sabato 4 febbraio 2017

Stress ... le nuove frontiere

Stress …  le  nuove  frontiere   



e ragioni del malessere e del benessere quotidiano sono riconducibili al vissuto di ogni singolo individuo. Ogni evento della vita di ciascuno di noi può essere, infatti, interpretato come il risultato della propria storia individuale, familiare, sociale ed ambientale. Il benessere soggettivo è uno dei principali obiettivi dell’uomo e la gestione individuale dello stress rappresenta il più importate nodo da sciogliere per raggiungerlo. Stare bene, comunque, non vuol dire non avere niente, ma significa semplicemente ricerca continua di una condizione di benessere psicofisico. L’uomo “sano” non vuole solo vegetare, ma essere parte attiva nel suo ambiente. Il suo comportamento, il suo stile di vita, le sue gratificazioni, l’immagine che ha di se stesso, dipendono dal  modo in cui si inserisce con la propria capacità di progettare e realizzare la vita. La vita è trasformazione, è dinamismo (è un processo conoscitivo che inizia  alla nascita e termina alla morte).


l mondo dell’uomo non è statico, non lo è la realtà in cui è inserito, non può esserlo il suo vissuto esistenziale. L’uomo deve, quindi, adattarsi, conservare il proprio equilibrio interiore e essere in grado di affrontare in modo adeguato le diverse circostanze della vita. In teoria la capacità dell’uomo di adattarsi spiritualmente e psichicamente è quasi illimitata, proprio perché egli riesce a progettare, a organizzarsi, a superare molto spesso le difficoltà che ogni giorno si presentano, a utilizzare al meglio le risorse di cui dispone. Ha la consapevolezza, comunque, che a volte, lottare contro lo stress è veramente un’impresa difficile. E’ mia convinzione che quanto più parleremo semplicemente di noi stessi tanto più ci sarà facile agire secondo ciò che diciamo. Psicologicamente, siamo tutti dei giganti che dormono. Siamo in grado di capire i nostri bambini meglio di quanto sappiamo trattarli. Siamo   perfino  in  grado  di   comprendere  noi  stessi meglio di quanto sappiamo trattarci. La difficoltà sta nel   fatto   che  eccediamo    nell’esercitare   l’intelletto 
anziché sentire ed agire. Comprendiamo quanto apprendiamo, ma ciò che apprendiamo ci rimane nella mente anziché tradursi in comportamento (un esempio concreto si verifica  quando affrontiamo lo  stress).  La cosa importate è che, per poter raggiungere potere di azione, la nostra introspezione deve essere condotta da
prospettive diverse. Lo scopo di questo Notiziario, quindi,  è quello  di offrire un  piccolo  stimolo  per  far  riflettere e fare qualcosa su noi stessi; fare qualcosa e farlo i modo vario ma, soprattutto, attraverso il contributo di diverse “conoscenze”.


Cos’è lo stress


a chiave per comprendere che cosa sia lo stress è il concetto di “adattamento”.  Questo concetto è la risposta che l’organismo adotta quando si trova di fronte a una novità. Che la qualità dello stimolo sia piacevole o spiacevole è indifferente: l’effetto stress è relativo al grado di novità che rappresenta per l’individuo e ai conseguenti meccanismi fisiologici che vengono messi in atto per adattarsi alla nuova situazione. La notizia di aver vinto qualche milione di € genera infatti nella persona lo stesso grado di stress della notizia di essere licenziati. In un primo momento questo può sembrare paradossale, ma se riflettiamo meglio ci accorgiamo che entrambi i fatti modificano profondamente la realtà dell’individuo costringendolo a un notevole cambiamento delle sue abitudini di vita. Le condizioni di vita e i progetti per il futuro devono essere modificati per rispondere alla nuova realtà. Certamente non tutti gli stimoli sono uguali: vincere dei soldi non è come essere licenziati, e innamorarsi (altro fatto che se proviamo a riflettere è estremamente stressante) non è come scoprire di avere una malattia, anche se all’inizio questi fatti producono effetti simili. 


