lunedì 13 febbraio 2017

L'Ipertensione ... quando il vulcano ribolle


L'Ipertensione …  quando il vulcano ribolle.

uesta affezione cardiocircolatoria se non trattata adeguatamente può comportare lesioni vascolari al cuore, al cervello, al rene e all’occhio. L’ipertensione tende ad aumentare gradualmente  e quasi sempre non ci sono sintomi evidenti. Nella fase avanzata, invece, si esprime attraverso mal di testa, irrequietezza, eritrosi al viso ed insonnia. Valori pressori troppo bassi, invece, provocano un’insufficiente ossigenazione dei tessuti, con sintomi quali debolezza, pallore, affaticabilità e capogiri. Chi non ha provveduto alla soluzione della precitata sintomatologia vive in maniera alquanto pericolosa: nei vasi del cuore, della testa, dei reni, del bacino e delle gambe ha inizio un processo degenerativo e, a volte, complicazioni letali.

e cause. Le cause di tale sintomo sono molteplici. Tra i fattori scatenanti si possono enumerare: l’età (con l’età non si induriscono solo le pareti dei vasi ma si indurisce anche la personalità: spariscono flessibilità ed elasticità), l’obesità, le scorrette abitudini alimentari, eccesso di grassi, zucchero e sale (il sodio fa aumentare la pressione mentre il potassio, il calcio e il magnesio la fanno diminuire), la collera, le preoccupazioni, i dispiaceri, la depressione mascherata, l’agitazione, lo stile di vita, l’ansia, l’autocontrollo, l’ostilità (determina la contrazione dei vasi sanguigni), la mancanza di esercizio fisico (oppure eccessivo), l’abuso di alcol e di fumo. La predisposizione familiare, come dimostrano alcuni studi recenti, non basta da sola a determinare automaticamente la malattia.
Risultati immagini per ipertensione arteriosaLa lettura psicosomatica. Cosa vuole comunicare l’ipertensione? Qual è il suo significato e come possiamo leggere questo disturbo? L’iperteso può essere paragonato ad un vulcano ribollente qualche minuto prima dell’eruzione, la quale però, paradossalmente, non si verifica mai. Poiché hanno la convinzione di essere vulnerabili, gli ipertesi cercano di evitare i conflitti aggressivi rifiutandosi di prenderne atto. Essendo considerata la malattia dello stress per eccellenza (forma primaria), l’ipertensione può essere connessa, infatti, ad un’emozione intensa o magari irrisolta di lunga data. 

olpisce soprattutto chi reprime le emozioni o chi è detentore di un doloroso “segreto”, un senso di colpa o di rancore (lotta aperta tra ragione e passione). L’iperteso non solo evita i conflitti, ma sposta la sua attenzione “astutamente” dalla situazione conflittuale su uno stile di vita caratterizzato da dinamismo ed iperattività. In breve, si rifugia nell’azione. Chi ha problemi di pressione alta tende a reprimere slanci spontanei, congelare i sentimenti attraverso il ragionamento e, soprattutto, con estrema destrezza non lascia trapelare le sue emozioni. I familiari o gli amici solitamente lo descrivono come un personaggio freddo e distaccato, incredibilmente padrone della situazione. Spesso, però, dietro un’immagine di forte equilibrio si nascondono tratti di personalità di insicurezza e di fragilità che tendono ad implodere dentro. L’iperteso, a livello sociale, appare di solito adeguatamente adattato ed inserito, in realtà, però, non riesce a stabilire un accettabile rapporto con la propria aggressività; in questo modo non riesce ad adattare né comportamenti di fuga, né comportamenti di lotta. 

volte gli ipertesi possono essere estroversi e comunicativi, espressivi e ben disposti al dialogo, altre volte, invece, si mostrano taciturni ed  inquieti, decisamente restii a parlare di loro. Entrambe le modalità comunicative segnalano, comunque, una grande difficoltà: entrare in “contatto” con l’altro. Non esistono momenti morti (inoperosi) nella giornata dell’iperteso in quanto odia l’ozio ed è sempre pronto ad inventarsi qualcosa da fare: è sempre in movimento pieno di impegni e, soprattutto, di doveri (attivismo continuo: appaiono a loro agio solo quando sono in piena attività; è proprio il momento del relax e dell’inattività a procurare dei problemi) ed è tormentato e terrorizzato dall’imprevisto. Alcune ricerche sperimentali hanno messo in evidenza che l’aumento della pressione non si verifica soltanto quando ci si impegna fisicamente, ma anche quando si usa la sola immaginazione.

