mercoledì 1 febbraio 2017

Paura …




Paura  

e si vuol veramente capire perché una determinata situazione emotiva persiste, nonostante le ripetute indicazioni di un desiderio in senso contrario, vale la pena prendere in esame i fattori che fanno in modo di mantenere un problema a renderlo cronico. Una persona oppressa dalla paura (… termine usato nel senso di atteggiamento, modo di pensare, stile di vita, sensazione, ecc.), in qualsiasi situazione che offre più di una alternativa, farà inevitabilmente le previsioni peggiori: penserà all’eventualità più negativa e più catastrofica. Coloro che hanno paura, ad esempio, e sono soli in casa di notte interpreteranno una tenda che si muove come un ladro, mentre di giorno, con la luce e la gente che passa per strada, avrebbero subito capito che era solo il vento a muovere la tenda. Affrontare la paura è un passo molto importante nella direzione giusta e per farlo la prima cosa è rendersi conto che essa esiste. Molte persone con paure sottostanti non interpretano nel modo corretto le sensazioni sgradevoli che hanno.  Analizzando le sensazioni corporee e i pensieri a esse associati, possiamo renderci conto se la paura svolge un ruolo importante nel mantenimento del nostro problema. 

ueste situazioni possono andare da una mascella serrata, dalla sensazione di un “buco” allo stomaco a un vero e proprio attacco di panico: sbalzi pressori, respiro affannoso e occhi terrorizzati. Ogni paura sottostante si esprime spesso anche sotto forma di resistenza al cambiamento. E’ come se la paura che le cose possano andare ancora peggio obbligasse a mantenere lo status quo, per infelice che esso possa essere. Rimuovere o comprendere una paura sottostante è come togliere il freno prima di partire in automobile. Nella vita di tutti i giorni noi basiamo le nostre azioni sulla probabilità che un dato evento ha di verificarsi, sapendo che vi è una remota possibilità che si presentino delle situazioni negative. Teniamo conto di queste eventualità negative, ma non permettiamo che determino la nostra vita. Quando camminiamo per strada siamo consapevoli della remota possibilità che caschi una tegola dal tetto, ma non per questo restiamo chiusi in casa o ci mettiamo il casco prima di uscire. La probabilità è che tutto andrà bene, e noi ci atteniamo a questa idea. Alcune persone, però, oppresse dalle loro paure sottostanti spesso mettono le eventualità negative nella categoria delle probabilità e si comportano di conseguenza. Spesso la paura profonda non è diretta a una situazione particolare e può caricarsi di “agitazione” sotto forma di paura della paura.

hi ne soffre produce il moto perpetuo ricorrente tipico dei problemi cronici. E’ come se una parte della  mente fosse stata programmata nel seguente modo: ”Stai sempre in guardia e sarai al sicuro”. Purtroppo questo non è mai un buon consiglio, perché lo stare in guardia consuma energia e crea stanchezza, angoscia e depressione. Un continuo senso di paura immobilizza e sospinge in una spirale discendente. Con il tempo chi ne soffre diventa estremamente sensibile a qualsiasi segnale negativo. Vede disastri ovunque, nota il minimo dolorino, le minime alterazioni di peso, qualsiasi difetto. Il meccanismo di rilevamento negativo è sensibilizzato a tal punto che qualsiasi informazione pessimistica viene ingrandita enormemente. Alcune persone sono ormai  prigioniere dei loro timori. Per qualsiasi osservatore le porte della loro prigione sono aperte o non esistono, ma per loro (… chi ha paura) sono ermeticamente chiuse dalla paura della paura. L’incitamento a rilassarsi, a cambiare, ad avere un atteggiamento diverso suscita una forte resistenza; sanno di non poter fuggire, di non essere liberi come tutti gli altri. La loro situazione può essere sgradevole, ma la paura di cambiare è ancora peggio. La paura è il carceriere, che sorridendo fa tintinnare le chiavi e addita la porta aperta, sicuro com’è che la sua vittima non uscirà. Affrontare i problemi e risolverli è spesso un processo penoso che  quasi tutti noi cerchiamo di evitare; ma evitandolo non facciamo che soffrire di più e impediamo a noi stessi di crescere. 