li studiosi infatti distinguono tra eustress (eu = buono) e distress (dis = negativo, distruttivo per l’esistenza). In entrambi i casi però lo stress è rappresentato da quella sorta di fissazione, di non riuscire a pensare ad altro che caratterizza questa esperienza. Possiamo dire, quindi, che le occasioni di stress sono molteplici, sia che si tratti di avvenimenti positivi sia che si tratti di avvenimenti negativi.
Lo stress, comunque, non è di per sé né positivo, né negativo: la vita con il suo procedere costringe l’uomo a un processo di adattamento continuo a tutte le novità e i cambiamenti che via via si presentano. Non solo, ma una totale mancanza stress è dannosa per l’essere umano. Così un individuo posto in una cella di isolamento vive dei momenti di profonda angoscia; una persona cui non giungano stimolazioni sensoriali, privata ad esempio della vista o dell’udito vivrà una condizione psicologicamente difficile. Lo stress è quindi anche il sale della vita: un giusto dosaggio di questo ingrediente rende più saporito il menù. Ma un eccesso di stress è molto nocivo alla salute. Il nostro organismo, infatti, è “progettato” in modo tale da fornirci, attraverso delle sostanze ormonali, quelle energie extra che potrebbero esserci utili nel caso che la novità entrata nel campo della coscienza si possa rivelare pericolosa. 


er comprendere questo meccanismo immaginiamo per un attimo che nel nostro cervello ci sia un guardiano che controlli che tutto sia normale e tranquillo. Il suo compito consiste nel far scattare l’allarme ogniqualvolta noti qualcosa di sconosciuto, di non ben identificato, che potrebbe quindi rappresentare la scarica degli ormoni preposti a fornire energia extra, si predispone a reagire all’eventuale minaccia. Si produce cioè uno stato di allerta (ansia)  simile a un gatto quando lo vediamo immobile ma teso, pronto a scattare al momento opportuno. Ciò che oggettivamente percepiamo, quando questo accade, è accelerazione del respiro, aumento della sudorazione, aumento del battito cardiaco, ecc. Siamo pronti cioè a reagire al pericolo che ci minaccia. Quando l’allarme è finito cessa anche la produzione di questi ormoni che vengono poi pian piano smaltiti dall’organismo. Ma immaginiamo ora che l’allarme venga  attivato in modo continuativo: un sorpasso pericoloso, un ritardo che ci costringe a correre, immagini emozionanti di un film che ci turbano e così via; a ogni allarme un po’ di quegli ormoni verranno messi in circolo, ma data la frequenza con cui questo accade l’organismo non riuscirà più a smaltirli; ci troveremo, di conseguenza, sovreccitati e pronti a scattare anche quando non sia il caso. Essendo, quindi, sempre eccitati, avremo poi difficoltà nel riuscire ad addormentarci, a digerire bene, a sederci un momento a riposare e a riflettere. Si entra in una specie di circolo vizioso in cui l’eccitazione ci impedisce di riposare e ci porta all’azione, e l’azione a sua volta ad altro stress e quindi a nuova eccitazione.


omunemente chiamata “risposta di lotta o fuga”, la reazione del corpo alla sfida o al pericolo consiste in una complessa catena di cambiamenti fisici e biochimici che riguardano l’interazione tra cervello, sistema nervoso e numerosi ormoni. Come risultato il corpo è in possesso di tutta l’energia disponibile per rispondere alla situazione. Che si tratti di un pericolo mortale, della partecipazione a una gara o del dover affrontare una scadenza; in risposta allo stress, l’adrenalina (l’ormone secreto dalle ghiandole surrenali che agisce sulla circolazione, sulla respirazione e sul metabolismo), l’aumento della pressione sanguigna, del ritmo cardiaco e dell’immissione di ossigeno  e il sangue  che fluisce verso i muscoli si combinano in modo da fornirci la forza, l’energia e la lucidità mentale di cui abbiamo bisogno per dare il meglio di noi stessi. Anche altre parti del corpo sono coinvolte nella risposta. Il sistema digestivo si blocca (e questo spiega perché  lo stress  può provocare l’ulcera), la pelle suda, i muscoli si tendono per prepararsi all’azione. Inizialmente l’eccitazione scatta nell’ipotalamo (un minuscolo grappolo di cellule alla base del cervelletto che controlla tutte le funzioni automatiche del corpo). Qui una complessa catena di reazioni nervose e di impulsi chimici attiva il sistema simpatico, che provoca un certo numero di alterazioni in tutto il corpo. Ricerche recenti sull’interazione tra mente e corpo hanno dimostrato che il nostro corpo può entrare in stato di allarme in modo a noi del tutto inconscio, a causa del nostro atteggiamento psicologico ed emotivo nei confronti dello stress. Emozioni anticipatorie, come l’impazienza, l’ansia, la collera e la paura, possono produrre gli stessi impulsi nervosi e le stesse reazioni chimiche prodotte da una situazione concreta. L’ipotalamo riceve i messaggi da varie parti del cervello. Così esso continua a preparare il corpo all’azione, anche se quest’azione non ha mai luogo, consentendo quindi l’accumulo della tensione muscolare e delle sostanze chimiche non scaricate.


