lunedì 6 febbraio 2017

La balbuzie ... il "colpo" del serpente




La balbuzie ...
 il ‘colpo’ del serpente.

he cos’è.  La balbuzie  è una particolare disfunzione  dell’espressione del linguaggio caratterizzata da ripetizioni o da blocchi che comportano una rottura del ritmo e della melodia del discorso. Da un punto di vista clinico si descrivono due tipi di balbuzie: clonica e tonica (spesso associate). La prima caratterizzata da ripetizioni più o meno lunghe di fonemi; la seconda, invece, da un arresto dell’emissione accompagnato da sincinesie (disturbo motorio che consiste nell’impossibilità di compiere un gesto volontario senza effettuarne  contemporaneamente un altro involontario) particolarmente importanti e da reazioni emotive.



movimenti associati e le alterazioni respiratorie devono essere considerate come conseguenze secondarie di questa affezione. Alcune scuole di pensiero hanno riscontrato, in assenza di malformazioni costituzionali, nel balbuziente una forte dose di ostilità rimossa e di insicurezza.

i balbetta, infatti, quando le corde vocali si irrigidiscono in uno spasmo; il panico le fa irrigidire ancora di più, fino a un blocco temporaneo. Non tutti i balbuzienti balbettano nella stessa maniera e la balbuzie risulta diversa a seconda delle situazioni. Esistono, comunque, situazioni elettive, quali la scuola e la famiglia e situazioni stressanti, determinate da soggetti sconosciuti o temuti, dall’ambiente circostante ansioso, ecc. Al contrario, la balbuzie è minore quando la persona parla da sola, quando canta, o elenca operazioni matematiche imparate a memoria, quando recita favole e poemi. Le emozioni possono agire su di lui come blocco quando deve parlare ma a volte lo facilitano quando è “fuori di sé”.


attori eziologici.  Molteplici sono a tutt’oggi le teorie e le interpretazioni etiopatogenetiche. Alcuni orientamenti scientifici considerano la balbuzie come una sorta di risposta di evitamento emessa per la paura di parlare, per cui si potrebbe accostare, almeno sotto alcuni aspetti, a una fobia. Altre scuole di pensiero, invece, sono impegnate e concentrate nelle studio delle seguenti aree: eredità, alterazione della lateralizzazione, alterazione della struttura temporo-spaziale, disfunzione dei circuiti di controllo della parola e problemi psicologici.

n assenza di danni organici, un gran numero di autori tendono attualmente a dare importanza, soprattutto, in questi disturbi della comunicazione, alle dinamiche familiari. Vengono descritte, in tali ricerche, figure familiari particolarmente ansiose o distanti e poco calorose. Questo, a loro dire, può suscitare nel bambino un’aggressività e ansia che sarebbero all’origine della balbuzie. Altre ricerche portano ad evidenziare dinamiche familiari di insicurezza e insoddisfazione, in cui sono presenti sentimenti complessi e contradditori come ad esempio un attaccamento possessivo soffocante che si alterna a rifiuto e aggressione.



osa fare. Il trattamento, in alcuni casi specifici, deve associare una rieducazione logopedica a una psicoterapia la quale, se non sopprime il sintomo, migliora però il contesto psicofisico. Buoni risultati sono stati ottenuti attraverso tecniche psicosomatiche, ed in particolare con le metodiche ipnotiche. I risultati di questa terapia sono sempre in funzione dell’età di comparsa della balbuzie, della cronicità e dal ruolo esercitato dai familiari. 

ell’adulto balbuziente, l’angoscia è una indicazione di psicoterapia; infatti, qualunque sia il risultato  finale, la scomparsa di situazioni ansiogene porta ad una diminuzione della frequenza delle grandi crisi di balbuzie tonica e clonica. Il trattamento della balbuzie, inoltre, può essere attuato (o abbinato a seconda dei casi), oltre all’intervento specifico psicoterapico, attraverso le seguenti tecniche:

-    esercizi di respirazione (imparare a respirare in modo regolare);
-  esercizi di rilassamento (allenamento sulla contrazione e decontrazione);
-  esercizi sull’articolazione sillabica (cantare e utilizzare vocali specifiche);
-      esercizi di scrittura (stampatello in modo da “ritmare” e “rallentare” la            velocità del linguaggio);
-           dialoghi (tempi crescenti su argomentazioni differenti).

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Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 
 E mail: bonipozzi@libero.it

NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un  valore educativo, non prescrittivo.

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