valori pressori aumentano già se una persona in colloquio ha il sentore di una situazione di conflitto, e cala se il soggetto in questione comincia a parlare spontaneamente del conflitto e verbalizza il suo problema. Se tale pressione quindi aumenta con la sola immaginazione di una eventuale azione, senza peraltro che questa azione solo pensata sia mai conclusa in attività motoria e così scaricata, si arriva letteralmente ad una “pressione continua”. Il soggetto, in questo caso specifico, produce con la sua immaginazione un’eccitazione continuativa e il sistema sanguigno si concretizza  nella sola aspettativa che si arrivi  ad una trasformazione del pensiero in azione. Se l’azione quindi manca, la persona sta sotto pressione (rimane sempre nelle vicinanze di una situazione problematica senza arrivare ad una soluzione). Pur prendendo di petto ogni iniziativa, difficilmente si lancia in attività sconsiderate, i suoi progetti sono sempre concreti e realistici. 

er queste sue caratteristiche di “coscienziosità  e di grande autocontrollo a volte attrae compagnie “scapestrate” (il nuovo impegno  è proprio quello di rimediare ai danni degli altri). La diffidenza nei confronti degli altri (a volte anche di se stesso) lo spinge a non fidarsi e a non delegare eventuali compiti e lavori. Qualora non fosse possibile seguire direttamente in maniera rigorosa ma, soprattutto, a modo suo gli impegni assunti, può estraniarsi completamente da tali incarichi. L’iperteso gestisce le proprie emozioni (le nasconde) in modo piuttosto curioso. A volte le negano sostenendo di star bene anche quando in realtà sono in pessime condizioni altre volte, invece, non essendo in grado di riconoscere il proprio stato emotivo, attribuiscono agli altri la propria ansia. 

nche l’attività sessuale è vissuta - poiché ha difficoltà a lasciarsi andare - in maniera rigida, controllata e senza particolari eccessi, senza alcuna tenerezza; si alza immediatamente dal letto per riprendere in mano la situazione e tornare alla sua consueta iperattività “rassicurante”. Molti soggetti, inoltre, non credendo nell’importanza dei fattori psicologici per migliorare la qualità della vita, sono poco motivati a seguire un trattamento psicosomatico.



osa fare. L’alta pressione - oltre ad essere una “moda” fra le persone che godono di tutte le comodità -  è in relazione, come abbiamo già visto, con la funzionalità cardiaca, la massa sanguinea, la viscosità del sangue, l’ampiezza e la restrizione dei vasi. Proprio per queste ragioni, il trattamento dovrebbe essere rivolto a “normalizzare” la composizione del sangue (caricato di sostanze estranee) con aria pura, buone digestioni, adeguata ed attiva eliminazione cutanea, renale ed intestinale. Nel caso di ipertensione labile e di crisi ipertensive, inoltre, i fattori psicologici, dovrebbero essere l’oggetto di una particolare attenzione. Oltre alla terapia tradizionale - che piace perché (si fa per dire) non coinvolge l’aspetto emotivo - eseguita mediante la somministrazione di farmaci appositi, è possibile influenzare positivamente la pressione arteriosa mediante metodiche terapeutiche distensive (ipnosi, training a., visualizzazione, ecc.) oppure tecniche psicologiche e corporee che facilitano, a livello emotivo, una maggiore cedevolezza, malleabilità ed elasticità nei rapporti e nell’affrontare le situazioni.
' risaputo infatti che un semplice cambio di atteggiamento può permettere di “recuperare” parecchi millimetri di mercurio nei valori pressori; in alcuni casi, questo disturbo può scomparire completamente. Anche la respirazione addominale, oltre ad eliminare le tossine - per i grandi benefici di cui è portatrice, ripristinando l’ossigenazione di tutto il corpo, sviluppando l’ampiezza della gabbia toracica - tonifica e protegge tutto il sistema cardiocircolatorio. In particolare, è in grado di limitare e controllare gli effetti dello stress prolungato aumentando, nel contempo, la produzione di serotonina. 

nche l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale nel prevenire e “tagliare” la pressione. Può essere veramente preziosa una dieta vegetariana a base di frutta e verdure ricche di potassio, in quanto questa sostanza abbassa la pressione e riduce l’incidenza di danni cardiaci. Di grande utilità anche l’assunzione di crusca d’avena, aglio e cipolla, ma anche di integratori quali gli acidi grassi omega-3, il magnesio (vitamine A, C, E e selenio). Anche i massaggi, soprattutto quelli concentrati sulla pancia, hanno indubbi effetti benefici sull’ossigenazione dell’apparato circolatorio, portano  ad un rilassamento generale e, quindi, un miglioramento della circolazione sanguigna.


Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 
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NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre doveroso ed indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi e terapia specifica.

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