I segnali dello stress


riflessi nervosi. mangiarsi le unghie, stringere i pugni, serrare le mascelle, digrignare i denti, assumere una posizione curva, tormentare la pelle del viso o quella attorno alle unghie, toccarsi i capelli.
Le malattie legate allo stress. Asma, mal di schiena, disordini digestivi, mal di testa emicranie, dolori e disturbi muscolari, disordini sessuali, eruzioni cutanee.
I cambiamenti d’umore. Ansia, depressione, frustrazione, collera e ostilità abituali, sensazione di non farcela, sensazione di non avere più niente davanti, impazienza, irritabilità, irrequietezza.
Il comportamento. Aggressività, disturbi del sonno fare diverse cose contemporaneamente, esplosioni emotive, lasciare i lavori incompiuti, reazioni sproporzionate, parlare troppo forte o troppo velocemente.

Hai … fretta!

Ecco una serie di domande alle quali è bene rispondere attentamente. Servono infatti a stimolare in chi legge una riflessione sul proprio stato di “accelerazione” esistenziale:


  • Ti accorgi di parlare troppo velocemente?;
  • Metti fretta agli altri mentre parlano, interrompendoli con frasi del tipo “bene, bene” o completando in anticipo le loro frasi?;
  • Sei infastidito dal dover fare la fila?;
  • Pensi di aver abbastanza tempo per fare tutto?;
  • Non sopporti di perdere tempo?;
  • Consumi i pasti troppo in fretta?;
  • Ti accorgi di correre troppo con l’auto?;
  • Tenti di fare più di una cosa alla volta?;
  • Ti rende nervoso vedere una persona che lavora con eccessiva lentezza?;
  • Ti sembra di aver poco tempo per rilassarti e goderti una giornata in santa pace?;
  • Ti consideri troppo impegnato?;
  • Batti i piedi ritmicamente o tamburelli con le dita?;
  • Mentre parli pensi ad altre cose?;
  • Detesti oziare dopo i pasti?;
  • Cammini con passo veloce?;
  • Ti irriti se ti fanno aspettare?;
  • Detesti perdere tempo negli sport e nei giochi?
  • Ti accorgi di stare con i pugni chiusi o co le mascelle e il collo contratti?;
  • Ti accorgi che stai facendo piani per l’attività futura?;
  • Sei una persona competitiva?

Le fasi dello stress

Lo stress come abbiamo evidenziato più volte, è la risposta che l’organismo adotta quando si trova di fronte a qualche novità cui deve adattarsi. Tale adattamento si sviluppa in tre fasi: reazione di allarme, fase di resistenza e fase di esaurimento.

  1.  Reazione di allarme. In questa fase cominciano ad apparire alcune alterazione fisiologiche (sudorazione, alterazione del battito cardiaco, del respiro, ecc.), nello stesso tempo si ha una diminuzione delle difese generali dell’organismo in conseguenza delle quali l’organismo è più facilmente aggredibile dalle malattie.
  2.  Fase di resistenza.  In questa fase i segni caratteristici dell’allarme scompaiono e le difese corporee aumentano notevolmente; se nonostante ciò l’individuo non riesce a trovare il proprio equilibrio e ad adattarsi si passa alla terza fase, o dell’esaurimento.
  3.  Fase di esaurimento.  Le difese generali si fanno nuovamente molto basse e se non intervengono meccanismi di recupero o se l’agente stressante continua la propria azione (oppure si aggiungono altri motivi di stress), l’organismo può soccombere. E’ in questa fase che si sviluppano i meccanismi patologici, le malattie.

ome si può notare non ci esauriamo in un giorno. Il nostro organismo al contrario invia segnali rilevanti per manifestare che qualcosa non va; ciò che risulta importante è non ignorarli. Superato il livello di guardia lo stress si trasforma da positivo ed eccitante in insidioso nemico che può condurci a sviluppare un’ulcera gastrica (produzione eccessiva di acido cloridrico) un attacco cardiaco, o uno stato di insonnia grave.
Possiamo identificare il momento del rischio prima che sia troppo tardi? Possiamo sapere quali sono i limiti della nostra resistenza per non oltrepassarli?