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a colpa è un altro sentimento, spesso associato alla paura, che fornisce energia al circuito dei problemi cronici. E’ un sentimento molto potente. Molto spesso si usa il senso di colpa per costringere un bambino a comportarsi secondo certe norme. “Non devi fare così. Non sai che è sbagliato comportarsi così? Non giocare con quella cosa o diventerai cieco. Una barzelletta classica sul senso di colpa racconta di una fidanzata che regala due cravatte al proprio fidanzato per il suo compleanno. All’incontro successivo, il fidanzato si è messo una delle cravatte regalate; il commento della fidanzata è: “Ecco! Lo sapevo. Non ti piace l’altra cravatta!”. Le costanti critiche e svalutazioni di quello che pensiamo, diciamo o facciamo distruggono la nostra fiducia in noi stessi e ci spingono a distorcere la nostra personalità per adeguarci alle esperienze di chi ci critica. 

opo un certo tempo, assumiamo noi stessi il ruolo di autocensori cercando di vivere secondo le norme stabilite da altri. Se ci sentiamo in colpa, significa che non siamo all’altezza di quelle norme, anche se forse sono esse a non risultare più adeguate. Il senso di colpa ci impedisce di agire secondo le nostre convinzioni. Se uno è colpevole viene punito. Sentendoci colpevoli, creiamo inconsciamente un’auto – punizione. Il senso di colpa produce una perdita di autocritica; è come un suolo in cui crescono delle erbacce che invadono il giardino e impediscono di fiorire alle piante utili. Come facciamo a riconoscere la presenza del senso di colpa? Spesso i messaggi che vengono dal fondo della mente sono interpretati mediante azioni e parole. La presenza del senso di colpa  si manifesta in frasi di questo tipo: “Devo ammettere…”; “Non farei mai…”;”Sono a disagio se…”; “Devo confessare…”. Se si indaga ulteriormente, si possono scoprire dei sensi di colpa di cui prima non si riconosceva l’esistenza; analizzare le sensazioni corporee che accompagnano questi atteggiamenti può essere d’aiuto per scoprire il senso di colpa sottostante. 

pesso la gente si pone dei limiti proprio a causa del senso di colpa (… pensieri, azioni, sentimenti, ecc.) anche senza rendersi conto di quale sia la causa da cui proviene la restrizione. Delle tante emozioni che proviamo, il senso di colpa sembra essere la meno utile. La rabbia, la paura, la felicità, la tristezza occupano tutte un posto positivo nel nostro armamentario contro il mondo, mentre il senso di colpa ci manipola senza fornirci alcun vantaggio. E’ un’emozione che ci logora, ci rende “sciocchi”, consuma la nostra autostima e sicurezza. E’ come se giocassimo a un gioco le cui regole sono state stabilite da altri. Il senso di colpa  limita le idee creative, i sentimenti e le forze. Può determinare degli eterni perdenti. Spesso i sensi di colpa hanno le radici nei primi anni di vita, quando non viene riconosciuta la nostra individualità o non la si lascia sviluppare (… non si rispettano i tempi evolutivi). Così, osservando da un punto di vista adulto le esperienze giovanili, possiamo ridurre al minimo o eliminare il senso di colpa ingiustificato che ci perseguita da anni. In base a quanto è stato esposto è possibile cominciare a capire quale potere abbia il senso di colpa nel perpetuare la giostra delle sofferenze a lungo termine. 

e non riusciamo a liberarcene, a ogni giro della giostra resteremo incastrati e in tal modo si continuerà ad alimentare il circolo vizioso della sofferenza: senso di colpa, fallimento, punizione. Col passare del tempo, tutto ciò entra talmente a far parte della nostra vita che non ci accorgeremo nemmeno che esiste. Finiremo per sentirci il colpa … se non ci sentiamo in colpa. E chissà …  forse potremmo anche considerare un po’ stupido chi racconta queste cose.


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Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 - E mail: bonipozzi@libero.it

NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un  valore educativo, non prescrittivo.
 

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