, il controllo muscolare,
l’armonia dei movimenti e, al tempo stesso, aiutano a distendersi. Il movimento
può anche divenire un mezzo di espressione e di piacere che sensibilizza
positivamente il fanciullo circa il proprio corpo, spesso avvertito da chi
tende all’instabilità come qualcosa di estraneo e di goffo.
Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551
E mail: bonipozzi@libero.it
NB. Le informazioni
e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non
sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è
sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi e terapia
specifica.
Nessun commento:
Posta un commento