Per molte malattie è sufficiente fare gli esami del sangue per sapere se ne  soffriamo o meno. Per quel che riguarda lo stress la cosa è un po’ più difficile; ecco, di seguito, un quadro di alcune situazioni tipo che possono dar l’idea delle sintomatologie. I sintomi, comunque, sono il risultato di disturbi funzionali e variano in ciascuno di noi a seconda dei nostri condizionamenti e dei nostri punti deboli: in ogni caso avvertono che è l’ora di fermarci e di riflettere sulla situazione. È possibile raccoglierli in tre gruppi (è chiaro che la sintomatologia deve essere continuativa non episodica):

1  -  Lo stato di irritabilità si manifesta con una marcata ipereccitazione dell’umore. Si è sempre “su di giri”, con tendenza a muoversi e a agitarsi senza ragione, con un senso di paura che non si riesce a spiegare. Si soffre di insonnia. L’individuo è in continuo stato di allarme, pronto a sussultare per qualunque cosa.. La difficoltà di concentrazione è disturbata, con scadimento del lavoro e predisposizione agli incidenti. Si fumano più sigarette e si è anche maggiormente inclini all’uso di alcol, di psicofarmaci o di droghe in cui si cerca il benessere e sollievo agli affanni.

2 - La depressione si manifesta con un senso continuo di stanchezza, di perdita della gioia di vivere. Sono molti oggi a provare la fatica di tirare avanti che si avverte già al momento di alzarsi, al mattino. Non si vorrebbe mai cominciare la giornata, in parte perché si è già stanchi, in parte non ci si sente di affrontare problemi e responsabilità.

3  Le somatizzazioni portano a palpitazioni cardiache, sudorazioni abbondanti, frequente bisogno di urinare, emicrania, dolori al collo e alla schiena generalmente dovuti alla tensione muscolare, disturbi gastrici e intestinali, perdita o eccesso di appetito con conseguente alterazione del peso corporeo.

essere umano si sente cosciente principalmente del proprio pensiero, delle proprie azioni. Tende a dimenticare che mentre è tutto indaffarato a meditare, osservare, decidere, agire, una parte di lui continua imperterrita a far funzionare il cuore, a far crescere le unghie e i capelli, a digerire i cibi, a rendere possibile il movimento attraverso un complesso sistema di coordinamento muscolare ecc. Molto raramente, e in genere solo quando esercitiamo un controllo volontario, abbiamo coscienza delle nostre masse muscolari  o del respiro o del cuore, oppure del fenomeno di termoregolazione che noi percepiamo come caldo o freddo. La produzione degli ormoni, il riprodursi delle nostre cellule, la sottile corrente elettrica che viene prodotta dal nostro cervello sono completamente inconsci e per nulla raggiungibili dalla coscienza. E’ però possibile giungere in via intuitiva, senza percorrere il cammino scientifico che altrimenti ci condurrebbe a esaminare in profondità i meccanismi fisiologici del nostro organismo, a comprendere quanto in realtà la nostra emozione avvenga contemporaneamente nella mente e nel corpo: immaginiamo ad esempio di sentire il bisogno di piangere, il petto si contrae per emettere un singhiozzo, la bocca dello stomaco si chiude, anche i muscoli del volto si predispongono. Immaginiamo ora di volerci controllare, trattenere, di sentire un senso di disagio: contemporaneamente altre parti della nostra muscolatura entrano in azione per inibire il nostro singhiozzo, la gola si contrae sino a chiudersi, il volto cambia espressione. 


osì accade anche per ciò che riguarda la rabbia: il nostro pugno si stringe, siamo pronti a sferrare un attacco che serva ad aver ragione del nostro avversario ma… ci controlliamo. Ecco giungere in aiuto altre masse muscolari che servono a inibire l’impulso che si vuole controllare. Normalmente chiamiamo tutte queste sensazioni con il nome delle emozioni, dei sentimenti che le distinguono: se il cuore batte e sentiamo delle vampate di calore di fronte alla persona che amiamo affermiamo di essere innamorati e non di avere la tachicardia o la pressione alta: se ci tremano le gambe dalla paura, non pensiamo che le nostre gambe si stiano ammalando. La somatizzazione accade quando si vuole negare il sentimento corrispondete. Se per esempio la persona che sta cenando con me è sgradevole, negativa nel suo rapporto con me, molto probabilmente quella cena mi “starà sullo stomaco”, ma se io negherò che quella persona o quella situazione mi mettono a disagio, mi fanno stare male, molto probabilmente preferirò pensare che il “pesce” mangiato mi ha fatto male. Il corpo quindi, viene vissuto come traditore, estraneo, malato, mentre di fatto siamo noi a volerci nascondere un vissuto profondo.



Cosa possiamo fare?


a risposta appare più che ovvia: fermarci e cambiare. Se viaggiando di notte, esausti per il sonno e la stanchezza, ci accorgiamo di sbandare, ci viene facile concludere che è meglio fermarci e concederci un po’ di riposo. Non è altrettanto facile arrestarci, invece, quando abbiamo superato il nostro livello di guardia in fatto di stress. La tensione accumulata nell’organismo, infatti, è tale da rendere molto difficoltoso anche il sonno e diviene quasi impensabile e rilassarsi. Non risulta molto utile neppure ricorrere a tranquillanti di qualunque tipo dal momento che, un poco alla volta, questi finiscono per diseducare la persona a trovare la soluzione in modo autonomo e all’intero di sé. Si può creare infatti una fastidiosa dipendenza dalla  compressa per dormire o dalla sostanza che ci regala “preziosi” attimi di quiete che però non si è in grado di generare da se stessi. Ciò che è quindi importante fare innanzi tutto è rieducarci gradualmente alla distensione psicofisica. Stabilire i momenti dedicati al riposo e quelli dedicati all’azione, imparare a “staccare” con delle piccole pause di svago, concederci dei momenti di calma, di serena tranquillità, devono divenire le parole d’ordine di un processo educativo, o meglio rieducativo, che ci porti a riequilibrare i meccanismi di tensione o distensione. Ma quale può essere il mezzo, la tecnica che ci può condurre pian piano al nostro cammino? La risposta viene proprio dal corpo: l’ascolto dei suoi ritmi, delle sue pulsazioni, del fluire degli umori; l’osservazione degli stati d’animo che in noi si succedono, l’assumere il punto di vista di chi distaccato osserva il  suo corpo, produce distensione e rilassamento.


e riflettiamo bene, il linguaggio del corpo è il più antico di qualunque altra modalità espressiva: quando veniamo al mondo la nostra coscienza delle cose è limitata esclusivamente ai fondamentali bisogni del corpo. Nella percezione del neonato si alternano principalmente due vissuti: fame e sonno. Il corpo si configura nella coscienza. Nei primi stadi della nostra esistenza la scoperta del corpo costituisce una delle principali fonti di interesse ci applichiamo così, con costante attenzione, alla scoperta  e all’acquisizione di nuove abilità. La realtà esterna in cui il bambino si evolve lo porterà a sviluppare determinate  competenze piuttosto che altre: chi nasce in campagna svilupperà un corpo più agile e forte, ma avrà delle difficoltà rispetto al bambino di città nel riconoscere e utilizzare tutti gli stimoli acustici e visivi che abbondano in questo luogo. Allo stesso modo l’organismo si svilupperà in modo diverso a seconda dell’atmosfera psicologica presente nella famiglia e delle richieste che gli vengono fatte: per compiacere un genitore che ama modi aggraziati ed eleganti la bambina può pian piano forgiarsi un corpo morbido e movenze flessuose. Un collo molto teso e rigido può essere conseguenza di un bambino che voleva a tutti i costi dimostrarsi “forte” con il padre; una schiena troppo arcuata può rivelare un desiderio di essere seducenti mettendo in risalto le rotondità posteriori o, al contrario, le spalle curve indicano magari la passata vergogna di esibire un seno troppo florido. In poche parole posiamo concludere che forzare il corpo ad assumere determinate posizioni ed atteggiamenti, può indicare o  esprimere  (nascondere) sentimenti e stati d’animo. Può così accadere che la nostra fragile ballerina di ieri, oggi digrigni e arroti i denti la notte scaricando così la sua inespressa voglia di imporsi, e che il nostro eroe impettito di ieri soffra oggi di un doloroso mal di schiena che lo rende completamente curvo. Benché lo stress sia il principale responsabile di tutti i nostri sintomi, in ognuno di noi l’espressione, la scelta del sintomo resta sempre aperta. Di fronte al medesimo conflitto ogni individuo risponderà in modo sorprendentemente originale. Essendo il vissuto di ciascuno di noi diverso,   la soluzione ai singoli problemi dovrà essere, quindi, rigorosamente personalizzata.



Bonipozzi dott. Claudio Tel. 349.1050551 
 E mail: bonipozzi@libero.it

NB. Le informazioni e le interpretazioni terapeutiche contenute in questo articolo non sostituiscono in nessun modo il parere del proprio medico di base, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Il presente articolo pertanto ha un  valore educativo, non prescrittivo.
 


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